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mercoledì 18 maggio 2022

Mons. Bätzing non vuole più rispondere alle critiche al Cammino sinodale

C'è da chiedersi che senso abbia perdere del tempo a discutere con degli eretici... I tedeschi non ricevono contestazioni neanche dal Vaticano. Non ci vuole molto a capire che il clero tedesco sta facendo il lavoro sporco che fa comodo anche a Roma. Precedenti di maggior rilievo sulla situazione della Chiesa in Germania qui - qui - qui - qui. E sul Sinodo sulla sinodalità qui

Recentemente sono state mosse nuove critiche al processo intrapreso dalla Chiesa di Germania, il Cammino sinodale. Così, il 5 maggio, il Tagespost ha riportato una nuova critica di mons. Czeslaw Kozon, presidente della Conferenza episcopale scandinava. E il 3 maggio mons. Samuel Aquila, arcivescovo di Denver, ha inviato una nuova critica a mons. Bätzing.
Il presidente della conferenza episcopale tedesca, mons. Georg Bätzing, è perplesso di fronte a tutte queste critiche. Ha risposto a mons. Aquila respingendo le critiche mosse al Cammino sinodale e avvertendo che in futuro non avrebbe più risposto alle lettere aperte.
L'arcivescovo di Limburgo ha sottolineato che il Cammino sinodale mira ad affrontare "le cause sistemiche degli abusi e del loro occultamento, che hanno causato sofferenze indicibili a tante persone nella Chiesa e a causa della Chiesa".
Nella sua nuova critica, mons. Aquila ha qualificato il Cammino sinodale come un "tradimento del Vangelo". Spiega che l'iniziativa mette in discussione il patrimonio della fede e in alcuni casi lo rigetta. Ha fatto riferimento ai dibattiti sulla moralità sessuale cattolica.

A proposito degli abusi, scrive l'arcivescovo di Denver: "Perché l'insegnamento cattolico deve cambiare sulle questioni fondamentali della dottrina e della vita morale perché i vescovi tedeschi non sono riusciti a insegnare in modo efficace a comportarsi onestamente?"

La risposta a mons. Aquila
Nella sua risposta, il presidente della Conferenza episcopale tedesca afferma: "Sulla base di intense discussioni con le persone colpite e di studi scientifici sui casi di abusi su bambini e giovani da parte di membri del clero nel nostro Paese, abbiamo dovuto accettare dolorosamente che sono i fattori sistemici multidimensionali nella Chiesa cattolica a favorire gli abusi. Scoprirli e superarli è il punto di partenza del Cammino sinodale."

D'altro canto, l'argomento di Aquila secondo cui i vescovi hanno commesso errori nell'affrontare gli abusi e che ora vogliono, invece di assumersene la responsabilità, mettere in discussione fondamentalmente l'insegnamento della Chiesa, è "terribilmente unilineare e purtroppo non fa giustizia - tutt'altro - alla complessa realtà delle strutture che favoriscono gli abusi nella Chiesa cattolica".

Mons. Bätzing ha annunciato che non risponderà più alle lettere aperte. "Se l'ho fatto la prima volta, è stato per rispetto a te e ai miei confratelli. Ma sai anche che è consuetudine lasciare lettere aperte senza risposta."

Afferma inoltre che, tra i firmatari della prima lettera, c'erano persone "che non erano informate del vero processo di discussione del Cammino sinodale", rimprovera all'arcivescovo di Denver.

"E anche dopo un certo periodo, non erano a conoscenza del fatto che avessi risposto in dettaglio e di come l'avessi fatto. Ciò dimostra che non hanno reso pubblicamente disponibile la mia risposta allo stesso modo della loro lettera". Aquila ne aveva diritto, ma ciò rende la sua mossa "un po' ambigua", conclude.

Comunque sia, non è necessario essere vescovo per rendersi conto della deriva del Cammino sinodale. Ed è anche ovvio che Roma non può non sapere cosa sta succedendo lì. Infine, è certo che, se Roma non interviene – e per Roma bisogna capire il Papa – il danno inflitto alla Chiesa di Germania rischia di far sembrare la Riforma una cosa da niente.
(Fonti: katholisch.de/Infocatolica/Die Tagespost – FSSPX.Actualités)

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