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venerdì 22 novembre 2019

C.M. Viganò: “Cardinali, vescovi! Rivolgete una correzione fraterna al papa. Non sta confermando i fratelli nella fede”

Riprendo da Duc in altum il seguente testo di Mons. Carlo Maria Viganò che va a sommarsi ai molti interventi sulla vexata questio del Sinodo per l'Amazzonia e sull'atrettanto controversa Dichiarazione di Abu Dhabi. (Indici degli articoli precedenti: sul Sinodo e sulla Dichiarazione).

Durante venti secoli, la Chiesa cattolica ha professato la fede in Gesù Cristo, unico Salvatore, giunta intatta fino a noi come l’ha ricevuta dagli Apostoli, dai Padri della Chiesa, a prezzo del sangue dei Martiri, della testimonianza dei Confessori della fede, dei Santi senza numero, di ogni lingua e popolo, tramandata dai genitori ai figli, da sacerdoti e religiosi, diffusa da ardenti missionari in tutti i continenti della terra, sotto la guida dei successori dell’apostolo Pietro che hanno garantito l’unità della Sposa di Cristo, confermando i fratelli della fede.
Da ormai quasi sette anni, il successore del Principe degli Apostoli, a cui è stato affidato il mandato di Cristo conferito a Pietro dopo la sua professione di fede – “Tu se il Cristo il Figlio del Dio vivente” (Mt 16, 18) – ha abdicato al suo ministero di confermare i fratelli nella fede. Papa Francesco non ha mai confermato nessuno. Riconosciamo con dolore quanto il suo ministero sia stato divisivo e distruttore.

Con la Dichiarazione da lui firmata ad Abu Dhabi, in cui ha dichiarato che «il pluralismo e le diversità di religione, di colore, di sesso, di razza e di lingua sono una sapiente volontà divina», e con le continue devianti condanne del così detto “proselitismo”, Francesco non ha solo mortificato ogni slancio missionario, ma di fatto ha rinnegato il mandato conferito da Cristo a tutti gli Apostoli: «Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28, 18-20).

La strategia dell’attuale pontefice è camuffata con l’inganno e la menzogna, coperta dal silenzio, quando viene scoperto in questi suoi intenti devianti, che grande sconcerto generano fra i fedeli, mentre sono astutamente elogiati dai nemici della Chiesa.

Anche il Sinodo sull’Amazzonia fa parte di un ben più grande disegno nascosto. Non è altro che non un elemento, seppur dirompente, di un vasto progetto, elaborato sotto l’egida delle Nazioni Unite e supportato dai grandi poteri finanziari e massonici. Come si spiega infatti che l’idolo pachamama è già presente, per iniziativa dell’ONU, in testi concepiti per l’indottrinamento ideologico dei bambini?
Tutto si tiene: falsa scienza, fondata su un presunto catastrofico riscaldamento della terra, il cui principale responsabile sarebbe l’uomo; ecologia integrale, che pone al centro della creazione non l’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio, e chiamato a condividere la vita divina in una eternità beata con il suo Creatore, bensì la “divinità” Madre Terra, la pachamama appunto, da cui l’uomo è tratto e a cui deve tornare. Quindi anche l’idolatria sarebbe voluta da Dio, e papa Francesco la celebra alla faccia del mondo, profanando il luogo più sacro della Roma cristiana, la basilica costruita sul sepolcro dell’apostolo Pietro.

Durante il recente Sinodo, con la celebrazione inaugurale tenutasi nei Giardini vaticani e la comparsa della Pachamama in San Pietro e a Santa Maria in Traspontina, è stato consumato un grave atto sacrilego. Il culto del Dio vivo e vero, rivelato e manifestato in Gesù Cristo, che la Chiesa Cattolica adora e professa, è stato contaminato da elementi chiaramente idolatrici e sincretisti.

L’idolatria, o una sua simulazione, rappresenta il più grave attentato perpetrato contro la Divina Maestà. I martiri hanno versato il sangue e pagato con il dono supremo della vita la loro resistenza all’idolatria. Quegli stessi martiri che hanno intriso e consacrato la terra dell’antica Roma pagana, hanno visto la loro gloriosa memoria profanata dalle celebrazioni della Pachamama.

Le Scritture del Primo Testamento ci insegnano che l’idolatria è impudicizia e prostituzione, profanazione dell’Alleanza nuziale che Dio ha contratto con il suo popolo.

San Paolo, dal canto suo, ammonisce i primi cristiani di Corinto: «Un idolo è forse qualche cosa? No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demoni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demoni. Non potete bere il calice del Signore e il calice dei demoni… O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui?» (1Cor 10, 19-22).

La Chiesa cattolica, anziché vegliare e denunciare le minacce che la insidiano e che oscurano l’orizzonte dell’intera famiglia umana, si sta prestando a fungere da cassa di risonanza di un’Ideologia utopica e anticristica, in una sudditanza spaventosa rispetto ai poteri forti che dominano la scena mondiale, attivi nel promuovere vasti processi volti all’instaurazione di un Governo Mondiale.

Di fronte a un simile scenario, in cui la sopravvivenza stessa della Chiesa cattolica è gravemente minacciata, di fronte a tante e tali riprovevoli azioni e dichiarazioni del sommo pontefice, cento studiosi hanno stilato una Dichiarazione [qui] dove si chiede «rispettosamente a Papa Francesco di pentirsi pubblicamente e senza ambiguità e di riparare questi oltraggi». Alla loro voce ho ritenuto doveroso unire la mia [qui]. Parimenti, tutti i vescovi e porporati della Chiesa cattolica dovrebbero sentirsi in dovere di «rivolgere una correzione fraterna a Papa Francesco per questi scandali».
«O Dio, che nella grazia dell’adozione ci hai chiamato a diventare figli della luce, non più ci avvolga l’oscurità dell’errore; donaci di restare sempre nella tua verità, così da illuminare la notte del mondo» (dall’odierna Liturgia ambrosiana).
Vieni, Signore Gesù! Manifesta sulla tua Chiesa e sul mondo la tua sovrana regalità! Non respingere l’implorazione della tua Sposa e non deludere la sua attesa. E quando non concedi quello che Ti chiediamo, donaci di aspettarlo con fedele perseveranza e amore penitente.
+ Carlo Maria Viganò
Arciv. tit di Ulpiana, Nunzio Apostolico

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