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sabato 2 aprile 2022

Sabato della Quarta Settimana di Quaresima - 'Sitientes'

Scopriamo o ritroviamo le perle della nostra fede. Sulla Quaresima qui.
Sabato della Quarta Settimana
di Quaresima - 'Sitientes'


Nel 2011 lo abbiamo celebrato a S. Nicola in Carcere
col card. Burke
Questo giorno è famoso fin dall'antichità sotto il nome di Sabato Sitientes, per la prima parola dell'Introito della Messa. 
La Chiesa, facendo sue le parole d'Isaia, invita gli aspiranti al Battesimo di venire a dissetarsi alla fonte della salute. La Stazione, a Roma, prima fu alla Basilica di S. Lorenzo fuori le Mura; ma la lontananza di questa chiesa rendeva talmente incomoda la riunione dei fedeli, che ben presto fu scelta a sostituirla la chiesa di S. Nicola in Carcere, più al centro della città.
Introitus
Isa 55:1
Sitiéntes, venite ad aquas, dicit Dóminus: et qui non habétis prétium, veníte et bíbite cum lætítia.
Ps 77:1.
Atténdite, pópule meus, legem meam: inclináte aurem vestram in verba oris mei.
V. Glória Patri, et Fílio, et Spirítui Sancto.
R. Sicut erat in princípio, et nunc, et semper, et in sǽcula sæculórum. Amen.
Sitiéntes, venite ad aquas, dicit Dóminus: et qui non habétis prétium, veníte et bíbite cum lætítia.
Isa 55:1
O voi tutti che siete assetati, venite alle acque, dice il Signore; e voi pure che non avete denaro, venite e bevete con gioia.
Sl 77:1.
Alla mia legge, popolo mio, sempre l'orecchio rivolgi: a quel che ti dice la mia bocca presta attento l'orecchio.
V. Gloria al Padre, e al Figlio, e allo Spirito Santo.
R. Come era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
O voi tutti che siete assetati, venite alle acque, dice il Signore; e voi pure che non avete denaro, venite e bevete con gioia.
EPISTOLA (Is 49,8-15). - Così parla il Signore: Nel tempo della grazia ti ho esaudito, nel giorno della salvezza io ti ho dato soccorso; ti ho custodito e stabilito alleanza del popolo, per ristorare la terra, per entrare in possesso delle eredità dissipate; per dire a quelli che sono in catene: Andate liberi! e a quelli che sono nelle tenebre: Venite alla luce. Pascoleranno lungo la via e avranno pascoli in tutte le pianure. Non patiranno la fame, né la sete; non li offenderà né il caldo né il sole, perché chi ne ha pietà li guiderà e li farà dissetare alle fontane di acqua. Ecco venire questi da lontano, ecco venire altri dal settentrione e dal mare, ed altri dalla parte del mezzogiorno. Cantate, o cieli; esulta, o terra; monti, erompete in gridi di gioia, perché il Signore ha consolato il suo popolo, e avrà pietà dei suoi poveri. Sion aveva detto: Il Signore mi ha abbandonato, il Signore si è dimenticato di me. Può forse una donna dimenticare il suo bambino, da non aver compassione del frutto del suo seno? quand'anche essa potesse dimenticarsene, io non potrò mai dimenticarmi, dice il Signore onnipotente.
Tenerezza del Padre celeste.
Come doveva suonare dolce questo linguaggio al cuore dei Catecumeni! Mai la tenerezza del Padre celeste si espresse in una maniera più commovente come in queste parole del Profeta. Egli da al Figliuolo suo incarnato, al suo Cristo, tutta quanta la terra, non per giudicarla e condannarla come merita, ma per salvarla (Gv 3,17). L'inviato divino chiama a sé tutti coloro che gemono nelle catene e languiscono fra le tenebre: li chiama alla libertà, alla luce. Sarà appagata la loro fame, ristorata la loro sete; fino a poco fa ansimanti sotto i raggi di un sole cocente, essi troveranno il più delizioso refrigerio ai margini delle acque dove li condurrà il pastore. Vengono da lontano, da tutti i punti cardinali; e questa fonte inesauribile è il punto di convergenza di tutto il genere umano. Ormai la Gentilità si chiama Sion e il Signore "ama le porte di Sion più che tutti i tabernacoli di Giacobbe" (Sal 86,2). No, non l'aveva dimenticata durante i secoli che serviva agli idoli ; la tenerezza del Signore è come quella d'una madre; che se anche le viscere d'una madre si chiudessero al proprio figliolo, il Signore assicura che le sue resteranno sempre aperte per Sion.

Confidenza.
Abbandonatevi dunque ad una confidenza senza limiti, voi cristiani che foste incorporati alla Chiesa per il Battesimo fino dalla vostra nascita e poi aveste la disgrazia d'offendere Dio. Se in questo momento che siete prevenuti dalla divina grazia e siete sostenuti dalle sante pratiche della Quaresima e dai suffragi della Chiesa che prega incessantemente per voi, mentre vi preparate a ritornare al Signore, s'insinua nella vostra anima qualche inquietudine, rileggete attentamente queste divine parole. Non vedete che Dio vi ha affidati al suo proprio Figliolo e lo ha incaricato di salvarvi, di guarirvi, di consolarvi? Se siete presi nei lacci del peccato, Gesù è abbastanza forte per spezzarli; se brancolate nelle tenebre di questo mondo, egli è la luce; se avete fame, egli è il Pane di Vita; se avete sete, egli è la sorgente delle acque vive. Siete bruciati e deformati dagli ardori della concupiscenza? Immergetevi nella fonte purificatrice: non è certamente quella che vi diede la prima vita da voi malauguratamente perduta; ma quell'altra fonte zampillante ch'è il divin Sacramento della riconciliazione, dalla quale le anime vostre usciranno rinnovate.
VANGELO (Gv 8,12-20). - In quel tempo: Gesù parla alle turbe dei Giudei, dicendo: Io sono la luce del mondo: chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. Gli dissero allora i Farisei: Se tu rendi testimonianza alla tua persona da te stesso, la tua testimonianza non è verace. Gesù replicò loro: Sebbene io renda testimonianza di me stesso, val sempre la mia testimonianza, perché so donde son venuto e dove vado; ma voi non sapete donde io venga e dove io vada. Voi giudicate secondo la carne: io non giudico nessuno; e se giudico io, il mio giudizio è vero, perché non sono solo; ma con me è il Padre che mi ha inviato. Ed anche nella vostra legge sta scritto che è valida la testimonianza di due persone. Or a rendere testimonianza di me stesso ci sono io ed il Padre che mi ha mandato. Gli dissero allora: Dov'è tuo Padre? Rispose Gesù: Non conoscete né me, né il mio Padre; se conoscereste me conoscereste anche il Padre mio. Tali parole disse Gesù nel gazofilacio, insegnando nel tempio, e nessuno lo prese, perché non era ancora giunta l'ora sua.
Fuggire l'orgoglio.
Quale contrasto tra il linguaggio di Dio che invita gli uomini ad accogliere il Figlio suo come un liberatore, e la durezza di cuore dei Giudei nel trattare questo inviato celeste! Gesù s'è dichiarato Figlio di Dio, ed in prova della sua divina origine, per tre anni, non ha mai cessato di compiere i più strepitosi prodigi. Molti Giudei han creduto in lui, pensando che Dio non poteva confermare l'errore coi miracoli; e la dottrina di Gesù fu da essi accolta come venuta dal cielo. Ma i Farisei hanno in odio la luce ed amano le tenebre; il loro orgoglio non si sarebbe abbassato di fronte all'evidenza dei fatti. Talvolta negavano la verità dei prodigi compiuti da Gesù, altre volte pretendevano spiegarli con un intervento diabolico; altre volte, con le loro capziose domande tentarono di creare un pretesto per tradurre il Giusto davanti ai giudici e farlo condannare come un bestemmiatore ed un violatore della legge. Oggi hanno l'audacia d'obiettare a Gesù che, dichiarandosi inviato da Dio, testimonia di se stesso. Il Salvatore, pur vedendo la perversità del loro cuore, si degna di rispondere all'empio sarcasmo; ma non da loro la soddisfazione d'una esauriente risposta. Ci si accorge che la luce a poco a poco s'allontana da Gerusalemme e sta per visitare altre regioni. Terribile abbandono dell'anima! avendo abusato della verità, per un istinto di odio l'ha respinta! È il peccato contro lo Spirito Santo, che "non sarà perdonato né in questo mondo né nell'altro", dice Gesù Cristo (Mt 12,31).

Amare la verità.
Beato colui che ama la verità anche se urta contro le sue inclinazioni e sconvolge le proprie idee! perché così rende onore alla sapienza di Dio; e se la verità non lo governa più in tutto, almeno non l'ha abbandonato. Ma più beato colui che, dandosi completamente alla verità, s'è messo a seguire Gesù Cristo come un suo umile discepolo! Costui, ci dice il Salvatore, "non cammina nelle tenebre, ma ha la luce della vita".
Procuriamo dunque d'incamminarci per il fortunato sentiero che ci ha tracciato colui ch'è nostra luce e vita. Dietro i suoi passi, ci siamo arrampicati sull'aspra montagna della Quarantena e siamo stati testimoni del rigore del suo digiuno; ora, nei giorni che consacreremo alla sua Passione, egli c'invita a seguirlo sopra un altro monte, il Calvario, dove contempleremo i suoi dolori e la sua morte. Siamo fedeli all'appuntamento, ed otterremo "il lume di vita".

Preghiamo
O Dio, che preferisci essere misericordioso piuttosto che sdegnato con quelli che sperano in te; concedici di piangere come si deve i peccati commessi, onde meritare la grazia della tua consolazione.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 616-619)

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