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venerdì 18 marzo 2022

Cardinale Brandmüller: “Quo vadis, Germania?”

Il National Catholic Register pubblica un intervento del card. Brandmüller sugli esiti del Cammino sinodale tedesco (precedenti a partire da qui). Ricordiamo che il Cardinale è uno dei quattro che nel 2016 firmarono i Dubia rivolti a papa Francesco sulla teologia morale della sua esortazione apostolica sulla famiglia, Amoris laetitia [qui].

Il cammino sinodale della Chiesa tedesca è su una “strada sbagliata che si perde nel nulla”, un percorso radicato in quell’eresia del modernismo che i teologi devono ancora affrontare adeguatamente ed è destinata a fallire. La valutazione è del cardinale Walter Brandmüller ed è contenuta in un commento, pubblicato il 3 marzo sul sito web di lingua tedesca Kath.net, intitolato Quo vadis, Germania?. Lo storico della Chiesa tedesco sostiene che il Cammino sinodale sta facendo “richieste sensazionali” che “contraddicono chiaramente l’autentica fede cattolica, la costituzione gerarchico-sacramentale della Chiesa e il suo insegnamento morale vincolante”.
Il cardinale Brandmüller ha risposto così alle bozze di testo approvate in una riunione plenaria del Cammino sinodale a Francoforte all’inizio di febbraio. I partecipanti, tra i quali la maggior parte dei vescovi tedeschi, hanno votato a larga maggioranza a favore delle benedizioni dell’unione tra persone dello stesso sesso e di modifiche al Catechismo sull’omosessualità e l’ordinazione sacerdotale, nonché a favore del celibato sacerdotale facoltativo nella Chiesa latina e del coinvolgimento dei laici nell’elezione di nuovi vescovi.

Il fatto che non pochi di questi sì siano arrivati ​​dai vescovi indica la gravità della situazione e solleva interrogativi fondamentali”, osserva il cardinale Brandmüller. Ai vescovi, aggiunge, si deve chiedere se si sono resi conto che stanno “contraddicendo apertamente le verità della fede che hanno più volte giurato di preservare e proclamare fedelmente”.

“La comunità dei fedeli ha diritto a questo!” ha insistito il cardinale.

L’ex presidente del Pontificio comitato di scienze storiche afferma che da un lato “non sorprende” che tra le “riforme” discusse vi siano l’abolizione del celibato sacerdotale e l’ammissione alla Santa Comunione dei divorziati risposati. Queste richieste, dice, sono state “in agguato sottoterra fin dal sinodo di Würzburg del 1971-1975, un incontro volto ad attuare le riforme del Concilio Vaticano II ma che la Santa Sede non ha mai approvato.

Per il cardinale Brandmüller, 93 anni, c’è tuttavia una novità ed è che “l’omosessualità praticata è riconosciuta come moralmente lecita” e “non c’è più alcuna reale differenza tra vescovi, sacerdoti, diaconi”- Tutti vanno riconosciuti solo come battezzati e cresimati, una convinzione che “corrisponde completamente agli insegnamenti di Martin Lutero”.

Ciò è contrario all’insegnamento del Concilio Vaticano II, afferma il cardinale. Infatti il Concilio insegna che il “sacerdozio gerarchico dei consacrati” differisce dal “sacerdozio universale dei battezzati, non solo nel grado ma nella sostanza”. Quindi “l’assemblea di Francoforte annulla duemila anni di pratica e un Concilio!”.

Riguardo all’ordinazione delle donne, il cardinale Brandmüller afferma che ciò “non è mai stato considerato possibile in duemila anni perché, come ha affermato con giudizio infallibile Giovanni Paolo II, la Chiesa non ha autorità” per ordinare le donne. Tali “esigenze spettacolari”, osserva il cardinale, “hanno suscitato tanto vivo entusiasmo nei circoli del cattolicesimo funzionalista quanto orrore tra i cattolici ordinari”.

Brandmüller, che Benedetto XVI creò cardinale nel 2010 per il suo servizio alla Chiesa come eminente storico, spiega poi quelle che vede come le “radici della crisi che è venuta alla luce a Francoforte”.

Importante, dice, è guardare indietro, alla fine del XIX secolo, quando davanti alla domanda “che cos’è effettivamente la religione?” emerse il fenomeno del “modernismo”. Coniato da papa san Pio X, il termine modernismo designa “un gruppo eterogeneo di idee e approcci che in vari modi erano – e sono tuttora – incompatibili con la fede cattolica”.

Questi erano tentativi di pensatori che volevano aiutare a “illuminare il significato dell’esistenza umana, per far fronte all’esperienza della finitezza dell’uomo”. Ma c’era, aggiunge, un altro “elemento costitutivo”: “quello dell’evoluzione”. Il cardinale Brandmüller spiega che le persone e la società sono state viste come soggetti di evoluzione, una “coscienza religiosa” in continua evoluzione in modo che la fede e la pratica della fede siano formulate “nelle loro fasi momentanee di sviluppo” e ruotino attorno all’io in un “monologo solitario”.

L’approccio evolutivo, dice il cardinale, derivava anche dal filosofo tedesco del XIX secolo Georg Wilhelm Friedrich Hegel e dal suo “processo in tre fasi di tesi, antitesi e sintesi”. Significa che ciò che oggi “potrebbe essere vero era falso ieri e viceversa, per essere nuovamente messo in discussione nel passaggio successivo e così via”.

Il cardinale Brandmüller afferma che i teologi avrebbero dovuto occuparsi urgentemente di questi movimenti in modo serio e spassionato, come fece papa san Pio X con le sue encicliche del 1907 Pascendi Dominici Gregis e Lamentabili Sane. “Ma questo è esattamente ciò che non è accaduto”, e gli eventi mondiali, comprese le guerre mondiali e le loro conseguenze, hanno portato la teologia a orientarsi meno al “fondamentale” e più ai “movimenti contemporanei”. Quindi, non c’è mai stato un “esame approfondito e completo del complesso fenomeno del modernismo” e il “problema ha continuato a covare sottoterra”.

Per il cardinale la crisi “finalmente è esplosa, alla vigilia del Vaticano II”, quando ha preso piede la scuola di pensiero teologica detta Nouvelle Théologie, che mirava tra l’altro ad allontanare la teologia cattolica dalla critica del modernismo. Papa Pio XII rispose con l’enciclica Humani Generis del 1960, ma “subito dopo la generazione ora ingrigita del Sessantotto, che ha nuovamente dato il tono a Francoforte, ha tentato di cambiare il corso degli eventi”.

Ciò ha portato a far diventare la Chiesa tedesca un’organizzazione non governativa con obiettivi umanitari e culturali, un “manufatto maestoso, limitato al qui e ora, che gira su se stesso, superfluo”.

Ma l’uomo ha uno “spirito infinito” e la religione è il modo in cui risponde alla sua esistenza, “riconosce il suo Creatore e lo incontra”. Il cardinale Brandmüller si chiede quindi se i “sinodalisti” non ne siano consapevoli e chiede se si rendono conto di essere “su una strada sbagliata che si perde nel nulla”.

“Alla fine, il risultato dell’impresa del Cammino sinodale è fatale”, dice il cardinale, osservando come i testi di Francoforte vadano oltre l’eresia in quanto non menzionano “Dio Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”. Il cardinale definisce questo “ateismo nel cristianesimo”, titolo di un libro del 1968 dello scrittore marxista Ernst Bloch, anche lui cittadino di Francoforte.

Al contrario, il cardinale Brandmüller sostiene che la comprensione giudaico-cristiana “non è il risultato dell’esperienza umana di sé o della riflessione esistenziale”, ma la “rivelazione del Creatore alla sua creatura, l’uomo”, raggiunta attraverso il “Figlio incarnato del Dio vivente”. E questo non è “basato su idee, miti, eccetera, ma su fatti storici verificabili”.

Eppure, “tutto questo non ha avuto alcun ruolo” nell’assemblea sinodale di Francoforte, e non c’è stata “alcuna menzione di morte, giudizio e vita eterna”, nota il cardinale Brandmüller, descrivendo questo orientamento “sorprendente e fonte di sgomento”.

“Cosa si intende lì per religione, cristianesimo, Chiesa cattolica? Infatti è ateismo nel cristianesimo”, perché “la Chiesa, in effetti, non è semplicemente una Ong socio-culturale superflua, una tra tante altre”.

“Ritorna, o Israele, al Signore tuo Dio”, conclude il cardinale, citando Osea 14:2.

Il cardinale Brandmüller, uno dei quattro che nel 2016 firmarono i dubia che interrogavano papa Francesco sulla teologia morale della sua esortazione apostolica sulla famiglia, Amoris laetitia, è l’ultimo eminente uomo di Chiesa a pronunciarsi nelle ultime settimane contro il Cammino sinodale.

Il suo commento segue una pubblica correzione fraterna dell’arcivescovo Stanisław Gądecki, presidente della Conferenza episcopale polacca, e una lettera aperta critica della Conferenza episcopale scandinava, entrambe indirizzate al presidente della Conferenza episcopale tedesca, monsignor Georg Bätzing.
Edward Pentin - Fonte: ncregister.com

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