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domenica 19 dicembre 2021

Resistere a una legge liturgica ingiusta - Don Claude Barthe

Fioccano, soprattutto dal fronte francese e da quello USA le reazioni ferme e articolate in opposizione  ai Responsa ad Dubia della Congregazione del culto divino — da riguardare essenzialmente come un'istruzione sull'attuazione del motu proprio — pubblicati ieri 18 dicembre [qui]. Interessante scorrere, nella nostra traduzione da Le salon beige, i punti toccati da don Claude Barthe con i relativi link di riferimento. Potete trovare l'indice degli articoli sulla TC qui.

Resistere a una legge liturgica ingiusta

La Congregazione per il Culto Divino ha pubblicato questa mattina le risposte ad alcune disposizioni della Lettera Apostolica in forma di “Motu Proprio” Traditionis Custodes. Le Salon beige ha intervistato padre Claude Barthe.

Padre, l'offensiva contro la liturgia tradizionale sembra intensificarsi notevolmente, a giudicare dalla pubblicazione, il 18 dicembre, dei Responsa, risposte alle domande poste o presunte alla Congregazione per il Culto Divino.

Gli oltranzisti romani, infatti, sono estremamente determinati, come dimostra l'andamento programmato della loro azione: scomparsa della Commissione Ecclesia Dei [qui - conseguenze prefigurate qui]; sondaggio dei vescovi [qui - qui - qui - qui]; motu proprio [qui]; lettera del Cardinale Vicario di Roma [qui - qui]; oggi Responsa che spiegano Traditionis custodes [qui]. Vogliono chiaramente creare l'irreversibile. Queste risposte erano note principalmente dalla lettera del cardinale De Donatis del 7 ottobre per la diocesi di Roma [qui].

Possono semplici risposte della Congregazione amplificare un motu proprio del Papa?

Dal punto di vista tecnico-giuridico sì: la Chiesa è una monarchia assoluta e i ministri del Papa possono in suo nome e per suo mandato esprimere la legge. In questo caso, specificano l'intenzione del legislatore. Difficilmente potremo discutere perché il Papa ha approvato queste risposte in forma generica (approvazione debole) e non in forma specifica (approvazione massima). Ma da un punto di vista giuridico-teologico no: se Summorum Pontificum avesse notato che l'antica Messa non era abrogata ed era una delle espressioni della lex orandi, estendendo questa osservazione con le sue disposizioni ad altri libri (breviario, pontificio, ecc. . .), si basava su un giudizio dottrinale di merito. Qualsiasi "legge" contraria è senza forza.

Un'osservazione del Summorum Pontificum che ivalida la Traditionis custodes.

E i Responsa spiegano e sottolineano: Traditionis custodes ha dichiarato che i nuovi libri liturgici sono l'unica espressione della lex orandi; era tuttavia tollerato, provvisoriamente, per "facilitare la comunione ecclesiale", un uso più ristretto dell'antico messale; ma gli altri libri liturgici tradizionali (rituale, pontificale) non rientrano in questa tolleranza provvisoria e sono quindi vietati (salvo il rito nelle parrocchie personali e se il vescovo lo consente).

Tutto il sistema si basa dunque sul dispositivo di Traditionis custodes che pretende di invalidare quello del Summorum Pontificum, ma che, di fatto, si relativizza esso stesso, esattamente come la libertà religiosa che pretendeva di invalidare il magistero precedente fino a Pio XII.

Concretamente cosa sarà vietato?

Le conseguenze più significative di queste misure, se accettate dagli interessati, sarebbero: il divieto, se non nelle parrocchie personali, dei matrimoni tradizionali (ma, di fatto, un certo numero di parroci, ai quali sarà chiesto l'uso della chiesa per la celebrazione, chiuderanno gli occhi); il divieto delle cresime tradizionali (ma si può pensare che molti genitori dei figli da cresimare si rivolgeranno ai vescovi della FSSPX); e soprattutto il divieto delle ordinazioni tradizionali. Questo è di gran lunga il più grave, perché così si prende di mira la stessa specificità dei seminari tradizionali. Gli istituti Ecclesia Dei non accetteranno, così come non accetteranno l'introduzione della nuova messa accanto alla messa tradizionale nel loro seminario, che le visite canoniche organizzate dalla Congregazione dei Religiosi vorranno imporre loro. Sarebbe un suicidio: i candidati si ritirerebbero e le vocazioni cesserebbero di fluire.

Sarà quindi necessario resistere alla legge ingiusta?

Sì, con la grazia di Dio e il potente aiuto della preghiera. Anche se significa risparmiare tempo, sia nei seminari che nel campo dell'apostolato del resto. Certo, conferire ordinazioni presuppone che i vescovi vogliano considerare che le disposizioni proibitive non hanno forza di legge.

E che accettino i rischi che alla fine si presenteranno ignorandoli?

Infatti, tutti i vescovi, superiori, seminaristi, sacerdoti sul campo che adotteranno un atteggiamento di non accoglienza della Traditionis custodes esplicitato dai responsa dovranno assumersi dei rischi.

Quali rischi? Nel mondo laico elaboriamo, al fine di predisporre adeguatamente, schemi di previsione che definiamo scenari di crisi. Il peggiore - lo scenario del 1976 per l'arcivescovo Lefebvre - è da evocare nell'ordine: prima di un'ordinazione programmata, si informerà il prelato che si accinge ad ordinare una interdizione mandato speciali Summi Pontificis, seguita da una sentenza di sospensione a divinis (divieto di celebrare i sacramenti). D'altra parte, sono possibili tutti i tipi di misure prese contro le comunità recalcitranti, la peggiore (anche qui per ordine) è la loro rimozione. Ma si può anche pensare, perché no?, se la diplomazia degli interessati mischia abilità nella forma e fermezza nella sostanza che ci saranno solo reazioni di principio. Senza contarci troppo, però, perché si sottovaluterebbe la determinazione degli autori di questi testi.

Siamo nel quadro classico di un rapporto di forze.

Sì, e fortunatamente per i nani che siamo, il principale è quello di Cristo che sostiene la sua Chiesa. In ogni caso, l'equilibrio di potere oggi è molto più favorevole al mondo tradizionale di quanto sembri, soprattutto in Francia dove non si lascerà correre. D'altronde, le diocesi non hanno alcun interesse che le comunità si stabiliscano in una semi-indipendenza provvisoria (come l'IBP a Parigi, al Centro Saint-Paul) Resto convinto che con Traditionis custodes gli oltranzisti romani hanno iniziato una guerra che possono solo perdere. Ma è una guerra che può causare grandi danni, non dobbiamo nascondercelo. Dobbiamo quindi pregare intensamente per sostenere coloro ai quali spetterà prendere decisioni. [Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

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