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lunedì 2 dicembre 2019

Liberare la persona dai personalismi da Maritain a Rahner. Il IV Convegno di Montefiascone.

Sabato 23 novembre 2019 si è tenuto a Montefiascone (Viterbo) il IV Convegno “San Tommaso e la Dottrina sociale della Chiesa” sul tema “DIFENDERE LA PERSONA DAI PERSONALISMI” [vedi il programma]. Nella magnifica Sala della Rocca dei Papi, i lavori sono stati moderati da don Samuele Cecotti, vicedirettore dell’Osservatorio Cardinale Van Thuân, che ha portato i saluti dell’arcivescovo Giampaolo Crepaldi e di Giordano Faccincani presidente dell’Osservatorio, presente anche Massimo Paolini, sindaco di Montefiascone, comune che ha concesso il patrocinio all’iniziativa culturale.

Stefano Fontana, direttore dell’Osservatorio, ha introdotto i lavori con un breve intervento su la “PRESENZA DEI PERSONALISMI NELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA POSTCONCILIARE”. Egli ha invitato ad approfondire il tema su due versanti. Da un lato il rapporto dei personalismi del Novecento (per esempio di Mounier e di Maritain ma non solo) con San Tommaso, dato che molti di essi si presentano in continuità con il tomismo classico. Dall’altro l’influenza di queste filosofie sul Concilio e sul Postconcilio. Si nota infatti che nelle encicliche preconciliari non si parla della persona come fondamento e fine della società, come avviene invece nel Concilio e nel Postconcilio. Il Relatore ha poi indicato il nesso tra i personalismi degli anni Trenta e Quaranta del Novecento – periodo considerato cruciale a questo proposito – e la “svolta antropologica” di Karl Rahner.

Giovanni Turco, docente all’Università di Udine, ha tenuto una relazione su SEMANTICA DELLA DIGNITÀ DELLA PERSONA (UMANA) NEL PENSIERO DI SAN TOMMASO. Il Relatore ha dapprima parlato della dignità come realtà, tanto nell’ordine dell’essere (ex natura, ex officio) che in quello dell’agire (ex actu, ex virtute). La dignità è perfezione intrinseca, adeguatezza, espressione del bene che conferisce onore e autorità. Il termine persona indica soggetti costituiti in dignità e si riferisce massimamente a Dio (S Th, I, q. 29. a 3). La dignità è ricevuta, non si identifica con l’attività o con la libertà.

Il Relatore ha poi spiegato che la dignità è un concetto analogo, indica la dignità di Dio e poi di tutte le creature al rispettivo livello, per cui la dignità di Dio è la causa di ogni dignità. Ha quindi parlato di dignità ontologica e di dignità etica, distinguendo tra avere dignità ed essere degno. Quest’ultima dipende dai meriti morali e, soprattutto, dall’essere in grazia. Infine il Relatore ha parlato del rapporto tra dignità e responsabilità dato che più alta è la dignità e maggiore è la responsabilità. La dignità non è un fine in sé ma ha per fine il bene comune e quindi richiede conformità all’ordine dell’universo creato.

Danilo Castellano, dell’Università di Udine, ha parlato de “IL PERSONALISMO GIURIDICO CONTEMPORANEO COME IMPOSSIBILITÀ DEL DIRITTO”. Il personalismo contemporaneo è dottrina liberale, in quanto fondato su un concetto di libertà come libertà negativa, gnostica e luciferina: la libertà come unico criterio (o meglio non-criterio) dell’agire umano. Lo si vede nella verità come sistema (Hegel), come opinione e agire condiviso (Habermas), come autenticità (Heidegger). La democrazia diventa così un metodo per ogni scelta. La persona diventa la sua volontà e i suoi diritti non vanno solo rispettati, come nel liberalismo classico, ma realizzati.

Il prof. Castellano ha quindi analiticamente distinto tra un profilo classico della persona e un profilo moderno. Secondo questo secondo profilo, la persona è essenzialmente autodeterminazione, sicché il diritto si riduce a porre confini, a garantire la convivenza delle volontà. Secondo Castellano, la Costituzione della Repubblica italiana ha assunto questo secondo profilo della persona e lo testimoniano molte leggi parlamentari e sentenze della Corte che il Relatore ha elencato con precisione.

Padre Arturo Ruiz Freites, dell’Istituto del Verbo Incarnato, ha quindi tenuto la sua relazione su “LA CREATURALITÀ DELLA PERSONA UMANA: IMPLICAZIONI ETICO-POLITICHE”. Il Relatore ha presentato l’aspetto creaturale della persona, la sua dignità di origine, di natura e di destinazione e, contemporaneamente, l’aspetto creaturale della società, in quanto la creazione dell’uomo e della donna, la loro socievolezza riguardo a Dio e la procreazione come “creazione” di persone umane esprimono una teleologia della persona e della società avente Dio come causa efficiente e come causa finale. La libertà umana è una “creatività partecipata” (Cornelio Fabro) e la società è l’ordinamento virtuoso della libertà in dipendenza da Dio come fine. Le leggi umane hanno come fine il bene comune subordinato al fine ultimo. L’autorità deve ordinare al bene comune ma anche evitare un uso cattivo del libero arbitrio anche tramite la forza coattiva. La Chiesa ha il dovere e il diritto di proclamare il Vangelo in ordine ad una civiltà cristiana.

Il Relatore ha quindi evidenziato come nei personalismi si dia una negazione della creaturalità della persona. Ciò è avvenuto a tre livelli: a) il personalismo di Maritain teso ad una nuova cristianità pluralista; b) il personalismo di Karl Rahner; c) il pastoralismo attuale inteso come accompagnamento dell’autonomia morale della coscienza.

Padre Andrés Bonello, Provinciale dell’IVE per l’Italia, ha tenuto la sua relazione sul tema “IL PERSONALISMO CRISTIANO CONTEMPORANEO E SAN TOMMASO D’ACQUINO”. Il Relatore ha messo radicalmente in questione il “tomismo” di Maritain. La sua concezione della persona è kantiana e non tomista. L’originaria impostazione liberale del suo pensiero non fu poi più abbandonata. L’analisi di Padre Bonelllo si è incentrata soprattutto sulla famosa distinzione maritainiana tra individuo e persona, presente già nell’opera Tre Riformatori, che caratterizza a fondo e in modo duraturo il suo personalismo. L’individuo sarebbe il polo materiale che non si distingue dal resto ed è come un punto di una rete. La persona sarebbe il polo spirituale, non sottomessa a niente, non parte ma un tutto indipendente che si può riferire solo ad un altro tutto. Ne consegue la concezione della libertà come autonomia: rendere consapevole l’uomo della sua superiorità e indipendenza. Più egli si allontana dalle istituzioni (sia sociali che ecclesiali) e più afferma tale libertà, ordinandosi solo alla Visone Beatifica. Ne consegue la separazione tra Chiesa (polo spirituale) e Stato (polo materiale), sicché la persona viene privata dell’aiuto in ordine al fine ultimo che le potrebbe derivare dal bene comune politico. Negare la separazione tra Stato e Chiesa sarebbe stato l’errore della cristianità medievale. La Chiesa ha una missione solo spirituale e non deve mescolarsi alla politica. Il Vangelo deve essere visto come fermento animatore della speranza temporale in una società pluralistica. La società non deve essere “una” in virtù della professione dell’unica fede.

Rudi di Marco, dell’Università di Udine, ha concluso i lavori del Convegno con la sua relazione su “AUTODETERMINAZIONE E BIOGIURIDICA: LA QUESTIONE DELLE QUESTIONI”. Oggi l’autodeterminazione è intesa come un diritto. A patto che ci sia facoltà di intendere e di volere, ogni atto diventa autodeterminazione senza responsabilità morale e politica. Si tratta del nuovo diritto all’esercizio della libertà negativa, senza criterio e senza responsabilità. Il diritto soggettivo diventa il diritto volitivo. Mounier, del resto, diceva che la persona è autocreazione, un movimento di personalizzazione. Questa nuova concezione del diritto scardina anche il positivismo, secondo il quale l’ordinamento è comunque perfetto e completo. Da qui la “agiuridicità” dei nuovi diritti che occorre liberare dalla regola, utilizzando a questo scopo le regole stesse a favore di un vitalismo soggettivo. Sul piano effettivo l’autodeterminazione è smentita: non si può usare la propria auto secondo autodeterminazione, non ci si può autodeterminare nel pagamento delle tasse e così via… Qui però entra in gioco una nuova funzione dello Stato, quella di essere “trasformatore normativo”. Lo Stato non sparisce ma diventa strumento di questa trasformazione agiuridica.
Giuseppe Tires - Fonte

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