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giovedì 21 aprile 2022

Le opinioni ignorate del cardinal Sarah sulla Russia e l’Occidente

Nella nostra traduzione un articolo di Jerry D. Salyer, pubblicato su Crisis Magazine sulle opinioni ignorate del cardinal Sarah sulla Russia e l’Occidente, da lui espresse prim'ancora della crisi attuale. Scrive tra l'altro il card. Sarah: “Giovanni Paolo II era convinto che i due polmoni dell’Europa dovessero interagire. Oggi, l’Europa occidentale usa mezzi straordinari per isolare un grande paese come la Russia mostrando un’arroganza inaudita. Il patrimonio spirituale e culturale della Chiesa ortodossa russa è ineguagliabile. Il risveglio della fede che ha seguito la caduta del comunismo è una speranza immensa.”

Le opinioni ignorate del cardinal Sarah sulla Russia e l’Occidente
Perché l’Occidente vuole annientare ciò che ha costruito? Il vero nemico dell’Occidente è l’Occidente stesso, la sua impermeabilità a Dio e ai valori spirituali, che assomiglia a un processo di autodistruzione letale.  (Cardinal Robert Sarah, Si fa sera e il giorno già volge al declino][qui].)
A questo punto, i contorni del dibattito su Viganò sono abbastanza chiari. Mentre l’arcivescovo Viganò attribuisce la colpa della guerra in Ucraina ad una NATO espansionista e ad un Occidente post-cristiano, i critici di Sua Eccellenza credono che egli non solo stia coprendo le dure realtà del regime di Vladimir Putin, ma anche ignorando i punti chiave della dottrina della guerra giusta. Poiché l’arcivescovo usa spesso un linguaggio apocalittico per descrivere le contorte macchinazioni dei globalisti, sorge la preoccupazione che si stia trasformando in un eccentrico teorico della cospirazione. Piuttosto che aggiungere altro al già considerevole volume di commenti a favore o contro l’Arcivescovo Viganò, mi sembra più interessante notare che in un certo senso egli non è solo. Cioè, non è l’unico uomo di chiesa – o anche il più alto in grado – che, a volte, ha “guardato a Oriente” per rimediare “agli errori dell’Occidente”.
Infatti, tra i cattolici osservanti sarebbe difficile trovare un uomo di chiesa vivente più universalmente stimato del Cardinale Robert Sarah. Francofono, nativo della Guinea, il cardinal Sarah è stato descritto da un luminare nientemeno come George Weigel come “una luce splendente”, uno la cui “fede illumina il cammino verso un’autentica riforma cattolica”. Per la maggior parte, altri commentatori cattolici sembrano condividere questa opinione. Eppure la maggior parte di coloro che hanno tessuto le lodi del cardinale hanno costantemente e vistosamente ignorato quanto drammaticamente la sua visione del mondo si scontri con quella dell’ establishment cattolico conservatore americano. Non si tratta neppure del fatto che le visuali scomodi del cardinale siano state cortesemente respinte; esse non sono state neppure riconosciute. Ad esempio, nel 2019, quando uscì il suo libro The Day Is Now Far Spent, chi scrive fu colpito non solo dall’enfatica e ripetuta condanna del capitalismo finanziario e della globalizzazione, ma anche dall’assoluta mancanza di interesse dei recensori verso questa parte del libro. Affermazioni puntuali come “L’umanità globalizzata, senza confini, è un inferno” erano inequivocabili, e sicuramente rilevanti per le polemiche infuocate che stavano ancora ribollendo sulla scia della Brexit e dell’elezione di Donald Trump. Pochi giornalisti cattolici hanno anche solo alluso a tali osservazioni.
Per quanto ne sappia, nessuno ha ritenuto opportuno notare le riflessioni del cardinale Sarah sulle relazioni USA-Russia, anche se per diverso tempo tali relazioni sono state un argomento di acceso interesse nei circoli cattolici conservatori. Era quasi come se la maggior parte dei giornalisti cattolici stesse semplicemente ignorando affermazioni come le seguenti, che non potevano in alcun modo essere trasformate in standard sicuri e di stampo conservatore:
In Russia, la Chiesa ortodossa ha ripreso in larga misura il suo ruolo pre-1917 come fondamento morale della società. Questo suscita un’opposizione politica, ma anche un odio profondo da parte delle élite post-cristiane dell’Occidente, non solo nei confronti della Russia, ma anche contro la Chiesa ortodossa russa e, per estensione, contro lo stesso cristianesimo ortodosso. L’attacco apertamente politico che mira a mettere l’Ucraina contro la Chiesa ortodossa russa sotto l’autorità del patriarca Kirill di Mosca è una provocazione pericolosa e stupida.
Qui bisogna ammettere un certo numero di posizioni implicite da parte di Sua Eminenza, posizioni con le quali possiamo essere d’accordo o meno. Per prima cosa, a differenza della maggior parte degli americani, il cardinale Sarah non accetta l’idea di un “muro di separazione” tra Chiesa e Stato. Inoltre, egli non liquida la Chiesa ortodossa russa come una facciata del KGB o come una cricca di dannati scismatici.
Che abbia ragione o torto su tali questioni, sembra essere stato consapevole di qualcosa a lungo dimenticato da molti cattolici americani che ora sfoggiano bandiere ucraine: Il colpo di stato del 2014, sostenuto dall’amministrazione Obama, che ha rovesciato il governo filorusso dell’Ucraina. (Se non altro, coloro che criticano la reazione isterica di Washington al 6 gennaio potrebbero trovare interessante contemplare il sostegno del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti al cambio di regime ucraino attraverso milizie organizzate, combattimenti di strada e bombe Molotov; la verità è che l’ipocrita élite americana non ha alcun problema con l’insurrezione violenta, purché la catastrofe succeda a qualcun altro). Potremmo anche riconoscere che, mentre il sostegno del cardinale alla Russia contro un Occidente post-cristiano non era così fervente e stravagante come quello di Viganò, era ancora ben oltre il limite del politicamente corretto, anche nel 2019:
Giovanni Paolo II era convinto che i due polmoni dell’Europa dovessero interagire. Oggi, l’Europa occidentale impiega mezzi straordinari per isolare la Russia. Perché persistere nel ridicolizzare questo grande paese? L’Occidente sta mostrando un’arroganza inaudita. Il patrimonio spirituale e culturale della Chiesa ortodossa russa è ineguagliabile. Il risveglio della fede che ha seguito la caduta del comunismo è una speranza immensa.
A questo punto, il sostegno che il governo russo mostra per l’ortodossia russa è trattato come un marchio contro di essa, come un segno di manipolazione. Da parte sua, Sarah dà per scontato che la conservazione dell’eredità cristiana di una nazione sia una buona cosa, indipendentemente dalla superficialità delle motivazioni dei politici. 
“L’Occidente sembra felice di vedere le sue chiese trasformate in palestre, le sue cappelle romaniche cadere in rovina, il suo patrimonio religioso minacciato da una totale desacralizzazione. La Russia, al contrario, sta spendendo somme considerevoli per restaurare i tesori dell’ortodossia”. E come per portare a termine il suo paragone, il cardinale Sarah ha contrapposto il coinvolgimento americano e russo in Medio Oriente, ancora una volta a favore dei russi:
L’amministrazione Obama ha cercato di portare la libertà ai siriani. Oggi il paese assomiglia a una distesa di rovine. Senza l’intervento della Russia, sarebbe prevalso un regime islamista. I cristiani di quel paese devono la loro sopravvivenza a Mosca. La Russia ha svolto il suo ruolo di protettore delle minoranze cristiane, la maggior parte delle quali ortodosse. Il governo russo intendeva difendere una religione, ma anche una cultura.
Di nuovo, tutte queste osservazioni sono state pubblicate diversi anni fa, quindi niente di tutto ciò è inteso a mettere in bocca a Sua Eminenza parole riguardanti la situazione attuale. Il suo attuale account di Twitter indica – senza sorpresa – che egli lamenta la guerra, la morte e la distruzione, e vorrebbe vedere una risoluzione pacifica. Non sembra plausibile che condoni l’invasione di un paese da parte di un altro, qualunque sia la storia di fondo. Tuttavia, date le sue precedenti critiche, appare altrettanto dubbio che possa attribuire interamente alla Russia la responsabilità  guerra, e tanto meno che possa sentirsi unito alla bandiera occidentale. Per capire il perché, dobbiamo ricordare che la prospettiva del Cardinale Sarah è costruita su esperienze radicalmente diverse da quelle, diciamo, di un cattolico americano di periferia. Come nativo africano, Sarah conserva un apprezzamento per i legami organici e tribali che gli americani hanno ampiamente scartato. Come post-coloniale, abbastanza a suo agio con la cultura e le idee cattoliche francesi, egli rappresenta una visione del mondo radicalmente controrivoluzionaria, una visione che guarda con sospetto non solo al socialismo, ma allo stesso progetto liberale lockeano:
Gli occidentali sono convinti che ricevere sia contrario alla dignità della persona umana. Ma l’uomo civilizzato è fondamentalmente un erede, riceve una storia, una cultura, una lingua, un nome, una famiglia. È questo che lo distingue dal barbaro. Rifiutare di essere inserito in una rete di dipendenza, eredità e filiazione ci condanna a tornare nudi nella giungla di un’economia competitiva lasciata a se stessa. Rifiutando di riconoscersi come erede, l’uomo è condannato all’inferno della globalizzazione liberale in cui gli interessi individuali si confrontano senza alcuna legge che li regoli oltre al profitto ad ogni costo.
Nel caso in cui il lettore non l’abbia notato, questi sono quasi l’opposto dei sentimenti che si trovano nelle pagine della National Review, che vede la “globalizzazione liberale” non come un inferno ma come il paradiso.
Per esser chiari, il vero focus del mio discorso non è sostenere una particolare visione della guerra, né di considerare il cardinale Sarah come un profeta infallibile, né di insistere che aveva ragione sullo stato della Russia, sul globalismo, o su qualsiasi altro particolare elemento. No, il punto è che un ecclesiastico di alto profilo crede che il più grande nemico dell’Occidente non sia mai stato Al-Qaeda, l’ISIS o la Cina, tanto meno la Russia, ma piuttosto l’Occidente stesso, e nessuno di coloro che professano di ammirarlo ha ritenuto opportuno notarlo.
I conservatori cattolici evitano costantemente la questione ogni volta che una figura onorata, viva o morta, fa compagnia alla loro ristretta agenda di “capitalismo democratico”. Forse questa pratica è dovuta alla disonestà, o forse è semplice dissonanza cognitiva. In ogni caso, il danno che perpetua va ben oltre la politica estera. Se cadiamo nell’abitudine di filtrare con noncuranza tutto ciò che potrebbe sfidarci, allora è inutile discutere i pensieri del cardinale Sarah – o di chiunque altro.
Jerry D. Salyer

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