Dalle segnalazioni dei lettori. Oltre agli interessanti spunti del testo che sgue, consideriamo che la vera Conoscenza è rapporto intimo e profondo con Dio ed è uno dei doni dello Spirito Santo... Quanto a Van Gogh, come ogni genio, è riuscito a sublimare nelle sue opere la propria sofferenza, il proprio vissuto esistenziale (che racchiude in sé aspetti di gioia, di malinconia, di solitudine, etc) nelle opere che crea. E tale opera a sua volta diventa uno specchio nel quale gli uomini si riconoscono, rintracciano cioè i propri dolori, le gioie, le tristezze, le passioni che li lacerano ma che non saprebbero esprimere. Emozioni a cui non sanno dar voce, l’artista riesce ad esprimerle. Ecco perché l’uomo ha sempre bisogno dell’arte.
Educazione come maieutica
Un giorno ho fatto visita a una mia amica che stava mostrando ai bimbi della sua classe La notte stellata di Van Gogh.
Ma invece di parlare della vita di Van Gogh, dei colori che aveva usato, del perché lo aveva fatto, chiese semplicemente: «come vi sembra? A cosa vi fa pensare?»
Ricordo che un bambino disse che gli sembrava una «coperta ricamata di stelle», un altro disse che era come «guardare qualcosa quando si sogna», perché se ci fate caso nei dipinti di Van Gogh i colori così brillanti che ti tolgono il fiato, ma i contorni delle figure sono sfumati, proprio come nei sogni. Infine una bambina disse una cosa che non dimenticherò mai: «quello è Dio». Perché «Dio è nelle stelle, ti guarda dall’alto». Al che un bambino le rispose che quello non poteva essere Dio, perché Dio stava sopra le stelle e poi, come contagiati da quelle parole, tutti i bambini incominciarono a parlare tra loro di come potesse essere Dio, il cielo, l’universo.
Ecco, sapete cosa disse Socrate, il più grande Maestro e filosofo di tutti i tempi? Io non posso insegnare niente a nessuno. Perché? Perché l’insegnante non deve insegnare ma educare, «condurre cioè qualcuno all’evoluzione, dall’impulso all’emozione, dall’emozione al sentimento.» La maieutica socratica significa questo: non soltanto trasmettere un certo sapere ma fare in modo che i tuoi alunni pensino, riflettano, discutano.
Ma soprattutto fate capire loro che lo studio non è un dovere! Non c’è niente di più bello, di più entusiasmante del conoscere il «perché delle cose». Il massimo piacere nella vita per me è la consapevolezza di avere un vasto, sterminato sapere da esplorare e milioni di libri da leggere; quando scopri qualcosa di nuovo, una verità che ti si rivela all’improvviso, provi un brivido squisito, una divina esaltazione! Ecco, cosa vorrei dire ai giovani. Non studiate perché dovete, innamoratevi dello studio! Questa è una ricchezza che nessun governo potrà togliervi, nessuna tassa sottrarvi, apparterrà a voi, a voi soltanto, e renderà la vostra vita ricca e piena. (Da Fb)
Nessun commento:
Posta un commento