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sabato 13 novembre 2021

Il “metaverso” è il Grande Fratello sotto mentite spoglie: i tiranni tecnologici distribuiranno “libertà” col contagocce

Nella nostra traduzione da zerohedge.com, l'articolo che segue riguarda tecnologia, realtà virtuale e dittatura sanitaria ed è un'analisi intelligente anche se fa riferimento a film e libri di cultura popolare (purtroppo a ragione). L'articolo è corredato di numerosi link, che rimandano alle fonti. Parla del “metaverso” o mondo virtuale menzionato da Zuckerberg come nuovo progetto per trasformare Facebook e si riallaccia al discorso sul transumanesimo e sulla dittatura sanitaria / controllo della popolazione / rincitrullimento / realtà sempre più virtuale / sistema di “libertà” condizionata a punti in stile cinese. Val la pena guardare la realtà in faccia invece che subìrla. Qui l'indice degli articoli su transumanesimo e realtà distopica

“Il termine ‘metaverso’, così come il termine ‘meritocrazia’, è stato coniato dall’autore di un romanzo di fantascienza distopica scritto a mo’ di avviso. Poi i vari geniacci della tecnologia hanno ripreso — così come i tecnocrati hanno ripreso ‘meritocrazia’ — e adottato entusiasticamente un termine che era stato originariamente inventato per ispirare terrore”. —Antonio García Martínez
Benvenuti su Matrix (il metaverso), un mondo in cui la realtà è virtuale, la libertà è tale solo nella misura in cui lo permettono i despoti tecnologici, e l’intelligenza artificiale sta rendendo gradualmente innecessaria, inferiore e obsoleta l’umanità.

Mark Zuckerberg, il direttore generale di Facebook, vede in questo universo digitale — il metaverso — il prossimo passo nella nostra trasformazione evolutiva da una società costruita dagli esseri umani a una società dominata dalla tecnologia.

Anche se la visione di questa frontiera digitale di Zuckerberg è stata accolta con un certo grado di scetticismo, in realtà — secondo quanto afferma il giornalista Antonio García Martínez — stiamo già vivendo nel metaverso.

Il metaverso è, a sua volta, una meritocrazia distopica, un mondo in cui la libertà è un costrutto condizionato alla volontà di ciascuno di obbedire alle regole imposte.

All’interno di una meritocrazia i diritti sono privilegi concessi a chi se li è guadagnati, non vi può essere tolleranza per l’indipendenza e per l’autonomia individuale, il al politicamente corretto viene data una struttura formale, legale e istituzionale. Allo stesso tempo, non può esistere una libertà autentica laddove la facoltà di esprimersi, la libertà di movimento e di intraprendere legami commerciali e agire all’interno di una società sono concesse solo nella misura in cui si è disposti ad “adattarsi”.§§ Siamo ormai quasi arrivati a questo punto. Si consideri che nel nostro mondo presente in cui si punta ipocritamente il dito contro il politicamente scorretto e la tirannia si spaccia per tolleranza, l’unico modo per poter godere di un simulacro di libertà è quello di scegliere di autocensurarsi volontariamente, di obbedire, di conformarsi e di marciare al ritmo di qualsiasi punto di vista dominante sia in voga.

Se non lo si fa — e se si osa aderire a idee “pericolose” o sostenere movimenti politici impopolari — ci si ritrova sbattuti fuori dal commercio, dal posti di lavoro e dalla società: Facebook vi bannerà, Twitter chiuderà il vostro account, Instagram vi spazzerà via dalla propria piattaforma e il vostro datore di lavoro vi lancerà degli ultimatum per costringervi a scegliere tra le vostre cosiddette libertà e la sopravvivenza economica.

Il piano dell’America delle grandi corporazioni è proprio quello di “educarci” in questo modo per rinchiuderci in un mondo in cui noi, “il popolo” [ammiccamento dell’autore all’aura di libertà ispirata dalla formula “we, the people” presente nella costituzione americana, N.d.T.], avremo cessato di pensare e di resistere e obbediremo come schiavi, come automi incatenati, a un Deep State la cui polizia sarà composta da algoritmi informatici.

La fantascienza è diventata realtà.

Poco più di vent’anni dopo che l’iconico film di Wachowskis, Matrix, ci ha presentato un mondo futuristico in cui gli esseri umani vivono all’interno di una non-realtà, in una simulazione informatica mantenuta in funzione da macchine autoritarie — un mondo in cui la scelta tra un’esistenza in uno stato onirico e virtuale privo di contraddizioni intellettuali ed esistenziali e l’affrontare le difficoltà dure e reali della vita è simbolizzato dalla scelta tra una pillola blu e una rossa —, ci troviamo di fronte al precipizio rappresentato da un utero [scelgo di italianizzare significativamente in questo modo l’anglicismo ormai diffuso matrix, N.d.T.] governato dalla tecnologia che noi stessi abbiamo creato.

Ogni giorno della nostra esistenza è già una prefazione di Matrix. Ogni giorno siamo sempre più vittime degli incantesimi di comunità virtuali basate sulla tecnologia, di realtà virtuali e di strumenti virtuali gestiti da macchine dotate di intelligenza artificiali che si apprestano velocemente a rimpiazzare gli esseri umani e, prima o poi, a dominare ogni aspetto delle nostre vite.

Nel film Matrix, il programmatore informatico Thomas Anderson, alias l’hacker Neo, viene risvegliato dal suo sonno virtuale da Morfeo, un uomo che combatte per la libertà e che cerca di liberare l’umanità da uno stato di ibernazione permanente imposto da macchine dotate di intelligenza artificiale estremamente avanzata che usano gli uomini come fonte di energia organica. Dato che le loro menti sono connesse a una realtà virtuale perfettamente architettata, sono pochi gli esseri umani che si rendono conto del fatto che stanno vivendo in un mondo onirico, artificiale, virtuale.

A Neo viene offerta la possibilità di fare una scelta: prendere la pillola rossa, e quindi risvegliarsi e aderire alla resistenza, o quella blu, e quindi continuare a dormire e a servire da alimento per il potere vigente.

Oggi, la maggioranza della gente sceglie la pillola blu.

Nel nostro caso la pillola blu — un biglietto di sola andata verso la condanna a “vivere” perennemente in un campo di concentramento elettronico — è stata indorata per nasconderne il retrogusto amaro, ci è stata venduta in nome della convenienza e recapitata per mezzo di un Internet sempre più rapido, di segnali elettronici cellulari che non respingono mai una chiamata, di termostati che ci mantengono alla temperatura ideale senza che dobbiamo nemmeno muovere un dito, e di un intrattenimento che ci può essere propinato in simultanea sui nostri televisori, sui nostri tablet e sui nostri cellulari.

Non solo siamo alla mercè di tecnologie la cui funzione avrebbe dovuto essere quella di rendere le nostre vite più agevoli. Ne siamo proprio schiavizzati.

Guardatevi un po’ intorno. Ovunque giriate lo sguardo, potrete osservare persone così dipendenti da dispositivi i cui schermi sono costantemente connessi a Internet — smartphone, tablet, computer, televisori — da essere capaci di rimanere immersi per ore in un mondo virtuale in cui l’interazione umana è filtrata dall’uso della tecnologia.

Questa non è libertà. E non è nemmeno progresso.

Questa è una tirannia tecnologica, un sistema di controllo dal pugno di ferro imposto da uno Stato di sorveglianza assoluta, da corporazioni gigantesche come Google e Facebook e da agenzie di spionaggio governative come la National Security Agency (NSA).

Siamo così presi dall’affanno di avere a disposizione tutte le ultime tecnologie da avere appena il tempo per prestare attenzione alle ramificazioni del nostro barcollare incosciente e inarrestabile verso un mondo in cui la nostra abbietta fiducia in gadget e dispositivi connessi a Internet ci “educa” a un futuro in cui la libertà sarà un’illusione.

Ma l’esistenza stessa dell’umanità — non solo la sua libertà — è in gioco.

Se i cittadini americani si ritroveranno schiavi dei tiranni tecnologici dovranno biasimare unicamente se stessi per aver forgiato le proprie catene con la loro lassitudine, con la loro pigrizia e con la loro sciocca dipendenza dai dispositivi summenzionati, che rendono la nostra esistenza completamente irrilevante.

Ci stiamo avvicinando veramente in modo rapido alla visione del futuro di Philip K. Dick illustrata nel film Minority Report. In questa pellicola gli agenti di polizia catturano i criminali ancor prima che possano commettere un delitto, le autostrade sono popolate da veicoli senza conduttore e i dati biometrici di ogni persona sono misurati costantemente e utilizzati per seguire i movimenti di ciascuno, per propinare a ognuno il messaggio pubblicitario adeguato e per mantenere tutti sotto un perpetuo stato di sorveglianza assoluta.

Prestate attenzione al sorgere dell’Era dell’Internet delle Cose (Internet of Things, IoT), in cui “oggetti” controllati via Internet monitorano la vostra casa, le vostre condizioni di salute e le vostre abitudini per mantenere il vostro frigorifero pieno, i vostri utensili in funzione e la vostra vita sotto controllo e relativamente libera da ogni affanno.

Ma la parola chiave è controllo.

In un futuro non troppo lontano, “assolutamente tutti i dispositivi che possederete — e persino oggetti come sedie, a cui non siete abituati a pensare come a cose in cui viene incastonata la tecnologia — saranno connessi e comunicheranno tra di loro”.

Alla fine del 2018, “vi era un totale stimato di 22 miliardi di dispositivi connessi all’Internet delle Cose utilizzati in tutto il mondo… Si prevede che entro il 2030 saranno circa 50 miliardi i dispositivi IoT in uso, che creeranno una fitta rete di macchinari che incorporerà tutto, dagli smartphone agli utensili della cucina”.

Le tecnologie soggiacenti a questi dispositivi sono diventate sempre più sofisticate e sempre più estese, comprendendo una vasta gamma di prodotti che va dagli spazzolini da denti e dalle lampadine alle automobili, ai misuratori intelligenti e agli strumenti medici.

È stato calcolato che ogni secondo 127 nuovi dispositivi IoT si connettono alla Rete.
Quest’industria “in rete” è diventata la prossima grande trasformazione della società dopo la rivoluzione industriale, uno spartiacque nel contesto della tecnologia e della cultura.

Tra automobili prive di conduttore e di volante, acceleratore o freni e pillole intelligenti in cui sono incastonati chip, sensori, microcamere e nanobot, siamo destinati a superare le fantasie di scrittori di fantascienza come Philip K. Dick e Isaac Asimov. (Va comunque sottolineato che non esiste una macchina senza conduttore. Ci sarà sempre qualcuno o qualcosa che le guiderà: la differenza è che non sarete voi a farlo.)

Questi gadget tecnologici connessi a Internet includono lampadine intelligenti che scoraggiano i ladri, facendo sembrare che stiate in casa, termostati intelligenti che regolano la temperatura della vostra casa basandosi sull’attività che state svolgendo, e campanelli intelligenti che vi permettono di visualizzare chi c’è di fronte alla porta di casa vostra senza che vi dobbiate alzare dal sofà.

Nest [che in inglese significa “nido”, N.d.T.], la gamma di prodotti intelligenti per la casa (smart home) creata da Google, si è trovata al fronte dell’industria “in rete” con comodità tecnologicamente avanzate come serrature intelligenti che comunicano al vostro termostato quante e quali persone sono in casa, quali temperature preferiscono e quando casa vostra è vuota; un servizio telefonico che interagisce coi vostri dispositivi in rete per “apprendere a che ora uscite e rientrate” e avvisarvi se i vostri figli non rientrano all’orario previsto; un sistema di monitoraggio del sonno che registra quando vi addormentate, quando vi svegliate e mantiene i rumori e la temperatura della casa un uno stato che induce il sonno.

L’obiettivo di questi dispositivi connessi a Internet, secondo quanto Nest dichiara, è quello di rendere “la vostra casa più consapevole e cosciente”. Per esempio, la vostra automobile può avvisare in anticipo che siete sul cammino di casa, mentre delle luci colorate possono lampeggiare e attrarre la vostra attenzione se Nest Protect percepisce che c’è qualcosa che non va. La vostra caffettiera, basandosi sui dati estratti dai sensori per il fitness e da quelli che controllano il sonno, vi farà un caffè più forte se non avete dormito bene.

Viste la velocità e la traiettoria dello sviluppo di queste tecnologie, si può prevedere che non passerà molto tempo prima che questi dispositivi possano operare in modo totalmente indipendente dai loro creatori umani, fatto che apre tutta una nuova serie di questioni preoccupanti. Come sottolinea l’esperto di tecnologia Nicholas Carr, “Nel momento in cui si permette a robot o a programmi informatici di agire liberamente in ambito umano, essi si scontreranno necessariamente contro situazioni cariche di interrogativi etici e dovranno prendere decisioni difficili che non possono essere calcolate in base a modelli statistici. Ciò vale per le automobili e per i droni autopilotati, per i robot destinati al campo di battaglia, ed è anche un problema già attuale — anche se su scala minore — per gli aspirapolvere e i tagliaerba automatici”.

Per esempio così come l’aspirapolvere robot Roomba “non sa distinguere un batuffolo di polvere da un insetto”, i droni armati saranno incapaci di distinguere tra un criminale in fuga e una persona che sta semplicemente facendo jogging per strada. A tal proposito, come ci si può difendere da poliziotti robot — come l’androide Atlas fabbricato dal Pentagono — che è stato programmato per rispondere ad ogni percezione di minaccia di violenza?

Ma non sono solamente le nostre case e i nostri dispositivi personali ad essere riconfigurati e ripensati in questa nostra era “in rete”: anche le nostre postazioni di lavoro, i laboratori medici, il nostro governo e i nostri pensieri più intimi vengono inseriti in un mondo virtuale su cui non abbiamo un controllo reale.

Si calcola che entro il 2030 sperimenteremo tutti l’Internet dei Sensi (Internet of Senses, IoS), reso possibile dall’intelligenza artificiale (Artificial Intelligence, AI), dalla realtà virtuale (Virtual Reality, VR), dalla realtà aumentata (Augmented Reality, AR), dal 5G e dall’automazione. L’Internet dei Sensi si basa su una tecnologia “in rete” che interagisce coi nostri sensi della vista, dell’udito, del gusto, dell’olfatto e del tatto utilizzando il cervello come interfaccia utente. Come spiega la giornalista Susan Fourtane:
Molti prevedono che entro il 2030 la frontiera tra il pensiero e l’azione sarà meno netta. Il 59% degli utenti ritiene che per mezzo di occhiali VR saremo in grado di visualizzare mappe che ci indichino il percorso da fare solo pensando alla destinazione… Si stanno elaborando tecnologie che entro il 2030 saranno in grado di rispondere ai nostri pensieri e persino di condividerli con gli altri… L’utilizzo del cervello come interfaccia potrebbe significare la sparizione di tastiere, mouse, joystick, e di qualsiasi altra interfaccia con i dispositivi digitali. Sarà sufficiente che l’utente formuli i comandi nella sua mente, e il dispositivo li eseguirà. Anche gli smartphone potranno funzionare in questo modo, senza bisogno di impulsi tattili sullo schermo.
In altri termini, l’IoS si baserà su una tecnologia che sarà in grado di accedere ai vostri pensieri e di interagire con essi.

Susan Fourtane elenca varie tendenze vincolate all’IoS la cui realizzazione è prevista entro il fatidico 2030:
  1. I pensieri diventeranno azioni: utilizzando l’interfaccia cerebrale con occhiali VR, per esempio, gli utenti saranno in grado di vedere il percorso da fare su una mappa semplicemente pensando alla destinazione.
  2. I suoni diventeranno un’estensione della realtà virtuale in fase di sviluppo: gli utenti potranno riprodurre la voce di chi vorranno in modo sufficientemente realistico da ingannare anche i membri della propria famiglia.
  3. Il cibo reale diventerà secondario rispetto ai gusti immaginari. Un dispositivo sensoriale applicato alla bocca potrà intensificare digitalmente il sapore di ciò che si mangia, in modo tale da far acquisire a qualsiasi cibo il sapore del proprio piatto preferito.
  4. Anche gli odori diventeranno una proiezione di questa realtà virtuale, in modo tale che le visite virtuali, per esempio in un bosco o in campagna, includeranno la percezione degli odori naturali dei luoghi.
  5. Tatto immaginario: gli smartphone dotati di schermo trasmetteranno l’impulso tattile corrispondente al materiale e alla forma delle icone digitali e dei pulsanti virtuali che si premeranno.
  6. Realtà “mista”: i mondi dei giochi VR non potranno essere più distinti dalla realtà fisica.
Il metaverso non è nient’altro che questa realtà mascherata dal canto delle sirene della convenienza, realtà che ci viene spacciata da segreto per il successo, il divertimento e la felicità.

È una falsa promessa, una trappola perversa per trarci in inganno, con un solo obiettivo in vista: il controllo totale.
George Orwell lo aveva già capito.

Il capolavoro di Orwell, 1984, ritrae una società di vigilanza totale in cui a nessuno è permesso di avere pensieri che dissentano in alcun modo dallo stato corporativo. La libertà individuale non esiste più e le tecnologie avanzate sono diventate la forza coercitiva di una società perennemente sottoposta alla sorveglianza. Cimici e telecamere sono onnipresenti, e il popolo è sottomesso al controllo della Polizia del Pensiero, che va a caccia con chiunque abbia un pensiero “criminale”. Il governo, o il “Partito”, è in mano al Grande Fratello, che appare ovunque su poster che recano la scritta: “Il Grande Fratello ti sta osservando”.

Come ho spiegato nel mio libro Battlefield America: The War on the American People [Gli USA come campo di battaglia: La guerra contro il popolo americano] e nella sua controparte novellistica The Erik Blair Diaries [I diari di Erik Blair; probabile allusione a Eric Blair, il vero nome di George Orwell, che usava questo pseudonimo come nome d’arte, N.d.T.] il controllo totale su ogni aspetto delle nostre vite, e financo dei nostri pensieri più intimi, è l’obiettivo di ogni regime totalitario. 
Il metaverso non è nient’altro che il Grande Fratello dietro mentite spoglie.
John W. Whitehead & Nisha Whitehead (The Rutherford Institute)
Fonte: zerohedge.com, 11 novembre 2021
[Traduzione per Chiesa e post-Concilio di Antonio Marcantonio]

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