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venerdì 18 giugno 2021

Comunicato della FSSP dopo il documento del vescovo sul sito della diocesi

Dopo l'incomprensibile decisione d'inizio giugno dell'arcivescovo di Digione Mons. Minnerath [qui] di espellere dalla diocesi due sacerdoti della FSSP e di porre fine all'esistenza della comunità di fedeli di San Bernardo (più di 300 fedeli) dopo 24 anni di presenza della FSSP, i fedeli hanno rivolto una petizione al loro arcivescovo. Ma non manca il sostegno di molti cattolici di tutto il mondo. La petizione può essere firmata qui

Comunicato sullo sfratto 
della Fraternità San Pietro dalla diocesi di Digione
Venerdì 18 giugno 2021
     
La Fraternità Sacerdotale San Pietro (FSSP) ha preso atto del comunicato stampa pubblicato il 17 giugno 2021 sul sito web della Diocesi di Digione [qui]. Si rammarica sinceramente che venga utilizzata una tale modalità di comunicazione, ma di fronte all'impossibilità di stabilire un dialogo diretto con l'Arcivescovo di Digione, è ora costretta a utilizzare questa stessa modalità di comunicazione per fornire alcune precisazioni.
Informata per posta il 17 maggio, senza previa consultazione o motivazione, che i suoi sacerdoti sono stati espulsi dalla diocesi di Digione, la Fraternità di San Pietro non riesce a comprendere come il vescovo Roland Minnerath persista nel suo rifiuto di ricevere i suoi superiori o anche solo di discutere con loro.

Il comunicato della diocesi suggerisce che, negli ultimi anni, i sacerdoti della FSSP sono stati imposti alla diocesi dai superiori o che un secondo sacerdote è stato insediato contro la volontà dell'arcivescovo. La Fraternità ricorda che tutti i sacerdoti nominati a Digione dal 1998 sono stati debitamente presentati di volta in volta all'arcivescovo e da lui accettati. Nella sua lettera del 22 marzo 2017, Mons. Minnerath ha scritto al Superiore della FSSP per la Francia: “Vuole affiancare a Padre Bruno Stemler un sacerdote della Fraternità per assisterlo nella sua missione e condurre con lui una vita fraterna secondo le vostre costituzioni. Non posso che approvare la sua decisione e gioire nel vedere, all'inizio di settembre 2017, un altro sacerdote venire a rafforzare la presenza sacerdotale nella nostra diocesi.

Ogni volta che a un sacerdote è stato proposto di esercitare il suo ministero nella diocesi, Mons. Minnerath lo ha incontrato preventivamente e ha discusso con lui la questione della concelebrazione. Accettando un sacerdote della FSSP nella sua diocesi, l'arcivescovo conosceva e quindi accettava la sua posizione sulla concelebrazione. La FSSP non ha «escluso che i suoi sacerdoti celebrino nel rito ordinario» ma rispetta la volontà dei suoi membri in materia e, per quanto riguarda la concelebrazione della Messa, intende conformarsi al diritto della Chiesa che riconosce che la libertà di ciascuno di celebrarla individualmente deve essere rispettata.» (Can. 902 CIC)

La questione della concelebrazione eucaristica, presentata come assolutamente essenziale per sancire l'unità, richiederebbe una lunga trattazione che oltrepassa l'ambito di questo comunicato. Tuttavia, la Fraternità San Pietro è profondamente addolorata quando la celebrazione di un sacramento (in questo caso il Sacrificio della Messa) viene strumentalizzata al punto da diventare una condizione per esercitare un ministero in una diocesi.

La diocesi suggerisce anche che la Fraternità non avrebbe rispettato una certa "disciplina regolamentare": purtroppo la FSSP non ha alcun documento di questo tipo, ma solo alcuni scambi di scritti con Mons. Minnerath. In uno di essi, datato maggio 2019, Monsignore cita addirittura “l'intero servizio pastorale della comunità Ecclesia Dei” che i sacerdoti della FSSP devono svolgere.

Il comunicato, infine, sottolinea l'attaccamento dei fedeli ai sacerdoti della Fraternità, comprensibile e perfino auspicabile. Indica il fatto che alcuni fedeli si collocherebbero fuori dalla Chiesa diocesana. La FSSP cerca di lavorare per il bene delle anime, nell'unica Chiesa di Cristo. Desidera ricordare che ha sempre avuto la preoccupazione di servire l'unità ecclesiale, nella sua legittima diversità, e ciò sin dalla sua fondazione voluta da Papa Giovanni Paolo II nel 1988 per servire la comunità dei fedeli legata alle antiche forme liturgiche. Fino a questo comunicato stampa del 17 giugno 2021, da parte della diocesi di Digione non era stata fatta alcuna osservazione che mettesse in discussione il servizio di unità svolto localmente dai sacerdoti della FSSP.

La Fraternità desidera pubblicamente ringraziare i suoi vari sacerdoti che, da più di vent'anni, si dedicano al servizio dei fedeli nella diocesi di Digione. Contrariamente a ciò di cui vengono accusati, essi hanno sempre avuto cura di mantenere buoni rapporti con i sacerdoti diocesani, in particolare partecipando ai vari incontri stabiliti. Come altrove, hanno voluto offrire ai fedeli per i quali hanno ricevuto incarico dal vescovo, non solo la Messa, ma anche tutto ciò che da essa scaturisce e li prepara ad accogliere con frutto le grazie. Come nelle altre 146 diocesi del mondo dove i membri della FSSP esercitano un ministero, questi sacerdoti hanno così cercato di essere fedeli al carisma proprio della Fraternità, che la Chiesa ha ufficialmente approvato.

Sembra anacronistico, in un momento in cui il numero dei sacerdoti è in costante diminuzione, preferire fare a meno dei servizi di due di loro, perché non sarebbero abbastanza versatili (celebrando una sola forma liturgica), anche se ciò significa sovraccaricare ancor di più i sacerdoti diocesani.

La Fraternità San Pietro auspica che le prossime settimane consentano di avviare un confronto con la diocesi di Digione, al fine di trovare una situazione pacifica.

Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.” (1 Cor 12, 4-6) - Fonte
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

1 commento:

  1. Un cattolico non può, in coscienza, odiare la Messa tradizionale. Non si può disprezzare un rito così venerabile che ha aiutato a santificare innumerevoli anime nel corso dei secoli. Eppure ci sono tanti modernisti che usano parole di sommo disprezzo nei confronti della liturgia antica. Ma chi è che li spinge a nutrire sentimenti di avversione verso tutto ciò che ha un sapore “tradizionale” nella vita cristiana? Chi è che li aizza a perseguitare e a ostracizzare i cattolici rimasti fedeli alla Tradizione? Il demonio. Il Beato Gabriele Maria Allegra (1907-1976), un pio missionario francescano che tradusse l’intera Sacra Scrittura in lingua cinese, scrisse parole forti in proposito:
    Quando penso che il latino non si studia più, che anche in questo abbiamo seguito l’andazzo dei protestanti, o più esattamente di alcune sette protestanti, quando penso che l’immensa letteratura patristica latina, i più insigni documenti della storia della Chiesa di Dio in Cina, che sono scritti in latino, sono ormai libri sigillati per i futuri sacerdoti, e aggiungo, quando penso che per noi francescani tutte le nostre antiche fonti e tutte le grandi opere sono scritte in latino, mi vengono le lacrime agli occhi, e non metaforicamente. […] In certe ambiguità liturgiche e disciplinari, nell’ostracismo del latino, della Messa di San Pio V e del canto gregoriano, […] nel pluralismo teologico, nell’indigenizzazione delle Chiese locali, io ci vedo la presenza dell’hinimicus homo, l’opera di satana […].

    (Citazione tratta da “Ideo multum tenemur Ei”, quaderno III, 23 agosto 1975).

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