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mercoledì 28 dicembre 2022

Il caso Frank Pavone

Sul caso Frank Pavone presentiamo qui sotto una nostra traduzione dell'articolo Priest for life? A Frank Pavone explainer originariamente pubblicato su The Pillar il 19 dicembre 2022 (abbiamo omesso o sintetizzato le parti ripetitive e la parte dove spiega il funzionamento del processo di riduzione allo stato laicale).

Aggiungiamo sotto una parziale traduzione del comunicato del 18 dicembre 2022 dello stesso Pavone.

Segue quindi un commento pubblicato su Jungle Watch il 21 dicembre 2022.


Priest for life? A Frank Pavone explainer - (The Pillar, 19-12-2022)

Sabato scorso [17 dicembre 2022] è giunta notizia che Frank Pavone, leader di un'organizzazione pro-life e attivista politico un po' controverso, è stato dimesso dallo stato clericale. Essendo stato piuttosto presente sui media per anni, la notizia della sua riduzione allo stato laicale ha catturato l'attenzione dei media americani lasciando molti a chiedersi se il Vaticano lo abbia dimesso per il suo attivismo pro-life e le sue note convinzioni politiche. Si è detto che la dimissione sarebbe stata in risposta alle sue attività politiche, più qualcosa che un vescovo aveva definito "blasfemo".

Frank Pavone è il direttore di Priests for Life, un'associazione di apostolato pro-life (che a sua volta sostiene i ritiri spirituali della Rachel's Vineyard per le donne pentite di aver abortito), gestisce pubblicazioni e produzioni televisive, manda in streaming una Messa quotidiana.

Pavone era stato ordinato al sacerdozio dal cardinale di New York, John O'Connor, nel 1988, ed ha avuto posizioni di leadership nel pro-life a tempo pieno fin dal 1993. Negli scorsi anni era comparso spesso sui media per il suo attivismo dichiaratamente militante, tra cui un video del 2016 in cui aveva posto un feto abortito su un tavolo che sembrava un altare, tavolo sul quale occasionalmente aveva celebrato Messa, e l'aver esortato i cattolici a votare per Donald Trump.

Fin dal 2016 Pavone ha postato tweet, video e status su Facebook e altri social media raccomandando di sostenere il partito Repubblicano, ed anche messo in dubbio la validità delle elezioni presidenziali del 2020, denigrando i parlamentari del partito Democratico. Pavone era stato anche membro del comitato "Catholics for Trump" durante la campagna elettorale.

A settembre 2020 la sua diocesi aveva rilasciato una dichiarazione per sconfessare i tweet del sacerdote, nei quali Pavone chiamava l'allora candidato democratico Joe Biden un "[parolaccia] perdente" e diceva che il partito Democratico "odia Dio" e "odia l'America", e che i sostenitori di Biden "non riescono a dire un singolo [parolaccia] argomento a sostegno del loro candidato perdente senza usare la parola Trump".

Incardinato originariamente nell'arcidiocesi di New York, nel 2005 il sacerdote si fece incardinare nella diocesi di Amarillo, nel Texas, con l'intenzione di fondare un ordine religioso. Il piano andò a monte e Pavone si ritrovò presto ai ferri corti col nuovo vescovo di Amarillo, Patrick Zurek, che era stato nominato alla guida della diocesi tre anni dopo l'arrivo di Pavone. The Pillar ha verificato che nonostante le possibili affermazioni contrarie, Pavone era rimasto incardinato ad Amarillo fino al momento della sua riduzione allo stato laicale.

La diocesi di Amarillo generalmente non risponde alle domande riguardo allo stato sacerdotale di Pavone, ma in un comunicato del 16 settembre 2020 prendeva le distanze dalle affermazioni di Pavone sui social media riguardo alle elezioni presidenziali di novembre 2020 secondo cui sarebbe stato un "grave peccato" votare per il candidato "di un certo partito politico (con rifiuto di assoluzione in confessione)". Il comunicato menzionava anche "l'uso di parole scandalose non adatte ad un sacerdote cattolico", aggiungendo che "né la Chiesa Cattolica, né la diocesi di Amarillo approvano quelle affermazioni; vi invitiamo a ignorarle e a pregare per don Pavone".

Ma era almeno da un decennio che andava avanti lo scontro fra Pavone e il vescovo Zurek. Nel 2011 Zurek aveva proibito a Pavone di esercitare il ministero sacerdotale fuori dalla diocesi e gli aveva intimato di rientrare in diocesi per assegnargli un incarico pastorale. Pavone non rientrò, venne sospeso a divinis e avviò un lungo contenzioso riguardo alla sospensione, affermando che sarebbe stata finalmente annullata dalla Santa Sede nel 2019.

Nel sospendere Pavone nel 2011, oltre alla disubbidienza il vescovo aveva citato anche "profonde preoccupazioni" riguardo alla gestione finanziaria dell'associazione Priests for Life, che all'epoca riceveva donazioni per oltre dieci milioni di dollari l'anno. Zurek scriveva: "Pare che la sua fama gli abbia fatto credere che l'ubbidienza sacerdotale sarebbe un inconveniente per il suo particolare status, e un ostacolo alla possibile portata internazionale del suo ministero".

Negli ultimi anni Pavone aveva affermato di essere in corso di incardinazione ad un'altra diocesi, e di essere già sotto l'autorità del vescovo di tale diocesi non meglio specificata, anziché sotto l'autorità di Zurek. Nel 2020 Pavone aveva perfino detto di essersi dimesso dai suoi ruoli nella campagna per Trump, su richiesta di tale non meglio specificato vescovo. Ad aprile 2020 il canonista di Pavone aveva rilasciato una dichiarazione affermando che Pavone era "sacerdote in regola" in procinto di trasferirsi ad una nuova diocesi.

Pavone aveva anche affermato di aver chiesto di essere incardinato nella diocesi di Colorado Springs ma che nel 2019 un intervento della Santa Sede gli aveva impedito il trasferimento. Fonti di The Pillar hanno confermato che quel trasferimento non avvenne; dal suo canto, il vescovo di Colorado Springs, James Golka, ha detto di non essere in grado di confermare che Pavone si stesse trasferendo lì: "dalla morte del mio predecessore, vescovo Sheridan, fino al mio arrivo a Colorado Springs, non ho mai avuto l'opportunità di parlare con Pavone di tante delle cose che sono avvenute durante la sua permanenza, inclusa quella questione, per cui non posso commentare le affermazioni di Pavone ma posso solo dire che non è mai stato incardinato nella mia diocesi".

Il 13 dicembre 2022 i vescovi degli Stati Uniti sono stati informati che Pavone era stato ridotto allo stato laicale il 9 novembre, tramite una lettera del nunzio apostolico, l'arcivescovo Cristophe Pierre, che aveva aggiunto che essendo Pavone da molto tempo una personalità di alto profilo associata ai movimenti per il diritto alla vita, la sua riduzione allo stato laicale "potrebbe diventare materia di interesse per i fedeli". Il nunzio ha allegato ai vescovi una breve dichiarazione del Dicastero vaticano per il Clero in cui si dice che Pavone è stato ridotto allo stato laicale dopo che certi "procedimenti canonici" lo avevano riconosciuto colpevole di "comunicazioni blasfeme sui social media, e persistente disubbidienza alle giuste istruzioni del suo vescovo diocesano" (ma senza chiarire quali sarebbero state le "comunicazioni blasfeme sui social media"), pur avendo dato a Pavone "ampia opportunità" di difendersi, e parecchie occasioni per sottomettersi all'autorità del vescovo diocesano ma rifiutate "senza ragionevole giustificazione".

[...]

Nota: un sacerdote può essere ridotto allo stato laicale dal Dicastero per il Clero in virtù delle "facoltà speciali" (concesse da papa Benedetto XVI nel 2009 a quella che allora si chiamava Congregazione per il Clero), per cui il suo responso si intende approvato dal Papa, cioè non è più possibile fare ricorso.

Fonti informate sul caso hanno confermato a The Pillar che il vescovo Zurek ha chiesto al Dicastero la riduzione allo stato laicale di Pavone. Mentre la reazione dei media è stata largamente centrata sull'attivismo pro-life e sulle attività relative alla politica, il Dicastero quasi sempre valuta la sola reazione del chierico di fronte alla correzione imposta dal vescovo, anche in caso di uno scandalo serio, per cui sembrerebbe che Zurek abbia lamentato che Pavone abbia rifiutato un incarico pastorale in diocesi e persistito nel disaccordo sulle questioni finanziarie relative a Priests for Life, dando così l'apparenza di una disubbidienza talmente persistente da diventare intrattabile se non con la riduzione allo stato laicale.

Alcuni cattolici hanno chiesto come mai il caso di Pavone avrebbe avuto "priorità" rispetto ad altri casi assai più scandalosi, come quelli relativi agli abusi sessuali del clero. Questi ultimi vengono trattati da un altro dicastero, con processi totalmente differenti, e staff diverso. Tali processi non sono al di sopra di ogni critica. Il caso di Pavone è venuto fuori nello stesso momento in cui il Dicastero per la Dottrina della Fede è stato pesantemente criticato per il modo con cui ha affrontato le accuse di abusi sessuali riguardo al gesuita Marko Rupnik.

Tale apparente disparità di trattamento tra due dicasteri vaticani ha messo a disagio tanti cattolici. Ci si chiede come mai Pavone è stato ridotto allo stato laicale mentre altri preti che rifiutano la dottrina cattolica o vi si contrappongono non hanno ricevuto alcun provvedimento disciplinare. È una domanda onesta, che riguarda la volontà dei vescovi e dei superiori religiosi di applicare il Diritto Canonico sulle situazioni problematiche. Ma quei casi non sono direttamente legati alla questione se Pavone sia stato trattato con giustizia, proceduralmente e sostanzialmente, in un processo canonico avviato dal suo stesso vescovo.

Pavone non può presentare appello alla decisione. Come fa notare la lettera del nunzio apostolico ai vescovi americani, si tratta di una "decisione suprema che non ammette possibilità di appello", dovuta alle "facoltà speciali" del Dicastero che nel sentenziare con approvazione del Papa, lo rende un atto legalmente del Papa. E il canone 1366 del codice di Diritto Canonico chiarisce che è addirittura un crimine tentare di appellarsi contro una decisione del Papa, anche se attraverso un concilio ecumenico o un collegio di vescovi.

La prima risposta di Pavone (su Twitter) è stata: «in qualsiasi mestiere, incluso il sacerdozio, se difendi coloro che ancora non sono nati, verrai trattato come loro! l'unica differenza è che quando "abortiscono" noi, noi continuiamo a parlare, forte e chiaro».

Poco più tardi, in un live-streaming, Pavone ha spiegato che l'accusa di blasfemia è avvenuta in un'occasione nella quale «circa un anno e mezzo fa, essendo piuttosto infuriato contro un certo supporter scatenato di Biden, ho risposto alle sue critiche usando ad un certo punto un'espressione tipo: "tu e quei [parolaccia blasfema] di politici ammazza-bambini". Non avrei dovuto dire quella parola, non è una delle parole che uso, ma in quel momento ero assai infuriato. Mi dispiace. Ho dovuto portarlo in confessione. Mi dispiace».

Ma ha anche aggiunto che «uno dei vescovi che ha deciso di provarle tutte pur di mostrare la sua animosità contro di me, ha trasformato quell'evento in "sacerdote fa commenti blasfemi sui media"».

A giudicare dalle pubbliche dichiarazioni e dall'utilizzo dell'abito clericale e del titolo "Father" [in uso in America per i sacerdoti], si direbbe che Pavone non accetta le decisioni vaticane. Continuando a presentarsi come chierico, Pavone potrebbe ricevere nuove ammonizioni dal vescovo della diocesi di Orlando, in Florida, dove attualmente risiede, e dove Priests for Life ha la sua sede, inclusa la possibilità di venir scomunicato.

Nella nota ai vescovi americani il Dicastero per il Clero ha spiegato che "dal momento che Priests for Life non è un'associazione cattolica, il ruolo di Pavone lì in qualità di laico dipenderà esclusivamente dalle decisioni della leadership di tale organizzazione".

Lunedì scorso (19 dicembre) Pavone ha scritto in un tweet che il suo team e il suo staff sono uniti con lui al 1000%, e che la sua vocazione al sacerdozio e a leader pro-life non viene meno. Sul sito web di Priest for Life la pagina del Board of Directors risulta inaccessibile, ma dal web archive si apprende che lo scorso giugno erano presenti solo un altro sacerdote e sette laici.

Pavone ha ricevuto molte espressioni di solidarietà da commentatori politici e da fedeli cattolici, che hanno indicato la sua laicizzazione come un fatto meramente politico. Fra gli altri, notevolmente, il vescovo di Tyler (Texas), Joseph Strickland, ha scritto su Twitter che «la blasfemia è che questo sacerdote venga "cancellato" mentre un cattivo presidente promuove la negazione della verità e l'assassinio di bambini non nati, mentre gli officiali vaticani promuovono l'immoralità e negano il deposito della fede, mentre i sacerdoti promuovono la confusione del gender devastando tante vite...».

I commenti a tale tweet non si sono fatti attendere poiché afferma che sarebbe "blasfemia" un atto attribuibile a papa Francesco; alcuni hanno menzionato il canone 1373 del codice di Diritto Canonico, quello riguardante chi suscita rivalità e odi contro la Sede Apostolica o l'Ordinario per un atto di potestà o ministero ecclesiastico, oppure eccita alla disubbidienza nei loro confronti, cose che vengono condannate con interdetti o altre giuste pene.

Al momento non risultano comunicati della diocesi di Amarillo (dove è incardinato Pavone) e della diocesi di Orlando (dove risiede attualmente).


Fr. Frank Comments on Latest Developments (PriestsForLife.org, 18-12-2022)

[...] Perché è andata avanti tanto per le lunghe? È stato il piano di alcuni vescovi per molti anni, che è stato portato avanti non come dialogo ma come una narrativa unilaterale di abusi. Ho sempre spiegato (e continuerò a farlo in grande dettaglio) la storia di questi continui abusi di alcuni della gerarchia ecclesiastica contro di me; potete leggere la documentazione su www.FrFrankPavone.com.

Diversi vescovi hanno fatto pressioni sul vescovo Patrick Zurek (nella cui diocesi di Amarillo sono incardinato) tentando di bloccare il mio ministero (questo è il suo ultimo anno di episcopato ad Amarillo, a meno che non venga rimosso prima a causa di ciò che ho denunciato alle autorità).

Da quando il cardinale O'Connor mi diede nel 1993 il permesso di lavorare a tempo pieno per salvare dall'aborto i bambini non ancora nati, è stata sempre la mia sola richiesta all'autorità della Chiesa: consentirmi di investire la mia vita e il mio ministero per salvarli. E lo è ancor oggi.

Il Vaticano mi ha sostenuto in vari modi nonostante l'ostruzionismo di vari vescovi americani. Nel 2005 la Congregazione per il Clero acconsentì alla mia richiesta di escardinazione dalla diocesi di New York per incardinarmi in quella di Amarillo, dove avrei continuato e approfondito il mio impegno pro-life. Nel 2012 la stessa Congregazione mi diede ragione riguardo i tentativi del vescovo Zurek di mettere restrizioni al mio ministero, dicendogli di "essere generoso" nel lasciarmi proseguire il mio impegno.

Quindi nel 2019 il Vaticano dichiarò nuovamente invalidi altre punizioni e restrizioni che il vescovo Zurek mi aveva imposto, e mi autorizzò a trasferirmi nella diocesi di Colorado Springs, dove il vescovo Michael Sheridan era propenso ad accogliermi per farmi continuare il ministero pro-life. Ma per motivi che non mi sono mai stati chiaramente spiegati, il Vaticano disse al vescovo che non avrebbe dovuto consentirmi di dedicarmici a tempo pieno.

Ma la mia richiesta rimane la stessa: mi sia consentito di servire la Chiesa con un ministero a tempo pieno a favore dei bambini non nati. Il mio rifiuto di abbandonare o ridurre tale impegno viene chiamato da alcuni "disubbidienza", mentre io la chiamo fedeltà.

Nel frattempo gente come il vescovo Zurek, il cardinale Dolan, l'arcivescovo Pietro Sambi, hanno mentito riguardo al mio caso e abusato della loro autorità contro di me e contro il mio ministero. Monti vescovi e cardinali, qui [in USA] e in Vaticano, d'altro canto, hanno sostenuto me e il mio impegno e hanno proposto al Santo Padre la soluzione di trasferirmi in una diocesi più accogliente.

A coloro che si oppongono al mio impegno vorrei chiedere: "a quali specifici punti non volete che io mi dedichi?"

Si tratta forse delle risorse che diamo ai sacerdoti per predicare un messaggio per la vita basato sulle letture del lezionario della domenica? O il fatto che lo abbiamo fatto gratis per trent'anni? Si tratta del mio lavoro come direttore pastorale della Rachel's Vineyard? (la più grande opera al mondo per far guarire spiritualmente le donne che hanno abortito) Oppure un mio ruolo simile in Silent No More? (quello in cui donne che hanno abortito condividono l'esperienza fatta nel guarire spiritualmente e nel ricevere il perdono) O forse ci sono stati troppi ritiri spirituali, troppe guarigioni, troppe testimonianze?

[...] Si tratta forse del lavoro che facciamo direttamente per il Vaticano? Chiedete alla Segreteria di Stato Vaticana riguardo all'impegno internazionale di Priests for Life in difesa degli insegnamenti della Chiesa sulla vita nascente. Oppure si tratta della mia insistenza sugli insegnamenti della Chiesa riguardo alla responsabilità politica? Forse che siano stati eletti troppi candidati pro-life o troppi giudici della Corte Suprema desiderosi di riconsiderare la Roe vs. Wade e di restaurare la libertà religiosa? Esattamente cosa vogliono impedirmi i miei oppositori?



Pavone vs American Catholicism's Pact with the Devil (Jungle Watch, 21 dicembre 2022)

Il Crisis Magazine ha pubblicato un solido pezzo sulla questione Pavone: The Sad Case of Frank Pavone. Ma pur sostenendo la decisione vaticana di ridurre Pavone allo stato laicale su argomenti almeno in parte validi, l'autore non scagiona il Vaticano:

"Anzitutto è evidente che stiamo vivendo in una Chiesa senza legge. Quando le norme vengono applicate dall'autorità in modo selettivo, non sono norme della legge ma norme di una dittatura. Abbiamo visto infiniti esempi di preti che predicano eresie e sostengono il male, e che non hanno ricevuto alcuna punizione. Inoltre, è fin troppo facile ironizzare su un Vaticano che consente in casa sua la venerazione dell'idolo della Pachamama per poi oggi improvvisamente ritrovarsi a condannare una blasfemia. Non è difficile capire che quest'azione contro Pavone è un atto di vendetta contro un soggetto la cui politica non è allineata col regime corrente del Vaticano."
Le accuse a Pavone erano: 1) "comunicazioni blasfeme sui social media"; e 2) "persistente disobbedienza alle legittime istruzioni del suo vescovo diocesano".

Il Vaticano (cioè in fin dei conti il Papa) potrebbe aver tirato troppo la corda nella sua fretta di concludere e di voler strafare.

In sintesi, si direbbe che il Vaticano avrebbe materiale contro Pavone solo sul punto 2, quello della disubbidienza al vescovo. Ma nel suo sempre più ovvio penchant furioso contro la Tradizione, l'ortodossia, o di qualsiasi cosa che puzzi anche solo lontanamente di conservatorismo (cioè "rigidità"), il Vaticano, nella foga di colpire Pavone più del necessario, lo attacca per "blasfemia" - e nel farlo, parrebbe aver generato più scandalo di quanto attribuito a Pavone stesso. Vediamone i motivi.

"Blasfemia" ("bestemmia") è un'accusa estrema. In fin dei conti è ciò per cui Gesù Cristo fu condannato a morte:

"Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Perché abbiamo ancora bisogno di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!». (cfr. Mt 26,65-66)
Stando al Catechismo della Chiesa Cattolica:
[2148] La bestemmia si oppone direttamente al secondo comandamento. Consiste nel proferire contro Dio – interiormente o esteriormente – parole di odio, di rimprovero, di sfida, nel parlare male di Dio, nel mancare di rispetto verso di lui nei propositi, nell'abusare del nome di Dio. [...]
E mentre il Catechismo procede a definire la blasfemia un peccato grave (mortale), l'Aquinate la definisce nell'oggetto un peccato peggiore dell'assassinio:
(IIª-IIae q. 13 a. 3 ad 1): 1. Se confrontiamo l'omicidio e la bestemmia secondo i loro oggetti, è chiaro che la bestemmia, offendendo direttamente Dio, è più grave dell'omicidio, che è un peccato contro il prossimo. [...]
Il Vaticano ha accusato Pavone di blasfemie al plurale ("comunicazioni blasfeme sui social media") ma non indica quali sarebbero.

Il Vaticano normalmente ha molta riservatezza riguardo al contenuto delle azioni disciplinari contro i propri chierici ma, anche solo per evitare lo scandalo - e data la notorietà dell'accusato e la punizione grave della riduzione allo stato laicale -, il Vaticano avrebbe dovuto chiarire quali sarebbero state tali blasfemie. Non avendolo fatto, l'intero orbe cattolico è lasciato a interrogarsi, speculare, tentare di indovinare, e a reagire opponendosi, come stiamo vedendo attualmente.

Secondo l'ipotesi dello stesso Pavone - ipotesi, dato che lui stesso è all'oscuro quanto noi - si tratta di quando disse una certa parolaccia o di quando pose un bambino abortito su un tavolo del proprio ufficio (tavolo sul quale aveva spesso celebrato Messa). Se queste sono le "blasfemie" (e Pavone si era pubblicamente scusato per entrambi i casi), allora non bastano per privarlo del sacerdozio. Dunque abbiamo ragione a identificare altre motivazioni, oppure, come scrive il Crisis Magazine:

"Non è difficile capire che quest'azione contro Pavone è un atto di vendetta contro un soggetto la cui politica non è allineata col regime corrente del Vaticano."
Il contesto dell'usare impulsivamente quella parolaccia blasfema può darci un indizio di cosa sta succedendo. Pavone l'ha usata per riferirsi ad un certo partito politico. Non ho bisogno di dirvi di quale partito si tratta.

Dieci anni fa tracciai una connessione tra quel partito e il suo abbracciare l'aborto come se fosse quasi un sacramento. Lo feci nel mio articolo The Hyannisport Prescription. Poco tempo dopo, di quella sordida connessione, ne fu tracciata una documentata e devastante denuncia intitolata American Catholicism's Pact with the Devil. È una lettura essenziale in quanto il suddetto "patto col diavolo" è stato il più "grosso" e sporco segreto per interi decenni per il cattolicesimo americano, portando molti altri mali incluso non solo quel che ora riconosciamo essere mezzo secolo di abusi sessuali del clero, ma anche la connivenza dei vescovi nel coprire tutte le più sporche attività dell'allora cardinale Theodore McCarrick che avvenne - almeno in parte - letteralmente sotto il naso del Papa.

Lo sbarazzarsi di Pavone sembra dunque dovuto al fatto che non ha voluto tacere e farsi da parte quando glielo hanno ordinato certi vescovi che volevano che quel "grosso e sporco segreto" rimanesse un segreto.

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p.s.: la riduzione di Pavone allo stato laicale sembra essere stata una pessima mossa del Vaticano perché ora, in qualità di laico, Pavone non è più soggetto alla gerarchia ecclesiastica e potrà smascherare parecchi scandali clericali. Dall'altro versante, ho sempre pensato che il Vaticano non ha ridotto allo stato laicale il vescovo pedofilo neocatecumenale, nonostante i suoi crimini molto peggiori, non perché convinti che non lo meritasse, ma perché non volevano un laico in giro per il mondo (e dotato del ricco sostegno dei boss neocatecumenali) a dire cose che non volevano che venissero dette.

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