Nella Francia rivoluzionaria che non ha accolto passivamente le restrizioni imposte da Macron per il Covid si rispecchia anche la schiera, altrettanto appassionata, colpita dalle nuove disposizioni introdotte dalla recente Traditionis Custodes.
Ma la lettera apostolica non ha toccato solo le corde del cuore dei cattolici tradizionalisti. Non mancano, come del resto qui da noi, pensatori e giornalisti che hanno l'onestà intellettuale di coglierne le contraddizioni e lo spirito distruttivo e ne sono rimasti colpiti.
Traduco da Le salon beige quel che scrive Michel Onfray su Le Figaro: Sono ateo, si sa, ma la vita della Chiesa cattolica mi interessa perché dà il polso alla nostra civiltà giudaico-cristiana [scordano sempre prim'ancora greco-romana] che è in pessime condizioni. Perché se Dio non è del mio mondo, il mio mondo è quello reso possibile dal Dio dei cristiani. Non importa quello che possono dire coloro che pensano che la Francia inizi con la Dichiarazione dei diritti dell'uomo, il che è stupido come credere che la Russia sia nata nell'ottobre del 1917, il cristianesimo ha plasmato la mia civiltà e credo di poterla amare e difendere senza dovermi battere il petto, senza dover chiedere perdono per le sue colpe, senza aspettare una redenzione dopo la confessione, la contrizione e l'inginocchiarsi. È pazzesco come coloro che evitano il cristianesimo dicendo che non ha avuto luogo si ritrovano impregnati di esso come nel rum il babà che conosciamo!
Benedetto XVI è stato un papa filosofo formatosi sull'ermeneutica e fenomenologia tedesca. Ha letto anche gli autori cattolici francesi nell'originale. Il suo Gesù di Nazareth (2012) fa parte della storia dell'idealismo tedesco, in particolare dell'hegelismo, chiamato di destra, per distinguerlo da quello che, detto di sinistra, porta al giovane Marx.
Papa Francesco non è allo stesso livello teologico, tutt'altro. Ma non gli manca l'astuzia gesuitica: il che significa che, venendo dalla Compagnia di Gesù, sceglie come nome di sommo pontefice quello che più si oppone agli intrighi e alle anticamere del potere dove i gesuiti amano stare. cioè quella di Francesco d'Assisi. Jorge Mario Bergoglio, chimico di formazione, viene dal peronismo; Joseph Ratzinger, teologo di formazione, dell'antinazismo.
Ai miei occhi, l'atto maggiore di Papa Benedetto XVI è stato il discorso di Regensburg [qui] in cui, il 12 settembre 2006, nell'università tedesca dove era professore, ha svolto la sua funzione di papa sostenendo che cristianesimo e islam mantengano un relazione antinomica attraverso i testi, specialmente sull'articolazione tra fede e ragione, ma anche sulla questione della violenza in generale e su quella del jihad in particolare. Dico attraverso i testi perché questa era la sua preoccupazione, presentava infatti l'esegesi personale di un dialogo situato all'inizio del XV secolo tra l'imperatore bizantino Manuele II Paleologo e uno studioso persiano. L'invito a riflettere su questo tema è stato preso come insulto planetario all'Islam...
L'atto maggiore di papa Francesco è, ancora a mio avviso, quello di essere stato fotografato davanti a un crocifisso su cui Gesù indossa il giubbotto di salvataggio arancione dei migranti. È questa l'icona trionfante del Vaticano II che liquida ogni sacralità e ogni trascendenza a favore di una morale diffusa nel mondo come la golosità di uno scout.
È secondo questa logica che bisogna intendere la decisione di papa Francesco di abrogare, diciamolo in termini laici, la decisione presa da Benedetto XVI di consentire la messa latina, detta messa tridentina, a chi lo desidera. Nel Summorum pontificum, Benedetto XVI ha liberalizzato la messa detta di Pio V. Nella Traditionis custodes, Francesco cancella questa liberalità. Benedetto XVI voleva superare lo scisma con i tradizionalisti, Francesco lo ripristinerà sostenendo naturalmente, gesuita un giorno, gesuita sempre, che intende così unire ciò che separa. Le vocazioni con il Vaticano II vanno a picco. Ma i religiosi che mantengono il rito latino non conoscono disaffezione, anzi riempiono i seminari. Papa Francesco preferisce le chiese vuote con le sue tesi a quelle piene con quelle di Benedetto XVI.
La divisione non è la funzione del... diavolo? L'etimo lo testimonia. Se avessi la fede cattolica, non potrei fare a meno di pensare alla Lettera di Giovanni che dice: “Ogni spirito che divide Gesù Cristo non è da Dio; e questo è l'Anticristo, del quale avete sentito dire che deve venire; ed è già ora nel mondo". (I.4:3).
La posta in gioco in questa vicenda è la continuazione del Vaticano II, cioè l'abolizione del sacro e della trascendenza. La secolarizzazione del rito ridotto a una liturgia che il film "La vita è un lungo fiume tranquillo" mostra in tutta la sua potenza con il fresco prete che suona la chitarra e canta stupidamente "Gesù, Ge-e-e-sù, torna". Si può preferire il canto gregoriano senza essere nostalgici di Vichy...
Ora il genio del cristianesimo, lo testimoniano i vari concili sulla possibilità o meno di raffigurare Cristo, è stato quello di rendere possibile una civiltà dell'allegoria, del simbolismo, della metafora. Il genio ebraico si trova nell'ermeneutica, quello del cristianesimo nella spiegazione delle parabole. Gli ebrei inventano l'ermeneutica per i più dotti, i rabbini lettori della Kabbalah; i cristiani sviluppano l'ermeneutica popolare, per i fedeli ai quali si raccontano storie da decifrare con la storia sacra. La nostra civiltà dell'immagine, della ragione esplicativa, della filosofia separata dalla teologia, procede da questo mondo.
La messa in latino è retaggio del tempo genealogico della nostra civiltà. Eredita storicamente e spiritualmente una lunga stirpe sacra di riti, celebrazioni, preghiere, tutto cristallizzato in una forma che offre uno spettacolo totale - un Gesamtkunstwerk1, per usare una parola che deriva dall'estetica romantica tedesca.
Per chi crede in Dio, la Messa in latino è rispetto alla Messa del Lungo Fiume Tranquillo quella che sembra piacere a Papa Francesco, ciò che la basilica romana dei tempi di Sant'Agostino è rispetto a una sala polivalente in un bar di palazzi ad Aubervilliers: vi si cercherebbe invano il sacro e la trascendenza. Quale spiritualità in questi casi?
Mettiamola in modo enigmatico, papa Francesco fa bene quello che è lì dov'è... Aggiungiamo in modo altrettanto enigmatico, ma non poi così tanto, che ci si chiede perché viviamo in un'epoca con due papi.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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1. Letteralmente "opera d'arte totale". Il termine indicava l'ideale di teatro in cui convergono musica, drammaturgia, coreutica, poesia, arti figurative, al fine di realizzare una perfetta sintesi delle diverse arti [ndT]
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