Pagine di rilievo

venerdì 15 ottobre 2021

Sinodalità va cercando ch'è sì cara come sa chi per lei rifiuta l'universalità de La Catholica

Ci scrive la lettrice A.G. da La Spezia
Sono una vostra affezionata lettrice.
Volevo segnalarvi con molta preoccupazione il documento di presentazione del Sinodo... la Chiesa istituzione umana e terrena... il popolo diventa infallibile.. il Papa presentato solo come Vescovo di Roma... camminare insieme alle chiese divise... Gesù nominato quasi mai, la Madonna praticamente mai, la Santa Eucaristia mai... enfasi sulle Sacre Scritture e la Chiesa in uscita... Ora.. io sono Cristiana Cattolica Romana e voglio morire tale e non protestante... spero con tutto il cuore di avere compreso male io... Imporranno questa cosa alle Parrocchie, da noi ci sarà la presentazione in Cattedrale questa Domenica pomeriggio... È lecito per noi rifiutarlo? Rischiamo di essere scomunicati se mettiamo in evidenza gli errori? Da quello che so, è un dovere per un fedele chiedere conto ed esprimersi in questi casi... Voi lo avete letto? Che ne pensate? Ve lo allego. Ringrazio in anticipo e saluto cordialmente!
Che Dio vi benedica!
Avevo già pubblicato qui una prima riflessione inquadrando dal punto di vista teologico e dottrinale il focus del problema posto dal cosiddetto Sinodo sulla sinodalità - dalle parole chiave: comunione, partecipazione, missione - il cui vero obiettivo è trasformare un evento saltuario in un processo come entità dinamica, espressione di un divenire pilotato.
 
Lo scorso 9 ottobre, in apertura, Bergoglio ha esposto la sua riflessione sul percorso al centro del quale c’è l’identità di una “Chiesa di vicinanza”, che “parta dall’ascolto e dalla partecipazione di tutto il Popolo di Dio”, sottolineando: «Non bisogna fare un’altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa»... «muovendosi non occasionalmente ma strutturalmente verso una Chiesa sinodale, una piazza aperta dove tutti possono sentirsi a casa e partecipare».

Noi saremo “antichi”, “tradizionalisti” e “rigidi”, ma La Catholica - alla quale siamo fedeli - parte dall'ascolto della Parola di Dio e dalla Fede nella Persona di Gesù – il Signore che è la Via, la Verità e la Vita non in «un’altra Chiesa» o in «una Chiesa diversa» e, come tale, da costruire su un modello umano non più aderente all'istituzione divina. Sostanzialmente si profila un cambiamento della natura della Chiesa, senza toccare in apparenza la dottrina.

La comunione gerarchica, già intaccata dalla collegialità, rischia di trasformarsi in un’assemblearismo permanente di chierici e laici cui fanno, capo le decisioni, esautorando i vescovi che sono l’unica istituzione di diritto divino insieme al Papa. 

Ormai non dobbiamo neppure più chiederci qual è l’essenza nascosta di questo cosiddetto processo sinodale appena aperto, che inizierà la sua graduale attuazione attraverso le Conferenze Episcopali nelle singole nazioni.    

Quanto alle modalità, ce le hanno mostrate i precedenti sinodi: quello sulla famiglia (qui), quello dei giovani (qui) e quello l'Amazzonia (qui), per i quali non si è mancato di notare una sinodalità taroccata (quiqui). Presto detto il come: deciso un argomento, si incaricano  collaboratori fidati più o meno esperti di preparare i testi preliminari in modo da assicurare in partenza le conclusioni, intercalando le fasi intermedie con acconci interventi manipolatori e soprattutto non mancando di isolare e far sentire minoritari, rigidi e retrogradi i dissenzienti. Ed è  così che 'passano' le novità rivoluzionarie che sono il vero obiettivo.

Se le commissioni di esperti per l'approfondimento dei temi in discussione sono utili nella misura in cui non vien loro data la prerogativa di dettare le soluzioni anche su questioni dottrinali, questa sinodalità permanente, che le vede invece protagoniste, vuol fare della Chiesa un corpo policentrico a vari livelli nazionali o locali. Il focus del problema - come ho già ampiamente sviluppato qui - sta, oltre che nell'attribuire poteri giuridici ad organismi che hanno funzione consultiva, nel poggiare la loro autorità su un principio immediato che sarebbe comune alla loro potestà e a quella papale, mentre è solo conformandosi al Pontefice che i vescovi si conformano tra loro. Conseguenza immediata è un allentamento del vincolo di unità che si manifesta con ingenti dissensi su punti gravissimi. Ed è un grave attentato alla universalità de La Catholica.

Per quanto riguarda il processo sinodale, è stata sottolineata la veste del cosiddetto ascolto e consultazione del Popolo di Dio. Bergoglio ha già mostrato quanto ascolta. A tutt'oggi nessuna risposta:
- Nel caso di Amoris Laetitia, quando quattro cardinali gli hanno rivolto i dubia [qui]
- Allo stesso modo quando più di cento teologi gli hanno rivolto la loro correzione filiale [qui
- nonché miriadi di suppliche e Lettere aperte, specie dopo l'apostasia della pachamama et alia. 
Ma intanto, non manca di ascoltare e incoraggiare tutti i tipi di deviati sessuali, sodomiti, ecologisti, transumanisti (qui), abortisti [ultima occasione in ordine di tempo qui], anche se a parole condanna l'aborto.

Sempre a proposito di ascolto, il tanto sbandierato “camminare insieme”, non è un qualcosa di sociologico, ma è orientato all’intima adesione al Corpo mistico di Cristo e lo rispecchia. Non si può mettere sullo stesso piano l'Ecclesia docens costituita dal Papa e dai vescovi e l'Ecclesia discens alla quale appartiene l'ascolto. Invece l'enfasi sulla democratizzazione e sull'ascolto delle minoranze dimostra che la chiesa attuale non si confronta più con la verità eterna, rivelata e custodita dalla tradizione, che non risiede nei numeri delle votazioni di assemblee inadeguate. 
Il risultato e le conseguenze non potranno che allargare sempre più la forbice tra dottrina e prassi, già esito del concilio, mentre non potranno che acuirsi le tensioni interne tra fedeli legati alla Liturgia e alla tradizione perenne e quelli a rimorchio delle gerarchie moderniste. 

Riguardo alle altre perplessità della lettrice, purtroppo esse coincidono con quanto ha suscitato molte riaffermazioni della fede sollecitate da altrettante variazioni, svarioni o lacune del nostro, quando non si è trattato di apostasia, delle quali è costellato il blog. In ordine poi alle sue  precise domande, premesso che non siamo tenuti all'adesione de fide a quanto si discosta dall'insegnamento costante della Chiesa, cito l'Arcivescovo Viganò: 
«Il Cattolico è naturalmente orientato all’ordine, al rispetto dell’autorità e della gerarchia, perché quest’ordine e questa autorità emanano dalla sapienza di Dio e sono necessari per il governo tanto della cosa pubblica quanto della Chiesa.
Ma proprio perché l’autorità degli uomini viene da Dio, il Cattolico – come ogni cittadino in genere – non può accettare che essa sia usurpata da chi si prefigge scopi opposti a quelli per i quali essa è costituita. Il Signore ha posto a capo della Chiesa il Successore del Principe degli Apostoli, designandolo come proprio Vicario, perché pasca le pecore che Egli gli ha affidato, non perché le disperda, altrimenti avrebbe scelto Giuda e non San Pietro; similmente, l’autorità dei governanti temporali trova la propria legittimazione nel buon governo, non nel rendere i cittadini schiavi, nel costringerli a compiere il male, nell’impedire loro di perseguire il fine prossimo che è la vita onesta e il fine ultimo che è la salvezza eterna. Se l’autorità viene meno ai propri doveri, ed anzi li tradisce e sovverte, non è più legittimata a esigere l’obbedienza dei sudditi.
L’obbedienza, che è virtù legata alla Giustizia, non consiste in una sottomissione acritica al potere, perché così facendo degenera in servilismo e in complicità con chi compie il male. Nessuno può imporre l’obbedienza a ordini intrinsecamente malvagi, né di riconoscere autorità a chi ne abusa per assecondare il male. Così chi resiste a un ordine illegittimo disobbedisce apparentemente a chi lo impartisce, ma obbedisce a Dio, la cui potestà è però esercitata dall’autorità vicaria contro il suo fine, ossia contro Dio stesso.» 
(Maria Guarini)

Nessun commento:

Posta un commento