Nella nostra traduzione da Rorate Caeli la decisa e chiara posizione di mons. Schneider sulle restrizioni al Rito antico. Troverete le fonti delle citazioni nelle note. Qui l'indice degli articoli sulla Traditionis Custodes e successivi.
Il divieto della Messa Romana Tradizionale è un abuso del potere ecclesiastico e il mancato rispetto di questo ordine non costituisce di fatto disobbedienza.
- La tradizionale liturgia romana della Messa era la liturgia dei nostri antenati cattolici. È stata la forma della Messa con cui sono state evangelizzate la maggior parte delle nazioni europee (ad eccezione di alcuni paesi dell'Europa orientale e dei riti ambrosiano e mozarabico), tutte le nazioni americane e la maggior parte delle nazioni africane, asiatiche e oceaniche.
- "Ciò che le generazioni passate consideravano sacro rimane sacro e grande anche per tutti noi," (Papa Benedetto XVI).[1]
- “Il problema del nuovo Messale sta nel suo abbandono di una storia sempre continua, prima e dopo San Pio V, e nella creazione di un libro completamente nuovo (anche se compilato da materiale vecchio)” (Cardinale Joseph Ratzinger).[2]
- La pubblicazione del nuovo Messale "è stata accompagnata da una sorta di divieto di tutto quanto sopra, senza precedenti nella storia del diritto ecclesiastico e della liturgia" (Cardinale Joseph Ratzinger).[ancora nota 2]
- “Posso dire con certezza, sulla base della mia conoscenza dei dibattiti conciliari e della mia ripetuta lettura dei discorsi dei Padri conciliari, che questa [cioè la riforma così com'è ora nel nuovo Messale] non corrisponde alle intenzioni del Concilio Vaticano II” (Cardinale Joseph Ratzinger).[3]
- La liturgia romana tradizionale della Messa era la liturgia di tutti i santi di rito romano a noi noti almeno nell'ultimo millennio; quindi è antica di migliaia di anni. Anche se comunemente chiamata Messa “tridentina”, la stessa identica forma della Messa era già in uso diversi secoli prima del Concilio di Trento, e quel Concilio richiese solo di canonizzare quella venerabile e dottrinalmente sicura forma di liturgia per la Chiesa Romana.
- La liturgia romana tradizionale della Messa ha la più stretta affinità con i riti orientali nel testimoniare il diritto liturgico universale e ininterrotto della Chiesa: «Nel Messale Romano di san Pio V, come in diverse liturgie orientali, sono presenti numerose bellissime preghiere attraverso le quali il sacerdote esprime il più profondo senso di umiltà e di riverenza davanti ai Sacri Misteri: esse rivelano la sostanza stessa della Liturgia” (Papa Giovanni Paolo II) [4].
- Il Papa e i Vescovi non hanno, quindi, l'autorità di proibire o limitare una forma così venerabile della Santa Messa, che è stata offerta dai Santi per più di mille anni, allo stesso modo in cui il Papa o i vescovi non avrebbero l'autorità di proibire o riformare in modo significativo la forma venerabile del Credo apostolico o del Credo niceno-costantinopolitano, proprio a causa del suo uso venerabile, continuo e millenario.
- L'ottemperanza al divieto abusivo di questa veneranda forma della Messa dei Santi, purtroppo dettata dagli attuali ecclesiastici in un tempo di crisi ecclesiale senza precedenti, costituirebbe una falsa obbedienza.
- Il mancato rispetto dei divieti della Messa tradizionale non rende, per ciò stesso, scismatici, finché si continua a riconoscere il Papa e i vescovi e si continua a rispettarli e a pregare per loro.
- Disobbedendo formalmente a tale inaudita proibizione di un patrimonio inalienabile della Chiesa romana, si obbedisce di fatto alla Chiesa cattolica di tutti i tempi e a tutti i Papi che diligentemente hanno celebrato e ordinato la conservazione di questa forma venerabile e canonizzata della Messa.
- L'attuale divieto del rito tradizionale della Messa è un fenomeno temporaneo e cesserà. La Chiesa romana vive oggi una sorta di esilio liturgico, cioè la Messa Romana Tradizionale è stata esiliata da Roma; tuttavia, l'esilio finirà sicuramente.
- Poiché la Messa Romana Tradizionale è in uso ininterrotto da più di un millennio, santificata dalla recezione universale nel tempo, dai Santi e dai Romani Pontefici, essa appartiene al patrimonio inalienabile della Chiesa Romana. Di conseguenza, in futuro, senza dubbio, i Romani Pontefici riconosceranno e ripristineranno l'uso di questa liturgia tradizionale.
- I futuri Pontefici ringrazieranno tutti i sacerdoti e i fedeli che, in tempi difficili, nonostante tutte le pressioni e le false accuse di disobbedienza, e in spirito di sincero amore per la Chiesa e per l'onore della Santa Sede, hanno mantenuto e trasmesso alle generazioni future il grande tesoro liturgico della Messa tradizionale.
Festa dei Santi Pietro e Paolo, 29 giugno 2023
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Nota di Chiesa e post-concilio
1. Lettera ai vescovi con cui Benedetto XVI accompagna il Motu proprio Summorum pontificum che liberalizza il messale del 1962.
2. "... Come era già avvenuto molte volte in precedenza, era del tutto ragionevole e pienamente in linea con le disposizioni del Concilio che si arrivasse a una revisione del messale, soprattutto in considerazione dell'introduzione delle lingue nazionali. Ma in quel momento accadde qualcosa di più: si fece a pezzi l'edificio antico e se ne costruì un altro, sia pure con il materiale di cui era fatto l'edificio antico e utilizzando anche i progetti precedenti. Non c'è alcun dubbio che questo nuovo messale comportasse in molte sue parti degli autentici miglioramenti e un reale arricchimento, ma il fatto che esso sia stato presentato come un edificio nuovo, contrapposto a quello che si era formato lungo la storia, che si vietasse quest'ultimo e si facesse in qualche modo apparire la liturgia non più come un processo vitale, ma come un prodotto di erudizione specialistica e di competenza giuridica, ha comportato per noi dei danni estremamente gravi. In questo modo, infatti, si è sviluppata l'impressione che la liturgia sia «fatta», che non sia qualcosa che esiste prima di noi, qualcosa di «donato», ma che dipenda dalle nostre decisioni. Ne segue, di conseguenza, che non si riconosca questa capacità decisionale solo agli specialisti o a un'autorità centrale, ma che, in definitiva, ciascuna «comunità» voglia darsi una propria liturgia. Ma quando la liturgia è qualcosa che ciascuno si fa da sé, allora non ci dona più quella che è la sua vera qualità: l'incontro con il mistero, che non è un nostro prodotto, ma la nostra origine e la sorgente della nostra vita". [J. Ratzinger, La mia vita: ricordi, 1927-1977", p. 110.]
3. "Posso dire con certezza, in base alla mia conoscenza dei dibattiti conciliari e alla mia ripetuta lettura dei discorsi tenuti dai padri conciliari, che [il nuovo Messale] non corrisponde alle intenzioni del Concilio Vaticano Secondo". – Joseph Ratzinger, 1976 (lettera a Wolfgang Waldstein)
4. Giovanni Paolo II, Messaggio ai partecipanti all'Assemblea plenaria e della Congregazione per il culto divino e della disciplina dei sacramenti, 21 settembre 2001
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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A I U T A T E, anche con poco,
l'impegno di Chiesa e Post-concilio per le traduzioni
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