«Questa generazione è sempre più incolta e più imbrigliata fin dalla sua più giovane età, quella della scolarizzazione, in lotte riguardanti fenomeni sociali. Non conosce l’ortografia ma fa la raccolta differenziata; non sa chi sono Johann Sebastian Bach o Èmile Zola ma vuole cambiare sesso a sei anni. I ragazzi ignorano il fatto di essere gli idioti utili del capitalismo verde, che li ha trasformati in consumatori connessi. Il loro cervello è diventato facoltativo».
Onfray: «Siamo alla fine della civilizzazione»
Vale la pena recuperare l’intervista che Danilo Ceccarelli ha fatto sulla Stampa al filosofo francese Michel Onfray, in questi giorni di isteria climatica per le ondate di calore che colpiscono l’Europa. La scusa del dialogo con l’autore di Decadenza è il clima, ma la chiacchierata con il pensatore francese tocca una questione più profonda di cui l’ecologismo non è altro che la punta (idiota) dell’iceberg. «Siamo alla fine della civilizzazione», dice con pessimismo Onfray, che rimette al suo posto la presunzione dell’uomo che pensa di cambiare il clima con il proprio comportamento dicendo che bisognerebbe «inserire l’attuale riscaldamento climatico nella vasta successione dei riscaldamenti e dei raffreddamenti che costituiscono la storia del nostro pianeta, una storia inscritta nella sua geologia. Non c’era nessun uomo sulla terra, quindi nessun motore, nessun fattore di inquinamento che aveva già dei cicli di riscaldamento e di raffreddamento».
Il fatto è che «Ci piace colpevolizzarci con sbagli che non sono i nostri. La Cina, l’India, l’Africa, gli Stati Uniti inquinano e se ne fregano. Noi siamo bravissimi nel prenderci i peccati dei Paesi viziosi. La virtù democratica occidentale, invece, è cinica: gli ecologisti non attaccano i jet privati, i cargo pieni di container, gli smartphone o i computer che provocano un inquinamento incredibile. Idem con i motori elettrici delle macchine ibride o quelli delle eoliche che hanno bisogno di componenti e di terre rare la cui estrazione provoca distruzioni e sfrutta mento dei Paesi più poveri del pianeta da parte della Cina».
«Il woke è la summa del nichilismo»
L’isteria climatica è un sintomo evidente del nichilismo in cui è immerso il mondo contemporaneo, giunto alla soglia di una nuova civiltà che spazzerà via, che già sta spazzando via, la nostra: «Stanno crollando duemila anni di giudeo-cristianesimo che lasciano il posto alle primizie della civilizzazione transumanista venuta dal fianco occidentale degli Stati Uniti. Elon Musk è il Cristoforo Colombo di questo Nuovo mondo. Tutto è fatto per abolire il passato. Il decostruzionismo lavora in questo senso. Il wokismo passa come la summa del progressismo ma altro non è che la summa del nichilismo».
Tutto è legato, in questo ballo sul ponte della nave che affonda, dice Onfray, e sembra non esserci speranza: Mosca combatte quello che considera essere la decadenza dell’occidente, quindi l’Ucraina, perché si crede portatrice di valori eterni che sono morti ovunque tranne che nelle campagne sperdute della Russia. Gli Stati Uniti hanno un progetto imperialista planetario: lo Stato universale che permetterà il mercato globale dove tutto si affitta e si vende: ovociti e spermatozoi, utero e bambini, corpi e anime, salute e bellezza, eccetera. La Russia crede di resistere ma è già morta perché è contaminata».
Aborto ed eutanasia sono temi all’ordine del giorno. «Questo regno della morte industrializzata, questa eugenetica liberale, fischiettante, sproporzionata, è il segnale di un nichilismo profondo: è la morte che conduce il ballo nella nostra civilizzazione, non più la vita». Come uscirne? Serve «un sapere che al momento non c’è», dice Onfray. E non è colpevolizzandoci che salveremo l’Europa. Che, conclude cinicamente il filosofo francese, «ha fatto il suo tempo». - Fonte
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