La natura di inversione del metaverso si evince dal fatto che, come nel termine metafisica, l'etimologia rimanda a una dimensione ulteriore, altra e superiore; il metaverso, insomma, dovrebbe essere il luogo metafisico, lo spazio ulteriore a quello fisico che lo sovrasta e lo contiene.
Tradizionalmente, tuttavia, la dimensione metafisica è l'oltre, la dimensione che fonda la realtà fisica e la sostiene, sottratta al tempo e allo spazio e culminante nell'eternità dell'Onnipotente, da cui ha origine ed è orientata tutta la realtà fisica che ne porta inscritto il Logos, cioè il linguaggio, le leggi, la ragion d'essere.
Da come è stato descritto, invece, il metaverso è e sarà una realtà artificiale, una duplicazione arbitraria - sintetica ed edulcorata - della realtà fisica, di cui riprodurrà le possibilità più grossolane e materiali, in una sorta di cattiva infinità che aliena, imprigiona, e non libera.
Non a caso, sembrerebbe, il simbolo di Meta è quello di un infinito deformato e contorto. Lo stesso Mark Zuckerberg nell'annunciare la nuova progettualità che reinventa il suo gruppo aziendale, annuncia un futuro virtuale. Ora il virtuale può essere utile come strumento (sapientemente usato e non abusato, sia in termini di qualità che di quantità), di comunicazione o di sperimentazione, ma non come sostituzione del reale.
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