Riprendo dall'Osservatorio Card. Van Thuân una nuova riflessione sui 'processi' innestati dall'Istrumentum laboris della sessione sinodale dell'ottobre prossimo. Qui l'indice degli articoli sull'ultimo Sinodo.
Una nuova “Chiesa sinodale” mina la Chiesa cattolica
Molte domande sono sorte sull’attuale “processo sinodale”, e quindi per essere al servizio del gregge di Cristo, vorrei affrontare alcuni punti importanti dell’Instrumentum Laboris per la Sessione di ottobre 2023 del Sinodo sulla sinodalità. Questo Documento di lavoro o Instrumentum sembra minare la costituzione divina e il carattere apostolico della vita e della missione della Chiesa cattolica, sostituendoli con una “chiesa sinodale” inventata, ispirata prevalentemente a categorie protestanti, sociali e antropocentriche. Di seguito sono riportate alcune delle principali aree di preoccupazione.
La costituzione divina della Chiesa è minata.
L’autorità episcopale è minata dall’Instrumentum Laboris principalmente in due modi. In primo luogo, chiedendo un “maggior coinvolgimento di tutti i fedeli e quindi un esercizio ‘meno esclusivo’ del ruolo dei Vescovi” (B 2.5, c), e favorendo un “processo di discernimento comunitario” (B 3.2.7). In secondo luogo, rendendo l’autorità episcopale dipendente e responsabile nei confronti di organi consultivi non gerarchici, seguendo le istituzioni secolari (Vedi B 3.3.8).
L’autorità papale è minata in due modi principali. In primo luogo, suggerendo che «la convergenza di più gruppi di Chiese locali (Consigli particolari, Conferenze episcopali, ecc.) sullo stesso tema» dovrebbe «impegnare il Vescovo di Roma ad affrontarlo a livello di Chiesa universale» (B 3.4). In secondo luogo, suggerendo che “istituzioni locali” in diverse regioni possono “adottare approcci diversi” rispetto al Vescovo di Roma, che dovrebbe accettare (B 3.4.).
Ma resta valida la seguente affermazione magisteriale: «Il Successore di Pietro è la roccia che garantisce una fedeltà rigorosa alla Parola di Dio contro l’arbitrarietà e il conformismo».
La struttura gerarchica della Chiesa è minata da un uso ambiguo della parola “ministero”, che viene inutilmente attribuito sia agli ordinati che ai non ordinati, come quando si cerca di “favorire una comprensione dei ministeri che non si riduca a ordinati Ministero.” (B 2.4, 6) [ii]Ma restano valide le seguenti affermazioni magisteriali: «Bisogna riconoscere che il linguaggio diventa incerto, confuso, e quindi non utile per esprimere la dottrina della fede, ogniqualvolta, in qualsiasi modo, la differenza ‘di essenza e non solo di grado’ tra il sacerdozio battesimale e il sacerdozio ordinato sono offuscati”. [iii] «Solo in forza del Sacro Ordinamento esso [ministero] ottiene quella pienezza e univocità di significato che la tradizione gli ha sempre attribuito». [iv]
La struttura gerarchica della Chiesa è minata anche dall’imposizione di “facilitatori” che “accompagneranno le comunità. . .a tutti i livelli della vita ecclesiale» (n. 42); e facendo di quanto segue una priorità: “chiamare [ing] la questione della partecipazione delle donne al governo, al processo decisionale, alla missione e ai ministeri a tutti i livelli della Chiesa”. (B2.3.3)
Ma restano valide le seguenti affermazioni magisteriali: “sarà necessario anche vigilare affinché ad ogni livello – nel linguaggio, nell’insegnamento, nella prassi pastorale, nelle scelte di governo – il sacro ministero si presenti nella sua specificità ontologica, che non ammette frammentarietà o appropriazione indebita”. [V]
L’unità del sacramento del Sacro Ordine è minata dal “chiamare” la Chiesa a “interrogare” l’ordinazione diaconale delle donne: “chiedere che si consideri la questione dell’inclusione delle donne nel diaconato”. (B 2.3, 4)
Ma restano valide le seguenti affermazioni magisteriali: “la Chiesa non ha alcuna autorità di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e questo giudizio spetta in via definitiva a tutti i fedeli della Chiesa”, e poiché il Sacramento dell’Ordinazione è uno, le donne non possono essere sacramentalmente affatto ordinato. [VI]
La legge morale divinamente rivelata è minata in tre modi principali.
In primo luogo, vi sono gravi omissioni dovute all’assenza di qualsiasi discussione sul peccato, sui Dieci Comandamenti e sulla virtù della castità.
In secondo luogo, viene promosso implicitamente il cosiddetto movimento LGBTQ, che include la promozione dell’attività omosessuale e l’attuale “ideologia di genere” totalitaria mondiale. Così, l’ Instrumentum laboris lamenta “coloro che non si sentono accettati nella Chiesa, come ad es. . .LGBTQ+ Cattolici” (B 1.2 a); e chiama la Chiesa “ad accogliere coloro che si sentono esclusi dalla Chiesa a causa del loro status o della loro sessualità (per esempio… persone LGBTQ+, ecc.” (B 1.2, 6).
Ma restano valide le seguenti affermazioni magistrali: “I principi del rispetto e della non discriminazione non possono essere invocati a sostegno del riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali. . . La negazione dello statuto sociale e giuridico del matrimonio a forme di convivenza che non sono e non possono essere coniugali non si oppone alla giustizia; al contrario, la giustizia lo richiede”. [vii]
In terzo luogo, viene implicitamente promossa l’immoralità riguardo al matrimonio , quando il documento lamenta coloro “che non si sentono accettati nella Chiesa, come i divorziati risposati, le persone in matrimoni poligami” (B 1.2 a); e quando chiama la Chiesa “ad accogliere coloro che si sentono esclusi. . .a causa del loro status o della loro sessualità (per esempio, divorziati risposati, persone in matrimoni poligami, ecc.” (B 1.2, 6).
Ma restano valide le seguenti affermazioni magisteriali: «Per quanto riguarda la sfera sessuale, conosciamo la ferma presa di posizione [di Gesù Cristo] in difesa dell’indissolubilità del matrimonio (cfr Mt 19,3-9) e la condanna pronunciata anche contro il semplice adulterio del cuore (cfr Mt 5,27-28). . . [I] è realistico immaginare un Cristo ‘permissivo’ nel campo della vita coniugale, in materia di aborto, rapporti sessuali prematrimoniali, extramatrimoniali o omosessuali? Certo, la primitiva comunità cristiana, istruita da coloro che avevano conosciuto personalmente Cristo, non era permissiva. . .i numerosi passaggi delle lettere paoline che toccano questo argomento (cfr Rm 1,26 ss; 1 Cor 6,9; Gal 5,19). . . non mancano certo di chiarezza e rigore. E sono parole ispirate dall’alto. Rimangono normativi per la Chiesa di tutti i tempi”.[viii]
“[Non] è lecito impartire una benedizione su relazioni, o convivenze, anche stabili, che comportino un’attività sessuale al di fuori del matrimonio (cioè al di fuori dell’unione indissolubile di un uomo e di una donna aperta di per sé alla trasmissione della vita) . . .la benedizione delle unioni omosessuali non può essere considerata lecita. Questo perché costituirebbero una certa imitazione o analogia della benedizione nuziale invocata sull’uomo e sulla donna uniti nel sacramento del Matrimonio, mentre infatti «non vi sono assolutamente motivi per considerare le unioni omosessuali in alcun modo simili o anche lontanamente analogo al piano di Dio per il matrimonio e la famiglia”. (Papa Francesco, Esortazione Apostolica Amoris laetitia , 251) [ix]
La vita e la missione della Chiesa sono minate.
Il carattere apostolico e soprannaturale della vita e della missione della Chiesa è minato principalmente in tre modi.
In primo luogo, vi sono gravi omissioni dovute all’assenza di una discussione sull’adorazione eucaristica, la Croce di Cristo e il fine ultimo dell’uomo nell’eternità.
In secondo luogo, c’è una burocratizzazione mondana della Chiesa, la promozione di una sorta di eresia di azione neo-pelagiana attraverso un aumento delle strutture e delle sessioni di riunione, con le parole chiave “costruzione del consenso” e “processo decisionale” usate come se la Chiesa fosse un’impresa incentrata sull’uomo.
In terzo luogo, vi è una “pentecostalizzazione” soggettivistica della vita della Chiesa attribuendo presuntuosamente al dialogo umano, alle preghiere non ufficiali e al reciproco scambio di opinioni una vaga qualità spirituale come la “conversazione nello Spirito” (cfr n. 32-42) “chiamato dallo Spirito Santo”, “protagonismo dello Spirito”.
Ma restano valide le seguenti affermazioni magisteriali: «La Chiesa «è, per sua stessa natura, una realtà diversa dalle società meramente umane» e che, pertanto, «è necessario affermare che la mentalità e la prassi esistenti in talune società culturali, socio- le correnti politiche del nostro tempo non possono essere trasferite automaticamente alla Chiesa stessa’”. [x]
Vengono commessi altri gravi danni.
In primo luogo, viene minata la legge apostolica del celibato sacerdotale nella Chiesa latina chiedendo che “si apra una riflessione sulla disciplina dell’accesso al sacerdozio per gli uomini sposati, almeno in alcuni ambiti” (B 2.4, 9).
In secondo luogo, viene promossa un’ideologia materialistica dell’ecologia dando priorità alla “cura della casa comune” (n. 4) e affermando che “il cambiamento climatico richiede l’impegno dell’intera famiglia umana. Lavorare insieme per prenderci cura della nostra casa comune” (B 1.1.b).
Ma resta valida la seguente affermazione magisteriale: «Se viene a mancare il rispetto del diritto alla vita e alla morte naturale, se il concepimento, la gestazione e la nascita umana vengono resi artificiali, se gli embrioni umani vengono sacrificati alla ricerca, la coscienza della società finisce per perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia ambientale. . . . I nostri doveri verso l’ambiente sono legati ai nostri doveri verso la persona umana, considerata in se stessa e in relazione agli altri” [xi].
Conclusione
L’ Instrumentum laboris per la sessione di ottobre 2023 del Sinodo sulla sinodalità promuove essenzialmente, anche se in modo più sofisticato, le stesse idee eterodosse avanzate dal Cammino sinodale tedesco.
Sostituisce la Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica con una fantasiosa “chiesa sinodale” che è mondana, burocratica, antropocentrica, neopelagiana, gerarchicamente e dottrinalmente vaga – pur mascherando questi tratti dietro espressioni untuose come “conversazione nello Spirito.”
Ma noi non crediamo – né nessuno darebbe la vita per – una “chiesa sinodale”. Crediamo nella Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica fondata da Nostro Signore Gesù Cristo, e ci aggrappiamo alla Sua immutabile verità divina, per la quale innumerevoli martiri cattolici hanno versato il loro sangue.
29 giugno 2023 — Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo
+ Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Santa Maria ad Astana
[Fonte: The Catholic Thing]
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[i] Citazione integrale: “Il Romano Pontefice – come tutti i fedeli – è soggetto alla Parola di Dio, alla fede cattolica, ed è garante dell’obbedienza della Chiesa; in questo senso è servus servorum Dei. Egli non prende decisioni arbitrarie, ma si fa portavoce della volontà del Signore, che parla all’uomo nelle Scritture vissute e interpretate dalla Tradizione; in altre parole, l’episcopio del primato ha dei limiti posti dal diritto divino e dalla costituzione divina, inviolabile, della Chiesa, che si trova nella Rivelazione. Il Successore di Pietro è la roccia che garantisce una fedeltà rigorosa alla Parola di Dio contro l’arbitrarietà e il conformismo: di qui la natura martirologica del suo primato». (Congregazione per la Dottrina della Fede, Il primato del successore di Pietro nel mistero della Chiesa , 31 ottobre 1998, n. 7).
[ii] Si vedano anche le seguenti affermazioni: “superare una visione che riserva ogni funzione attiva nella Chiesa ai soli Ministri ordinati (Vescovi, Presbiteri, Diaconi), riducendo la partecipazione dei Battezzati a una collaborazione subordinata” (B 2.2.a); “L’esperienza di camminare insieme nella Chiesa locale permette di immaginare nuovi ministeri al servizio di una Chiesa sinodale” (B 2.2.c); “ministeri spontanei e altri ministeri riconosciuti non istituiti” (B 2.2. d).
[iii] Citazione integrale: “Per parlare, dunque, di ‘partecipazione dei fedeli laici al ministero pastorale dei presbiteri’ occorre, anzitutto, riflettere attentamente sul termine ‘ministero’ e sulle diverse accezioni che può assumere nel linguaggio teologico e canonico. … Bisogna riconoscere che il linguaggio diventa incerto, confuso, e quindi non utile per esprimere la dottrina della fede, ogniqualvolta, in qualche modo, la differenza ‘di essenza e non solo di grado’ tra il sacerdozio battesimale e il sacerdozio ordinato è offuscata (cfr Lumen gentium, 10). Al tempo stesso, non distinguendo nettamente, anche nella pratica pastorale, il sacerdozio battesimale dal sacerdozio gerarchico, si corre anche il rischio di svalutare il ‘proprium’ teologico dei laici e di dimenticare ‘lo specifico vincolo ontologico che unisce il sacerdote a Cristo, Sommo Sacerdote e Buon Pastore” (Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis, 1)” (Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti all’Incontro promosso dalla Congregazione per il Clero, 22 aprile 1994, n. 4).
[iv] Citazione completa: «Quando invece il termine si differenzia nel rapporto e nel confronto tra i diversi munera e officia‘, allora si deve percepire chiaramente che solo in forza della Sacra Ordinazione ottiene quella pienezza e univocità di significato che la tradizione gli ha sempre attribuito. Chiarire e purificare il linguaggio diventa un’urgenza pastorale perché, dietro di esso, possono nascondersi insidie ben più pericolose di quanto pensiamo. Dal linguaggio quotidiano alla concettualizzazione il passo è breve» (Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti all’Incontro promosso dalla Congregazione per il Clero , 22 aprile 1994, n. 4).
[v] Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti all’Incontro promosso dalla Congregazione per il Clero, 22 aprile 1994, n. 6.
[vi] Giovanni Paolo II, Ordinatio Sacerdotalis, 22 maggio 1994, n. 4.[vii] Citazione completa: “I principi del rispetto e della non discriminazione non possono essere invocati a sostegno del riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Differenziare tra le persone o rifiutare riconoscimenti o benefici sociali è inaccettabile solo quando è contrario alla giustizia (cfr S. Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, II-II, q. 63, a.1, c.). La negazione dello statuto sociale e giuridico del matrimonio a forme di convivenza che non sono e non possono essere coniugali non si oppone alla giustizia; al contrario, lo esige la giustizia» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni sulle proposte di riconoscimento giuridico delle unioni tra persone omosessuali, 3 giugno 2003, n. 8).
[viii] Citazione integrale: «In particolare, per quanto riguarda la sfera sessuale, conosciamo la ferma presa di posizione [di Gesù Cristo] in difesa dell’indissolubilità del matrimonio (cfr Mt 19,3-9) e la condanna pronunciata anche contro i semplici adulterio del cuore (cfr Mt 5,27-28). E come non rimanere colpiti dal precetto di ‘cavarsi l’occhio’ o di ‘tagliarsi la mano’ nel caso in cui tali membra siano occasione di ‘scandalo’ (cfr Mt 5,29-30)? Avendo questi precisi riferimenti evangelici, è realistico immaginare un Cristo ‘permissivo’ nel campo della vita coniugale, in materia di aborto, rapporti sessuali prematrimoniali, extramatrimoniali o omosessuali? Certo, la primitiva comunità cristiana, istruita da coloro che avevano conosciuto personalmente Cristo, non era permissiva. Basti qui richiamare i numerosi passaggi delle lettere paoline che toccano questo tema (cfr Rm 1,26 ss; 1 Cor 6,9; Gal 5,19). Le parole dell’Apostolo non mancano certo di chiarezza e di rigore. E sono parole ispirate dall’alto. Rimangono normative per la Chiesa di tutti i tempi” (Papa Giovanni Paolo II, Incontro con i giovani ad Amersfoort, Paesi Bassi , 14 maggio 1985).
[ix] Citazione integrale: “Per conformarsi alla natura dei sacramentali, quando si invoca una benedizione su particolari rapporti umani, oltre alla retta intenzione di coloro che vi partecipano, è necessario che ciò che è benedetto sia oggettivamente e positivamente ordinato a ricevere e esprimere la grazia, secondo i disegni di Dio inscritti nella creazione, e pienamente rivelati da Cristo Signore. Pertanto, solo quelle realtà che sono di per sé ordinate a servire quei fini sono congruenti con l’essenza della benedizione impartita dalla Chiesa. Per questo motivo non è lecito impartire una benedizione su relazioni, o convivenze, anche stabili, che comportino un’attività sessuale al di fuori del matrimonio (cioè al di fuori dell’unione indissolubile di un uomo e di una donna aperta in sé stessa alla trasmissione della vita), Catechismo della Chiesa Cattolica, 2357). La presenza in tali rapporti di elementi positivi, di per sé da valorizzare e apprezzare, non può giustificare tali rapporti e renderli oggetti legittimi di una benedizione ecclesiale, poiché gli elementi positivi esistono nell’ambito di un’unione non ordinata al disegno del Creatore. Inoltre, poiché le benedizioni sulle persone sono in relazione con i sacramenti, la benedizione delle unioni omosessuali non può essere considerata lecita. Questo perché costituirebbero una certa imitazione o analogia della benedizione nuziale invocata sull’uomo e sulla donna uniti nel sacramento del Matrimonio, mentre infatti «non vi sono assolutamente motivi per considerare le unioni omosessuali in alcun modo simili o anche lontanamente analogo al progetto di Dio per il matrimonio e la famiglia” (Papa Francesco, Esortazione Apostolica Amoris laetitia, 251)” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Responsum a un dubbio sulla benedizione delle unioni tra persone dello stesso sesso, 15 marzo 2021).
[x] Citazione completa: “Va sempre ricordato che la Chiesa ‘è, per sua stessa natura, una realtà diversa dalle società meramente umane’ e che, pertanto, ‘occorre affermare che la mentalità e la prassi esistenti in alcune correnti culturali, socio-politiche del nostro tempo non possono essere trasferite automaticamente alla Chiesa stessa’” (cfr Congregazione per il Clero, Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri, 17) (Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti all’Incontro promosso dalla Congregazione per il Clero , 22 aprile 1994, n.3).
[xi] “Se viene mancato il rispetto del diritto alla vita e alla morte naturale, se il concepimento umano, la gestazione e la nascita vengono resi artificiali, se gli embrioni umani vengono sacrificati alla ricerca, la coscienza della società finisce per perdere il concetto dell’ecologia umana e, insieme ad essa, dell’ecologia ambientale. È contraddittorio insistere sul fatto che le generazioni future rispettino l’ambiente naturale quando i nostri sistemi educativi e le nostre leggi non le aiutano a rispettare se stesse. Il libro della natura è uno e indivisibile: accoglie non solo l’ambiente ma anche la vita, la sessualità, il matrimonio, la famiglia, le relazioni sociali: in una parola, lo sviluppo umano integrale. I nostri doveri verso l’ambiente sono legati ai nostri doveri verso la persona umana, considerata in se stessa e in relazione agli altri”. (Papa Benedetto XVI, Enciclica Caritas in veritate, 51).
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