Nella nostra traduzione dal sito della diocesi di Tyler il testo di una nuova lettera pastorale che il vescovo Strickland ritiene particolarmente importante alla luce delle dichiarazioni provenienti da Roma che parlano di minare "l'amore umano così com'è fondato nel Piano Divino". Sia chiaro che questa verità non può essere cambiata. La Chiesa non può benedire il peccato. Abbracciamo invece – esorta Strickland – la bellezza del piano che Dio Nostro Padre ha preparato per noi, se solo ascoltiamo. Precedenti qui e a partire da qui - qui.
Non è possibile minare l'amore umano nel piano divino
Continuando a rivedere importanti verità della nostra fede cattolica, vi scrivo oggi per analizzare la quinta verità contenuta nella mia Lettera pastorale del 22 agosto 2023: “Le attività sessuali al di fuori del matrimonio sono sempre gravemente peccaminose e non possono essere condonate, benedette o ritenute ammissibili dalle autorità ecclesiastiche”.
La sessualità umana è un bellissimo dono di Dio ed è intessuta nell’essere di ogni uomo e di ogni donna. Ogni persona è creata a immagine di Dio, e tutti, sia le persone sposate che i single, sono chiamati alla castità e a vivere il piano divino di Dio per la loro vita. “La persona casta conserva l’integrità delle forze di vita e di amore che sono in lei. Tale integrità assicura l'unità della persona e si oppone a ogni comportamento che la ferirebbe”. (CCC 2338). Il piano di Dio per la nostra natura sessuale è questo: che ci asteniamo dal sesso prima del matrimonio e che siamo fedeli al nostro partner all’interno del matrimonio; o, se siamo single, che rimaniamo celibi (ossia che non abbiamo rapporti sessuali). Questo è il piano di Dio per noi perché ci ama immensamente, vuole il meglio per noi e ci ha dato il potere straordinario di essere partecipi con Lui nel far emergere una nuova vita. Questo è un dono straordinario che porta con sé anche enormi responsabilità. Se è utilizzato in modo improprio, può arrecare molto dolore e sofferenza, ma se è utilizzato correttamente, arreca molta gioia e famiglie forti e sane che edificano la società e danno gloria a Dio.
Il matrimonio cristiano è un sacramento in cui Dio effonde la sua grazia sugli sposi affinché crescano insieme così profondamente da unirsi insieme come una nuova, unica creazione. “Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre [e si unirà a sua moglie] e i due saranno una carne sola. Sicché non sono più due, ma una sola carne. L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto” (Mc 10, 6-9).
Marito e moglie sono chiamati a un’unione reciprocamente esclusiva, aperta al dono della vita nuova. Così, proprio come non sono più due, ma una sola carne, quando marito e moglie si uniscono nell’abbraccio coniugale, hanno il potenziale di dare alla luce una nuova vita in cui loro due diventano letteralmente una sola carne nella loro prole. “Dio li benedisse e disse loro: ‘Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela’” (Gen 1, 28). Il dono della sessualità umana va vissuto all’interno dei vincoli del matrimonio, anche se la coppia non è in grado di avere figli. Papa San Giovanni Paolo II ha affermato riguardo alle coppie senza figli: “Non siete meno amati da Dio; il vostro amore reciproco è pieno e fecondo quando è aperto agli altri, ai bisogni dell’apostolato, ai bisogni dei poveri, ai bisogni degli orfani, ai bisogni del mondo” (Papa San Giovanni Paolo II, Omelia del 13 febbraio 1982).
Questa verità fondamentale della morale — che la sessualità umana sia ordinata verso un’unione permanente, reciprocamente esclusiva, aperta al dono della nuova vita — deve essere recuperata per il bene dell’umanità. La cosiddetta rivoluzione sessuale, iniziata negli anni ’60, ha travolto la società umana in modi devastanti. Molti hanno accusato la Chiesa cattolica di insistere troppo sulla morale sessuale, ma se osserviamo il panorama attuale, sembra evidente che noi pastori non ci siamo concentrati abbastanza su questa questione così importante. Invece di comprendere l’importanza di vivere una vita casta, l’umanità sembra essere intrappolata nella mentalità del “tutto va bene” per quanto riguarda le attività sessuali. Inoltre, piuttosto che concentrarsi sul piano creativo di Dio per la vita attraverso un uomo e una donna in un matrimonio impegnato e sacramentale aperto ai figli, l’attenzione sembra spesso concentrarsi solo sul piacere sessuale, anche se esso si discosta completamente dal piano di Dio, e anche se mina la dignità della persona umana.
Questa comprensione distorta della nostra natura sessuale — in cui le relazioni umane sono intese a livello transazionale con la cosiddetta cultura del sesso occasionale, col divorzio facile e diffuso, con una facile disponibilità di contraccezione e aborto e con pratiche sessuali devianti — cerca di ridurre le relazioni a ciò che una persona può prendere da un’altra, denigrando la dignità e la santità della persona umana e lasciando i loro partecipanti con un senso di vuoto e insoddisfazione. I peccati sessuali sono commentati e glorificati, anche sui social media, con la stessa disinvoltura con cui si parla del tempo.
Uno degli elementi necessari per recuperare una sana comprensione della sessualità umana è riacquistare la comprensione del fatto che la nostra natura sessuale è un bellissimo dono di Dio. Il fatto che Dio ci abbia creato maschio e femmina e abbia stabilito una complementarità tra i sessi è davvero una delle Sue benedizioni più grandi. Papa San Giovanni Paolo II lo ha spiegato magnificamente nei suoi insegnamenti contenuti ne La teologia del corpo: l’amore umano nel piano divino, insegnamenti che costituiscono una riflessione su questo grande dono e sul fatto che gli esseri umani, che sono creati a immagine di Dio, sono fatti per l’amore che si dona, non per l’amore che prende soltanto. In una Lettera Apostolica, Papa San Giovanni Paolo II ha spiegato che l’uomo e la donna esistono non solo “fianco a fianco” o “insieme”, ma esistono anche reciprocamente “l’uno per l’altro”. (Mulieris Dignitatem, par. 7).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: “‘L’intima comunione di vita e di amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale …. Dio stesso è l'autore del matrimonio’. La vocazione al matrimonio è iscritta nella natura stessa dell’uomo e della donna, quali sono usciti dalla mano del Creatore. Il matrimonio non è un’istituzione puramente umana, malgrado i numerosi mutamenti che ha potuto subire nel corso dei secoli, nelle varie culture, strutture sociali e attitudini spirituali. Queste diversità non devono far dimenticare i tratti comuni e permanenti. Sebbene la dignità di questa istituzione non traspaia ovunque con la stessa chiarezza, esiste tuttavia in tutte le culture un certo senso della grandezza dell'unione matrimoniale. ‘La salvezza della persona e della società umana e cristiana è strettamente connessa con una felice situazione della comunità coniugale e familiare’”. (CCC 1603).
Dobbiamo anche recuperare il concetto di alleanza che è così prevalente sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento. In parole povere, un’alleanza è uno scambio tra persone — “Io sono tuo e tu sei mia” — ed è una parte importante della creazione di un nucleo familiare. Nel matrimonio l’uomo e la donna si donano interamente all’altro, aprendosi alla generazione di una nuova vita. Il piacere è una componente dei rapporti sessuali, ma non è l’unica; le relazioni sessuali progettate e volute da Dio comportano anche l’apertura alla nuova vita e un legame indissolubile e permanente tra un uomo e una donna. Se una coppia ha un rapporto sessuale senza volere che esso sia fedele, esclusivo e aperto alla vita nuova (questo è ciò che il sacramento del matrimonio intende favorire), allora si impegna solo a vivere un’imitazione gravemente peccaminosa del vero amore che alla fine si allontana dalla felicità, dalla gioia e dall’appagamento che Dio desidera veramente per i Suoi figli.
Negli anni ’60, quando è iniziata la cosiddetta rivoluzione sessuale, con un movimento che rivendicava che l’espressione della sessualità non fosse più limitata al matrimonio, molti l’hanno accolta come una porta verso la libertà illimitata, ma il volto reale di questa libertà erano le epidemie di malattie sessualmente trasmissibili, le decine di di milioni di aborti, la pornografia dilagante, l’aumento degli stupri e degli abusi sui minori e gli effetti devastanti sulla famiglia e sul matrimonio. Eppure sentiamo ancora rivendicazioni secondo cui ciò di cui gli esseri umani hanno veramente bisogno è di più libertà.
Si stima che attualmente oltre il 40% di tutte le coppie statunitensi convive al di fuori del matrimonio, invece di sposarsi. Siamo convinti di aver “fatto progressi” perché ora siamo molto “liberi”. Ma la maggior parte della gente fraintende la vera natura della libertà. Come ha affermato in modo molto eloquente Papa San Giovanni Paolo II, “la libertà non consiste nel fare ciò che ci piace, ma nell’avere il diritto di fare ciò che dovremmo”. Man mano che ci si allontana sempre più dalla verità e dal disegno di Dio sulla famiglia, inevitabilmente si distruggeranno le fondamenta stesse della società in cui viviamo. Molti non riescono a vedere che, se muore una società costruita sulla verità di Dio, muoiono con essa anche le libertà individuali. La distruzione del matrimonio e della famiglia porta alla morte della società e, cosa ancor più grave, alla perdita di tante anime che partecipano a questa autodistruzione. Ecco perché la Beata Madre, Nostra Signora di Fatima, ha avvertito la Venerabile Suor Lucia Dos Santos che “la battaglia decisiva tra il Regno di Cristo e Satana verterà sul matrimonio e sulla famiglia”.
Vorrei che, riflettendo sull’estrema importanza del matrimonio e della famiglia, rivolgessimo la nostra attenzione anche al frutto più tragico della rivoluzione sessuale — l’aborto —, il gravissimo peccato dell’uccisione dei nostri figli. L’aborto è l’interruzione di una gravidanza mediante rimozione o espulsione di un embrione o di un feto (un bambino vivo) dall’utero, con conseguente morte del bambino. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: “La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l’essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita” (CCC 2270). Eppure molti chiedono la “libertà” di poter abortire il proprio figlio.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS), ogni anno nel mondo si registra l’incredibile cifra di 73 milioni di aborti indotti. Ciò corrisponde a circa 200.000 aborti al giorno in tutto il mondo. Il Guttmacher Institute riferisce che nel 2020, solo negli Stati Uniti, sono stati eseguiti 930.160 aborti, una media di oltre 2.500 aborti al giorno. Si tratta di quasi un milione di bambini americani uccisi ogni anno nel grembo materno prima ancora che venga loro permesso di fare il primo respiro. Non può esserci esempio più grande e più tragico della distruzione completa dei matrimoni e delle famiglie, ed è per questo che l’aborto è la questione preminente che la Chiesa si trova ad affrontare oggi.
Dopo l’introduzione della pillola anticoncezionale a metà degli anni ’60, i gruppi di difesa del controllo delle nascite come Planned Parenthood e altri sostenevano che ci sarebbe stata una diminuzione degli aborti, poiché ora le donne potevano impegnarsi in attività sessuali con possibilità di gravidanza notevolmente ridotte. Invece, il nesso tra il maggiore uso dei contraccettivi e l’aumento del numero degli aborti è ormai consolidato. Nel 1981, l’abortista Dr. Christopher Tietze ha scritto: “Ci si può aspettare un’elevata correlazione tra l’esperienza dell'aborto e quella contraccettiva nelle popolazioni in cui sono disponibili sia la contraccezione che l’aborto … Le donne che praticano la contraccezione hanno maggiori probabilità di abortire rispetto a quelle che non l’hanno praticata e le donne che hanno avuto aborti hanno maggiori probabilità di usare contraccettivi rispetto alle donne che non hanno abortito”. (Dr. Christopher Tietze, Abortion and Contraception. Abortion: Readings and Research, Butterworth & Company, Toronto, Canada 1981, pagine da 54 a 60.) La conclusione che è stata resa evidente da decenni di dati è che l’uso di contraccettivi incoraggia una maggiore attività sessuale al di fuori del matrimonio e che, quando i contraccettivi falliscono, le donne ricorrono come rimedio all’aborto.
Alla National Prayer Breakfast a Washington, il 5 febbraio 1994, Santa Teresa di Calcutta dichiarò profeticamente: “Una volta che l’amore vivo è distrutto dalla contraccezione, l’aborto è una facile conseguenza … E l’aborto, che spesso segue la contraccezione, rende un popolo spiritualmente povero, e questa è la povertà peggiore e più difficile da vincere”.
Avvicinandoci all’inizio del Sinodo sulla sinodalità, è importante ricordare e abbracciare la profonda sacralità dell’unione coniugale tra marito e moglie e la verità secondo cui le attività sessuali al di fuori del matrimonio sono sempre gravemente peccaminose e non possono essere condonate, benedette o ritenute legittime dalle autorità ecclesiastiche. Dio ci chiama a restare saldi e a rifiutare ogni percorso che devi dalla Sua verità, quindi stiamo in guardia contro chiunque tenti di condonare, benedire o incoraggiare tali attività, poiché ciò sarebbe contrario a Cristo, alla Sua Chiesa e al Sacro Deposito della Fede. Dobbiamo ricordare che la verità divina non può mai cambiare, e che né Dio né la Chiesa possono cooperare con il peccato o benedirlo.
In conclusione, è un dato di fatto che come società abbiamo acquisito fin troppa familiarità con una lunga lista di peccati sessuali, tra cui la fornicazione, l’adulterio, la contraccezione, la sodomia, la masturbazione, la pornografia e molte altre forme di impudicizia oggi molto diffuse. La chiamata alla continenza sessuale è per molti una lotta, e certamente va contro la corrente della nostra cultura attuale, che si diletta nell’impudicizia. Tuttavia, la Chiesa ci insegna la verità secondo cui la sessualità umana è un bellissimo dono di Dio che ha lo scopo di avvicinarci a Lui mentre ci impegniamo a vivere una vita santa e casta. Dovremmo guardare agli esempi di santi — sia sposati che single — che hanno abbracciato una vita santa e casta, per constatare che vivere una vita secondo il piano di Dio sulla castità non solo è possibile, ma è essenziale in per trovare la vera gioia che deriva dal soddisfare la chiamata di Dio per la nostra vita.
Dovremmo anche riconoscere che la devastazione e la terribile povertà spirituale che vediamo nella società a causa dell’abbandono della Sua verità sono in netto contrasto con la profonda bellezza del piano che Dio ha riservato per noi se abbracciamo la Sua volontà divina sulla nostra autentica identità sessuale umana. Dobbiamo aprire i nostri cuori e le nostre menti al messaggio di Cristo — che la strada verso la salvezza è stretta e la strada verso la perdizione è ampia. “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!” (Mt 7, 13-14). Cristo ci mostra come donarsi a chi si ama — il morire a se stessi, sacrificarsi —, come ha fatto sulla croce per la sua sposa, la Chiesa. Quando noi o i nostri cari vaghiamo nella lussuria e nel peccato, non dovremmo mai disperare, ma gettarci invece ai piedi misericordiosi di Dio Onnipotente. Ricordiamo sempre che la misericordia di Dio è sempre presente se solo ci pentiamo e cerchiamo il Suo perdono.
Che Dio Onnipotente vi benedica e ci dia la grazia di gioire del mistero e del dono, datoci da Lui, della nostra natura sessuale mentre ci sforziamo di conformarci in umiltà al piano d'amore di Dio per le nostre vite.
Il vostro umile padre e servitore,Mons. Joseph E. Strickland
Vescovo di Tyler, Texas
Nessun commento:
Posta un commento