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lunedì 6 settembre 2021

I superiori degli Istituti “Ecclesia Dei” su “Traditionis custodes”: “Ci rivolgiamo ai vescovi perché si apra un dialogo”

I superiori generali degli Istituti tradizionali si sono riuniti per fare il punto su Traditionis custodes, e il sito di Notre-Dame de Chrétienté ha pubblicato il Comunicato emesso al termine dell’incontro. Lo riprendo da MiL. Qui l'indice degli interventi su Traditionis custodes. 
Il comunicato mi colpisce per la presenza di alcuni elementi paradossali. Intanto l'adesione al Vaticano II senza remore e l'enfasi su una sottomissione affettata. Ma tutto questo non basta e fugare (forse brucia il precedente analogo dei Francescani dell'Immacolata qui) l'evidente timore dei commissariamenti.

Comunicato dei Superiori generali delle comunità Ecclesia Dei

«La misericordia di Dio su ogni essere vivente» (Si 18, 13)

Gli Istituti firmatari desiderano prima di tutto ribadire il loro amore alla Chiesa e la loro fedeltà al Santo Padre. Questo amore filiale si tinge oggi di una grande sofferenza. Ci sentiamo sospettati, messi da parte, banditi. Tuttavia, non ci riconosciamo nella descrizione data dalla Lettera che accompagna il motu proprio Traditionis custodes del 16 luglio 2021.

«Se diciamo che non abbiamo peccato…» (I Gv 1, 8)

Noi non ci consideriamo affatto la “vera Chiesa”. Al contrario, vediamo nella Chiesa cattolica la nostra Madre nella quale troviamo la salvezza e la fede. Siamo lealmente soggetti alla giurisdizione del Sommo Pontefice e a quella dei vescovi diocesani, come dimostrano le buone relazioni nelle diocesi (e le funzioni di Consigliere Presbiterale, Archivista, Cancelliere o Ufficiale che sono state affidate ai nostri membri) e i risultati delle visite canoniche o apostoliche degli ultimi anni. Riaffermiamo la nostra adesione al Magistero (compreso quello del Vaticano II e quello successivo) secondo la dottrina cattolica del debito assenso (cfr. specialmente Lumen gentium, n. 25, e Catechismo della Chiesa cattolica, nn. 891 e 892), come testimoniano i numerosi studi e tesi di dottorato presentati da diversi di noi negli ultimi 33 anni.

Sono stati commessi degli errori? Siamo pronti, come ogni cristiano, a chiedere perdono se qualche eccesso di linguaggio o sfiducia nell’autorità si è insinuato in taluno dei nostri membri. Siamo pronti a convertirci se la partigianeria o l’orgoglio hanno inquinato il nostro cuore.

«Adempi i tuoi voti all’Altissimo» (Sal 49, 14)

Chiediamo un dialogo umano, personale, pieno di fiducia, lontano dalle ideologie o dalla freddezza dei decreti amministrativi. Vorremmo poter incontrare una persona che sia per noi il volto della maternità della Chiesa. Vorremmo poterle raccontare le sofferenze, i drammi, la tristezza di tanti fedeli laici di tutto il mondo, ma anche di sacerdoti, religiosi e religiose che hanno dato la loro vita sulla parola dei Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

Fu loro promesso che «si sarebbero prese tutte le misure per garantire l’identità dei loro Istituti nella piena comunione della Chiesa cattolica» [1]. I primi Istituti accettarono con gratitudine il riconoscimento canonico offerto dalla Santa Sede nel pieno attaccamento alle pedagogie tradizionali della fede, specialmente nel campo liturgico (sulla base del protocollo di accordo del 5 maggio 1988 tra il cardinale Ratzinger e l’arcivescovo Lefebvre). Questo impegno solenne è stato espresso nel motu proprio Ecclesia Dei del 2 luglio 1988, e poi in vari modi per ogni Istituto, nei loro decreti di erezione e nelle loro costituzioni definitivamente approvate. I religiosi, le religiose e i sacerdoti coinvolti nei nostri Istituti hanno preso i voti o si sono impegnati secondo questa specifica indicazione.

In questo modo, confidando nella parola del Sommo Pontefice, hanno dato la loro vita a Cristo per servire la Chiesa. Questi sacerdoti e religiosi hanno servito la Chiesa con dedizione e abnegazione. Possiamo privarli oggi di ciò per cui si sono impegnati? Possiamo privarli di ciò che la Chiesa ha promesso loro per bocca dei Papi?

«Abbi pazienza con me!» (Mt 18, 29)

Papa Francesco «invita i pastori ad ascoltare con affetto e serenità, con il desiderio sincero di entrare nel cuore del dramma delle persone e di comprendere il loro punto di vista, per aiutarle a vivere meglio e a riconoscere il loro posto nella Chiesa» (Amoris laetitia, 312). Siamo ansiosi di affidare i drammi che viviamo al cuore di un padre. Abbiamo bisogno di ascolto e cura, non di condanne senza dialogo. Il giudizio severo crea un senso di ingiustizia e produce risentimento. La pazienza ammorbidisce i cuori. Abbiamo bisogno di tempo.

Oggi si sente parlare di visite disciplinari apostoliche per i nostri Istituti. Chiediamo incontri fraterni dove possiamo spiegare chi siamo e le ragioni del nostro attaccamento a certe forme liturgiche. Soprattutto, desideriamo un dialogo veramente umano e misericordioso: «Abbi pazienza con me!».

«Circumdata varietate» (Sal 44, 10)

Il 13 agosto scorso, il Santo Padre ha affermato che in materia liturgica, «l’unità non è l’uniformità ma l’armonia multiforme creata dallo Spirito Santo»[2]. Siamo desiderosi di dare il nostro modesto contributo a questa unità armoniosa e diversa, consapevoli che, come insegna la Sacrosanctum Concilium, «la liturgia è il vertice a cui tende l’azione della Chiesa e allo stesso tempo la fonte da cui sgorga tutta la sua virtù» (SC, n. 10).

Con fiducia, ci rivolgiamo prima di tutto ai vescovi di Francia perché si apra un vero dialogo e si nomini un mediatore che sia per noi il volto umano di questo dialogo. «Dobbiamo evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni… Dobbiamo aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia “immeritata, incondizionata e gratuita”» (Amoris laetitia, 296-297).
Courtalain (Francia), 31 agosto 2021
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Sottoscrittori:
Padre Andrzej Komorowski, Superiore Generale della Fraternità Sacerdotale di San Pietro
Mons. Gilles Wach, Priore Generale dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote
Padre Luis Gabriel Barrero Zabaleta, Superiore Generale dell’Istituto del Buon Pastore
Padre Louis-Marie de Blignières, Superiore Generale della Fraternità di San Vincenzo Ferrer
Padre Gerald Goesche, Prevosto generale dell’Istituto San Filippo Neri
Padre Antonius Maria Mamsery, Superiore Generale dei Missionari della Santa Croce
Dom Louis-Marie de Geyer d’Orth, Abate dell’Abbazia di Sainte-Madeleine du Barroux
Padre Emmanuel-Marie Le Fébure du Bus, Abate dei Canonici di Lagrasse
Dom Marc Guillot, Abate dell’Abbazia di Sainte-Marie de la Garde
Madre Placide Devillers, Badessa dell’Abbazia di Nostra Signora dell’Annunciazione a Le Barroux
Madre Faustine Bouchard, Priora delle Canonichesse di Azille
Madre Madeleine-Marie, Superiora delle Adoratrici del Cuore Reale di Gesù Sovrano Sacerdote
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[1] Nota informativa del 16 giugno 1988, in Documentation Catholique, n° 1966, p. 739.
[2] Videomessaggio del Santo Padre Francisco ai partecipanti al Congresso della vita religiosa dell’America Latina e dei Caraibi, convocato dalla CELA, 13-15 agosto 2021.

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