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mercoledì 9 giugno 2021

L'uomo bianco è colpevole di esistere e così gli “antirazzisti” diventano neorazzisti

Un colpevole quasi perfetto. La costruzione del capro espiatorio bianco
Un libro da leggere
Secondo l’intellettuale francese Pascal Bruckner, siamo in presenza della colpevolizzazione dell’uomo bianco, che nasce dal vuoto del discorso di sinistra (sia comunista che socialdemocratica) incapace di creare un progetto alternativo al capitalismo. Bruckner, intellettuale francese di sinistra, sviluppa questo tema nel suo ultimo libro – “Un colpevole quasi perfetto”, Guanda editore – di cui parla nell’intervista di Francesco Borgonovo pubblicata giorni fa sulla Verità.

Questo orientamento nasce nei campus americani sulla base dell’anticolonialismo degli anni ’50, ’60 e ’70 che, avendo perso struttura politica, si è semplicemente legato al colore della pelle. L’uomo bianco, qualsiasi cosa faccia, è colpevole di essere. Ma questa è la definizione stessa di razzismo, dice Bruckner. Secondo il quale gli “antirazzisti” sono in realtà neorazzisti. Hanno riscritto le leggi di Norimberga, ma contro i bianchi.

Idee provenienti dai professori francesi della fine degli anni Settanta: Foucault, Deleuze, Derrida, Bordieu… Idee poi esportate negli Usa e divenute la base del movimento “Woke” o della “Cancel culture”. Ma negli Usa, dice Bruckner, le idee francesi sono state trasformate e tradite, perché il pensiero francese degli anni ’70 era contro l’identità, contro la razza, mentre ora ci si trova di fronte a una esaltazione dell’identità e della razza.

Ma una certa responsabilità ce l’ha anche un certo femminismo? Sì, risponde Bruckner. Per esempio alla teorica del differenzialismo, la francese Monique Wittig, le piaceva affermare che la donna non esiste, che è un’invenzione dell’uomo e che la differenza tra i sessi è una fantasia. E così a furia di negare la biologia e di non riconoscere che ci sono uomini e donne (per esempio, ci sono persone con o senza utero) si è raggiunto l’apice del grottesco. Ma è interessante notare, dice sempre Bruckner, alcune contraddizioni. Tra gli Lgbt, per esempio, gli “Lgb” hanno un pessimo rapporto con i “T”. Cioè c’è una spaccatura violenta tra lesbiche e transessuali. Addirittura, in Usa e Inghilterra ci sono scontri fisici: le lesbiche accusano i transessuali di essere uomini travestiti. In qualche modo, dice l’intellettuale francese, la natura sta tornando. 

Spesso si parla dei maschi come fossero tutti stupratori. Vero. Tutti, tranne i migranti. Come mai? Secondo il femminismo francese, risponde Bruckner, i migranti sono esenti dal peccato di stupro. Perché sono gli oppressi. Ad esempio, in piazza Stalingrad a Parigi due ragazze sono state violentate in pubblico da fumatori di crack, ma le femministe non hanno detto nulla perché gli aggressori erano neri o arabi. Di conseguenza, se li accusassimo, saremmo razzisti.

Sui giovani che vogliono cambiare sesso il giudizio è duro. Si tratta di un fenomeno inquietante. Una specie di epidemia. Una volta eseguite le procedure chirurgiche e fatte le iniezioni, è molto difficile tornare indietro. Il transgenderismo fa parte di questo delirio tipicamente occidentale di negare le differenze tra i sessi e negare la natura. (Antonio Catalano su Fb)

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