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martedì 20 giugno 2023

La Messa e il Sacrificio

Repetita iuvant. Propongo il testo che segue come utile memento di un elemento fondante della nostra fede, oggi troppo spesso dimenticato. Precedente recente qui, compresa la nota.

La Messa e il Sacrificio 

L’eresia fondamentale della Riforma Protestante fu la separazione del sacrificio dal sacramento, o la trasformazione del sacrificio della Messa in «cerimonia della comunione», come se fosse possibile il dare la vita senza la morte. Forse che nell’Eucaristia non vi è anche una comunione con la morte oltre che una comunione con la vita? San Paolo non ha omesso questo aspetto: "Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga" (1Cor 11, 26).
Se noi, nella Messa, mangiamo e beviamo la Vita Divina senza incorporarci alla morte del Cristo mediante il sacrificio, meritiamo di essere considerati come parassiti nel Corpo Mistico di Cristo. Mangeremo il pane senza portare grano alla macina? Berremo il vino senza dare grappoli da pigiare? La condizione della nostra incorporazione alla Risurrezione, Ascensione e glorificazione di Cristo è l’incorporazione alla sua morte. "Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri" (Gal 5, 24).
Nella Messa, noi offriamo il Cristo come Sacerdoti, ma ci offriamo con Lui come vittime? Separeremo ciò che Dio ha unito, vale a dire il Sacerdote e la vittima? L’intima connessione tra sacrificio e sacramento non ci dice del pari che non siamo soltanto Sacerdoti, ma anche vittime? Se tutto ciò che facciamo nella nostra vita sacerdotale è scolare calici e mangiare il Pane della Vita, come potrà la Chiesa, allora, supplire a "quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1, 24)?
Al momento dell’elevazione, non alziamo il Cristo in croce rimanendo presenti come meri spettatori di un dramma nel quale dovremmo sostenere la parte principale? È la Messa una vuota ripetizione del Calvario? Se così è, che ne facciamo della croce che ci fu comandato di portare quotidianamente? Come può il Cristo rinnovare la sua morte nel nostro corpo? Egli muore di nuovo in noi.
E che ne è del popolo di Dio? Insegniamo ai fedeli che non debbono limitarsi a «ricevere» la Comunione, ma che debbono anche offrire? Essi non possono ricevere la vita, senza compiere alcun sacrificio. La balaustra è un luogo di scambio. Essi danno del tempo e ricevono l’eternità, danno la rinuncia di sé e ricevono la vita, danno il nulla e ricevono il tutto. La Santa Comunione impegna ognuno a una più stretta unione non soltanto con la vita del Cristo, ma anche con la sua morte, impegna a un maggior distacco dal mondo, alla rinunzia allo spreco e al lusso per amore del povero, alla morte del vecchio Adamo per la rinascita, in Cristo, del nuovo Adamo.
(Fulton J. Sheen, da "Il Sacerdote non si appartiene")

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