Chicago, Savannah, Washington.
Vescovi modernisti contro la Messa dei secoli.
Il card. Wilton Daniel Gregory, arcivescovo metropolita di Washington, ha promulgato il decreto contenente le norme liturgiche per l’attuazione del motu proprio Traditionis Custodes all’interno dell’Arcidiocesi romana cattolica di Washington. Queste norme entreranno in vigore il 21 settembre 2022 e saranno riviste dopo tre anni.
L’altro ieri, commentando un similare decreto di S.E. Stephen Douglas Parkes, Vescovo di Savannah, commentavamo che quest’ultimo non fosse preso ad esempio, ma – nel giro di due soli giorni – dall’illusione siamo passati ad un vero e proprio «bagno di sangue», perché l’Arcivescovo di Washington, con il suo odierno decreto, alza ulteriormente l’asticella nella guerra contro i fedeli ed i sacerdoti legati alla liturgia tradizionale, in una Arcidiocesi che – è bene ricordarlo – ad oggi vede la celebrazione domenicale di una cinquantina di Sante Messe tradizionali in quattordici diverse chiese (che da mercoledì 21 settembre saranno ridotte a tre!).
Il tutto – come sempre – brandendo il motu proprio Traditionis custodes, ammantato da un falso, anzi fastidiosamente falsissimo ed ipocrita (ci sia concesso: questo è) paternalismo pastorale da «volemmose bene».
Confermando che «tutti gli altri sacramenti devono essere celebrati utilizzando i libri liturgici promulgati da san Paolo VI e san Giovanni Paolo II. Questi riti possono essere celebrati in latino» (bontà sua…), andando ben oltre il motu proprio pontificio, l’Arcivescovo di Washington dispone che «tutte le celebrazioni delle liturgie del Natale, del Triduo, della Domenica di Pasqua e della Domenica di Pentecoste nell’Arcidiocesi di Washington devono utilizzare esclusivamente i libri liturgici promulgati da San Paolo VI e da San Giovanni Paolo II, sia in vernacolo che in latino».
Con una sorta di lugubre ironia, Sua Eccellenza ci tiene però a precisare «che la maggior parte dei fedeli che partecipano a queste celebrazioni liturgiche nell’Arcidiocesi di Washington sono sinceri, pieni di fede e ben intenzionati. Allo stesso modo, la maggior parte dei sacerdoti che celebrano queste liturgie fanno del loro meglio per rispondere pastoralmente alle esigenze dei fedeli» e – quasi a mo’ di excusatio non petita – chiarisce che è suo «desiderio […] assicurare che coloro che celebrano la Messa secondo il Messale del 1962 continuino a essere assistiti nella nostra Arcidiocesi, una richiesta che è stata espressa nella sessione di ascolto del Sinodo» ed esorta gli uffici diocesani ad «assistere i pastori nell’accompagnare i nostri fratelli e sorelle che condividono questa devozione».
È ormai chiaro che gli Stati Uniti d’America sono stati eletti come principale campo di battaglia (già persa in partenza per chi l’ha dichiarata) contro la liturgia tradizionale (un campo di battaglia che è inevitabilmente destinato ad estendersi), e ciò non sorprende se si pensa che proprio lì, in pochissimo tempo, sono autenticamente esplose sia la partecipazione dei fedeli (e soprattutto giovani fedeli) alla Santa Messa tradizionale sia le vocazioni verso gli Istituti (già) Ecclesia Dei: un vero e proprio affronto a chi ritiene che la Chiesa sia nata con il ventunesimo Concilio Ecumenico (il Vaticano II).
Di seguito riportiamo il primo commento – in nostra traduzione – al decreto dell’Arcivescovo di Washington, pubblicato questa mattina sul sito The Pillar (poche ore prima della pubblicazione del decreto).
Continuiamo a sostenere con la preghiera i nostri fratelli del coetus di Savannah e di Washington, colpiti dai durissimi provvedimenti dei loro Vescovi. (L.V.)
Venerdì sarà pubblicato il piano «Traditionis custodes» di Washington
L’Arcidiocesi di Washington pubblicherà venerdì il piano di attuazione di Traditionis custodes, una serie di restrizioni papali del 2021 sull’uso dei libri liturgici precedenti al Concilio Vaticano II.
Il piano limiterà l’uso dei testi liturgici preconciliari nelle Messe domenicali a tre località dell’arcidiocesi e richiederà una «sensibilizzazione pastorale» nei confronti dei cattolici che hanno un attaccamento alla forma più antica della liturgia, spesso chiamata «forma straordinaria» o «usus antiquior».
«Nel periodo in cui ho servito come arcivescovo di Washington, ho scoperto che la maggior parte dei fedeli che partecipano a queste celebrazioni liturgiche nell’Arcidiocesi di Washington sono sinceri, pieni di fede e ben intenzionati. Allo stesso modo, la maggior parte dei sacerdoti che celebrano queste liturgie fanno del loro meglio per rispondere pastoralmente alle esigenze dei fedeli», ha scritto il cardinale Wilton Gregory in una lettera ai sacerdoti, che sarà pubblicata il 22 luglio.
«È chiaro che la sincera intenzione del Santo Padre è quella di realizzare una maggiore unità nella Chiesa attraverso la celebrazione della Messa e dei sacramenti secondo il Messale Romano del 1970 di Papa Paolo VI, che è stato il frutto del rinnovamento della liturgia richiesto dal Concilio Vaticano II», ha aggiunto Gregory nella sua lettera – una copia della quale è stata ottenuta da The Pillar da fonti interne alla cancelleria dell’Arcidiocesi.
«Come i miei predecessori nell’Arcidiocesi di Washington hanno seguito le intenzioni del Santo Padre riguardo alla celebrazione della Messa secondo il Messale Romano del 1962, anch’io desidero seguire la strada recentemente tracciata da Papa Francesco», ha scritto il cardinale.
La lettera di Gregory accompagna una politica di sette pagine che delinea restrizioni sulla celebrazione della Forma Straordinaria nell’arcidiocesi di Washington.
Il testo prevede che i sacerdoti e i diaconi debbano richiedere e ricevere un permesso scritto «per celebrare l’Eucaristia utilizzando il Messale Romano del 1962, sia privatamente che pubblicamente, nel territorio dell’Arcidiocesi cattolica romana di Washington».
I chierici che richiedono il permesso devono «affermare esplicitamente per iscritto “la validità e la legittimità della riforma liturgica dettata dal Concilio Vaticano II e dal Magistero dei Sommi Pontefici” e dimostrare di apprezzare “il valore della concelebrazione, in particolare della Messa Crismale”», spiega il decreto.
Le richieste di permesso devono anche indicare la frequenza con cui un chierico intende offrire o assistere alle Messe utilizzando i testi preconciliari e indicare il luogo in cui le Messe saranno offerte.
Il decreto prevede tre luoghi nell’arcidiocesi di Washington in cui possono essere celebrate le Messe nella Forma Straordinaria: il Convento Francescano di Terra Santa a Washington, D.C., la cappella di San Giovanni Evangelista a Forest Glen, un sobborgo di Washington, e la chiesa della missione di San Domenico ad Aquasco, nel Maryland, nella parte meridionale dello Stato.
Mentre la Messa domenicale può essere offerta in questi luoghi, la politica spiega che i matrimoni o i battesimi nella Forma Straordinaria non saranno celebrati nell’arcidiocesi.
«Tutti gli altri sacramenti devono essere celebrati utilizzando i libri liturgici di Paolo VI», si legge nel testo.
Il decreto spiega anche che tutte le liturgie del Natale, della Domenica di Pasqua, della Domenica di Pentecoste o durante il Triduo Sacro «devono utilizzare esclusivamente i libri liturgici promulgati da San Paolo VI e San Giovanni Paolo II, sia in lingua volgare che in lingua latina».
La lettera del cardinale spiega che durante una serie di sessioni di ascolto delle arcidiocesi, condotte come parte del «sinodo sulla sinodalità» globale della Chiesa, Gregory ha ascoltato i cattolici che frequentano le liturgie della Forma Straordinaria. Sia nella sua lettera che nella sua politica, Gregory ha sottolineato l’importanza della cura pastorale per questi cattolici.
«È… mio desiderio, seguendo l’intenzione di Papa Francesco, assicurare che coloro che celebrano la Messa secondo il Messale del 1962 continuino a essere assistiti nella nostra Arcidiocesi, una richiesta che è stata espressa nella sessione di ascolto del Sinodo», si legge nella lettera.
Il decreto politico esorta gli uffici diocesani ad «assistere i pastori nell’accompagnare i nostri fratelli e sorelle che condividono questa devozione».
«Questa assistenza può assumere varie forme, tra cui, ma non solo, un piano di attuazione pastorale, visite pastorali personali e risorse catechistiche che spieghino i principi del rinnovamento liturgico del Concilio Vaticano II e la bellezza della Messa riformata», spiega il decreto. [in poche parole rieducazione coatta -ndr]
«Inoltre, coloro che sono devoti alla Messa celebrata secondo il Messale Romano del 1962 possono celebrare la Messa riformata utilizzando le rubriche approvate, che includono movimenti e gesti riverenti, canto gregoriano, latino, incenso e lunghi periodi di silenzio». [come se si trattasse solo di elementi esteriori -ndr]
Tuttavia, le Messe celebrate secondo i recenti testi liturgici, «sia in vernacolo che in latino, seguiranno le rubriche prescritte per il “versus populum”, a meno che l’Arcivescovo di Washington non conceda un permesso diverso».
Il testo non specifica quali rubriche impongano la posizione del versus populum durante la celebrazione della Messa. Sebbene questa postura sia diventata predominante nel periodo post-conciliare, alcuni liturgisti sostengono che non sia richiesta dalle norme liturgiche.
«L’intenzione di questi requisiti è quella di promuovere e rendere manifesta l’unità di questa Chiesa locale, nonché di fornire a tutti i cattolici dell’arcidiocesi l’opportunità di offrire una manifestazione concreta dell’accettazione dell’insegnamento del Concilio Vaticano II e dei suoi libri liturgici», spiega la politica.
Il piano di attuazione nell’arcidiocesi di Washington arriva a pochi giorni dall’anniversario della promulgazione di Traditionis custodes del 2021. Entrerà in vigore il 21 settembre e sarà riesaminata fra tre anni.
La politica papale è stata controversa, con teologi e parti interessate che hanno offerto resoconti notevolmente diversi del motu proprio e del suo impatto sulla Chiesa.
Andrea Grillo è un professore italiano di teologia sacramentale talvolta descritto come «la mente dietro il motu proprio» [qui - qui - qui].
Grillo ha dichiarato a The Pillar la scorsa settimana che la Traditionis custodes ha ripristinato «la logica “elementare” e “sana” della validità universale di un unico rito romano, senza alcuna possibilità – a meno che non sia eccezionale o personale – della validità parallela di una forma “precedente” del rito romano».
Ma Gregory DiPippo, editore del sito web del New Liturgical Movement, non è d’accordo.
DiPippo ha dichiarato a The Pillar che «Traditionis custodes è stato un atto di disperazione da parte di una rivoluzione che sa che questo stato di guerra continua non piace alla maggioranza dei cattolici seri, e cerca di fare con la forza ciò che non può fare con la persuasione. Il suo più grande impatto è stato quello di dare ai pastori della Chiesa il permesso ufficiale di trattare alcune delle loro pecore più devote in modo molto sgarbato, e alcuni si sono avvalsi di questo permesso».
Mentre molte arcidiocesi metropolitane negli Stati Uniti hanno già pubblicato piani di attuazione della politica papale, la lettera di Gregorio spiega che il cardinale ha voluto aspettare fino alla conclusione delle sessioni di ascolto sinodale delle arcidiocesi.
Il mese scorso alcuni ecclesiastici dell’arcidiocesi hanno dichiarato a The Pillar che una politica era stata preparata diversi mesi fa, ma non è chiaro se il testo sia stato rivisto alla luce delle sessioni sinodali.
In quelle sessioni di ascolto, spiega il decreto di Gregory, «una raccomandazione… chiedeva di raggiungere e accompagnare pastoralmente coloro che hanno una devozione per la Messa celebrata secondo il Messale Romano del 1962».
Durante almeno una sessione, questa raccomandazione è stata accompagnata da un appello altamente emotivo.
Secondo un resoconto pubblicato a maggio, il 14 maggio i membri della parrocchia di San Francesco di Sales a Washington hanno tenuto una veglia fuori da una sessione sinodale di ascolto a cui ha partecipato Gregory. I partecipanti alla veglia hanno chiesto al cardinale di riconsiderare il piano, di cui si vocifera da più parti, che prevede l’interruzione della popolare Messa nella Forma Straordinaria offerta in quella parrocchia.
Una delegata sinodale, da poco vedova e madre di sette figli, avrebbe detto al cardinale di fronte all’assemblea sinodale: «Ho seppellito mio marito solo due giorni fa, per favore non farmi perdere la mia parrocchia».
Mentre la Forma Straordinaria non sarà più offerta a San Francesco di Sales, Gregorio ha scritto che sta pregando per i parrocchiani colpiti di Traditionis custodes.
«Mentre iniziamo a implementare Traditionis custodes e queste norme, vi assicuro le mie costanti preghiere per i fedeli che condividono una profonda devozione alla celebrazione della Messa secondo il Messale del 1962», ha scritto il cardinale. - Fonte
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