La versione bergogliana.
«Un giornalista ha gridato una domanda a Biden, chiedendogli se durante il suo incontro con papa Francesco fosse stato sollevato il problema dell'aborto.
"No, non se n'è parlato" disse "Abbiamo solamente parlato del fatto che lui era felice per il fatto che io sono un buon cattolico e dovrei continuare a ricevere la Comunione"».
"No, non se n'è parlato" disse "Abbiamo solamente parlato del fatto che lui era felice per il fatto che io sono un buon cattolico e dovrei continuare a ricevere la Comunione"».
Così ne dà notizia l'AGI: "Nel colloquio di un'ora e mezzo avuto in Vaticano, il Papa e Joe Biden non hanno parlato di aborto, ma, assicura il presidente Usa, il pontefice gli ha detto che può continuare a ricevere la comunione. Il tema era stato sollevato dai vescovi americani, indignati per la decisione di Biden, cattolico, di sostenere la libertà di scelta sulla questione dell'aborto."
* * *
Una comunicazione del Cardinal Raymond Leo Burke 28 ottobre 2021
Festa dei Santi Simone e Giuda, Apostoli
Sia lodato Gesù Cristo!
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
e nel purissimo Cuore di San Giuseppe,
Raymond Leo Cardinale Burke
Festa dei Santi Simone e Giuda, Apostoli
Sia lodato Gesù Cristo!
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
negli ultimi mesi, l'intenzione della Chiesa negli Stati Uniti d'America è stata molto presente
nelle mie preghiere. Nella loro prossima riunione di novembre, i vescovi degli Stati Uniti
prenderanno in considerazione l'applicazione del canone 915 del Codice di Diritto Canonico:
"Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l'irrogazione
o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave
manifesto." [1]. Le loro deliberazioni affronteranno, in particolare, la situazione a lungo
termine e gravemente scandalosa dei politici cattolici che persistono nel sostenere e
promuovere programmi, politiche e leggi in grave violazione dei precetti più fondamentali
della legge morale, mentre, allo stesso tempo, affermano di essere cattolici devoti,
specialmente presentandosi a ricevere la Santa Comunione. Pregando per i Vescovi e per la
mia patria, gli Stati Uniti d'America, ho sempre più pensato all'esperienza della Conferenza
dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti di più di 17 anni fa, nel loro incontro estivo a Denver
nel giugno del 2004, nell'affrontare la stessa questione. È un'esperienza che ho vissuto
intensamente.
Ho ritenuto importante offrire le seguenti riflessioni come aiuto per tutti noi nell'affrontare
ora e in futuro una questione così critica - una questione di vita e di morte per i non nati e di
salvezza eterna per i politici cattolici coinvolti - nella mia patria, come in altre nazioni. Avrei
voluto offrire queste riflessioni molto prima, ma il recupero da recenti difficoltà di salute ha
impedito la scrittura di queste riflessioni fino ad ora.
Il contesto della riunione del giugno 2004 dei vescovi degli Stati Uniti era la campagna del
senatore John Kerry per la presidenza degli Stati Uniti. Il senatore Kerry sosteneva di essere
cattolico, mentre, allo stesso tempo, sosteneva e promuoveva l'aborto su richiesta nella
nazione. All'epoca ero arcivescovo di Saint Louis (nominato il 2 dicembre 2003 e insediato il
26 gennaio 2004). Come era stata mia prassi come Vescovo di La Crosse (nominato il 10
dicembre 1994 e insediato il 22 febbraio 1995), ho ammonito il senatore Kerry a non
presentarsi a ricevere la Santa Comunione perché, dopo essere stato debitamente ammonito,
persisteva nel peccato oggettivamente grave di promuovere l'aborto procurato direttamente.
Non sono stato l'unico vescovo ad ammonirlo in questo modo.
Fin dai tempi del mio primo ministero episcopale nella diocesi di La Crosse, ho affrontato la
situazione dei politici che si presentano come cattolici praticanti e, allo stesso tempo,
sostengono e promuovono programmi, politiche e leggi in violazione della legge morale.
Come vescovo nuovo e relativamente giovane, ho parlato con fratelli vescovi, specialmente
con uno dei suffraganei più anziani della mia provincia ecclesiastica, di diversi legislatori
cattolici nella diocesi di La Crosse, che si trovavano in questa situazione. La risposta comune
dei fratelli Vescovi era l'aspettativa sul fatto che la Conferenza dei Vescovi avrebbe alla fine
affrontato la questione.
Conoscendo il mio obbligo morale in una questione di così gravi conseguenze, definite nel
can. 915, ho cominciato a contattare i legislatori della diocesi di La Crosse, chiedendo di
incontrarli per discutere la completa incoerenza della loro posizione sull'aborto procurato con
la fede cattolica che professavano. Purtroppo, nessuno di loro era disposto a incontrarmi. Uno
di loro ha portato avanti una certa corrispondenza con me, insistendo che la sua posizione
riguardo all'aborto era coerente con la fede cattolica, seguendo l'errato consiglio presentato da
alcuni professori di teologia morale dissidenti, aderenti alla scuola eretica del
proporzionalismo, in un summit tenutosi nella residenza di Hyannisport della famiglia
Kennedy nell'estate del 1964. La documentazione della riunione si trova in un libro di Albert
R. Jonsen che accompagnò uno dei professori europei dissidenti di teologia morale e che fu
presente a tutta la riunione.[2]
Per quanto riguarda il rifiuto dei legislatori di incontrarmi, devo osservare che trovo, nel
migliore dei casi, ingenuo il ritornello comune la necessità di maggior dialogo tra i
politici cattolici e i legislatori in questione. Nella mia esperienza, essi non sono disposti a
discutere la questione perché l'insegnamento della legge naturale, che necessariamente è
anche l'insegnamento della Chiesa, è fuori discussione. In alcuni casi, inoltre, ho avuto la
forte impressione che non fossero disposti a discutere la questione perché semplicemente non
erano disposti a farsi cambiare la mente e il cuore. Resta la verità che l'aborto procurato è la
distruzione consapevole e volontaria di una vita umana.
Quando ero arcivescovo di Saint Louis, un legislatore cattolico accettò di incontrarmi, anche
se, come attestò anche il suo parroco, non si presentava a ricevere la Santa Comunione. Iniziò
l'incontro mostrandomi una foto della sua famiglia. Se ricordo bene, lui e sua moglie avevano
quattro figli. Mentre la nostra conversazione procedeva, gli chiesi come, dopo avermi
mostrato con tanto orgoglio la foto dei suoi figli, potesse regolarmente votare a favore
dell'uccisione dei bambini nel grembo materno. Ha immediatamente abbassato la testa e ha
detto: "È sbagliato. So che è sbagliato". Mentre lo esortavo ad agire secondo la sua coscienza,
che aveva appena espresso, ho dovuto ammirare il fatto che, almeno, ammettesse il male in
cui era coinvolto e non cercasse di presentarsi a me come un cattolico devoto. Considerando
la realtà oggettiva della pratica dell'aborto come una gravissima violazione del primo precetto
della legge naturale, che salvaguarda l'inviolabilità della vita umana innocente e indifesa, non
c'è nulla su cui dialogare. Il tema del dialogo deve essere il modo migliore per prevenire un
simile male nella società. Tale prevenzione non può mai implicare l'effettiva promozione del
male.
Con l'annuncio del mio trasferimento dalla Diocesi di La Crosse all'Arcidiocesi di Saint Louis
il 2 dicembre 2003, la stampa secolare si recò nella Diocesi di La Crosse, per trovare
materiale per la creazione di un'immagine negativa del nuovo Arcivescovo prima del suo
arrivo nell'Arcidiocesi. Mentre, prima del mio trasferimento, non c’era stata alcuna
discussione pubblica dei miei interventi pastorali con i legislatori in questione, come è del
tutto appropriato, la questione diventò pubblica nel dicembre del 2003 e nel gennaio del
2004. Nel porre la questione dell'applicazione del can. 915 davanti al corpo dei vescovi nella
sua riunione del giugno 2004, l'azione pastorale che avevo intrapreso nella diocesi di La
Crosse e che stavo iniziando a intraprendere nell'arcidiocesi di Saint Louis fu messa in seria
discussione. Per illustrare il fatto, durante una pausa della riunione, incontrai, sulla tromba
delle scale, uno degli eminenti membri della Conferenza dei Vescovi, che scosse il dito
contro di me, dichiarando: Non puoi fare quello che stai facendo senza l'approvazione della
Conferenza dei Vescovi. Per essere chiari, altri vescovi stavano seguendo un'azione pastorale
simile. Risposi alla sua dichiarazione facendo notare che, quando sarei morto, sarei apparso
davanti al Signore per rendere conto del mio servizio come Vescovo, non davanti alla
Conferenza dei Vescovi.
Qui, devo notare che l'azione pastorale intrapresa non aveva nulla a che fare con l'interferenza
nella politica. Era diretta alla salvaguardia della santità della Santa Eucaristia, alla salvezza
delle anime dei politici cattolici in questione - che stavano peccando gravemente non solo
contro il Quinto Comandamento, ma che commettevano anche un sacrilegio ricevendo
indegnamente la Santa Comunione - e alla prevenzione del grave scandalo causato da loro.
Quando sono intervenuto pastoralmente con i politici cattolici, è stato fatto in modo
appropriatamente confidenziale. Certamente, non ho dato pubblicità alla questione. Sono stati
piuttosto i politici che hanno trovato utile presentarsi come cattolici praticanti, nella speranza
di attirare i voti dei cattolici, a pubblicizzare la questione per un fine politico.
La discussione durante l'incontro del giugno 2004 è stata difficile e intensa. Senza entrare nei
dettagli della discussione, apparentemente non c'era consenso tra i Vescovi, anche se, tra
alcuni dei Vescovi più influenti, c'era il desiderio di evitare qualsiasi intervento nei confronti di politici
cattolici che, secondo la disciplina del can. 915, non avrebbero dovuto essere ammessi a
ricevere la Santa Comunione. Alla fine, il presidente, l'allora vescovo Wilton Gregory della
diocesi di Belleville, rimandò la questione a una Task Force sui vescovi cattolici e i politici
cattolici sotto la presidenza dell'allora cardinale Theodore McCarrick che era chiaramente
contrario all'applicazione del can. 915 nel caso di politici cattolici che sostenevano l'aborto
procurato e altre pratiche che violavano gravemente la legge morale. La Task Force era
composta da un gruppo di vescovi con opinioni contrastanti sull'argomento. In ogni caso, con
il tempo, la Task Force fu dimenticata, e la questione critica non fu più affrontata dalla Conferenza dei Vescovi. Quando il vescovo Gregory annunciò la Task Force,
il vescovo seduto accanto a me osservò che ora potevamo essere certi che la questione non
sarebbe stata affrontata.
Nel contesto del ricordo dell'incontro di Denver della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti
nel giugno 2004, è importante per me raccontare altre due esperienze personali collegate.
In primo luogo, nella primavera del 2004, mentre ero a Washington, D.C., per attività a
favore della vita, ho incontrato privatamente per quarantacinque minuti uno dei più alti
funzionari del governo federale, un cristiano non cattolico che manifestava grande rispetto
per la Chiesa cattolica. Nel corso della nostra conversazione, mi chiese se, alla luce delle
gravi difficoltà di salute di Papa San Giovanni Paolo II, l'elezione di un nuovo Papa potesse
significare un cambiamento nell'insegnamento della Chiesa riguardo all'aborto procurato. Ho
espresso una certa sorpresa per la sua domanda, spiegando che la Chiesa non potrà mai
cambiare il suo insegnamento sul male intrinseco dell'aborto procurato perché è un precetto
della legge naturale, la legge scritta da Dio su ogni cuore umano. Rispose che aveva posto la
domanda perché aveva concluso che l'insegnamento della Chiesa in materia non poteva
essere così fermo, dato che poteva farmi i nomi di 80 o più cattolici nel Senato e nella
Camera dei Rappresentanti, che sostenevano regolarmente la legislazione a favore
dell'aborto.
La conversazione in questione è una testimonianza eloquente del grave scandalo causato
da tali politici cattolici. Essi, infatti, hanno contribuito in modo significativo al
consolidamento di una cultura di morte negli Stati Uniti, in cui l'aborto procurato fa semplicemente parte della quotidianità della vita. La testimonianza della Chiesa cattolica sulla
bellezza e la bontà della vita umana, dal suo primo momento di esistenza, e la verità della sua
inviolabilità è stata gravemente compromessa al punto che i non cattolici credono che la
Chiesa abbia cambiato o cambierà quello che è, di fatto, un insegnamento immutabile.
Mentre la Chiesa, svolgendo la missione di Cristo, suo Capo, per la salvezza del mondo, è
totalmente contraria all'attacco alla vita umana innocente e indifesa, la Chiesa cattolica negli
Stati Uniti sembra accettare questa pratica ripugnante, in accordo con una visione totalmente
secolarizzata della vita umana e della sessualità.
A questo proposito, mi è stato detto che l'argomento della verità sulla vita umana è spesso
inefficace, poiché la cultura non ha alcun riguardo per la verità oggettiva, esaltando le
opinioni dell'individuo, non importa quanto contrarie alla retta ragione possano essere. Forse,
l'approccio adottato nell'assistere le madri e i padri che stanno prendendo in considerazione
l'aborto dovrebbe essere preso su una scala più ampia, cioè la visione di un'ecografia della
piccola vita umana al suo inizio. Nella mia esperienza, quando le madri e i padri che pensano
di procurare un aborto vedono, prima, una tale ecografia, la maggior parte di loro non
procede all'aborto. L'immagine visibile della bellezza e della bontà della vita umana li
convince del male dell'aborto. Tali ecografie dovrebbero essere facilmente visibili,
specialmente da coloro che sono responsabili di guidare la testimonianza essenziale della
Chiesa alla vita e da coloro che sono responsabili delle politiche, dei programmi e delle leggi
della nazione, che dovrebbero proteggere e promuovere la vita umana, non prevedere la sua
distruzione.
Il secondo evento ha avuto luogo durante la mia visita a Roma alla fine di giugno e all'inizio
di luglio del 2004, per ricevere da Papa Giovanni Paolo II il pallio di arcivescovo metropolita
di Saint Louis. Data la difficile esperienza dell'incontro di Denver, all'inizio del mese di
giugno, mi fu consigliato di visitare la Congregazione per la Dottrina della Fede, per essere
certo che la mia pratica pastorale fosse coerente con l'insegnamento e la pratica della Chiesa.
Fui ricevuto in udienza dall'allora Prefetto della Congregazione, Sua Eminenza, Joseph
Cardinale Ratzinger, dall'allora Segretario della Congregazione, l'Arcivescovo, ora Cardinale,
Angelo Amato, e da un funzionario di lingua inglese della Congregazione. Il Cardinale
Ratzinger mi assicurò che la Congregazione aveva studiato la mia pratica e non vi aveva
trovato nulla di discutibile. Mi ammonì solo di non sostenere pubblicamente i candidati alle
cariche, cosa che, di fatto, non avevo mai fatto. Espresse una certa sorpresa per il mio dubbio
in materia, data una lettera che aveva scritto ai vescovi degli Stati Uniti, in cui aveva affrontato
la questione in modo approfondito. Mi chiese se avessi letto la sua lettera. Gli dissi che non
avevo ricevuto la lettera e gli chiesi se potesse gentilmente fornirmene una copia. Sorrise e mi
suggerì di leggerla su un popolare blog, chiedendo al funzionario di lingua inglese di fare una
fotocopia del testo così come appariva nella sua interezza sul blog. [3]
La lettera in questione espone in modo autorevole l'insegnamento e la pratica costante della
Chiesa e la sua mancata distribuzione ai Vescovi degli Stati Uniti ha certamente contribuito al loro fallimento, nel giugno del 2004, nel prendere azioni appropriate nell'attuazione del
can. 915. Ora, mi si dice che si sostiene che la lettera fosse riservata e, quindi, non
pubblicabile. La verità è che fu pubblicata, già ai primi di luglio del 2004, e che
evidentemente il Prefetto della Congregazione, che ne era l'autore, non era affatto turbato dal
fatto.
Sono passati diciassette anni dalla riunione della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati
Uniti a Denver durante il mese di giugno del 2004. La questione più seria dell'applicazione
del can. 915 del Codice di Diritto Canonico ai politici cattolici che sostengono e promuovono
programmi, politiche e legislazioni in grave violazione della legge naturale rimane
apparentemente una questione per la Conferenza dei Vescovi. Infatti, l'obbligo del singolo
Vescovo è una questione di disciplina universale della Chiesa, riguardante la fede e la morale,
sulla quale la Conferenza dei Vescovi non ha autorità. Infatti, un certo numero di Vescovi ha
compreso il suo sacro dovere in materia e sta prendendo misure appropriate. Una Conferenza
dei Vescovi svolge un importante ruolo di sostegno al Vescovo Diocesano, ma non può
sostituire l'autorità che propriamente gli appartiene. È il Vescovo diocesano, non la
Conferenza, che applica la legge universale ad una situazione particolare.[4]
Il lavoro della Conferenza dei Vescovi è quello di assistere i singoli Vescovi nello
svolgimento del loro sacro dovere, in accordo con il can. 447 del Codice di Diritto Canonico:
"La Conferenza Episcopale, organismo di per sé permanente, è l'assemblea dei Vescovi di
una nazione o di un territorio determinato, i quali esercitano congiuntamente alcune funzioni
pastorali per i fedeli di quel territorio, per promuovere maggiormente il bene che la Chiesa
offre agli uomini, soprattutto mediante forme e modalità di apostolato opportunamente
adeguate alle circostanze di tempo e di luogo, a norma del diritto." [5] Che cosa corrisponde
di più alla promozione del "maggior bene che la Chiesa offre all'umanità" se non la
salvaguardia e la promozione della vita umana creata a immagine e somiglianza di Dio [6], e
redenta dal Preziosissimo Sangue di Cristo, Dio Figlio Incarnato [7], correggendo lo scandalo
dei politici cattolici che promuovono pubblicamente e ostinatamente l'aborto procurato.
Vi invito a pregare con me per la Chiesa negli Stati Uniti d'America e in ogni nazione,
affinché, fedele alla missione di Cristo, suo Sposo, sia fedele, limpida e senza compromessi
nell'applicazione del can. 915, difendendo la santità della Santa Eucaristia, salvaguardando le
anime dei politici cattolici che violerebbero gravemente la legge morale e si presenterebbero
comunque a ricevere la Santa Comunione, commettendo così un sacrilegio, e impedendo il
più grave scandalo causato dalla mancata osservanza della norma del can. 915.
Che Dio benedica voi e le vostre case. Vi prego di pregare per me e specialmente per il
recupero della mia salute.
Vostro nel Sacro Cuore di Gesù
e nel Cuore Immacolato di Maria,e nel purissimo Cuore di San Giuseppe,
Raymond Leo Cardinale Burke
___________________________________
[1] “Can. 915 Ad sacram communionem ne admittantur excommunicati et interdicti post
irrogationem vel declarationem poenae aliique in manifesto gravi peccato obstinate
perseverantes.”
[2] Cf. Albert R. Jonsen, The Birth of Bioethics (New York: Oxford University Press, 1998), pp. 290-291.
[3] Cf. https://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7055.html; English translation: https://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7055bdc4.html?eng=y [4] Cf. can. 447; and Ioannes Paulus PP. II, Litterae Apostolicae Motu proprio datae, Apostolos suos, De theologica et iuridica natura conferentiarum Episcoporum, 21 Maii 1998, Acta Apostolicae Sedis 90 (1998) 641-658.
[5] “Can. 447 Episcoporum conferentia, institutum quidem permanens, est coetus Episcoporum alicuius nationis vel certi territorii, munera quaedam pastoralia coniunctim pro christifidelibus sui territorii exercentium, ad maius bonum provehendum, quod hominibus praebet Ecclesia, praesertim per apostolatus formas et rationes temporis et loci adiunctis apte accommodatas, ad normam iuris.”
[6] Cf. Gen 1, 27.
[7] Cf. 1 Pet 1, 2. 19; 1 Jn 1, 7; Rom 3, 25; Eph 1, 7; and Heb 9, 12; and Rev 1, 5.
[2] Cf. Albert R. Jonsen, The Birth of Bioethics (New York: Oxford University Press, 1998), pp. 290-291.
[3] Cf. https://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7055.html; English translation: https://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7055bdc4.html?eng=y [4] Cf. can. 447; and Ioannes Paulus PP. II, Litterae Apostolicae Motu proprio datae, Apostolos suos, De theologica et iuridica natura conferentiarum Episcoporum, 21 Maii 1998, Acta Apostolicae Sedis 90 (1998) 641-658.
[5] “Can. 447 Episcoporum conferentia, institutum quidem permanens, est coetus Episcoporum alicuius nationis vel certi territorii, munera quaedam pastoralia coniunctim pro christifidelibus sui territorii exercentium, ad maius bonum provehendum, quod hominibus praebet Ecclesia, praesertim per apostolatus formas et rationes temporis et loci adiunctis apte accommodatas, ad normam iuris.”
[6] Cf. Gen 1, 27.
[7] Cf. 1 Pet 1, 2. 19; 1 Jn 1, 7; Rom 3, 25; Eph 1, 7; and Heb 9, 12; and Rev 1, 5.
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