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mercoledì 4 maggio 2022

Siamo in guerra,   ma non solo perché la Russia ha attaccato l’Ucraina

Ringrazio per la condivisione e volentieri pubblico. Qui l'indice degli articoli collegati.
Siamo ormai a più di sessanta giorni dall’attacco della Russia all’Ucraina e non vi è giornale o tv che non parli di questa guerra: l’informazione di fatto è talmente uniforme che ci si stufa a seguirla. La cosa è comprensibile dato che l’Europa e gli Stati Uniti seguono una politica di parte, la loro, nella quale fanno rientrare l’Ucraina attuale, non tanto perché è stata attaccata, quanto perché la ritengono facente parte del loro fronte, contrapposto al fronte russo. Dal canto suo, com’è logico, la Russia parla della guerra in corso da un altro punto di vista, il suo.
Ma se tutto questo è comprensibile nel suo complesso, quello che è meno comprensibile è che informatori e osservatori mossi dal desiderio di oggettività rappresentino una sparuta pattuglia.
Trattandosi di una “guerra” sembrerebbe inevitabile, ma non è inevitabile che si preferisca schierarsi piuttosto che osservare e valutare col dovuto distacco intellettuale, nonostante il coinvolgimento indiretto in un conflitto che si svolge in seno alla stessa Europa.

In particolare si nota il formarsi di una sorta di “fazione” mossa da un pregiudizio antirusso che si sforza di leggere perfino le intenzioni nascoste della Russia. A tal fine si mescolano pezzi di storia passata, contrasti religiosi, sentimenti e sensibilità da sempre contrassegnati da sfumature diverse. Si arriva perfino a parlare di visione euro-asiatica con pretese egemoni, fondata su ateismo e volontà di potenza.
Tali prese di posizione sviliscono gli ambienti che dovrebbero connotarsi come equilibrati in quanto mossi da istanze prevalentemente religiose; essi in definitiva inducono in errore molte persone che li seguono. Non tutti hanno la possibilità e la voglia di informarsi attingendo a più fonti e coloro che attingono solamente alle fonti suddette vengono fuorviati e in qualche modo portati anche inavvertitamente a conclusioni faziose.
Vero è che la storia la scrivono i vincitori, ma allo stato attuale non ci sono né vincitori né vinti; ci sono purtroppo gruppi e personaggi che ritengono di essere in possesso della verità e di trovarsi dalla parte del bene e del giusto. Dispiace che questo accada in ambienti che ci tengono ad essere chiamati conservatori o perfino tradizionali.

Facciamo qualche esempio: ultimamente abbiamo letto in una piattaforma di non poco conto che la Russia, etichettata come ortodossa intransigente, avrebbe l’intenzione di imporre il suo modello ateo e totalitario. Evidentemente chi diffonde tali opinioni non si accorge delle contraddizioni che esse veicolano.
In un’altra piattaforma abbiamo letto che la Russia, definita come una compagine non occidentale, avrebbe il torto di non adeguarsi alle norme occidentali. E potremmo continuare.
Ci si chiede: perché accade che invece dell’equilibrio si pratichi la faziosità?
Accade perché ci sono momenti in cui si fa prevalere l’appartenenza piuttosto che il distacco; e questo può essere scusabile; ma sarebbe più onesto e soprattutto più caritatevole che si dichiarasse l’appartenenza e non ci si presentasse come informati oggettivamente. Presentare la soggettività come oggettività è cosa riprovevole e niente affatto cattolica.

Comprendiamo che il sentirsi far parte possa comportare una qualche sensazione di sicurezza, ma non fino al punto di considerare la propria parte come fosse il bene assoluto. Si può essere di parte, ma non si deve essere partigiani: si arriva inevitabilmente all’accecamento intellettuale e al pregiudizio.
Difendere la propria parte è cosa legittima, ma solo fino a quando non si cerca stoltamente di pensare all’altra parte come al male assoluto, poiché in tal modo si diventa aggressori.
La propria parte, in quanto tale, deve essere considerata come buona e giusta, ma non bisogna dimenticare che anche l’altra parte si considera allo stesso modo.
Intendiamoci: il bene esiste di per sé e ciò che non è bene è male, ragion per cui se la nostra parte è buona e giusta, l’altra parte deve essere necessariamente cattiva e ingiusta, ma questo è vero solo per una mentalità partigiana e non certo per una mentalità cattolica.
Solo il demonio è il male e non si può demonizzare l’altra parte solo perché è “l’altra”.
A furia di demonizzare l’altra parte si finisce col convincersi che essa debba essere distrutta, così che rimanga solo il presunto bene della propria parte: gli Angeli che combattono i demoni.

In questa guerra interna condotta da fazioni opposte si generano i presupposti perché non ci siano né vincitori né vinti, ma solo perdenti che non riusciranno a trovare la pace neanche con loro stessi. La guerra si fa per perseguire la pace, ma con la faziosità si alimentano rancori che si estinguono solo con la morte.
Chi crede di informare oggettivamente esponendo opinioni soggettive, non solo procura il male altrui, ma ottiene il male per sé stesso. È quello che accade oggi nel mondo moderno e in particolare nella guerra attualmente in corso.

Abbiamo letto che la Russia non avrebbe scusanti perché è l’aggressore dell’Ucraina, ed ogni aggressione è da condannare. Tuttavia, nessuna condanna può essere emessa a priori, senza prima avere valutato le ragioni dell’aggressore: si può aggredire sia per offesa sia per difesa, soprattutto quando è a rischio la vita o il destino di uomini, famiglie e popoli. Abbiamo anche letto che l’Ucraina intende mantenere la sua autonomia come nazione sovrana e quindi non può accettare l’ingerenza della Russia. Tuttavia non si rimane autonomi e sovrani chiedendo di rientrare sotto lo scudo protettivo di altre nazioni come gli Stati Uniti, che hanno tutto l’interesse a contrastare la Russia che ritengono sia un ostacolo all’influenza statunitense nel mondo.

Detto questo, precisiamo, per amore di parte, che non facciamo il tifo per la Russia, anzi riteniamo che la Russia abbia dimostrato di essere poco prudente, rispondendo alle provocazioni dei suoi avversari esattamente come questi ultimi volevano che facesse: ha avviato una guerra; e gli avversari erano già pronti ad approfittare della trappola tesa per arrecarle il maggior danno possibile.
Chi è imprudente è destinato a subire le conseguenze della sua imprudenza.
Ma quali sono le mire di chi ha teso la trappola? Il cosiddetto Occidente ritiene che sia giusto e buono portare a compimento il suo progetto di cambiamento del mondo: si vuole un mondo uniformato e sottoposto al controllo e alla guida di chi nello stesso Occidente detiene il potere reale, cioè i detentori del denaro che controllano i poteri decisionali delle diverse nazioni, Italia compresa.
In questa ottica, la Russia ha dimostrato di essere un ostacolo, se non altro perché sfugge al controllo dei detentori occidentali del potere, almeno fino ad oggi.

Ci sembra sia opportuno considerare che è alquanto strano che in Europa si parli della Russia come fosse una nazione asiatica, mentre invece essa si trova interamente in Europa.  Nemmeno al tempo del regime comunista si poteva pensare che la Russia fosse come un altro continente, e se questo poteva essere giustificato per la connotazione ideologica, non lo era certo per l’azione politica: l’ingerenza russa si estendeva dal Baltico all’Adriatico; mentre l’estensione ad Est del governo russo copriva le terre desolate della Siberia.
Se si guarda la carta geografica si coglie con immediatezza che l’Europa si estende da Ovest a Est dall’Atlantico agli Urali: dalla Francia e dal Portogallo alla Russia; e da Nord a Sud dal Mare di Barents al Canale di Sicilia: dalla Finlandia alla Sicilia.
Quando si è pensato di dar vita all’Unione Europea era logico che si escludesse la Russia a causa della sua connotazione politica, ma il cosiddetto muro di Berlino è caduto da 33 anni e così l’implosione dell’Unione Sovietica, eppure l’Unione Europea continua ad agire come se la Russia fosse in un altro continente.
Si dirà che gli Stati dell’Unione hanno una comune connotazione “democratica” e questo porta ad escludere la Russia autocratica, ma tale considerazione non basta a giustificare la detta esclusione, poiché le risorse russe sono un  fattore importate per l’economia dell’Europa ed è facile comprendere come il miglior rapporto tra tutti gli Stati compresa la Russia farebbe dell’Europa la più grande potenza economica mondiale.
Questa considerazione porta alla constatazione che in una Europa dall’Atlantico agli Urali la Russia avrebbe una posizione di preminenza rispetto agli altri Stati, sia per le sue risorse sia per la sua popolazione; e questo porrebbe la Germania in una posizione di secondo piano, ed è questo fattore che fa della Germania il principale nemico di una Russia integrata nell’Europa.
L’altro ostacolo ad una Europa comprendente la Russia è costituito dalla struttura dell’attuale Unione Europea, la quale comporta una sorta di sudditanza di tutti gli Stati nazionali al superstato con sede a Bruxelles: inesistente di diritto, ma omnipervasivo di fatto, dove non si perseguono gli interessi dell’Europa, ma quelli dell’oligarchia economica che fa capo all’oligarchia statunitense, la quale ultimamente ha progettato di edificare un nuovo ordine mondiale asservito ai detentori del denaro e connotato dall’assenza di Dio.

In un contesto siffatto si fa fatica a considerare seriamente chi presenta la Russia attuale come una nazione atea, se così fosse non si spiegherebbe perché l’Occidente, oggi ateo,  guarderebbe alla Russia come ad un nemico: infatti, essendo entrambi atei, dovrebbero andare l’amore e d’accordo.
La realtà che abbiamo sotto gli occhi, per chi vuol vedere, è che la Russia attuale è tornata a Dio quasi nella stessa misura e con lo stesso andamento con cui l’Occidente se ne è allontanato.
È questo il motivo sostanziale dell’attuale astio contro la Russia, tenuto conto che l’Occidente è ormai diventato sinonimo degli Stati Uniti, dove Dio è nominato un po’ dovunque, ma parimenti non presente nella vita della società. Viviamo in un complesso di Stati in cui è sempre più palese l’assenza di Dio, e in molti casi il disprezzo per Dio e le Sue leggi: ed è quindi inevitabile che si guardi con astio alla Russia col suo pur minimo richiamo a Dio, presente in tutta la società. 
Diventiamo quindi tutti “russi”? Tutt’altro, dobbiamo ritornare alle vere origini dell’Europa cristiana, trascinando con noi anche gli Stati Uniti e non facendoci più dirigere da essi.

A chi avesse delle remore a seguire il nostro ragionamento, suggeriamo di guardare la condizione dell’America del Sud, un tempo interamente cattolica, dove il cattolici si sono ridotti al 40 per cento a favore delle sette protestanti di varia denominazione provenienti tutte dagli Stati Uniti.
È infatti dagli Stati Uniti che provengono tutte le ideologie che imperversano in Europa: dal consumismo all’omosessualismo, dal libertinismo all’imposizione totalitaria di usi e costumi immorali, dalla mitologia della libertà alla sua imposizione nel mondo anche per mezzo di guerre.
Sia chiaro che non intendiamo generalizzare: sappiamo bene che negli Stati Uniti vi sono gruppi, famiglie e singole persone che conducono una vita guidata dall’amore per Dio, ma si tratta ormai di minoranze che vivono in contrasto con l’insieme della compagine nazionale e in ogni caso non in grado di connotare lo stile di vita dell’intera nazione: per tutti basti l’esempio dell’attuale Presidente Joe Biden, cristiano di nome e nel contempo propugnatore dell’aborto, predicatore di pace e propugnatore di guerra ovunque se ne presenti l’occasione; il tutto con l’ormai più che settantennale metodo di spingere gli Europei a patire e a morire per guerre volute dalla dirigenza statunitense. È in questa ottica che è opportuno guardare all’attuale guerra in Ucraina, istigata dagli Stati Uniti.
Solo quando l’Europa si scrollerà di dosso il gioco statunitense e tornerà alle sue radici cristiane sarà possibile guardare ad un futuro migliore del presente e privo di ferite sanguinolenti e di ideologie antiumane come quella del “genere”.

Preghiamo tutti giorni l’Altissimo perché ciò avvenga: recitiamo ogni giorno il Santo Rosario e supplichiamo la Santissima Vergine Maria perché interceda per noi presso il suo divino Figlio. E così sia. - Fonte

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