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sabato 24 luglio 2021

Lettera di Don Davide Pagliarani sul motu proprio “Traditionis custodes”

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Lettera del Superiore generale della Fraternità sacerdotale San Pio X, in seguito alla pubblicazione del motu proprio «Traditionis custodes».

Questa Messa, la nostra Messa, deve essere veramente per noi come la perla del Vangelo per la quale si rinuncia a tutto, per la quale si è pronti a vendere tutto.

Cari membri e amici della Fraternità sacerdotale San Pio X,
Il motu proprio Traditionis custodes e la lettera che lo accompagna hanno provocato un profondo sommovimento nel cosiddetto mondo tradizionalista. Si può notare, a rigor di logica, che l’era dell’ermeneutica della continuità, con i suoi equivoci, le sue illusioni e i suoi impossibili sforzi, è drasticamente superata, cancellata con un colpo di spugna. Queste misure così chiare e nette non toccano direttamente la Fraternità San Pio X, ma devono essere per noi l’occasione di una riflessione profonda. Per farla, è necessario guardare dall’alto e porci una domanda al tempo stesso vecchia e nuova: Perché dopo cinquant’anni la Messa tridentina è ancora il pomo della discordia?

Innanzitutto, ci dobbiamo ricordare che la santa Messa è la continuazione, nel tempo, della lotta più aspra che sia mai esistita: la battaglia tra il regno di Dio e il regno di Satana, questa guerra che ha avuto il suo culmine sul Calvario, con il trionfo di Nostro Signore. Proprio per questa lotta e per questa vittoria Egli si è incarnato. Poiché la vittoria di Nostro Signore è stata ottenuta dalla Croce e dal suo Sangue, si può capire come si perpetui, anch’essa, attraverso lotte e contraddizioni. Ogni cristiano è chiamato a questa battaglia: Nostro Signore ce lo ricorda quando dice di essere venuto a «portare la spada sulla terra» (Mt 10, 34). Non c’è da stupirsi se la Messa di sempre, che esprime perfettamente la vittoria definitiva di Nostro Signore sul peccato tramite il suo sacrificio espiatorio, sia essa stessa un segno di contraddizione.

Ma perché questa Messa è diventata segno di contraddizione anche all’interno della Chiesa? La risposta è semplice, e sempre più chiara. Dopo cinquant’anni, gli elementi di risposta sono evidenti per tutti i cristiani di buona volontà: la Messa tridentina veicola ed esprime una concezione della vita cristiana, ed in conseguenza una concezione della Chiesa, che è assolutamente incompatibile con l’ecclesiologia derivante dal concilio Vaticano II. Il problema non è semplicemente liturgico, estetico o puramente formale. Il problema è al tempo stesso dottrinale, morale, spirituale, ecclesiologico e liturgico. In una parola, è un problema che coinvolge tutti gli aspetti della vita della Chiesa, nessuno escluso: è una questione di fede.

Da un lato sta la Messa di sempre, stendardo di una Chiesa che sfida il mondo e che è certa della propria vittoria, perché la sua battaglia non è altro che la continuazione di quella che Nostro Signore ha combattuto per distruggere il peccato ed il regno di Satana. Con la Messa, e attraverso la Messa, Nostro Signore arruola le anime cristiane nella sua battaglia, facendole partecipare insieme alla sua croce e alla sua vittoria. Da tutto questo deriva una concezione profondamente militante della vita cristiana. Due note la caratterizzano: lo spirito di sacrificio e un’incrollabile speranza.

Dall’altro lato sta la messa di Paolo VI, espressione autentica di una Chiesa che si vuole in armonia con il mondo, che presta orecchio alle istanze del mondo; una Chiesa che, in fondo, non deve più combattere il mondo perché non ha più nulla da rimproverargli; una Chiesa che non ha più niente da insegnare perché è in ascolto delle potenze di questo mondo; una Chiesa che non ha più bisogno del sacrificio di Nostro Signore perché, avendo perduto la nozione del peccato, non ha più niente da espiare; una Chiesa che non ha più per missione di restaurare la regalità universale di Nostro Signore, poiché vuole portare il suo contributo all’elaborazione di un mondo migliore, più libero, più ugualitario, più eco-responsabile; e tutto questo con dei mezzi puramente umani. A questa missione umanista che gli uomini di Chiesa si sono dati deve necessariamente corrispondere una liturgia ugualmente umanista e desacralizzata.

La battaglia di questi ultimi cinquant’anni, che il 16 luglio scorso ha effettivamente conosciuto un momento significativo, non è la guerra tra due riti: è in tutto e per tutto la guerra tra due concezioni differenti ed opposte della Chiesa e della vita cristiana, assolutamente irriducibili ed incompatibili tra loro. Parafrasando sant’Agostino, si potrebbe dire che le due messe edificano due città: la Messa di sempre ha edificato la città cristiana, la nuova messa tenta di edificare la città umanista e laica.

Se il Buon Dio permette tutto questo, lo fa certamente per un bene più grande. Innanzitutto per noi stessi, che abbiamo la fortuna immeritata di conoscere la Messa tridentina e di beneficiarne; possediamo un tesoro di cui non valutiamo sempre tutto il valore, e che conserviamo forse troppo per abitudine. Quando qualcosa di prezioso è attaccato o disprezzato, se ne valuta meglio tutto il valore. Possa questo “shock” provocato dalla durezza dei testi ufficiali del 16 luglio scorso, servire a rinnovare il nostro attaccamento alla Messa tridentina, ad approfondirlo, a riscoprirlo; questa Messa, la nostra Messa, deve essere veramente per noi come la perla del Vangelo per la quale si rinuncia a tutto, per la quale si è pronti a vendere tutto. Colui che non è pronto a versare il suo sangue per questa Messa non è degno di celebrarla. Colui che non è pronto a rinunciare a tutto per custodirla non è degno di assistervi.

Ecco quella che deve essere la nostra prima reazione davanti agli eventi che stanno scuotendo la Chiesa. Che la nostra reazione, di noi sacerdoti e fedeli cattolici, superi di gran lunga, per profondità e spessore, i commenti di ogni sorta, inquieti ed a volte senza speranza.

Il Signore ha certamente in prospettiva un altro obiettivo permettendo questo nuovo attacco contro la Messa tridentina. Nessuno può mettere in dubbio che in questi ultimi anni, numerosi sacerdoti e numerosi fedeli abbiano scoperto questa Messa, e che tramite di essa si siano avvicinati a un nuovo orizzonte spirituale e morale, che ha aperto loro la via della santificazione delle proprie anime. Le ultime disposizioni prese contro la Messa obbligheranno queste anime a trarre tutte le conseguenze di ciò che hanno scoperto: ora si tratta per loro di scegliere – con gli elementi di discernimento che hanno a disposizione – ciò che si impone a ogni coscienza cattolica ben formata. Molte anime si troveranno di fronte a una scelta importante in materia di fede, perché – lo ripetiamo – la Messa è l’espressione suprema di un universo dottrinale e morale. Si tratta dunque di scegliere la fede cattolica nella sua integrità e tramite questa Nostro Signore Gesù Cristo, il suo sacrificio, la sua regalità. Si tratta di scegliere il suo Sangue, di imitare il Crocifisso e di seguirlo fino in fondo, con una fedeltà intera, radicale e consequenziale.

La Fraternità San Pio X ha il dovere di aiutare tutte queste anime che si trovano attualmente nella costernazione e nello sconforto. Abbiamo innanzitutto il dovere di offrire loro, con i fatti, la certezza che la Messa tridentina non potrà mai scomparire dalla faccia della terra: si tratta di un segno di speranza estremamente necessario. Inoltre, occorre che ognuno di noi, sacerdote o fedele, tenda loro una mano rassicurante, perché colui che non desidera condividere i beni che possiede è in realtà indegno di tali beni. Solamente così ameremo veramente le anime e la Chiesa. Perché ogni anima che guadagneremo alla croce di Nostro Signore, e all’immenso amore che ha manifestato con il suo Sacrificio, sarà un’anima veramente acquisita alla sua Chiesa, alla carità che la anima e che deve essere la nostra, soprattutto in questo momento.

Alla Madonna Addolorata noi affidiamo queste intenzioni, a Lei rivolgiamo le nostre preghiere, perché nessuno quanto Lei ha penetrato il mistero del sacrificio di Nostro Signore e della sua vittoria sulla Croce. Nessuno quanto Lei è stato così intimamente associato alla sua sofferenza ed al suo trionfo. Tra le sue mani Nostro Signore ha rimesso la Chiesa intera, e per conseguenza ciò che la Chiesa ha di più prezioso: il testamento di Nostro Signore, il santo sacrificio della Messa.

Menzingen, 22 luglio 2021,
festa di santa Maria Maddalena
Don Davide Pagliarani, Superiore Generale

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