La scorsa settimana mi trovavo in Irlanda per partecipare al campeggio estivo organizzato dall’Irish Society for Christian Civilisation, la TFP irlandese. La domenica, mi è capitato fra le mani l’ultimo numero dell’Irish Catholic, il settimanale cattolico locale. Quaranta pagine di notizie, commenti e pubblicità religiosa in formato tabloid.
Mi è subito sembrato che gli articoli potessero essere classificati in due grandi categorie:
- la crisi nella Chiesa;
- le cause che hanno innescato tale crisi.
Nella prima categoria possiamo inserire l’annuncio che in Irlanda si cominceranno a celebrare “funerali laici”, cioè presieduti da un laico e non da un sacerdote. Il motivo: l’irreversibile mancanza di clero. “I fedeli dovranno abituarsi”, sentenziava laconicamente l’articolo. Infatti, mentre prima del Concilio il St. Patrick College di Maynooth ordinava una media di novanta novelli sacerdoti ogni anno, nel 2021 quel numero è sceso a sei. Secondo l’Irish Association of Catholic Priests, fra morti e apostasie, la Chiesa in Irlanda ha perso negli ultimi tre anni il 20% del suo clero.
Possiamo anche contare come “crisi nella Chiesa” la notizia della chiusura di chiese e di luoghi sacri, ormai vuoti. La Conferenza episcopale ha già nominato una Commissione per occuparsene. Si parla di ridurre il numero delle chiese, di accorpare le parrocchie e di tagliare il numero delle diocesi. Afferma l’articolo: “Possiamo quindi aspettarci un’accelerazione delle fusioni delle parrocchie, la chiusura di chiese e una diminuzione del numero delle messe celebrate in tutta la Repubblica d’Irlanda”.
Anche il numero di suore sta diminuendo. Una notizia informava che, se non fosse per l’afflusso di religiose provenienti dalla Polonia, diverse istituzioni cattoliche di beneficenza avrebbero già chiuso i battenti. Un altro articolo ricordava la chiusura, avvenuta nel 2020, del monastero carmelitano di Loughrea, dopo ben 340 anni di gloriosa storia. Il convento resistette alle persecuzioni cromwelliane, solo per soccombere alla crisi post-conciliare.
Più articoli parlavano degli abusi sessuali nel clero, un problema ormai endemico. Si sono costitute diverse associazioni di “vittime del clero”. Un pezzo ricordava la storica richiesta di perdono nel 2018 da parte di Papa Francesco, in nome dei vescovi irlandesi, alle vittime di abusi sessuali, reali o presunti. Un colpo psicologico dalla quale la Chiesa non si è più ripresa.
Queste e altre notizie – che mostrano una chiesa ormai allo sfascio – erano presentate con una certa nota di lutto e di tristezza: duole vedere Santa Madre Chiesa ridotta in tale situazione, specie in un Paese prima tanto fiorente.
Parallelamente, però, quello stesso giornale che sembrava piangere la terribile crisi abbattutasi sul Corpo Mistico di Cristo, celebrava festoso quelle tendenze, quelle idee e quei fatti che hanno provocato la crisi. Lagnanze per la malattia, allegria per il virus che l’ha provocata. Raramente ho visto un simile caso di schizofrenia ecclesiale.
Ecco un articolo per annunciare – festoso – che la Catholic Education Partnership, che sorveglia le scuole cattoliche, ha accolto il curriculum proposto dal Governo, denominato Relationships and Sexuality Education Programme, che comprende l’educazione sessuale dalla prima elementare, con tanto di lezioni speciali sulla pornografia e sui “rapporti inter-personali”, comprese quelli fra individui dello stesso sesso. Possiamo meravigliarci se le scuole cattoliche ormai non formano più cattolici?
Due intere pagine erano occupate da un editoriale contro Boris Johnson, che proprio in quei giorni aveva annunciato il suo ritiro. L’articolo non si spiegava come mai un cattolico potesse votare per un candidato conservatore, bacchettava Johnson come uno dei peggiori politici degli ultimi tempi e si rallegrava per la sua caduta. Ma l’Irish Catholic, mi domandavo, vuole spingere i cattolici verso il Labour Party? Possiamo meravigliarci che tanti cattolici si siano estraniati da una Chiesa che tende a sinistra?
L’attacco a Johnson era seguito da un lungo necrologico/panegirico di Eugenio Scalfari, presentato come “uno dei giornalisti italiani più acclamati”. Già nel titolo il pezzo affermava che Scalfari “ha contribuito a modellare la narrativa di Papa Francesco”. Ma come fa un settimanale cattolico a elogiare un laicista, ateo e socialista? Ho provato una sensazione di nausea, che immagino sia quella di tanti cattolici irlandesi, che poi rispondono allontanandosi dalla Chiesa.
Sulla prima pagina, in bella mostra, una notizia informava che le diocesi irlandesi disinvestiranno i propri soldi dalle aziende che lavorano con combustibili fossili, all’insegna della “svolta ecologica” proposta da Papa Francesco. In questo senso, l’ultimo Sinodo dei vescovi irlandesi ha approvato un documento sul Climate Change Policy, che impegna la Chiesa a promuovere le energie rinnovabili. E anche qui, mi domandavo, cosa mai può pensare un fedele irlandese nel leggere questa notizia su un settimanale cattolico mentre è costretto a pagare €120 per un pieno? Più la Chiesa diventa green, più diventa anche void…
Un’altra notizia si congratulava con le istituzioni cattoliche – parrocchie, scuole, associazioni – per l’adozione di politiche sempre più “inclusive”, cioè non discriminatorie. Mentre in alcuni casi questa inclusione può essere giusta, per esempio nel caso di persone con disabilità, l’articolo condanna però qualsiasi tipo di “discriminazione”, anche per motivi di “scelte sessuali”. In altre parole, dobbiamo gioire che gli omosessuali stiano ormai riempiendo le istituzioni cattoliche irlandesi, anche se le persone normali se ne stanno andando via…
Un pezzo informava che, in seguito al suggerimento di mons. Alan McGuckian SJ, vescovo di Raphoe, una commissione rivedrà il testo della Messa, poiché esso contiene troppe “espressioni strane” (awkward language). E io mi domando: se le modifiche già fatte hanno allontanato il 70% dei fedeli, cosa succederà con questa nuova riforma?
E, last but not least, il grande annuncio che la Chiesa in Irlanda è disposta a seguire il “cammino sinodale” proposto dai tedeschi: “Il processo sinodale in corso in Irlanda segue una tendenza simile in tutto il mondo cattolico”. In Germania, dove il “cammino sinodale” è stato proposto per primo, la situazione della Chiesa è disastrosa. E adesso i vescovi irlandesi vogliono seguire la stessa strada?
Leggendo le pagine dell’Irish Catholic, mi chiedevo continuamente: come ci si può lamentare che le cose vadano tanto male, e allo stesso tempo rallegrarsi con i fattori che provocano tale andazzo?
Prima ho parlato di schizofrenia, vale a dire di quel disturbo caratterizzato dalla perdita del contatto con la realtà (psicosi). Credo che al cuore dell’autodemolizione della Chiesa vi sia una vera e propria schizofrenia. Com’è possibile non rendersi conto che il cammino intrapreso, almeno dagli anni Sessanta se non prima, sta portando verso il disastro?
Proprio questa domanda se la poneva nel 1985 il cardinale Ratzinger nella sua celebre intervista a Vittorio Messori: “È incontestabile che gli ultimi vent’anni sono stati decisamente sfavorevoli per la Chiesa cattolica. I risultati che hanno seguito il Concilio sembrano crudelmente opposti alle attese di tutti, a cominciare da quelle di papa Giovanni XXIII e poi di Paolo VI. [...] I Papi e i Padri conciliari si aspettavano una nuova unità cattolica e si è invece andati incontro a un dissenso che – per usare le parole di Paolo VI – è sembrato passare dall’autocritica all’autodistruzione. Ci si aspettava un nuovo entusiasmo e si è invece finiti troppo spesso nella noia e nello scoraggiamento. Ci si aspettava un balzo in avanti e ci si è invece trovati di fronte a un processo progressivo di decadenza”.
Resta comunque la domanda: i fautori dell’autodemolizione soffrono di schizofrenia – cioè, non si rendono conto della realtà delle cose – oppure se ne rendono conto e vanno avanti lo stesso?
Julio Loredo - Fonte
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