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sabato 29 maggio 2021

Il grande divario dei conservatori

Interessante il punto di vista della FSSPX. Vi leggo la conferma della mia accorata conclusione in occasione del nuovo recente allarme sul Rito antico, che riporto in nota(1) e della mia ricorrente affermazione, nelle varie occasioni contingenti, sui 'bachi' presenti nei documenti conciliari, diventati dapprima fessure ed ora una voragine... anche per effetto del totale rifiuto di dibattito nei confronti di un concilio nato come pastorale ma assurto a super-dogma intoccabile, tranne che in seguito ad una maggiore nuova consapevolezza e alle coraggiose prese di posizione di mons. Viganò ed agli interventi che hanno suscitato [qui]. Sulla complessità della situazione richiamo ad una sintesi [qui].

Il pontificato di papa Francesco ha visto aumentare costantemente il numero dei "conservatori".
Per "conservatori" dobbiamo intendere i cattolici che non sono pronti a svendere la fede cattolica, che sperano in un rinnovamento o in una fioritura della Chiesa in questo mondo secolarizzato e che sono sinceramente ansiosi di vedere il corpo mistico crescere attraverso nuove conversioni. In altre parole, quelli che hanno mantenuto lo spirito cattolico.
Ma questi conservatori vogliono allo stesso tempo seguire tutte le riforme generate dal Concilio Vaticano II. Il che sembrava loro possibile, con qualche aggiustamento, fino a papa Francesco.

Tuttavia, dall'inizio di quest'ultimo pontificato, e in particolare in alcune occasioni - come i due sinodi sulla famiglia [vedi], l'esortazione post-sinodale Amoris laetitia [vedi], il sinodo per l'Amazzonia e soprattutto il suo Instrumentum laboris [vedi], o il documento sulla Fratellanza umana [vedi] - i conservatori si sono sentiti sempre più in difficoltà.

Sono nate controversie sempre più frequenti, la cui origine va situandosi sempre più in alto nella gerarchia ecclesiastica: la contestazione di Amoris laetitia con varie petizioni, tra cui la famosa correctio filialis [qui], nonché con i dubia dei quattro cardinali [qui]; attacchi regolari contro documenti o atti romani portati da eminenze come i cardinali Müller, Brandmüller, Burke o Zen [qui], nonché da vescovi... [qui]

Questa contestazione è nuova. Di essa non c'è quasi traccia fino al 2013 e all'ascesa al trono di Pietro dell'attuale Sommo Pontefice. Quindi c'è un chiaro collegamento tra le due. E va aggiunto che questa contestazione assume talvolta forme severe in diversi cardinali e vescovi.

Tutto questo è segno del crescente disagio tra i "conservatori" sopra definiti. Lo si può descrivere con un'immagine: un uomo i cui due piedi si trovano su due diversi spuntoni di roccia sospesi sul vuoto. A causa dei movimenti del terreno, le due rocce tendono a separarsi. Arriva un momento in cui il massimo divario è quasi raggiunto.

Rimangono solo tre soluzioni: cadere perdendo supporto; rifugiarsi sulla roccia a destra; o raggiungere quella a sinistra. Niente è più scomodo di questo tipo di posizione.

Sfortunatamente, i conservatori irriducibili vogliono ancora credere che alla fine le rocce si uniranno e che non dovranno scegliere. Naturalmente, questa è una possibilità, se guardiamo al regno fisico. Una forza contraria può avvicinare le due rocce.

Ma nel campo delle idee, e specialmente nel campo della teologia, è una storia completamente diversa. Non c'è possibilità che l'errore si avvicini alla verità o viceversa. Voler mantenerli entrambi allo stesso tempo è una distorsione dell'intelligenza. E se si ha un minimo di integrità intellettuale, la violenza dell'allontanamento sembrerà sempre più intollerabile.

Infatti, a partire dal Concilio, il divario tra gli errori moderni e la Tradizione della Chiesa non ha fatto che allargarsi, con più o meno intensità a seconda della personalità dei papi che si sono succeduti sulla cattedra di Pietro. E, naturalmente, bisogna riconoscere che questo divario si è notevolmente ampliato dal 2013.

Il vantaggio di questa situazione è stato quello di mostrare più chiaramente che le posizioni "tradizionaliste", che hanno sfidato il Concilio da quando si è tenuto, poggiano su solide basi. Questo la linea conservatrice è obbligata, volente o nolente, a riconoscerlo.

Inoltre, e forse è ancor più difficile ammetterlo, senza questa fermezza dottrinale, i conservatori sarebbero stati a lungo impotenti e costretti a mettersi in riga. Perché se alcuni pilastri rimangono - se, per fare un esempio, la Messa tradizionale può essere celebrata oggi con una certa libertà - è proprio grazie alla tenacia di chi rifiuta ogni compromesso con l'errore.

È quindi profondamente incoerente affermare e ripetere che questa tenacia è un'irrazionale testardaggine o una disobbedienza ostinata.

Altrettanto incoerente è, come fanno molti conservatori che temono di essere scambiati per estremisti, relegare "fuori dalla Chiesa", con uno schiocco di dita, chi mantiene senza compromessi la Tradizione.

C'è solo un modo veramente efficace e intellettualmente soddisfacente per uscire da una posizione così imbarazzante e deludente: prendere schiettamente una posizione e dichiararsi incondizionatamente per Gesù Cristo. Si rende così - e questo è ciò che conta - un grande servizio alla Chiesa.

Non sono le petizioni e le richieste di spiegazioni a far avanzare le cose, ma la professione pubblica di fede, accompagnata dagli atti che ne derivano.

Con lo scisma tedesco pronto a consumarsi e la crescente messa in discussione dei fondamenti stessi della vita morale, la difesa integrale della fede è sempre più urgente. Presto non ci sarà nemmeno spazio per mettere il piede sulla roccia del Concilio... - Fonte
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1. Alla fine non ci sono suppliche che tengano e non basta tuonare dalle cattedre mediatiche. La nostra fede e il retto culto dovuto a Dio vanno affermati pubblicamente con tutto il clamore e l'autorevolezza che meritano. Noi ci siamo. Quis custodiet ipsos custodes?.

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