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domenica 27 agosto 2023

Il cardinale Müller conferma che la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva un fascicolo a carico dell’arcivescovo Fernández

Nella nostra traduzione da National Catholic Register, l’articolo di Edward Pentin sulla recente nomina dell'Arcivescovo Victor Manuel Fernández. Della reazione del cardinal Müller avevamo già dato notizia qui. Altri precedenti qui - qui - qui - qui - qui - qui.

Il cardinale Müller conferma che la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva un fascicolo a carico dell’arcivescovo Fernández 

Il cardinale Gerhard Müller ha confermato che la congregazione vaticana per la dottrina della fede era in possesso di un fascicolo contenente rilievi teologici sull’arcivescovo Victor Manuel Fernández, nominato la scorsa settimana fa papa Francesco a capo di quel dicastero.

Il dossier, confermato anche da una seconda autorevole fonte ecclesiastica, risale al tempo in cui, nel 2009, il cardinale Jorge Bergoglio di Buenos Aires nominò l’allora padre Fernández rettore della Pontificia Università Cattolica Argentina.

Nei commenti rilasciati il 5 luglio al Register, l’arcivescovo Fernández ha minimizzato il contenuto del dossier, affermando che le preoccupazioni del Vaticano in ordine alle “accuse” incentrate sui suoi scritti “non erano di grande peso” e che dopo uno scambio di lettere con i funzionari vaticani nelle quali ha “chiarito” il suo “vero pensiero, tutto si è risolto serenamente”.

Il 1° luglio Papa Francesco ha nominato prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede l’arcivescovo Fernández, suo stretto consigliere e presunto redattore di alcuni dei passaggi più controversi dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia. L'incarico verrà assunto in agosto, in anticipo rispetto alla data di inizio precedentemente annunciata di metà settembre.

Il cardinale Müller, già prefetto, dal 2012 al 2017, del dicastero (precedentemente chiamato Congregazione per la Dottrina della Fede), lo scorso 4 luglio ha dichiarato al Register che il fascicolo era stato redatto alla fine degli anni 2000 dall’arcivescovo Jean-Louis Bruguès, segretario dell’allora Congregazione per l’Educazione Cattolica, dopo che il cardinale Bergoglio aveva proposto l’allora padre Fernández come rettore dell’università. Lo scopo del fascicolo era quello di fornire alla CDF informazioni sufficienti a concedere o rifiutare la dichiarazione nihil obstat (nulla osta), prerogtiva richiesta per ogni nuovo rettore di un’università cattolica.

“La CDF è sempre coinvolta nel dare l’ultima parola”, ha detto il cardinale Müller. “La Congregazione per l’Educazione Cattolica deve quindi chiedere il nihil obstat della CDF, nell'ufficializzare il consenso, in modo che la Chiesa possa essere assolutamente sicura che non ci sia nulla di problematico nella specifica nomina”.

A causa del contenuto del fascicolo, la CDF, allora guidata dal cardinale William Levada, ritardò l’emissione del nihil obstat fino a quando le perplessità non fossero state risolte.

Padre Fernández quindi, fino a maggio 2011, due anni a mezzo dopo la sua nomina ufficiale, non ha potuto prestare giuramento, a causa dei continui rilievi sollevati nel dossier su alcune sue opinioni teologiche.

Il cardinale Müller ha sottolineato al Register che, nonostante l’esistenza del fascicolo, è possibile che padre Fernández abbia inviato alla CDF una lettera “impegnandosi a fare meglio”, aggiungendo che questa è “una tattica frequente in questi casi, per fugare ogni dubbio”.

L’arcivescovo Fernández sembra aver adottato tale approccio. Ha riferito al Register che dopo la sua nomina a rettore nel 2009, alcuni suoi articoli “sono arrivati a Roma” e “da quel momento è iniziato uno scambio di lettere in cui ho chiarito il mio vero pensiero e tutto si è risolto serenamente”. 

Ha detto: “C’è voluto più di un anno al ritmo di lavoro romano, ma voglio chiarire che le accuse non erano di grande peso”. “Per esempio, hanno messo in discussione mezza pagina che avevo scritto in un piccolo giornale della mia città, nell’interno dell’Argentina. Lì spiegavo che noi sacerdoti non potevamo benedire le unioni gay perché avevamo una certa concezione del matrimonio. Tuttavia, non giudicavamo né condannavamo le persone”.

“I miei accusatori hanno detto che non avevo illustrato a sufficienza la posizione della Chiesa sul matrimonio”, ha proseguito l’arcivescovo Fernández. “Che ci crediate o no, ciò ha preso diversi mesi del mio tempo”, ha aggiunto che non è stato ritenuto “necessario o appropriato” per lui pubblicare un articolo correttivo sulla questione, spiegando di non essere “un esperto in materia”. In generale, ha detto, “i teologi cercano di scrivere articoli su argomenti in cui abbiano avuto modo di specializzarsi ”.

In un’intervista del 3 luglio a Perfil, una radio argentina, l’arcivescovo Fernández ha riflettuto sull’esperienza, ricordando che il DDF era il Sant’Uffizio dell’Inquisizione e dicendo che “ha persino indagato su di me”. Ha detto che il processo “è stato davvero molto fastidioso” e che ha “trascorso mesi assurdi” dovendosi giustificare.

L’arcivescovo Fernández continua a intervenire sul tema controverso della benedizione delle coppie omosessuali. Il 5 luglio ha dichiarato al sito cattolico spagnolo Infovaticana che nulla può essere paragonato al “matrimonio” in “senso stretto” tra un uomo e una donna, e che “la massima attenzione da prestare è quella di evitare riti o benedizioni che possano alimentare questa confusione”. Ma ha aggiunto: “Ora, se una benedizione viene impartita in modo tale da non causare questa confusione, dovrà essere esaminata e verificata. Come vedrete, c’è un punto in cui lasciamo una discussione puramente teologica e passiamo a una questione più prudenziale e disciplinare”.

Nell’intervista ha anche affermato che, sebbene la dottrina della Chiesa non possa essere modificata, “la nostra comprensione” della dottrina può cambiare, “e di fatto è cambiata e continuerà a cambiare”.

L’arcivescovo Fernández ha detto che le preoccupazioni del Vaticano sono state rimosse senza alcuna pressione da parte del cardinale Bergoglio. “Era fiducioso che, se avessi risposto alle domande inviatemi, tutto sarebbe stato risolto prima o poi”.

Tuttavia, sembra che ci siano state ripercussioni per l’arcivescovo Bruguès. Papa Francesco, in particolare, non ha mai nominato cardinale il prelato francese, nonostante dal 2012 al 2018 abbia ricoperto il ruolo di archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, una posizione prestigiosa che dal XVIII secolo è guidata da un cardinale.

Due mesi dopo la sua elezione a pontefice, Papa Francesco ha nominato arcivescovo padre Fernández, ma senza informarne la CDF, allora guidata dal cardinale Müller. Sebbene i papi non abbiano l’obbligo di chiedere alla CDF un nihil obstat prima di nominare un vescovo, il cardinale Müller ha detto che di solito lo fanno per essere sicuri che il candidato sia dottrinalmente solido.

Nella lettera inviata all’arcivescovo Fernández in occasione della sua nomina, Papa Francesco è sembrato suggerire che il Dicastero per la Dottrina della Fede sotto l’arcivescovo Fernàndez non controllerà più l’ortodossia dei teologi nella stessa misura alla quale era stato sottoposto lo stesso arcivescovo Fernàndez.

Francesco ha scritto: “Il Dicastero che lei presiederà in altri tempi è arrivato a usare metodi immorali”. “Erano tempi in cui, anziché promuovere la conoscenza teologica, si perseguivano possibili errori dottrinali. Quello che mi aspetto da lei è certamente qualcosa di molto diverso”.

In una dichiarazione del 1° luglio sulla sua nomina, l’arcivescovo Fernández ha detto che il dicastero in passato “era il terrore di molti, perché era dedito a denunciare gli errori, a perseguitare gli eretici, a controllare tutto, persino a torturare e uccidere”.

“Non tutto è stato così, ma questo fa parte della verità”, ha continuato. Francesco mi ha scritto che il modo migliore per prendersi cura della dottrina della fede è quello di far crescere la nostra comprensione di essa, perché “questa crescita armoniosa preserverà la dottrina cristiana in modo più efficace di qualsiasi meccanismo di controllo”, soprattutto se sapremo presentare un Dio che ama, che libera, che solleva, che dà potere alle persone”.
Edward Pentin

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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