Oggi si è giunti a pensare che la democrazia sia un bene assoluto, un meta-valore verso cui tende la storia. Tutte le nostre insufficienze nel presente deriverebbero da un deficit di democrazia. Da qui un processo di democratizzazione (vedi partiti progressisti) e “sinodalità” (vedi chiesa attuale) inesauribile e senza termine storico (valore escatologico). Giovanni Paolo II, nel tentativo di evitare il divorzio definitivo tra chiesa e modernità, fece una distinzione tra una democrazia come base filosofica (da rigettare) e una democrazia come mero meccanismo di rappresentanza del potere (neutro, al pari di monarchia, o oligarchia etc.). Una democrazia esercitata da un popolo maturo, evangelizzato, e robusto nelle virtù naturali e soprannaturali di per sé non costituisce un problema. Ecco perché puntava tutte le sue carte sulla evangelizzazione dei popoli. Ma, a prescindere dalla ineludibile complessità del discorso, all'atto pratico l'evangelizzazione è rimasta pura teoria per effetto della rinuncia a un malinteso senso di proselitismo di conio conciliare.
I guai della democrazia moderna. Un elenco
La democrazia moderna, vale a dire fondata sulle categorie filosofiche proprie della modernità, viene espressa in modo assolutamente efficace da questa frase di Thomas Hobbes, che ne è il più lucido fondatore: “Nella democrazia i singoli pattuiscono tra di loro di obbedire al popolo, il popolo stesso non è obbligato verso nessuno” (De cive, VIII, 1). In questa frase c’è già tutto.
Vediamo allora in estrema sintesi i caratteri della democrazia secondo i criteri moderni.
Artificialità. La democrazia nasce da un patto, non ha nessuna base né naturale né tantomeno soprannaturale. È un artificio. Lo stesso criterio della maggioranza è prodottO artificialmente e non si dà in nessuno stato di natura.
Pretesa fondante. La democrazia non è solo un sistema per decidere le cose da fare una volta costituitasi (vuoi per natura vuoi per convenzione) la società, ma è il patto che fonda, istituisce la società stessa, trasferendo al Popolo tutta la libertà di cui nello stato pre-sociale godevano i singoli.
Volontarismo. Il patto sociale e di sottomissione al Popolo non viene fatto con delle motivazioni preesistenti al patto stesso, perché nella situazione pre-sociale non esistono regole. Il patto è generato dalla sola volontà mossa verso una utilitas, ossia salvaguardare la propria vita e i propri beni dall’aggressione del più forte. La società democratica è priva di giustificazioni, dato che è proprio essa, la democrazia, a fondaRe la società senza motivazioni.
Egualitarismo. La democrazia moderna intende i singoli in modo astratto, come eguali ed equivalenti, astraendo da ogni elemento della loro realtà vera e così sovrapponendo alle reali diversificazioni il manto di un egualitarismo finto.
Proceduralismo. La democrazia moderna nasce da una procedura – la procedura pattizia – quindi è essenzialmente procedura. Non ha giustificazioni se non nella procedura con cui nasce la società democratica come sottomessa al potere del Popolo, nel cui agire forma e contenuto si identificano. Come scrive Carl Schmitt: “La maggioranza non commetterà mai ingiustizia”.
Immanentismo. Nessun fondamento o principio della convivenza democratica proviene dall’esterno rispetto all’artificio del pactum societatis e del pactum subiectionis. La democrazia stessa come proceduta fonda i principi del vivere sociale. Ogni forma di “trascendenza” viene negata fin dall’inizio.
Ateismo. La democrazia moderna quindi è atea in modo strutturale e non contingente. Lo è fin dalla sua costituzione e quindi sarà essenzialmente corrosiva del sacro.
Totalitarismo. La democrazia è totalitaria fin dall’inizio e non per qualche incidente di percorso successivo. Il Popolo-Leviatano, infatti, nel rispetto delle regole procedurali, può decidere tutto.
Ideologia. La democrazia non può non essere ideologica, perché non tiene conto della realtà ma della convenzione procedurale su cui si basa e che coarta la realtà sovrapponendole il manto della propria finzione. (Stefano Fontana - Fonte)
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