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martedì 28 dicembre 2021

Stati Uniti / Le parole di Elon Musk contro il “politically correct”: preludio di una trasformazione culturale e politica?

Non è l'unico segnale di risveglio in positivo. Speriamo sia venuto il tempo e ci siano le opportunità e le energie personali e collettive per una inversione di tendenza, che rovescino i paradigmi inquietanti che si vanno imponendo anche attraverso le cosiddette transizioni ecologica e digitale tenendo conto degli attuali responsabili turbomondialisti deputati a pilotarne le scelte e gestirne l'evoluzione. Qui indice degli articoli sulla realtà distopica.

Stiamo forse assistendo a una drastica trasformazione del panorama mediatico americano. Quello che insieme al partito democratico di Clinton e Obama (e alla loro appendice Biden) ha portato a termine la rivoluzione culturale conosciuta come wokeness.
Premesso che la parola woke (traducibile con qualcosa come “consapevolezza”, ma da noi si preferiscono espressioni come politically correct o cancel culture) sta a indicare l’atteggiamento di chi, sensibile alle ingiustizie sociali, principalmente per quanto riguarda il genere e l’etnia, solidarizza con le vittime e si impegna per aiutarle, va sottolineato che il nuovo corso è reso evidente dalla discesa in campo di Elon Musk, attualmente considerato l’uomo più ricco del mondo e sempre più paragonato al Trump prepolitico.

Il difficilmente incasellabile Musk, amministratore delegato di Tesla e SpaceX, in un’intervista con il sito web satirico Babylon Bee ha criticato apertamente la wokeness, definendo il politically correct una delle più grandi minacce alla civiltà moderna.

Durante l’intervista, Musk ha anche preso di mira la Cnn dopo la notizia che uno dei produttori dell’emittente, John Griffin, è stato accusato di una serie di scioccanti crimini sessuali minorili e ha preso le distanze dal progetto di metaverso di Mark Zuckerberg [qui - qui].

Pur muovendosi nello stesso ambiente di Artificial Intelligence dei vari signori di Silicon Valley, Musk ha da tempo dichiarato una guerra culturale ai suoi “colleghi”, venendone ricambiato con una feroce reazione politica da parte del Partito Democratico e dello stesso Biden, che si è rifiutato di invitare Musk a vari eventi di propaganda per l’industria delle auto elettriche, quando sappiamo bene che Musk con la sua Tesla è di gran lunga il maggiore industriale nel settore.

Elon Musk tiene a sottolineare che, a differenza dei signori della Silicon Valley, lui produce cose reali (auto, navi spaziali, un nuovo sistema di trasporto eccetera) e ha fatto aggrottare le ciglia a molti dichiarando che sotto molti aspetti la ricerca nell’Artificial Intelligence è paragonabile a “evocare il diavolo”.

Di qui i contrasti con il CEO di Facebook Mark Zuckerberg. Ma Elon Musk si distacca dalle idee mainstream sostenute dall’establishment progressista anche per quanto riguarda il presunto rischio della sovrappopolazione. Poche settimane fa ha infatti dichiarato, a un vertice di alti dirigenti industriali, che la politica della crescita zero della popolazione costituisce “uno dei più grandi rischi per la nostra civiltà”. Parole, quelle di Musk, molto chiare: “I can’t emphasize this enough: there are not enough people! One of the biggest risks to civilization is the low birth rate and the rapidly declining birth rate”. Ovvero: “Non posso dirlo con più forza: la popolazione attuale non è sufficiente! Uno dei più grandi rischi per la civiltà è il basso tasso di natalità e il rapido declino delle nascite”.

D ricordare, inoltre, che Musk ha recentemente traferito le sue attività dalla California, controllata completamente da Nancy Pelosi e centro dell’esperimento del Grande Reset culturale conosciuto come Woke, al Texas anti-Biden e supertrumpiano.

I segnali, dunque, ci sono tutti. Musk si è gettato nell’arena pubblica come in preparazione di una mossa politica.

Essendo chiaro che tutto il mondo di Silicon Valley, dell’Intelligenza Artificiale e del Cyber è legato a doppio filo non solo alle grandi agenzie di intelligence e raccolta informazioni, ma anche ai livelli più alti dell’oligarchia mondialista, un possibile terremoto in questa industria sarebbe ovviamente connesso a lotte nell’olimpo oligarchico, prefigurando forse seri cambiamenti di paradigma, con il coinvolgimento di politica, tecnologia, economia e cultura.
Umberto Pascali - Fonte

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