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domenica 18 dicembre 2022

Dominica Quarta Adventus ("Rorate") - Le sette antifone "O": originale latino e traduzione

Continuiamo a proporre i testi che appartengono alla vena aurea dei tesori che La Catholica ci ha tramandato e che noi disseppelliamo per rimeditarli e perché non siano consegnati all'oblìo e possano nutrire anche questa generazione e quelle che verranno. Di seguito trovate tutte Le Antifone "O" riunificate.
Vi ricordo: Dominica Prima Adventus [qui] con La Mistica dell'avvento; Dominica secunda Adventus con La Pratica dell'Avvento [qui]; Dominica Tertia Adventus con La Storia dell'Avvento [qui].

Dominica Quarta Adventus ("Rorate") -
Le sette antifone "O": originale latino e traduzione


Intróitus
Is. 45, 8 - Roráte coeli désuper, et nubes plúant iustum: aperiátur terra, et gérminet Salvatórem.
Ps. 18, 2 - Coeli enárrant glóriam Dei: et ópera mánuum eius annúntiat firmaméntum.
Piovete dall’alto o cieli, e madateci il giusto, o nubi: si apra la terra e dia frutti di salvezza. I cieli narrano la gloria di Dio, e il firmamento narra l’opera delle sue mani.

Eccoci entrati nella Settimana che precede immediatamente la Nascita del Messia: fra sette giorni al più tardi, egli verrà; e secondo la lunghezza del tempo dell'Avvento, la quale varia ogni anno, può accadere che la venuta tanto desiderata abbia luogo fra sei giorni, fra tre giorni o anche domani. La Chiesa conta le ore di attesa; veglia giorno e notte, e i suoi Uffici hanno preso una solennità insolita dal 17 dicembre. Alle Laudi, essa varia ogni giorno le Antifone; ai Vespri, esprime con tenerezza e maestà i suoi desideri di Sposa con brucianti esclamazioni verso il Messia, nelle quali gli da per ciascun giorno un titolo magnifico attinto dal linguaggio dei Profeti.

Oggi [1] essa da gli ultimi tocchi per commuovere i suoi figli. Li trasporta nella solitudine e mostra loro Giovanni Battista, sulla cui missione li ha già istruiti nella terza Domenica. La voce di quell'austero Precursore risuona nel deserto e si fa sentire fin nelle città, predicando la penitenza, la necessità di purificarsi nell'attesa di colui che sta per apparire. Ritiriamoci in disparte durante questi giorni; o se non possiamo farlo a causa delle nostre occupazioni esteriori, ritiriamoci nel segreto del nostro cuore e confessiamo la nostra iniquità, come quei veri Israeliti che venivano, pieni di compunzione e di fede nel Messia, a completare ai piedi di Giovanni Battista l'opera di preparazione per riceverlo degnamente quando fosse apparso. Ora, ecco la santa Chiesa che, prima di aprire il libro del Profeta, ci dice all'ordinario, ma con solennità sempre maggiore:
Lettura del Profeta Isaia
Liberazione e trionfo d'Israele.

Gioiranno il deserto e il sabbione,
esulterà la steppa e sarà florida;

qual narciso in fiore fiorirà
ed esulterà con tripudio e con giubilo.

Le è conferita la gloria del Libano,
la magnificenza del Carmelo e del Saron.

Questi vedranno la gloria del Signore,
la magnificenza del nostro Dio.

Rafforzate le mani infiacchite
e le ginocchia cascanti rinfrancate.

Dite agli smarriti di cuore: "Fatevi animo,
non temete; ecco il vostro Dio,

apporta la vendetta, la divina ricompensa;
Egli stesso ve l'apporta, e così vi salva”.

Allora si apriranno gli occhi ai ciechi,
e si schiuderanno le orecchie al sordi.

Via sacra aperta agli scampati dall'esilio.

Allora lo zoppo salterà come un cervo,
e si scioglierà al canto la lingua del muto,

perché sgorga l'acqua nel deserto,
e i rivi corrono per la steppa;

si cambierà il sabbione in acquitrino,
e il suolo arido in vene d'acqua;

dov'era un covile di draghi
sarà un recinto per greggi e cammelli.

Ci sarà ivi un sentiero battuto,
che verrà chiamato "la via sacra";

non ci passerà persona immonda;
esso è scorta al cammino,
e sin gl'insensati non si smarriranno.

Non sarà quivi alcun leone
e nessun brigante vi monterà;

non vi s'incontrerà bestia feroce,
la percorreranno i riscattati.

Torneranno i redenti dal Signore
e giungeranno a Sion con giubilo,
di perpetua letizia coronati;

allegrezza e letizia li inonderanno,
e fuggiranno mestizia e gemito [2].
(Is 35,1-10)
Sarà dunque veramente grande, o Gesù, la gioia della tua venuta, se deve risplendere per sempre sulla nostra fronte come una corona! Ma come potrebbe non essere così? Il deserto stesso, al tuo avvicinarsi, fiorisce come un giglio, e acque vive sgorgano dal seno della terra più riarsa. O Salvatore, vieni presto a darci quest'Acqua di cui il tuo Cuore è la fonte, e che la Samaritana, la quale è l'immagine di noi peccatori, ti chiedeva con tanta insistenza. Quest'Acqua è la tua grazia; irrori dunque essa la nostra aridità, e fioriremo anche noi; spenga la nostra sete, e correremo anche noi i sentieri dei tuoi precetti e dei tuoi esempi, o Gesù, con fedeltà, sui tuoi passi. Tu sei la nostra Via e il nostro sentiero verso Dio; e Dio sei tu stesso: tu sei dunque anche il termine del nostro cammino. Noi avevamo perduta la via, ci eravamo sbandati come pecore erranti. Quanto e grande il tuo amore per venire così vicino a noi! Per insegnarci la via del ciclo, tu non sdegni di discendere, e vuoi fare con noi la strada che vi conduce. No, ormai le nostre braccia non sono più stanche; le nostre ginocchia non tremano più; sappiamo che tu vieni nell'amore. Una sola cosa ci rattrista: vedere cioè che la nostra preparazione non è perfetta. Abbiamo ancora molti legami da spezzare; aiutaci, o Salvatore degli uomini! Vogliamo ascoltare la voce del tuo Precursore, e raddrizzare tutto ciò che potrebbe ostacolare i tuoi passi sul cammino del nostro cuore, o divino Bambino! Che siamo battezzati con il Battésimo d'acqua della penitenza; tu verrai quindi a battezzarci nello Spirito e nell'amore.

Messa

EPISTOLA (1Cor 4,1-5). - Fratelli: Così ci consideri ognuno come servitori di Cristo e dispensatori dei misteri di Dio. Or quel che si richiede nei dispensatori è che ciascuno sia trovato fedele. A me poi pochissimo importa di essere .giudicato da voi o da un tribunale umano, anzi neppure da me stesso mi giudico; perché sebbene io non mi senta colpevole di cosa alcuna, non per questo sono giustificato, essendo il mio giudice il Signore. Quindi non giudicate avanti il tempo, finché non venga il Signore, il quale metterà in luce ciò che è nascosto nelle tenebre, e manifesterà i consigli dei cuori; allora ciascuno avrà da Dio la lode (che gli spetta).

La Chiesa pone nuovamente sotto gli occhi dei popoli, in questa Epistola, la dignità del Sacerdozio cristiano, in occasione dell'Ordinazione che si è celebrata la vigilia, e ricorda nello stesso tempo ai sacri Ministri l'obbligo che hanno contratto di mostrarsi fedeli nell'ufficio che e stato loro imposto. Del resto, non spetta alle pecore giudicare il pastore: tutti, sacerdoti e popolo, debbono vivere nell'attesa del giorno della venuta del Salvatore, di quell'ultima venuta il cui spavento sarà tanto grande quanto è attraente la dolcezza della prima e della seconda alla quale prepariamo le nostre anime.

VANGELO (Lc 3,1-6). - L'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare, essendo, governatore .della Giudea Ponzio Pilato, tetrarca di Galilea Erode, tetrarca dell'Iturea e della Traconitide Filippo suo fratello, e tetrarca di Abilene Lisania, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio fu diretta a Gióvainni figlio di Zaccaria nel deserto. Ed egli andò per tutta la regione del Giordano, predicando il battesimo di penitenza in remissione dei peccati: come sta scritto nel libro dei sermoni del profeta Isaia: Voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. Ogni valle sarà colmata, ogni monte e colle sarà abbassato, e le vie tortuose saran fatte diritte, e le scabre appianate, ed ogni uomo vedrà la salvezza di Dio.

Tu sei vicino, o Signore, perché l'eredità del tuo popolo è passata nelle mani dei Gentili, e la terra che avevi promessa ad Abramo non è più oggi che una provincia di quel vasto impero che deve precedere il tuo. Gli oracoli dei profeti si avverano di giorno in giorno; la predizione dello stesso Giacobbe è compiuta: Lo scettro è stato tolto a Giuda. Tutto si prepara per il tuo arrivo, o Gesù! È così che tu rinnoverai la faccia della terra: degnati di rinnovare anche il mio cuore, e sostenere il suo coraggio in queste ultime ore che precedono la tua venuta. Esso sente il bisogno di ritirarsi nel deserto, d'implorare il battesimo della penitenza, di raddrizzare le sue vie: fa' tutto questo in esso, o divin Salvatore, affinché il giorno in cui discenderai il suo gaudio sia pieno e perfetto.

PREGHIAMO
Risveglia, Signore, la tua potenza e vieni a soccorrerci con la forza della tua grazia, affinché la tua bontà ci dia più presto quegli aiuti che i nostri peccati fanno ritardare.
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[1] La quarta Domenica di Avvento è chiamata Rorate dalle prime parole dell'Introito; ma per lo più la si denomina Canite tuba, che sono le parole con cui inizia il primo Responsorio del Mattutino, e la prima Antifona delle Laudi e dei Vespri.
[2] "Le grandiose promesse di questo capitolo hanno ricevuto un parziale compimento all'epoca del ritorno dall'esilio (VI secolo a. C.) e del ristabilimento politico d'Israele. Ma il pensiero del profeta si eleva più in alto e giunge più lontano, la restaurazione nazionale non è che il punto di partenza e la figura della conversione del mondo al vero Dio e del regno del Messia sulla terra, particolarmente alla fine del tempi. Parecchi punti di questa descrizione sono stati realizzati alla lettera da Gesù Cristo (Mt 11,5), e avranno tutti una realizzazione più completa nella nuova creazione che sostituirà l'antica alla fine del tempi (Crampon)" Tobac, Les Prophètes, II, p. 121.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 75-78)
 
* * *
Le Antifone maggiori dell'Avvento

Qui trovate una presentazione più ampia delle antifone di dom Prospero Guéranger. 
Durante la preghiera serale degli ultimi giorni d'Avvento, la Chiesa canta una solenne antifona prima del Magnificat. In ciascuno dei sette giorni, la Chiesa si rivolge al Messia, Cristo, con uno dei titoli a Lui dati nelle Sacre Scritture. Queste sette antifone sono conosciute popolarmente nella Chiesa come antifone "O", perché ognuna inizia con l'esclamazione "O" prima di nominare il titolo di Cristo tratto dalle Sacre Scritture. Dopo l'invocazione del titolo del Nostro Signore, segue una preghiera, perché venga a noi, a visitarci e riempirci della grazia dello Spirito Santo.

Le sette antifone "O": originale latino e traduzione italiana 

O Sapientia,
quae ex ore Altissimi prodisti,
attingens a fine usque ad finem,
fortiter suaviter disponensque omnia:
veni ad docendum nos viam prudentiae.

O Adonai,
et dux domus Israël,
qui Moysi in igne flammae rubi apparuisti,
et ei in Sina legem dedisti:
veni ad redimendum nos in brachio extento.

O Radix Jesse,
qui stas in signum populorum,
super quem continebunt reges os suum,
quem gentes deprecabuntur:
veni ad liberandum nos, jam noli tardare.

O Clavis David,
et sceptrum domus Israël,
qui aperis, et nemo claudit,
claudis, et nemo aperit:
veni, et educ vinctum de domo carceris,
sedentem in tenebris, et umbra mortis.

O Oriens,
splendor lucis aeternae,
et sol justitiae:
veni, et illumina
sedentes in tenebris, et umbra mortis.

O Rex Gentium,
et desideratus earum,
lapisque angularis,
qui facis utraque unum:
veni, et salva hominem,
quem de limo formasti.

O Emmanuel,
Rex et legifer noster,
expectatio gentium, et Salvator earum:
veni ad salvandum nos,
Domine, Deus noster. 
O Sapienza,
che esci dalla bocca dell'Altissimo,
ed arrivi ai confini della terra,
e tutto disponi con dolcezza:
vieni ad insegnarci la via della prudenza.

O Adonai,
e condottiero di Israele,
che sei apparso a Mosè tra le fiamme,
e sul Sinai gli donasti la legge:
redimici col tuo braccio potente.

O Radice di Jesse,
che sei un segno per i popoli,
innanzi a te i re della terra non parlano,
e le nazioni ti acclamano:
vieni e liberaci, non tardare.

O Chiave di David,
e scettro della casa di Israele,
che apri e nessuno chiude,
chiudi e nessuno apre:
vieni e libera lo schiavo dal carcere,
che è nelle tenebre, e nell'ombra della morte.

O (Astro) Sorgente,
splendore di luce eterna,
e sole di giustizia:
vieni ed illumina
chi è nelle tenebre, e nell'ombra della morte.

O Re delle Genti,
da loro bramato,
e pietra angolare,
che riunisci tutti in uno:
vieni, e salva l'uomo,
che hai plasmato dal fango.

O Emmanuel,
nostro re e legislatore,
speranza delle genti, e loro Salvatore:
vieni e salvaci,
Signore, nostro Dio. 

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