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venerdì 23 luglio 2021

Comunicato ufficiale della Fraternità Sacerdotale San Pietro a seguito della pubblicazione del Motu proprio Traditionis Custodes

Vedi osservazioni nella nota.
La Fraternità Sacerdotale San Pietro, il cui fine è la santificazione dei sacerdoti mediante la fedele osservanza delle tradizioni liturgiche anteriori alla riforma voluta dal Concilio Vaticano II (cfr. Costituzioni n. 8 ), ha ricevuto da Papa Francesco il Motu proprio Traditionis Custodes con stupore.

Fondata e canonicamente approvata secondo le disposizioni del Motu Proprio Ecclesia Dei Adflicta di San Giovanni Paolo II del 2 luglio 1988, la Fraternità Sacerdotale San Pietro ha sempre professato il suo attaccamento a tutto il Magistero della Chiesa e la sua fedeltà al Romano Pontefice e ai successori degli Apostoli, esercitando il suo ministero sotto la responsabilità dei Vescovi diocesani. Evocando, nelle sue Costituzioni, gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, ha sempre cercato di inserirsi in ciò che il Papa emerito Benedetto XVI ha chiamato nel 2005: "l'ermeneutica della riforma nella continuità della Chiesa" (Discorso alla Curia Romana, dicembre 22, 2005).1

La Fraternità San Pietro è dunque oggi profondamente addolorata per le ragioni invocate per limitare l'uso del messale di san Giovanni XXIII, che è al centro del suo carisma. La Fraternità non si riconosce nelle critiche formulate. È sorprendente che non vengano menzionati i tanti frutti visibili negli apostolati legati al messale di san Giovanni XXIII e la gioia dei fedeli di poter beneficiare di questa forma liturgica. Molte persone hanno scoperto o sono tornate alla fede grazie a questa liturgia. Come non notare che le comunità di fedeli che vi sono legate sono spesso giovani e fiorenti, e che da esse sono nate molte famiglie cristiane, sacerdoti o vocazioni religiose?

Nel contesto attuale, desideriamo riaffermare da un lato la nostra incrollabile fedeltà al successore di Pietro, e dall'altro la nostra volontà di rimanere fedeli alle nostre Costituzioni e al nostro carisma, continuando a servire i fedeli come abbiamo fatto fin dalla nostra fondazione. Ci auguriamo di poter contare sulla comprensione dei vescovi la cui autorità abbiamo sempre rispettato, e verso i quali abbiamo sempre agito con lealtà.

Fiduciosi nell'intercessione della Madonna e del nostro santo Patrono, San Pietro, vogliamo vivere questa prova nella fede e nella fedeltà. [in chi e a chi? che dovrebbe essere scritto maiuscolo -ndT]
Friburgo, 20 luglio 2021 - fonte: fssp.org
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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Nota di Chiesa e post-concilio
1. Si ignora (volutamente?) che proprio il discorso citato mostra che la famigerata "ermeneutica della riforma nella continuità" - proclamata ma mai dimostrata da Benedetto XVI - è una 'continuità' storicista, basata sul soggetto-Chiesa mutevole a seconda dei tempi al posto dell'oggetto-Rivelazione, introdotta dal concilio attraverso la 'pastorale' dal linguaggio fluido e non più definitorio, che lascia spazio all'affabulazione e alla dialettica sofista e non rende più operante l'incandescente perenne saldezza del dogma contro i liquami e le sabbie mobili del neo-magistero transeunte. La 'rottura' si manifesta sia nella svolta antropocentrica con tutte le varie implicazioni che nel campo Liturgico ed è individuabile nel chiasso ermeneutico delle applicazioni delle varie ambigue espressioni contenute nei documenti nonché nelle prassi eterodosse conseguenti. Nella difficoltà ermeneutica si nasconde la carenza della metafisica: è un problema di forma e di sostanza. La modernità, compresa quella conciliare, fa perdere chiarezza accusando il dogmatismo normativo; ma il conseguente accantonamento della metafisica è significato accantonare la fede, messa in un angolo. E, con questo pontificato, ne vediamo gli effetti ormai macroscopici.

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