Ieri ricorreva l'anniversario della morte del cardinale József Mindszenty, principe-primate d'Ungheria dal 1945 al 1973, avvenuta a Vienna il 6 maggio 1975.
Poiché la carica di principe-primate d'Ungheria comportava funzioni ecclesiastiche ma anche compiti civili, egli venne avversato duramente dal regime comunista ungherese. Arrestato nel 1948, torturato e condannato all'ergastolo, trascorse 8 anni tra carcere duro e arresti domiciliari. Liberato dagli insorti nel 1956, appoggiò la rivolta. Con l'arrivo dei carri armati russi si rifugiò nell'ambasciata americana, dove rimase per 15 anni, rifiutando l'invito del Vaticano di trovare riparo a Roma. Non partecipò quindi ai Conclavi del 1958 e del 1963.
Fu assolutamente contrario alla Ostpolitik del pontificato montiniano e a qualsiasi compromesso con i regimi comunisti, per conservare la possibilità di denunciare abusi e violazioni dei diritti umani.
Nel 1971, per intervento del presidente americano Nixon, lasciò l'ambasciata e si stabilì a Vienna, visitando spesso le comunità ungheresi nel mondo e denunciando la realtà d'oltrecortina.
Nel 2012, ben 37 anni dopo la morte, gli è stata data piena riabilitazione legale, morale e politica, chiudendo ufficialmente la revisione del processo-farsa da lui subito nel 1949.
Dal 1991 il cardinale Mindszenty è sepolto nella cripta della cattedrale di Nostra Signora e di sant'Adalberto a Esztergom, città nella quale fu arcivescovo.
Le vibranti parole riprese di seguito sono state pronunciate da Papa Pio XII durante una Messa di espiazione (purtroppo oggi coram populo e ufficialmente non se ne celebrano più!) nel 1949 in occasione dell’arresto e del processo all'illustre porporato. Le prendiamo come insegnamento e conforto perenne in questa temperie oscura per la cattolicità, in cui il regime avverso alla nostra fede, proprio di stati dittatoriali, ha assunto dimensioni globali.
Romani! Diletti figli e figlie !
Ancora una volta, in un’ora grave e dolorosa, il popolo fedele della città eterna è accorso verso il suo Vescovo e Padre.
Ancora una volta questo superbo colonnato sembra poter a stento stringere con le sue braccia gigantesche le folle che, come onde mosse da una forza irresistibile, sono affluite fin sulla soglia della Basilica Vaticana, per assistere alla Messa di espiazione nel punto centrale di tutto il mondo cattolico ed effondere i sentimenti di cui le loro anime traboccano.
La condanna inflitta, fra la unanime riprovazione del mondo civile, sulle rive del Danubio, ad un eminente Cardinale di Santa Romana Chiesa, ha suscitato sulle rive del Tevere un grido d’indignazione degno dell’Urbe.
Ma il fatto che un
regime avverso alla religione ha colpito questa volta un Principe della Chiesa, venerato dalla stragrande maggioranza del suo popolo, non è un caso isolato; esso è uno degli anelli della lunga catena di persecuzioni che alcuni Stati dittatoriali muovono contro la dottrina e la vita cristiana.
Una nota caratteristica comune ai persecutori di tutti i tempi è che, non contenti di abbattere fisicamente le loro vittime, vogliono anche renderle spregevoli e odiose alla patria ed alla società.
Chi non ricorda i Protomartiri romani, di cui parla Tacito (Annal. 15, 44), immolati sotto Nerone e rappresentati come incendiari, abominevoli malfattori, nemici del genere umano?
I moderni persecutori si mostrano docili discepoli di quella scuola ingloriosa.
Essi copiano, per così dire, i loro maestri e modelli, se pure non li sorpassano in crudezza, abili come sono nell’arte di adoperare i progressi più recenti della scienza e della tecnica allo scopo di una dominazione e di un asservimento del popolo, quale non sarebbe stato concepibile nei tempi passati.
Romani! La Chiesa di Cristo segue il cammino tracciatole dal divin Redentore. Essa si sente eterna; sa che non potrà perire, che le più violente tempeste non varranno a sommergerla. Essa non mendica favori; le minacce e la disgrazia delle potestà terrene non la intimoriscono. Essa non s’immischia in questioni meramente politiche od economiche, né si cura di disputare sulla utilità o il danno dell’una o dell’altra forma di governo. Sempre bramosa, per quanto da lei dipende, di aver pace con tutti (cfr. Rom. 12, 18), essa dà a Cesare ciò che gli compete secondo il diritto, ma non può tradire nè abbandonare ciò che è di Dio.
Romani ! La Chiesa di Cristo segue il cammino tracciatole dal divin Redentore. Essa si sente eterna; sa che non potrà perire, che le più violente tempeste non varranno a sommergerla. Essa non mendica favori; le minacce e la disgrazia delle potestà terrene non la intimoriscono. Essa non s'immischia in questioni meramente politiche od economiche, nè si cura di disputare sulla utilità o il danno dell'una o dell'altra forma di governo. Sempre bramosa, per quanto da lei dipende, di aver pace con tutti (cfr. Rom. 12, 18), essa dà a Cesare ciò che gli compete secondo il diritto, ma non può tradire né abbandonare ciò che è di Dio.
Ora è ben noto quel che lo Stato totalitario e antireligioso esige ed attende da lei come prezzo della sua tolleranza o del suo problematico riconoscimento. Esso, cioè, vorrebbe :
- Una Chiesa che tace, quando dovrebbe parlare;
- una Chiesa che indebolisce la legge di Dio, adattandola al gusto dei voleri umani, quando dovrebbe altamente proclamarla e difenderla;
- una Chiesa che si distacca dal fondamento inconcusso sul quale Cristo l'ha edificata, per adagiarsi comodamente sulla mobile sabbia delle opinioni del giorno o per abbandonarsi alla corrente che passa;
- una Chiesa che non resiste alla oppressione delle coscienze e non tutela i legittimi diritti e le giuste libertà del popolo;
- una Chiesa che con indecorosa servilità rimane chiusa fra le quattro mura del tempio, dimentica del divino mandato ricevuto da Cristo: Andate sui crocicchi delle strade (Matth. 22, 9); istruite tutte le genti (Matth. 28, 19).
Diletti figli e figlie! Eredi spirituali di una innumerevole legione di confessori e di martiri!
È questa la Chiesa che voi venerate ed amate? Riconoscereste voi in una tale Chiesa i lineamenti del volto della vostra Madre? Potete voi immaginarvi un Successore del primo Pietro, che si pieghi a simili esigenze? [Dalla piazza la folla risponde: No!]
Il Papa ha le promesse divine; pur nella sua umana debolezza, è invincibile e incrollabile; annunziatore della verità e della giustizia, principio della unità della Chiesa, la sua voce denunzia gli errori, le idolatrie, le superstizioni, condanna le iniquità, fa amare la carità e le virtù.
Può dunque egli tacere, quando in una Nazione si strappano con la violenza o con l’astuzia dal centro della Cristianità, da Roma, le chiese che le sono unite, quando s’imprigionano tutti i vescovi greco-cattolici, perché negano di apostatare dalla loro fede, si perseguitano e si arrestano sacerdoti e fedeli, perché rifiutano di separarsi dallo loro vera Madre Chiesa? [Dalla piazza la folla risponde: No!]
Può il Papa tacere, quando il diritto di educare i propri figli è tolto ai genitori da un regime di minoranza, che vuole allontanarli da Cristo? [Dalla piazza la folla risponde: No!]
Può il Papa tacere, quando uno Stato, oltrepassando i limiti della sua competenza, si arroga il potere di sopprimere le diocesi, di deporre i Vescovi, di sconvolgere l’organizzazione ecclesiastica e di ridurla al di sotto delle esigenze minime per una efficace cura delle anime? [Dalla piazza la folla risponde: No!]
Può il Papa tacere, quando si giunge al punto di punire col carcere un sacerdote reo di non aver voluto violare il più sacro ed inviolabile dei segreti, il segreto della confessione sacramentale? [Dalla piazza la folla risponde: No!]
È forse tutto ciò illegittima ingerenza nei poteri politici dello Stato? Chi potrebbe affermarlo onestamente? Le vostre esclamazioni hanno già dato la risposta a queste e a molte altre simili domande.
Il Signore Iddio, diletti figli e figlie, ricompensi la vostra fedeltà. Vi dia forza nelle lotte presenti e future. Vi renda vigili contro i colpi dei nemici suoi e vostri. Rischiari con la sua luce le menti di coloro, i cui occhi sono ancora chiusi alla verità. Conceda a tanti cuori, oggi ancora lontani da lui, la grazia del ritorno sincero a quella fede e a quei sentimenti fraterni, la cui negazione minaccia la pace della umanità.
Ed ora scenda larga, paterna, affettuosa su voi tutti, sull’Urbe e sull’Orbe la Nostra Benedizione Apostolica.
Papa Pio XII
(Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, X, Decimo anno di Pontificato, 2 marzo 1948 - 1° marzo 1949, pp. 389 – 391. In occasione dell’arresto e del processo al Cardinale Mindszenty)
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