Nella nostra traduzione da Crisis Magazine una recente significativa riflessione che allarga l'orizzonte alla luce delle dichiarazioni di Bergoglio di ritorno dal Canada. Qui le osservazioni di mons. Viganò. Qui l'indice degli articoli sulle recenti restrizioni alla Messa dei secoli.
Le guerre sulla liturgia sono diventate guerre dottrinali
Molti cattolici negli ultimi decenni hanno accuratamente evitato le “guerre liturgiche” all'interno della Chiesa e, francamente, non li biasimo. Troppo spesso queste battaglie comportano molto surriscaldamento e poca luce. Cattolico contro cattolico può diventare a volte piuttosto pericoloso e soggettivo. Meglio semplicemente tener bassa la testa, sopportare in silenzio qualsiasi vicenda liturgica nella propria parrocchia e andare avanti.
A causa di questo atteggiamento prevalente, molti cattolici si sono anche solo poco interessati circa gli sforzi di papa Francesco per limitare e infine eliminare la messa in latino della Tradizione. Non hanno su di loro un impatto diretto e sembrano riguardare questioni al di sopra delle loro possibilità. Ancora una volta, meglio tener bassa la testa.
Il problema è che lo sforzo di far cessare la messa latina tradizionale è solo unp dei nodi di una guerra su più fronti del papa contro la presunta minaccia del "tradizionalismo". Per qualche ragione, Francesco sembra ritenere che il tradizionalismo sia uno dei problemi più urgenti della Chiesa odierna e che debba essere contrastato con vigore.
Ora il fedele cattolico medio potrebbe dire: "Ma io non sono un tradizionalista, frequento la Forma Ordinaria e sto bene con il Vaticano II, quindi che mi importa?" Recenti osservazioni del papa, tuttavia, mostrano che questo attacco al "tradizionalismo" nella Chiesa va molto più in profondità di un legame agli antichi riti: ha un impatto diretto sulle dottrine della Chiesa.
La scorsa settimana, sull'aereo di ritorno dal Canada (è sempre su un aereo, vero?), al papa sono state rivolte domande sugli sforzi per minare l'Humanae Vitae e modificare il divieto assoluto della Chiesa contro la contraccezione artificiale. La sua risposta è stata rivelatrice. Invece di limitarsi a dire che questo insegnamento non sarebbe cambiato, perché non poteva esserlo, si è lamciato nell'ennesima diatriba contro il tradizionalismo:
Sappiate che il dogma, la moralità, è sempre in via di sviluppo, ma si sviluppa sempre nella stessa direzione... Credo che questo sia molto chiaro: una Chiesa che non sviluppa in senso ecclesiale il suo pensiero, è una Chiesa che va indietro. E questo è il problema di oggi, di tanti che si dicono “tradizionali”. No, non sono tradizionali, sono “indietristi”, vanno indietro, senza radici. Sempre è stato fatto così, nel secolo scorso è stato fatto così. E l’“indietrismo” è un peccato, perché non va avanti con la Chiesa. Invece la tradizione - diceva qualcuno, credo che l’ho detto in uno dei discorsi -, la tradizione è la fede viva dei morti. Invece per questi “indietristi” che si dicono tradizionalisti è la fede morta dei viventi. La tradizione è proprio la radice di ispirazione per andare avanti nella Chiesa. E sempre questo è verticale. L’“indietrismo” è andare indietro, è sempre chiuso.
In altre parole, pensare che l'insegnamento della Chiesa sulla contraccezione artificiale non possa "sviluppare" significa essere un "tradizionalista" che ha "la fede viva dei morti" (e sebbene ci siano molti giochi di parole qui, "sviluppare" significa essenzialmente "cambiamento” in questo contesto, dal momento che un divieto morale assoluto alla contraccezione artificiale può solo essere trasformato in qualcosa che non lo è). Humanae Vitae è semplicemente "come è stato fatto nel secolo scorso".
Quindi, agli occhi del papa, non c'è bisogno di essere legati alla messa latina tradizionale - e nemmeno aver a cuore un briciolo di liturgia - per essere un "tradizionalista"; credere semplicemente che la Chiesa non può cambiare i suoi insegnamenti morali fondamentali ti rende tale.
Siamo tutti tradizionalisti ora. (Eric Sammons)
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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