Pagine di rilievo

domenica 13 marzo 2022

Bennet a Zelensky: "Se fossi in te penserei alla vita della mia gente e accetterei l'offerta".

Oltre che una interessante analisi trovo il testo che segue un appello tenace alla ragione. Non si sopporta la follia collettiva alimentata dalla guerra mediatica unidirezionale che sembra considerare la guerra come unico mezzo per dirimere le controversie, assegnando in modo manicheo il ruolo di buoni e cattivi col coriaceo rifiuto di analizzare, di ragionare e far ragionare. Parlare di questioni geopolitiche richiede una freddezza e una capacità di vedere il quadro generale che non è da tutti. 
L'ultima notizia è che Zelensky avrebbe ora replicato a Bennett: "Colloqui con Putin a Gerusalemme".

"Se fossi in te  penserei alla vita della mia gente  e accetterei l'offerta". 

Naftali Bennett, primo ministro di Israele, ha consigliato a Zelensky di arrendersi, inutilmente.
Bennett è nei fatti, l’unico vero “mediatore” della tenzone tra Kiev e Mosca (qui). Sette giorni fa è stato tre ore a colloquio con Putin poi è volato da Scholz e Macron in collegamento. Israele non ha elevato sanzioni significative, non ha inviato armi, ha negato a Zelensky la possibilità di parlare in video al parlamento israeliano.

Zelensky non l’ha presa bene. Il giorno dopo il ministro degli esteri Kuleba ha accusato la compagnia di bandiera El Al di “guadagnare soldi che grondavano sangue ucraino” continuando ad accettare pagamenti russi che evadevano i blocchi dei circuiti banco-finanziari. Il giorno dopo ha dovuto scusarsi pubblicamente, ritirando le accuse.

I rapporti ed interessi tra Zelensky ed Israele, da tre anni -cioè da quando Zelensky è diventato presidente- sono molto profondi. Ma funzionari ucraini hanno detto che “Bennett non sta mediando tanto quanto sta funzionando come una casella di posta e solo passando messaggi tra le due parti.”. In effetti hanno pienamente ragione, non c'è alcuna "trattativa" ci sono solo "condizioni", non di resa totale, di tre concessioni specifiche.

Mentre qui vedo molti discutere di Nuova URSS ed impero zarista, Novorussia e Terza guerra mondiale, Hitler 2.0 e Resistenza per la Libertà, democrazia ed autoritarismo filosofia della guerra e della pace, in un delirante esercizio di esibizionismo culturale, tutti in cerca del loro warholiano “quarto d’ora di celebrità” nel “momento geopolitico”, il tutto mentre il sangue scorre, nessuno pare interessato a rimanere ai fatti. I fatti sono semplici, c’è un “offerta” fatta dai russi e c’è il rifiuto di anche solo esaminarla da parte di Zelensky e di tutto l’Occidente. “Irricevibile” ha detto Macron. Se ne potrebbe qui discutere, valutare, vederne insidie ed opportunità, ma questo dibattito non s'ha da fare. Non deve neanche iniziare.

Segnalo che i primi giorni dall’inizi del conflitto, i russi hanno detto che se non saranno accettate queste prime condizioni, ne seguiranno altre più care. Per i media occidentali l’offerta "non esiste" sebbene sia nelle mani ucraine da almeno dieci giorni, sia stata annunciata pubblicamente da giorni, sia anche stata commentata con caute aperture da Zelensky salvo dieci minuti dopo richiedere per l’ennesima volta quella no-fly-zone che porterebbe automaticamente all’olocausto nucleare di mezzo mondo, il nostro. Neanche viene contro-discussa, non se ne deve propri parlare, sia mai si crepassero le unanimi convinzioni.

Ma di cosa si tratta? L’offerta consta di tre punti.
  1. Che l’Ucraina riconosca l’indipendenza delle due Repubbliche autonome, quella di Donetsk e quella di Lugansk tali riconosciute dai russi il giorno prima dell’inizio dell’invasione. Queste non sono tutto il Donbass, solo una parte. Queste sono nei fatti in guerra con Kiev da otto anni, guerra con migliaia di morti. Sono abitate per lo più da russofoni, mai accetteranno di esser ucrainizzate, anche piombasse lì l’angelo della storia e congelasse i carrarmati russi, lì la guerra continuerebbe. Non si capisce Zelensky e l’Occidente come altrimenti intenderebbero risolvere questo problema che va avanti da otto, lunghi, anni.
  2. Prender definitivamente atto che la Crimea è parte della Federazione russa, quale è da otto anni. Solo se l’Occidente dichiarasse guerra a Mosca e la vincesse, ciò che rimarrebbe della Russia firmerebbe il rilascio della Crimea, non c’è alcuna altra realistica possibilità. Non si capisce come Zelensky e l’Occidente intenderebbero altrimenti risolvere questo problema che tale è da otto anni e che in otto anni, oltre a sanzioni specifiche già elevate e subite, non ha mai portato il mondo sull’orlo della Terza guerra mondiale.
  3. Inserire in Costituzione la dichiarazione di neutralità e la promessa di non iscriversi in futuro ad alcun blocco militare. Non si capisce per quale motivo Zelensky e l’Occidente vogliano lasciarsi le mani libere su questo punto se non in vista di una entrata dell’Ucraina della NATO che è IL MOTIVO di questo conflitto. La possibilità cioè che l’alleanza comandata (non diretta, comandata) dagli Stati Uniti d’America, il nemico strategico unico della Russia unica altra potenza nucleare di prima grandezza, possa arrivare al confine russo come già fatto nel Baltico ed in Polonia, quando non risulta i russi abbiamo mai tentato o pensato di proporre una alleanza militare a Cuba o al Messico puntando i loro missili su Washington.
La somma di tutte le disgrazie dirette ed indirette che patiscono e patiranno ucraini in primis, e noi stessi in seconda linea, è il prezzo che paghiamo e pagheremo per non accettare questi tre punti.

Sono giusti? Questa forma di realtà non è sottoposta al giudizio di giustizia. Questa forma di realtà che non è una fiction, è sottoposta solo al principio di forza. O la Russia piega l’Ucraina ad accettarli o l’Ucraina invade la Russia e la obbliga a rinunciarvi, non c’è altra via. O forse c’è. Sperare che ci sia una rivoluzione o un colpo di stato in Russia. Ma non una rivoluzione o colpo di stato che uccida Putin, ma che elimini l’intero strato di potere in capo ai russi mettendoci al posto un Quisling occidentale che liquidasse la potenza dell'avversario. Le conseguenze di tale evenienza la cui probabilità richiederebbe un lungo discorso e comunque nessuna certezza, andrebbero valutate in sede specifica, non è infatti detto che ciò che si enuncia facilmente a parole possa corrispondere a fatti semplici. E non è detto che anche si realizzasse questa speranza, non ci si troverebbe davanti altri ben più complessi problemi.

Bennett non ha detto “è giusto che tu ti arrenda”, ha detto “non c’è altro modo e quindi ti conviene tanto alla fine il risultato sarà quello comunque”. Non ci sarà alcun Vietnam, alcun Afghanistan in cui si può sperare, i russi quando avranno sgretolato l’Ucraina si ritireranno e ci lasceranno un paese sventrato da ricostruire. Non appena qualcuno pensasse di piazzarci sopra un contingente o una batteria missilistica, lo invaderebbero di nuovo e poi di nuovo e di nuovo, arriveranno a nuclearizzarlo quando non ci saranno che macerie, fino a che si capirà che lì non si debbono mettere armi puntate su Mosca.

L’offerta riguarda l’Ucraina non l’Occidente. L’Occidente potrà continuare ad elevare una sanzione a settimana fino alla fine dei tempi, potrà continuare ad ostracizzare la Russia in tutte le sedi del consesso internazionale, potrà portare a giudizio in contumacia i russi per crimini di guerra. Il “conflitto” tra USA con l’Europa a traino e la Russia rimarrebbe visto che continua da anni sebbene ai più sia ignoto, finirebbe solo la guerra. Così, Stati Uniti, Europa, Zelensky, irremovibili, preferiscono continuare la guerra. Andremo in economia di guerra, poi passeremo a leggi sempre più restrittive, mancheranno merci essenziali, energia, lavoro, sicurezze già precarie, normalità, palpiteremo per la paura di venire nuclearizzati, avremo milioni e milioni di povera gente da proteggere, donne, bambini, anziani, gatti e cagnolini mentre altri finiranno nelle fosse comuni. L’Ucraina verrà materialmente distrutta più di quanto già non lo sia.

Ma questa offerta è irricevibile. Voi, fatevi bene i conti di quanto costerà non accettarla e siate sicuri di poterne pagare i costi perché li pagherete, caro, tutti. 
Pierluigi  Fagan 

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