Pagine di rilievo

domenica 29 novembre 2020

Le oscure convergenze tra lo scientismo prometeico e il paganesimo occultista

L’uomo, per sua natura, è un ricercatore e un inventore. Dalle sue scoperte, se non custodisce la consapevolezza che ogni sua facoltà e relativi frutti discende dall’immagine e somiglianza col suo Creatore, scaturisce l’orgoglio ottimistico che mette insieme l’Homo faber e l’Homo sapiens. E dunque possiamo considerarlo “prometeico” in relazione all’eroe rapitore del fuoco, che strappa agli Dei i loro segreti e sfida proibizioni e vendette, per comunicare ai propri simili la potenza divina. Ma, inebriato dall’entusiasmo e dell'orgoglio, l'uomo “prometeico” finisce per perdere il controllo di sé e della realtà e diviene vittima delle degenerazioni dello scientismo positivista secondo cui la scienza e la sperimentazione hanno la capacità di risolvere tutti i problemi e soddisfare tutti i bisogni dell’uomo. Oggi questa parabola è stata ampiamente percorsa e dobbiamo vigilare e pregare perché non raggiunga il punto di non ritorno e si possa invertire la rotta, che di fatto noi cerchiamo di non seguire custodendo, con l'aiuto della Grazia, il Depositum fidei ricevuto nella e dalla Chiesa. Con queste premesse, pubblico un piccolo saggio del nostro traduttore che fa un excursus interessante su tematiche per noi a tutt'oggi inesplorate, ma che — attraverso gli eventi e le dinamiche di potere dell'oscura temperie attuale sia nell'agone politico che in ambito ecclesiale — si affacciano con sempre maggiori evidenze ai nostri orizzonti di osservazione e di comprensione. E ci offre l'opportunità di decifrarne alcuni retroscena significativi, prossimi e remoti. È possibile scaricare qui il testo in formato pdf. (M.G.)

Il fil rouge del demonio
Le oscure convergenze tra lo scientismo prometeico e il paganesimo occultista

di Antonio Marcantonio (© Chiesa e post-Concilio 2020)

Poco tempo fa mi sono imbattuto nella lettura del libro di Gary North, Unholy Spirits: Occultism and New Age Humanism [Spiriti maligni: L’occultismo e l’umanesimo della New Age], pubblicato per la prima volta nel 1975, riedito nel 1986 e da allora ‘misteriosamente’ dimenticato (che io sappia, non è mai stato nemmeno tradotto dall’inglese in altre lingue). Si tratta di una lunga dissertazione sul parallelismo tra il risveglio dell’occultismo all’interno delle società occidentali e la rinascita di un umanesimo
  1. ecumenista (ma fondamentalmente pagano),
  2. basato su una concezione monista (ossia
    1. sostenitrice dell’unità tra natura umana e divina — irrazionalismo — o semplicemente
    2. negatrice dell’esistenza del divino sulla scia di un evoluzionismo che esalta l’uomo e le sue conquiste tecnologiche e lo proietta in un prometeico futuro messianico — il cosiddetto razionalismo) della realtà e
  3. inneggiante a un Nuovo Ordine Mondiale in cui tutte le religioni saranno unificate e si vivrà all’interno di un governo unico mondiale.
Vi suona? Procediamo.

È bene sottolineare sin dal principio che, contrariamente a quanto il titolo potrebbe indurre a sospettare, questo testo non è uno studio morboso di fenomeni paranormali — e difatti mette anzi in guardia contro lo studio di questi ultimi sotto la mera ispirazione di una poco sana curiosità — ma un’analisi storica, sociologica e in parte anche politica di quanto è avvenuto negli ultimi cinquantasette anni (il primo potente risveglio della piaga occultista viene fatto infatti risalire al 1963). L’autore — come si nota anche in alcune delle tesi che esprime — è protestante e calvinista, il che obbliga in alcuni punti in cui egli precisa la sua visione del cristianesimo a fare la tara di quanto afferma (lo vedremo più avanti), ma nel complesso non gli toglie il merito di presentare al contrario in molti altri punti una visione ortodossa e di denunciare con esattezza fenomeni perniciosi, contrapponendo correttamente ad essi come unica soluzione — e come unica visione del mondo valida — il cristianesimo stesso. 

L’excursus attraverso cui ci accompagna l’autore comincia dalla dottrina del filosofo tedesco Immanuel Kant (1724-1804), secondo la quale solamente il fenomeno, ossia quanto cade sotto i sensi dell’uomo, sarebbe conoscibile e dunque possibile oggetto di studio, attraverso categorie di conoscenza innate presenti a priori nella mente di ogni persona. Al contrario, das Ding an sich (letteralmente: la cosa in sé, ossia la natura profonda della realtà), il noumeno (ogni realtà metafisica), sarebbe inconoscibile e rimarrebbe quindi escluso dalla dignità di oggetto dell’analisi filosofica e scientifica. Questo pensiero, che ha esiliato ogni realtà soprannaturale — ivi compreso, certamente, il divino — dalla filosofia e dalla scienza moderne (o perlomeno da quelle ‘ufficiali’, ‘istituzionali’, mainstream), ha inaugurato una corrente definita (in modo capzioso, dato che la metafisica non esclude la ragione e la logica, anzi le integra, le utilizza e le completa) razionalismo, atteggiamento filosofico che esalta appunto la ragione contro ogni elemento che esso ritiene essere irrazionale, ossia — kantianamente parlando — al di fuori dei fenomeni osservabili, misurabili e riproducibili. Questa corrente ha cominciato a diffondersi e a raggiungere il suo auge all’interno dello Zeitgeist del culto della dea Ragione da parte dell’Illuminismo francese. 

A partire da allora, l’ateismo — fenomeno già presente ma non ancora eretto a miscredenza pressoché universale da una società che fino a quel momento si era mantenuta sostanzialmente religiosa — dilagò non solo nell’àmbito della cultura e della scienza, ma anche in quello politico e sociale. Persino all’interno del pensiero cattolico, il cosiddetto modernismo cominciò ad accantonare tutte quelle realtà che potessero sembrare ‘irrazionali’, ‘datate’ e soprattutto scomode, interpretandole in modo spregiudicatamente libero e deviato: ecco che il diavolo si trasformava in un simbolo del male la cui esistenza reale veniva messa in dubbio; le possessioni diaboliche erano interpretate come disturbi psichici; le guarigioni miracolose come il risultato della rimozione di patologie psicosomatiche. 

Gary North documenta come il revival dell’occultismo — il cui inizio si riscontra già, come abbiamo visto, nel 1963 — abbia avuto un’improvvisa e drammatica accelerazione a partire dal 1965, guarda caso l’anno in cui si è svolto il Concilio Vaticano II, che tanti danni e deviazioni ha introdotto nella Chiesa cattolica: dalla riforma (leggi ‘impoverimento’; ‘stravolgimento’; ‘violazione’; [qui] - qui]) della liturgia (messe annacquate con nuovi formulari in lingue volgari; rimozione della formula d’esorcismo dal Battesimo; rimozione della preghiera di esorcismo a San Michele Arcangelo al termine della messa, etc.) all’introduzione di un ecumenismo selvaggio sfociato nell’idea di salvezza per tutti (e non per molti: quiqui) fino ad arrivare alla scellerata Dichiarazione di Abu Dhabi [vedi] firmata nel 2019 da Jorge Mario Bergoglio (ritroviamo qui il filo conduttore: monismo, religione universale, svilimento del sacrificio di Cristo, etc.). Fu in quegli anni che impazzò all’interno della Chiesa il fiorire di una letteratura ‘progressista’ — monista, appunto — redatta da autori come Teilhard de Chardin (vedi più avanti) ed altri. 

Secondo l’autore — e secondo verità — l’esilio di Dio dalla scienza e dalla morale ha portato alla divinizzazione dell’uomo, considerato l’apice di un universo concepito a sua volta in modo contraddittorio come prodotto del caso da quanti d’altro canto — in questo caso giustamente — fanno della legge di causa ed effetto un pilastro del pensiero logico. Allo stesso tempo si fecero strada le teorie evoluzioniste di Darwin, secondo le quali le varie specie del mondo naturale — ivi compresi gli animali e l’uomo stesso — sarebbero il frutto di una ‘selezione naturale’ operata dalla natura, la quale permetterebbe esclusivamente la sopravvivenza di quelle specie che sviluppano la capacità di adattarsi all’ambiente che le circonda. 

Razionalismo ed evoluzionismo negano:
  1. all’uomo lo status di creatura di Dio;
  2. a quest’ultimo quello di sovrano personale e trascendente dell’universo, di cui non sarebbe quindi creatore;
  3. il peccato originale — la disobbedienza dell’uomo al comando di Dio di non mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male, trasgredito lasciandosi abbindolare dalla mendace promessa diabolica “sarete come Dio” (Gn 3, 5) — come causa del disordine e della caducità presenti nella natura e della morte;
  4. la fede nel sacrificio salvifico di Gesù Cristo e nel giudizio finale. Peccato però che non riescano a dar conto del salto evoluzionistico rappresentato dall’apparizione stessa dell’uomo sullo scenario della natura, uomo che è dotato di un cervello e di una mente molto più sviluppati ed elevati rispetto al necessario, contraddicendo così il principio secondo cui natura non facit saltus. E lo contraddice davvero, pur essendo tale principio valido: la soluzione di questo dilemma è l’intervento divino, che lo scientismo ovviamente esclude.
Allo stesso tempo, tuttavia, l’esilio del mondo divino e soprannaturale dal panorama gnoseologico ed etico ha provocato il sorgere di una mancanza di senso nella vita umana. L’uomo non sa più come rispondere alle domande fondamentali dell’esistenza: come ha avuto origine la vita? Che senso ha? Perché esistono il male e la morte? Qual è il nostro destino finale? Alla mancanza di risposte da parte della (evidentemente non tanto) onnisciente nuova scienza razionalista hanno supplito
  1. il rifugiarsi nelle teorie metafisiche più svariate e più strampalate;
  2. la riabilitazione del paganesimo;
  3. l’auge delle filosofie orientali che negano l’esistenza di un Dio personale e trascendente e propugnano le teorie del karma (una sorta di bilancino cosmico di meriti e colpe) e della reincarnazione, spostando il terreno della salvezza personale da un’unica vita improntata ai comandamenti divini qui sulla terra, dalla vita futura e dal giudizio finale a un ciclo di reincarnazioni che annacqua la responsabilità personale e offrendo — per mezzo della negazione del giudizio divino — come obiettivo ultimo un nirvana che non è altro che un perpetuo oblio, un salto nel vuoto;
  4. la rinascita — o, più esattamente, l’incremento e la moda — di pratiche magiche e occultiste.
A questo punto, sottolinea Gary North, ci sono da rilevare due singolari convergenze tra il razionalismo e l’irrazionalismo. La prima consiste nella loro comune identificazione dell’uomo con Dio (il succitato monismo): nel caso del primo, l’uomo prende semplicemente il posto di Dio come arbitro della morale e come manipolatore della realtà; nel caso del secondo l’uomo sarebbe di natura divina e la divinità stessa non sarebbe altro che la somma delle anime umane, le quali — parallelo pseudo-metafisico dell’evoluzionismo materialista — devono sforzarsi in questa vita di riscoprire e risvegliare — attraverso, appunto, pratiche magiche — la loro natura divina; la divinità (personale o impersonale che sia) avrebbe bisogno dell’uomo per realizzarsi e per riconquistare lo stato che ha perso al momento della creazione, momento in cui essa si sarebbe dispersa nel creato, il quale necessita quindi raggiungere di nuovo l’unità primigenia (come si può riscontrare anche nelle teorie alchemiche e cabaliste). [1] È naturale che questo panteismo sia quindi sostenitore dell’idea di un mondo in cui regni l’unità politica e quella di tutte le religioni. Ma leggiamo cosa scrive in proposito il Nostro: 
L’ecumenismo è un tema fondamentale all’interno di ogni sistema teosofico e occultista e di ogni culto della scienza della mente. La maggioranza di questi culti crede che una sola religione universale e la fondazione di un ordine mondiale unificato e messianico — o, come è stato anche chiamato, il Nuovo Ordine Mondiale — siano la soluzione a tutti i problemi dell’uomo. Tanto per mezzo del razionalismo sterile dell’educazione universitaria come per mezzo dell’irrazionalismo delle visioni mistiche, gli umanisti moderni sono arrivati ancora una volta alla conclusione secondo cui l’uomo — che è il miglior rappresentante della divinità o, in un universo senza Dio, l’essere vivente evolutivamente più alto — dovrebbe raggiungere l’unione politica — e spirituale. Questo punto di vista, dominante sin dai tempi dell’Illuminismo, è l’essenza ultima dell’umanesimo. Come scrive Rushdoomy: “L’umanità è il vero dio dell’Illuminismo e del pensiero rivoluzionario francese. In ogni fede religiosa uno dei requisiti fondamentali del pensiero logico si esprime attraverso l’esigenza dell’unità della divinità. Quindi, dato che l’uomo è Dio, non possono esserci divisioni all’interno della divinità, ossia dell’umanità. Dato che la filosofia illuminista era monistica, l’intolleranza delle differenze religiose diventò un tratto non essenziale”. In breve, conclude Rushdoomy, “L’obiettivo finale non è la comunione ma l’uniformità” (p. 180, grassetto mio). 
Ribadisco che queste righe sono state scritte originariamente nel 1975. L’autore rivela in séguito anche un suo casuale contatto successivo con Barbara Marx Hubbard, che si presentò alle elezioni primarie del Partito Democratico come candidata alla vicepresidenza degli Stati Uniti per l’anno 1984 (John Biden stava già cercando di farsi candidare alla presidenza, ma raccolse un solo voto da parte della convenzione democratica): la Marx, ebrea agnostica autrice di diversi libri sull’evoluzione planetaria e sociale, aveva già in mente un progetto — vago e confuso — di Umanità Universale, da raggiungere attraverso quella che definiva “Politica della Trascendenza”. Senza commenti. All’epoca era ancora presente nel mondo occidentale un barlume di ragione (che tuttavia, come stiamo osservando, era già sotto attacco), per cui l’armata Brancaleone democratica fu sbaragliata da Ronald Reagan (presidente di cui si possono tessere molti elogi ma che purtroppo, d’altro canto, è stato uno dei primi artefici — in buona fede, a mio modesto avviso — dell’avvento di un liberismo selvaggio già presente in potenza nelle tendenze socio-economiche statunitensi e che è pur sempre un malessere frutto del materialismo, come vedremo più in basso riflettendo a proposito dell’influsso del pensiero calvinista sulla società e sull’economia). 

Nel capitolo Escape from Creaturehood [La fuga dallo stato di creatura], Gary North aggiunge:
Nessun movimento di sostanziale importanza sociale può sopravvivere senza una filosofia della vita e un’adesione religiosa a tale filosofia da parte dei suoi aderenti. Ciò è vero non solo per le religioni più importanti della storia dell’umanità, ma anche per le varie forme di satanismo, occultismo, misticismo e fenomenalismo paranormale. L’uomo anela scoprire il senso della vita e ottenere il potere su di essa. Il fatto che le principali religioni orientali, il buddhismo e l’induismo, siano altamente considerate da maghi e mistici, da uomini assetati di potere e da pensatori monisti, non ci dovrebbe sorprendere. A volte quanti hanno cercato senso e potere al di fuori di Dio hanno trovato il potere — tanto quello razionale come quello occulto —, ma la loro speranza più grande — quella che il mondo sia dotato di un senso indipendente da quello che è stato dato alla creazione da un Dio sovrano e personale — non si può realizzare. Il potere non soddisfa, e il senso della vita non nasce spontaneo dall’uomo, l’ipotetica misura di tutte le cose. [...] 

Il nucleo dell’occultismo è la fede in un universo privo di un sovrano supremo. L’uomo può avere potere, singole persone possono avere potere, e i demoni possono avere poteri. Le forze impersonali dell’universo possono avere un potere. Ma non ci dev’essere una forma suprema di potere che sia assolutamente sovrana. L’universo è creato dal caso o dal fato; può essere un’illusione o meno; ma non è controllato dalla Provvidenza. L’universo può avere o non avere un significato, ma tanto il suo significato come la mancanza di esso devono essere autonomi. [...] 
La religione di Satana offre all’uomo l’autodeterminazione, ma allo stesso tempo gli promette la schiavitù. Assumere il potere su qualsiasi elemento della creazione richiede una fonte di potere: le leggi, i demoni, la forza, Dio. Ogni uomo è sottoposto a qualche giogo. L’asserzione di un’autonomia totale è un castello in aria. Non può esistere alcun ordine, alcun significato, alcuna esistenza senza un’autorità sovrana. Ma l’uomo continua ad afferrarsi alle sue rivendicazioni di autonomia. Tuttavia, quando osserva se stesso e il suo mondo, percepisce che l’imperfezione è insuperabile. Vuole sfuggire a un universo imperfetto che lo circonda e che non è in grado di controllare e di purificare, eppure è egli stesso una creatura imperfetta immersa nella creazione che non troverà pace nemmeno se dovesse riuscire a rimodellare l’universo a propria immagine. Il vero nemico dell’autonomia dell’uomo è la creazione stessa, che rende testimonianza a un Dio santo e a un giudizio futuro (Rm 1, 18-25). (pp. 333-334, grassetto mio) 
E ancora:
La spiegazione della condizione umana operata dal cristianesimo tradizionale consiste nel mettere in rilievo la fonte dell’imperfezione: la ribellione etica contro Dio da parte dell’uomo. Si tratta di una soppressione volontaria della verità, operata per mezzo dell’ingiustizia, che acceca e condanna l’uomo. La maledizione a cui l’universo è sottoposto è la risposta di Dio a tale ribellione etica da parte dell’uomo, e la promessa di una redenzione esterna procede di pari passo con la promessa della rigenerazione interiore (Rm 8, 18-23). L’uomo si deve conformare eticamente all’immagine del Figlio di Dio, Che è perfettamente uomo [e perfettamente Dio], ma per raggiungere questo obiettivo necessita della grazia di Dio (Rm 8, 29; Ef 2, 8-9). [...] L’obiettivo non è la trascendenza metafisica, bensì la maturità etica. La caduta dell’uomo è stata di carattere etico; la sua redenzione è etica. Questo è il punto di vista cristiano, che è contrario alla religione di Satana. [Quanto a noi, dovremo porre un'attenzione particolare, avuto riguardo alla fonte, a non perdere una visione ontologica, non semplicemente etica, sulla disobbedienza originaria e conseguente Redenzione: per via del vincolo ontologico e teologico che lega la creatura umana a Dio]. La religione di Satana — tanto se si manifesta nell’occultismo come nell’evoluzionismo, nel marxismo, nell’ambientalismo o in ogni altra forma di autonomia umana — presenta il conflitto dell’uomo come qualcosa di essenzialmente metafisico. Vi sarebbe nella creazione una carenza originaria. E difatti alcuni sistemi religiosi (le filosofie monistiche orientali, per esempio) insegnano che la creazione stessa è il problema. Il tempo prima di ogni tempo, l’esistenza precedente a ogni altra esistenza furono l’età dell’oro. Qualsiasi forma di filosofia satanica afferma che l’obiettivo dell’uomo è l’auto-rigenerazione, che può essere raggiunta per mezzo di rituali, contemplazione, ascetismo, magia, droghe, immoralità, rivoluzione, pianificazione economica o quello che sia purché il potere rigenerativo si trovi all’interno della creazione (p. 334, grassetto mio). 
E difatti, la seconda singolare convergenza tra razionalismo e irrazionalismo consiste nell’autodivinizzazione dell’uomo
L’uomo deve trascendere se stesso, deve diventare una nuova creatura. Deve superare il mondo. E deve fare tutto ciò per mezzo di un potere immanente. In breve, l’essenza ultima della religione di Satana è quella di fuggire dal proprio stato di creature finite. Ciò implica la divinizzazione dell’uomo [...], che richiede uno stato di coscienza più alto e politiche di auto-trascendenza umanistica. 
Nel capitolo ottavo ho citato le dichiarazioni esplicite di due satanisti contemporanei, Anton LaVey and Aleister Crowley, i quali affermano che solo l’uomo è sovrano perché solo l’uomo è divino. Colin Wilson si spinge un passo più in là: “È superfluo evidenziare il fatto che tutte le grandi religioni mantengano il punto di vista secondo cui l’essenza umana e l’essenza divina sarebbero la stessa cosa”. Si sbaglia: né il giudaismo ortodosso né il cristianesimo tradizionale hanno mai affermato una dottrina del genere, ed è proprio l’assenza di una tale dottrina che rende queste due religioni uniche nel panorama del mondo antico. 
Unione con Dio o addirittura identificazione con Dio: in questo consiste il concetto della divinizzazione dell’uomo. È una negazione della distinzione tra il Creatore e la creatura. La caduta dell’uomo non è stata una ribellione etica volontaria contro un Dio assolutamente sovrano, e la redenzione non sarà un dono assolutamente sovrano di un Dio misericordioso. Sarà l’uomo a dover salvare se stesso diventando il Dio redentore (p. 335, grassetto mio). 
Secondo il filosofo danese Søren Kierkegaard, alla radice del peccato di Satana e di quello di Adamo vi è proprio quest’empio anelo di autodivinizzazione, caratterizzato da due forme complementari dello stesso peccato di disperazione (peccato contro lo Spirito Santo):
  1. disperatamente voler essere se stesso (ossia non piegarsi al servizio di Dio e al contrario volersi ergere a sovrano dell’universo anche al di sopra di Lui) nel caso del demonio;
  2. disperatamente non voler essere se stesso (ossia rinnegare il proprio stato di creatura e volersi arrogare la conoscenza del bene e del male, ossia una totale autonomia morale indipendente dai dettami della saggezza di Dio) nel caso del nostro comune progenitore. 
Il Nostro menziona a più riprese lo scrittore, saggista e teologo britannico C. S. Lewis (1898-1963), il quale aveva già denunciato nel suo libro The Abolition of Man [L’abolizione dell’uomo] — la cui prima edizione è del 1947 — il fatto che l’idea che più danni ha prodotto nella Storia è quella della sovranità dell’uomo, l’uomo divinizzato, il pianificatore del processo evolutivo, il prometeico modellatore dei cieli e della terra, ricordando che anche Friedrich Engels, coautore insieme a Karl Marx del Manifesto del Partito Comunista (1848), aveva salutato nei suoi scritti l’avvento dell’“Uomo salvatore dell’Uomo”. 

Nel suo libro fantastico e ironico The Screwtape Letters (1942, tradotto in italiano col titolo Le lettere di Berlicche), C. S. Lewis immagina di essere un diavolo di nome Screwtape (letteralmente accartoccia-nastro, nella versione italiana, appunto, Berlicche) che scrive a suo nipote Wormwood (tarlo, nella versione italiana Malacoda) una serie di consigli atti a spiegare le tattiche che i demoni usano per ingannare e controllare gli uomini. Nella settima lettera, Screwtape (Berlicche) scrive: 
La nostra politica per il momento, è di tenerci nascosti. Naturalmente non è stato sempre così. Noi siamo di fronte a un dilemma crudele. Quando gli esseri umani non credono alla nostra esistenza perdiamo tutti i piacevoli risultati del terrorismo diretto e non riusciamo a far sorgere i fattucchieri. D’altra parte, quando credono in noi non siamo capaci di farli diventare materialisti o scettici. Almeno, non ancora. Ho grandi speranze che apprenderemo, a tempo debito, il modo di emozionalizzare e mitologizzare la loro scienza a tal punto che ciò che è, in realtà, fede in noi (quantunque non sotto questo nome) riuscirà a insinuarsi, mentre la mente umana rimarrà chiusa alla fede nel Nemico. [2] La “Forza Vitale”, l’adorazione del sesso, e alcuni aspetti della psicanalisi, potranno qui dimostrarsi utili. Se riusciremo a produrre il nostro capolavoro — il Mago Materialista, l'uomo che, non usi, ma veramente adori ciò che chiama vagamente “forze” mentre nega l'esistenza degli “spiriti” — allora sarà in vista la fine della guerra (p. 29 dell’edizione italiana pubblicata all’interno della collana Oscar Mondadori, 1998, grassetto mio). 
Anche questo dovrebbe suonarvi abbastanza. Siamo tutti fin troppo consapevoli della strage che culto del sesso, specialmente di quello deviato, sta operando all’interno della nostra società. Mentre la ‘mafia lavanda’ assume il controllo della Chiesa (violentando qua e là giovani seminaristi e godendo di copertura e impunità anche da parte delle alte gerarchie) e devasta la sua dottrina che ha sempre insegnato il modo casto e cristiano in cui la sessualità deve esprimersi, l’indottrinamento LGBT distrugge le anime, la psiche e la vita sessuale dei giovani e non solo. 

Ma come non leggere nel programma di Berlicche (l’avvento dei “Maghi materialisti”) il preannuncio del sorgere del cosiddetto ‘transumanesimo’? 

Il transumanesimo è un’ideologia che è stata formulata per la prima volta nel 1957 — nel testo In New Bottles for New Wine (In nuove bottiglie per un vino nuovo, allusione blasfema alla parabola evangelica) — da Julian Huxley (fratello del noto scrittore Aldous Huxley, autore del capolavoro distopico Brave New World [Un mondo nuovo] ma divenuto poi vittima della sperimentazione di stati di coscienza “superiore” attraverso l’uso di droghe come l’LSD), il quale aveva mutuato il concetto a sua volta dal suo amico Teilhard de Chardin, che fu colui che coniò il termine nel 1949

Secondo la definizione di Julian Huxley, il transumanesimo si riferisce all’“uomo [...] che trascende se stesso, realizzando le nuove potenzialità della sua natura umana”, [3] ergendosi a guida del processo evolutivo attraverso l’uso delle scoperte scientifiche e tecnologiche per aumentare le capacità fisiche e cognitive e migliorare aspetti negativi della condizione umana come la malattia e l’invecchiamento. [4] 

Il concetto è stato poi sviluppato e ampliato negli anni successivi fino ad arrivare alla definizione di Robin Hanson, riportata da Gianfranco Ravasi nel suo articolo — dal titolo Der Mensch, die kleine Narrenwelt [L’umanità, piccolo mondo di pagliacci, ammiccamento alle parole messe in bocca a Mefistofele da Goethe nel suo Faust] — apparso su Il Sole 24 Ore il 27 novembre 2013: “Il Transumanesimo è l'idea secondo cui le nuove tecnologie probabilmente cambieranno il mondo nel prossimo secolo o due a tal punto che i nostri discendenti non saranno per molti aspetti ‘umani’” (grassetto mio). 

Ma come arriveranno gli uomini ad essere ‘più che umani’? attraverso l’implementazione e l’uso di innovazioni tecnologiche come l’ingegneria genetica, la nanotecnologia, la neurofarmacologia, le protesi artificiali, e le interfacce tra la mente e le macchine, tecniche che aprono scenari inquietanti. 

Non sono mancate e non mancano le voci critiche a questa prometeica visione della ‘nuova umanità’ o ‘post-umanità’. Tra le tante, citiamo il saggio dello scrittore e storico israeliano Yuval Noah Harari, Homo Deus. Breve storia del futuro, edito da Bompiani nel 2018, il cui titolo è già in sé una denuncia dell’ambizione di elevare l’uomo al rango di divinità, di trasformare l’‘Homo sapiens’ in ‘Homo Deus’ nel momento in cui la robotica, intelligenza artificiale e l’ingegneria genetica vengono messe al servizio della ricerca dell’immortalità e della felicità eterna. Di nuovo: la salvezza eterna viene trasposta dalla redenzione operata dal Cristo, dalla vita futura e dal giudizio finale a una presunta redenzione operata dall’uomo qui ed ora. Si opera il tentativo satanico (e velleitario) di conquistare prometeicamente l’eternità con le forze umane e a livello materiale, non con l’ausilio della grazia divina a livello spirituale (ma anche materiale, dato che la redenzione è in atto già nel momento in cui la fede illumina le opere umane, e dato che un giorno i nostri corpi risorgeranno, trasformati, come spiega San Paolo Apostolo in 1 Co 15, 19-58). 

Dunque, come si diceva, la scienza contemporanea, infetta dal cosiddetto razionalismo, si schiera nello stesso campo dell’irrazionalismo, ossia delle pratiche magiche, occultiste, demoniache. Fino ad ora, tuttavia, i due àmbiti erano sì in un certo qual modo alleati nel loro comune progetto (inane) di divinizzare l’uomo e di negare a Dio la Sua prerogativa di sovrano personale e trascendente dell’universo, ma erano rimasti nemici nelle loro visioni antitetiche del noumeno, assolutamente escluso da ogni discussione da parte del razionalismo, e ripreso invece dall’irrazionalismo, ma con ogni sorta di distorsione e aprendo le porte a legioni di demoni. 

Oggi invece apprendiamo con sorpresa, come si legge nell’articolo Artificial Intelligence: Silicon Valley’s New Deity [L’intelligenza artificiale: la nuova divinità di Silicon Valley], [5] di Leslie Hook, pubblicato il 25 ottobre 2017 dal Financial Times Magazine, che “un ingegnere che ha lavorato in passato in Google ha fondato una religione intesa come risposta spirituale alla rivoluzione robotica”. 

L’ingegnere in questione, Anthony Levandowski, ha creato in effetti una religione che ha denominato Way of the Future [Il cammino del futuro] il cui proposito sarebbe, secondo quanto riportato da documenti resi pubblici dalla rivista Wired Magazine, quello di “sviluppare e promuovere la creazione di una divinità basata sull’intelligenza artificiale” e di “contribuire al miglioramento della società” per mezzo della “comprensione” e della “venerazione della divinità” — leggi: la divinità basata sull’intelligenza artificiale di cui sopra. Levandowski ha affermato che si sta preparando per l’avvento del giorno in cui i computer diverranno onniscienti e onnipotenti (ci si chiede come degli strumenti tecnologici perfezionatissimi e dotati di un’intelligenza vasta quanto si voglia possano comunque raggiungere l’onniscienza e l’onnipotenza). Ci informa Leslie Hook:
Si potrebbe pensare che Levandowski sia un pazzo isolato, ma in realtà vi è piccola frangia di tecnici che si stanno preparando alla ‘Singolarità’, vale a dire al momento in cui l’intelligenza dei computer supererà quella umana. Il nucleo duro del gruppo è quello di quanti si sono auto-denominati ‘Singulatarians’ e attendono il giorno in cui le loro menti si fonderanno con i computer, consentendo loro di vivere per sempre. (Grassetto mio) [...] 
La ricerca dell’immortalità è un tema preso molto sul serio nella Bay Area, in parte perché vi è un certo numero di multimilionari che sta investendo in modo massiccio nelle ricerche che consentano di estendere la durata delle loro vite. La questione principale ruota intorno al modo in cui sarà possibile ottenere questo obiettivo (tra le idee prese in considerazione vi è quella di clonare una persona e di usare il sangue del clone più giovane per irrigare il corpo dell’“originale”). 
Tuttavia, continua Leslie Hook:
Pochi sottopongono a un dibattito le implicazioni spirituali di questi progetti. Se pure la tecnologia che creiamo ci supererà in questione di intelligenza, sarà mai dotata di un’anima? E anche se gli esseri umani vivranno per moltissimi anni, o addirittura per sempre, diventeranno forse dèi? 
In fin dei conti, Silicon Valley è un luogo piuttosto secolare. È un luogo in cui la scienza e la tecnologia sono viste come le soluzioni ai problemi del mondo. E alla maggior parte dei singolaritani [6] viene la pelle d’oca quando si parla di religione. “Essere singolaritano non è una questione di fede, ma di comprensione”, scrive Ray Kurzweil [7] (grassetto mio). 
Entriamo qui in pieno territorio gnostico. Ma di questo parleremo tra poco. Quel che ci preme ora è sottolineare il fatto che il verificarsi di eventi di questo tipo — che fino a poco tempo fa avremmo probabilmente relegato al rango di fantasie malate o di fantascienza da paccottiglia — sono in fondo il prolungamento di un sogno (in realtà di un incubo) molto antico: quello della trasmutazione alchemica. Anche in questo senso Gary North, nel suo libro, è stato lungimirante e profetico: 
L’alchimia, come l’umanesimo moderno, si basa su una visione pelagiana dell’uomo [8] (Pelagio fu colui che mandò su tutte le furie Sant’Agostino quindici secoli fa). Secondo quest’eresia, l’uomo sarebbe fondamentalmente buono. Vi sarebbe sempre la possibilità di raggiungere la perfezione in questa vita. La natura umana non sarebbe stata corrotta dagli effetti della ribellione etica [di Adamo]. Dati questi presupposti, l’auto-trascendenza dell’uomo diventa un imperativo sociologico: “Allo stadio che le nostre ricerche scientifiche hanno raggiunto le nostre menti e la nostra intelligenza dovranno superare se stesse ed ascendere ad altezze trascendenti; l’umano, troppo umano non sarà più sufficiente” [9] [...] Il modo in cui realizzare questa trasformazione ha fondamentalmente a che vedere con le tecniche adeguate: “Se il mio cervello è equipaggiato con i macchinari necessari, se tutto ciò non appartiene esclusivamente all’àmbito della religione o della mitologia, se non è solo una questione di ‘grazia’ divina o di ‘iniziazione magica’ ma dipende da certe tecniche e certi atteggiamenti interiori ed esteriori che siano in grado di mettere in modo un macchinario del genere, allora posso ritenermi soddisfatto [...]’ [10] (p. 339, grassetto mio). 
Come la schiacciante maggioranza dei profeti odierni degli “stati superiori di coscienza”, gli autori [Pauwels e Bergier, vedi note 9 e 10] aderiscono totalmente alla teoria dell’evoluzionismo cosmico. Non si tratta dell’evoluzione antisettica di Darwin, consistente in mutazioni casuali e in ambienti naturali che cambiano sotto la spinta del caso, bensì di un’evoluzione con un proposito. Ci dirigiamo verso il “punto omega” di Teilhard de Chardin, verso quel punto di risoluzione hegeliano e monista di ogni progresso. 
Pauwels e Bergier sono ottimisti, perché promettono una salvezza gnostica. Il redentore sarà proprio la mente dell’uomo; la salvezza si ottiene attraverso la conoscenza. [...] 
L’ideale della conoscenza assoluta viene anteposto all’umanità. Se l’umanità, o un’élite formata da una società segreta di mutanti, potrà raggiungere un grado di conoscenza adeguato, il peccato e gli effetti del peccato saranno cancellati dall’universo. L’uomo sarà il sovrano della creazione (p. 341, grassetto mio). 
Gary North parla persino di ‘mutanti’. Ma in che senso? Facciamo un passo indietro e citiamo alcuni passi dell’intervista della rivista Wired ad Anthony Levandowski, pubblicata il 15 novembre 2017 col titolo Inside the First Church of Artificial Intelligence [All’interno della prima chiesa dell’intelligenza artificiale]: 
Con Internet come sistema nervoso, i cellulari del mondo connessi tra di loro e dei sensori come organi sensoriali e centrali di dati come cervello, la ‘cosa’, qualsiasi essa sia, udrà tutto, vedrà tutto e sarà in ogni luogo in ogni momento. Levandowski ritiene che l’unica parola razionale per descrivere ‘la cosa’ sia ‘dio’ — e che l’unico modo di influenzare una divinità sia la preghiera e l’adorazione. (Grassetto mio) 
Se questo panorama (non troppo) futuro — più verosimile di quanto si immagini vista l’intelligenza (applicata in modo perverso) e le risorse tecnologiche ed economiche delle persone che sono intente a crearlo — non è un incrocio tra Orwell e l’adorazione del vitello d’oro, cos’altro può essere? 

Quest’empio matrimonio tra le Big Tech [11] e un culto letteralmente idolatrico — tra il cosiddetto razionalismo e l’irrazionalismo, il cui unico punto di contatto e il motore principale, come abbiamo visto, è l’inimicizia nei confronti della sovranità di Dio sull’universo — marca l’avvento di un nuovo umanesimo — satanico, così come sataniche erano nel fondo tutte le sue forme precedenti [12] — salutato con entusiasmo dalle correnti progressiste del mondo politico e persino di quello ecclesiastico. Esso rappresenta una minaccia tanto più pericolosa e agghiacciante se si pensa che le grandi corporazioni tecnologiche che lo hanno concepito sono le stesse che controllano davvero — orwellianamente, appunto — il mondo attraverso Internet e reti sociali, strumenti da esse utilizzati a nostra insaputa per effettuare un controllo a tappeto della popolazione — i nostri dati, tutto quel che leggiamo, scriviamo, ascoltiamo, compriamo, privilegiamo su tali canali viene diligentemente immagazzinato in server giganti dotati di algoritmi che sono già in grado di prevedere le nostre reazioni e le nostre scelte prima ancora di noi stessi — ed esercitare la manipolazione e la censura dell’informazione. C’è da sorprendersi se le misure di terrorismo sanitario adottate per il contenimento del COVID-19 — oltre a rappresentare una violazione criminale delle libertà individuali per via delle misure restrittive imposte alla popolazione e dell’introduzione di decreti legge incostituzionali che preparano il terreno a futuri gulag —, facendo aumentare il lavoro (o lo studio) da casa, la comunicazione online che supplisce la mancanza dell’incontro personale e l’ozio che supplisce attività fuori casa, hanno provocato un incremento dei dati che il Grande Fratello può fagocitare e digerire? 

Yasha Levine, nel suo libro Surveillance Valley. The Secret Military History of the Internet [La Valle della Sorveglianza. La storia militare segreta di Internet], ricostruisce la storia di Internet dai suoi primi passi fino ai nostri tempi. Come molti sanno, il primo prototipo di Internet era una rete informatica che faceva capo al DARPA. [13] Tale rete, nata negli anni Sessanta come strumento di spionaggio all’estero sui guerriglieri vietnamiti (e poi centroamericani) e in casa sulle persone e le organizzazioni che protestavano contro la guerra, già sul nascere era stata concepita come un sistema globale di sorveglianza e di previsione delle mosse del nemico (oggi, il pubblico generale) che a lungo termine si sarebbe dovuto estendere a tutta la popolazione mondiale. Vi suona? Bene, Levine riporta in modo dettagliato e ben documentato come questo progetto sia stato reso possibile grazie al reclutamento — effettuato a suon di milioni di dollari dei contribuenti americani — non solo delle migliori menti del MIT (Massachusetts Institute of Technology, Istituto di Tecnologia del Massachusetts), ma anche di tutti i vari ‘geni maledetti’ della sottocultura beat californiana che univa il consumo di droghe alle ideologie cyberpunk (sviluppo delle idee transumaniste che abbiamo visto qui sopra) inneggianti a un futuro distopico in cui la salvezza e la felicità suprema sarebbero state raggiunte attraverso la fusione tra la mente umana e l’intelligenza artificiale (Levandowski non è dunque un pioniere…). Molti di questi ‘geni maledetti’ sono stati i fondatori delle prime imprese che hanno reso possibile la creazione dell’Internet che conosciamo oggi e dei software che oggi usiamo quotidianamente. Di qui il gioco di parole dell’autore, nel titolo della sua opera, tra Silicon Valley e Surveillance Valley. 

Ma chi muove i fili di tutto questo? Oggi non sono più solamente pochi insider — che, pur essendo ben documentati e sapendo di cosa stanno parlando, vengono etichettati come ‘complottisti’, ‘paranoici’ o ‘cospiranoidi’ [calco lessicale del neologismo inglese conspiranoid coniato dai ‘sacerdoti’ del politicamente corretto] — a denunciare l’esistenza di un Deep State, di uno Stato parallelo dalle ramificazioni intricatissime che ordisce trame occulte per assumere il controllo delle democrazie occidentali — a partire da quella statunitense — e del mondo intero: finalmente, anche insigni, coraggiose e pie personalità come l’Arcivescovo Carlò Maria Viganò ne stanno svelando gli oscuri segreti [vedi] e stanno conducendo una santa battaglia contro di esso, denunciando allo stesso tempo reti di potere sovversivo parallele all’interno della nostra Santa Madre Chiesa: quelle che Viganò definisce Deep Church

Parlando proprio di Deep Church e di occultismo, con il dominio esercitato a livello delle più alte gerarchie dalla succitata ‘mafia lavanda’ di prelati omosessuali e con l’argentino Jorge Mario Bergoglio che, occupando il Trono di Pietro, introna nella Basilica di San Pietro a Roma l’idolo di un demonio, la Pachamama [qui - qui] tanto amato nella sua querida Amazonia [vedi] in cui la stregoneria e i culti satanici imperversano da secoli anche in barba ai mirabili sforzi missionari cristiani — spesso nascondendosi dietro un subdolo eclettismo —, non siamo forse di fronte all’abominio della desolazione profetizzato dal profeta Daniele (Dn 9, 27; 11, 31; 12, 11) e da Nostro Signore (Mt 24, 15; Mc 13, 11)? Alla luce anche dei fatti esposti qui sopra, [14] non sembra forse di trovarsi già in tempi apocalittici

È una domanda che si pone anche il Nostro nella parte finale di Unholy Spirits. A questo punto c’è da fare un vaglio delle sue posizioni e operare delle distinzioni tra esse e quanto la nostra fede cattolica ci detta. 

Come ho accennato al principio, Gary North è americano di fede protestante e — pur essendo il suo pensiero necessariamente ortodosso in molti punti che riguardano la sovranità di Dio sull’universo e sulla Storia —, su altri al suo credo calvinista va fatta la tara. 

Ricordiamo che, secondo il credo calvinista — come d’altronde secondo tutte le varie denominazioni protestanti —, l’uomo si salverebbe esclusivamente per mezzo della fede (e non di fede ed opere, come ben ha ribadito il Concilio di Trento). Non solo, ma Calvino afferma che la salvezza sarebbe concessa in modo assolutamente libero e arbitrario da Dio agli eletti: si tratta della dottrina della predestinazione, secondo cui, già al momento della nascita, Dio avrebbe assegnato a ogni persona il suo destino finale, salvezza o dannazione. Logicamente accusata di negare l’esistenza del libero arbitrio, questa dottrina si difende arrampicandosi sugli specchi e affermando che il libero arbitrio non sarebbe affatto assente, ma che Dio opererebbe la Sua scelta sin dal sorgere di ogni nuova vita umana: semplicemente, essendo Egli onnisciente, sa già a che destino il libero arbitrio condurrà il ‘predestinato’ o meno. 

Nel suo libro Die protestantische Ethik und der Geist des Kapitalismus (L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, 1904-1905) il sociologo, filosofo, economista e storico tedesco Max Weber (1864-1920), citato spesso dallo stesso Gary North, formula la teoria secondo cui il capitalismo moderno — non quello dell’economia ‘tradizionale’ e pre-industriale, ma quello dell’economia posteriore alla Rivoluzione industriale, basato sull’accumulo di capitale funzionale alla continua espansione del medesimo — trarrebbe origine da tendenze psicologiche che sarebbero generate dal concetto di predestinazione calvinista. Paradossalmente — scrive Weber — non è nel mondo cattolico che nasce questo tipo di capitalismo e prende il via la Rivoluzione industriale: anzi, perlomeno in uno stadio iniziale, è proprio nei Paesi dove il cattolicesimo esercitava un influsso più forte che questo nuovo sviluppo si è diffuso più lentamente e in modo meno intenso. Ci si sarebbe aspettati invece che fosse proprio una fede che insiste sull’importanza delle opere oltre che della fede — e non solo di quest’ultima — il centro propulsore di un tale fenomeno. Il filosofo tedesco trova la soluzione al rebus in questa teoria: il calvinista, credendo nella predestinazione ma non potendo mai sapere fino al momento della sua morte se sarà uno degli eletti o meno, sarebbe tormentato dal fatto di non avere a disposizione rivelazioni divine che gli consentano di uscire da questo angoscioso stato di incertezza. Gradualmente, specula Weber, egli lo avrebbe trovato nella presenza o nell’assenza di un segno esteriore: in conformità a una lettura materialista del Deuteronomio, chi è ricco lo sarebbe perché Dio premia i suoi sforzi, e quindi sarebbe uno dei predestinati alla salvezza; chi è povero lo sarebbe perché Dio ignora i suoi sforzi, e quindi sarebbe destinato alla dannazione eterna. Questo concetto — unito alla tendenza, anch’essa calvinista, all’esaltazione di uno spirito ascetico e alla rigida condanna della carne — avrebbe fatto sì che i calvinisti profondessero tutti i loro sforzi nel cercare di ottenere maggiori profitti: proprio questo profitto finalizzato alla moltiplicazione di se stesso piuttosto che a godersi i guadagni del proprio lavoro sarebbe alla base della nascita del capitalismo moderno. 

Vanno riconosciute due cose:
  1. è grazie al capitalismo moderno che lo straordinario progresso scientifico e tecnologico dell’èra moderna si è potuto verificare.
  2. Ma d’altro canto, laddove il capitalismo diventa ‘selvaggio’, ossia laddove — seguendo le teorie neoliberiste — il capitale diventa più importante dei diritti dei lavoratori e il denaro più importante della vita della persona che esso deve aiutare a prosperare, non assoggettare a sé, si sviluppa un’ideologia improntata al darwinismo sociale, ossia al concetto secondo cui la prosperità o meno dell’individuo sarebbe determinata dalla sua capacità di adattarsi meglio o peggio all’ambiente socio-economico che lo circonda e secondo cui la distribuzione di ricchezza e povertà rifletterebbe perfettamente i meriti delle persone che ne godono o ne patiscono, negando quindi la legittimità di ogni atto di solidarietà a livello economico e di ogni intervento dello Stato inteso al riscatto delle persone svantaggiate.
Va anche detto che, sfortunatamente, una parte della destra americana è una sostenitrice accanita di questa visione, cui
  1. possiamo riconoscere un merito parziale nel rigore con cui si esige all’individuo di dare il meglio di sé
  2. ma di cui non possiamo non notare l’insensibilità di fronte ai patimenti di molte persone che non meritano di trovarsi negli strati più bassi della società senza averne la colpa, come si attribuisce loro .
Questa visione non è certo condivisa dal presidente (a quanto sembra) uscente (a suon di golpe) Donald Trump, che anzi, grazie al suo efficace programma di risanamento economico per tutti gli strati sociali, si è guadagnato le ire tanto di questo tipo di destra (assistiamo così al teatrino dell’ex-presidente George Bush Jr. che fa i complimenti al sinistro progressista Joe Biden prima ancora che la vittoria di quest’ultimo alle elezioni presidenziali del 2020 — macchiata da gravi e fondati sospetti di brogli elettorali — sia stata sancita) quanto della sinistra, che si è vista privata dell’opportunità di ergersi mendacemente — come da programma — a paladina del proletariato e dei lavoratori. D’altronde, loro paladina non è più da tempo, né negli Stati Uniti né altrove, da quando gli strati economicamente più svantaggiati hanno capito che le sue promesse erano false: è per questo che essa si è cercata altre minoranze per cavalcarne, nel loro caso, i vittimismi. 

Ma tornando al Nostro: pur essendo egli calvinista, non sembra risentire dell’analisi di Max Weber: al contrario, la utilizza per attribuire al calvinismo il merito dello straordinario sviluppo economico (fatto di cui possiamo dargli parzialmente ragione) e culturale (meno) americano prima del risveglio delle forze oscure di cui fa una disamina così dettagliata nel suo Unholy Spirits. Al cattolicesimo dà il contentino dicendo che sì, va bene, in fondo anche gli ordini monacali col loro ora et labora condividevano la stessa disciplina e lo stesso spirito orientato al futuro nel quadro dell’obbedienza al progetto di Dio per il mondo. Stop. 

Per quanto riguarda invece il discorso escatologico, che diventa — come abbiamo visto — così necessario in tempi come quelli che stiamo vivendo, egli opera una distinzione tra tre atteggiamenti diversi, all’interno del Cristianesimo, nella maniera di concepire la cronologia e lo svolgimento degli ultimi tempi e del giudizio finale:
  1. una visione pre-millenarista (tipica del dispensazionalismo, ultimo erede del “pre-millennarismo storico”);
  2. una visione post-millenarista (tipica delle altre correnti protestanti), di cui esistono:
    1. una variante ottimista;
    2. una variante pessimista;
  3. una visione a-millenarista (tipica del cattolicesimo ma anche di molte correnti quietiste).
L’aggettivo millenarista si riferisce al millennio menzionato dall’Apocalisse (Ap 20, 4-10): un periodo di regno della giustizia su questa terra, dalla durata di mille anni, destinato all'evangelizzazione del mondo. Secondo le sette protestanti dispensazionaliste, il millennio sarebbe da interpretare letteralmente; il passo paolino 1 Ts 5, 9 garantirebbe inoltre che la Chiesa (chiaramente, la loro) non sperimenterà l'ira di Dio che si abbatterà sulle nazioni della terra (di qui il nome della setta: i credenti saranno dispensati dall’ira divina). Tutto ciò avverrà prima del ritorno di Gesù Cristo sulla terra (di qui la definizione di pre-millenaristi). Anche secondo le altre sette protestanti il millennio è da interpretarsi alla lettera, ma non vi sarà nessuna rapture: la Chiesa di Dio non sarà rapita in cielo e non sarà esente dal dover patire i tempi della tribolazione finale; il millennio sarà, sì, un periodo di mille anni in cui Gesù Cristo regnerà sulla terra dopo il giudizio finale prima di creare nuovi cieli e una nuova terra (di qui la definizione di post-millenaristi). Il cattolicesimo è invece a-millenarista perché attribuisce solo un valore simbolico al millennio annunciato da San Giovanni. 

Secondo Gary North, il pre-millenarismo dispensazionalista (di cui peraltro denuncia origini che affondano in fin dei conti nell’occultismo, dato che le sue teorie sono state ispirate nel 1830 a una quindicenne, Margaret MacDonald, che parlando ‘in lingue’ — il fenomeno della glossolalia — rivelò che la Chiesa sarebbe stata rapita in cielo prima della grande tribolazione) sarebbe pessimista in quanto vedrebbe nella rapture l’unica possibilità per la Chiesa di evitare la tribolazione che sarà provocata dal temporaneo trionfo di Satana prima del ritorno di Nostro Signore Gesù Cristo. Il post-millenarismo condividerebbe questa visione pessimista senza però risparmiare ai credenti la necessità di passare attraverso la tribolazione. Vi è però al suo interno una corrente — a detta del Nostro (che ne fa parte) la più antica e dimenticata, ma in processo di rinascita negli anni in cui egli scrive — che manifesta un ottimismo piuttosto sorprendente: secondo Gary North, Satana e il mondo degli spiriti maligni e dei loro servitori, a lui soggetti, proprio in quanto forze irrazionali — anche se potentissime — patirebbero necessariamente di una mancanza di persistenza dettata proprio dal loro rifiuto dell’ordine e della ragione, e quindi sarebbero destinati a sconfiggersi da soli. I cristiani, se persevereranno nella fede, saranno invece testimoni della sconfitta delle forze del male molto prima del ritorno di Nostro Signore. 

Ma veniamo a noi cattolici. Per quanto un’ipotesi del genere ci possa sembrare in un certo qual modo allettante, la nostra Tradizione non ci consente di immaginare nessuna rapture o, in alternativa, nessun regno pre- o post-messianico: [15] il millennio in cui regnerà la giustizia in questa terra si riferisce piuttosto, simbolicamente, a tutti quei momenti e quelle situazioni in cui già su questa terra i seguaci di Cristo mettono in pratica con coerenza la loro fede attraverso opere di bene, eroiche tanto in senso letterale come nella loro quotidianità. Peraltro, l’idea di un diavolo che si sconfigge da solo perché in fin dei conti, per quanto furbo, alla fine non riesce a dominare il suo lato irrazionale, che lo colpirà come un boomerang, suona alquanto ingenua a una cultura come la nostra: già sette secoli fa Dante Alighieri metteva in bocca al diavolo che si portò via l’anima di Guido da Montefeltro: “Forse tu non pensavi ch’io loico fossi!” (Inferno XXVII, 122-3). 

Soggiacente a quest’ottimismo — e lo dico anche in riferimento all’insistenza dell’autore sulle mirabolanti virtù del calvinismo — è il fatto che ogni falsa fede e ogni ideologia progressista (ossia sostenitrice di una falsa nozione di progresso, un progresso senza Dio: vedi nota 1 e le considerazioni sul pelagianesimo qui sopra e nella nota 8) si basa — come rileva lo stesso Gary North dimenticandosi però, come dicono gli spagnoli, de aplicarse el cuento — sull’idea che l’uomo sia intrinsecamente buono. Ahimè, niente di più falso: la retta fede e la retta interpretazione del peccato originale e delle sue conseguenze ci portano necessariamente ad essere invece coscienti del fatto che l’uomo non è nemmeno intrinsecamente cattivo, ma è irrimediabilmente incline al male. 

La nostra visione escatologica è dunque a-millenarista e, per lo meno parzialmente, pessimista. Ma prescindendo da queste categorizzazioni, ritengo che manchi, al momento attuale, un necessario compendio e approfondimento dell’escatologia cattolica che — astraendo dalle varie rivelazioni private e profezie post-bibliche nei confronti delle quali, giustamente, la Chiesa invita a mantenere un atteggiamento di estrema prudenza — ci consenta di ripescare quegli elementi sicuramente presenti nella nostra Tradizione che ci consentano di interpretare in modo più preciso i segni inquietanti dei tempi attuali. 

Nel frattempo, qual è il nostro cómpito e quale dev’essere la nostra posizione? Mi sento di definirli — a mo’ di conclusione di questo articolo che ha spaziato forse fin troppo, annoiando chissà, il lettore — con le parole di un altro personaggio curiosamente tutto meno che cattolico: lo scrittore italo-francese Émile Zola, autore la cui opera è sì improntata al determinismo materialista e al progressismo (un progressismo, il suo, che tuttavia rifugge dall’ottimismo romantico delle magnifiche sorti e progressive), ma che si sforzò sempre di vedere la realtà così com’è in barba agli abbellimenti che tanto la sinistra come la destra gli rimproverava aspramente di non utilizzare. 
Ho affermato che esiste uno slancio verso la libertà e verso la giustizia. Credo che ci vorrà molto tempo prima che esso raggiunga il suo obiettivo, ammesso che possa portare davvero a qualcosa di meglio. Tuttavia, credo in un cammino costante verso la verità. È solamente dalla conoscenza della verità che potrà nascere una società migliore. [16] 
E questo è precisamente il nostro dovere, la nostra missione: sforzarci di conoscere sempre di più quella Verità  che ci si è già pienamente rivelata in Cristo  che non è né semplice fenomeno (paradiso materialista globalista pieno di coriandoli arcobaleno e dee madri) né conoscenza gnostica (occulta): il Logos, Nostro Signore, che saprà guidare i nostri passi nella misura in cui sapremo conformarci a Lui e ai Suoi insegnamenti che la Sua Chiesa oggi così travagliata — quella vera, non quella massonico-lavanda — ha pur sempre conservato e tramandato con fedeltà, e continua a farlo. 

E questa Verità — e ogni verità, anche con la minuscola, che mette a nudo gli schemi tenebrosi che vorrebbero occultarla — va diffusa. Perché, come ha affermato in modo mirabile proprio George Orwell: “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”. 

In nomine Iesu omne genu flectatur cælestium et terrestrium et infernorum (Fil 2, 10).
____
NOTE
[1] Tanto le teorie reincarnazioniste come il concetto di Storia pagano si basano sul concetto di tempo ciclico. L’autore ricorda ai suoi lettori un fatto troppo spesso dimenticato: Sant’Agostino, nella sua Città di Dio, fu il primo pensatore che smantellò quest’idea sostenendo quella di tempo lineare, grazie alla quale si è sviluppato nel mondo occidentale il concetto di progresso e di creazione orientata al futuro (al perfezionamento, sì, dell’umanità, ma in Cristo Risorto e in attesa del giudizio finale), non a un’eterna rinascita o al ritorno a uno stato primigenio. Sarebbe bene ricordarlo ai cosiddetti ‘progressisti’ (filo-pagani o pagani tout court) di oggi.
[2] Ovviamente qui il Nemico, dal punto di vista del demonio, è Dio.
[3] Julian Huxley, In New Bottles for New Wine, Chatto & Windus, 1957, p. 13.
[4] A questo primigenio progetto affermano di attenersi, tra gli altri, il ricercatore biochimico Aubrey de Grey e Larry Page, cofondatore di Google.
[5] Com’è noto, Silicon Valley [La valle del silicio: il silicio è componente fondamentale di ogni apparato microelettronico] è il nomignolo con cui è stata ribattezzata la parte meridionale della San Francisco Bay Area, nella Northern California (California settentrionale), negli USA, per via del fatto che si trovano localizzati in essa gran parte dei principali giganti dell’alta tecnologia e dei social media, tra cui citiamo Amazon, la Apple, eBay, Facebook, Google, Huawei, Intel, Microsoft, Netflix, PayPal, Tesla, Visa, Yahoo!.
[6] Traspongo in italiano con questo neologismo di mio conio — non esistendo alcuna attestazione anteriore di questo tipo nella nostra lingua — il termine Singulatarians.
[7] Uno dei leader del movimento.
[8] Ricordiamo che il pelagianesimo — il cui nome deriva da quello del monaco britannico Pelagio, che lo formulò — è un’eresia secondo la quale il peccato originale fu quello dei soli progenitori e non avrebbe conseguenze su di noi che ne siamo i discendenti: la natura umana non sarebbe stata dunque macchiata e, non esistendo alcun peccato originale, la volontà dell'essere umano sarebbe in grado da sola di scegliere e operare il bene, senza necessità della grazia divina. Si tratta praticamente di quanto sostiene anche la religione giudaica. Le teorie pelagiane furono combattute da Sant’Agostino e poi definitivamente condannate come eretiche nel Concilio di Efeso del 431.
[9] Louis Pauwels e Jacques Bergier, Il mattino dei maghi (1960). La presente citazione è la mia traduzione dal testo inglese citato da Gary North, tratta dall’edizione The Morning of the Magicians (New York, Avon, [1960] 1973), pp. 60-61. 
[10] Ibidem, p. 357.
[11] Nome con cui si designano le cinque più grandi corporazioni tecnologiche dedite allo sviluppo di hardware e di software nel mondo: Amazon, Apple, Facebook, Google e Microsoft. C’è da ricordare che ciascuna di esse, oltre a produrre in molti casi gli hardware o i circuiti elettronici che sono alla base del funzionamento dei computer e degli smartphone che utilizziamo ormai quotidianamente e per un numero sempre maggiore di funzioni e oltre ad essere le monopoliste della produzione di piattaforme informatiche (software) che li fanno funzionare, sono anche proprietarie di altri programmi di uso quotidiano attraverso cui passa una quantità ingente di informazioni su quel che pensiamo e facciamo: si pensi solo a Facebook che è anche proprietaria di Instagram e WhatsApp o di Google che è proprietaria di YouTube e di Blogger. Oltretutto, le Big Tech rappresentano solo la punta di un iceberg, dato che molte altre compagnie “minori” (si pensi per esempio a Twitter) svolgono le loro stesse funzioni. Per comprendere il grado di pervadenza di queste compagnie tecnologiche, si pensi anche che, per esempio, senza un computer Microsoft (utilizzato in congiunto con un Apple iPhone), il programma di videoscrittura online Google Docs e la piattaforma Blogger la versione elettronica di questo articolo non avrebbe mai potuto essere realizzata e diffusa sulla rete. 
[12] Nel suo libro, Gary North smantella la doxa comune secondo la quale l’incremento di occultismo, culti demoniaci e pratiche magiche sarebbero prosperati soprattutto nel Medio Evo, ricordando ai lettori come, piuttosto, tale incremento si sia osservato in modo particolare in tre momenti specifici della Storia:
1. nel periodo precedente la caduta dell’Impero Romano — evento cui il Cristianesimo ha fatto da argine culturale e spirituale, rappresentando il razionalismo dell’epoca, quello vero, sottoposto a Dio, in contrasto con le varie sette magico-pagane e con la rozza brutalità dei barbari —;
2. con la nascita di quello che viene considerato l’Umanesimo per eccellenza — tradizionalmente presentato come periodo di rinascita culturale ma dietro la cui rivalutazione del mondo classico si nascondeva il revival del paganesimo, perpetrato attraverso dottrine esoteriche come quelle alchimistiche e quelle cabalistiche;
3. negli anni più recenti, a partire dal 1963.
[13] Acronimo che sta per Defense Advanced Research Projects Agency [Agenzia per i progetti di ricerca avanzata di difesa], il nome dell’agenzia governativa del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti incaricata dello sviluppo di nuove tecnologie per uso militare. Quello stesso Dipartimento che sarà stato felice di vedere il Deep State — di cui almeno una porzione di esso fa parte — e la demoniaca sinistra abortista, LGBT e marxista effettuare un colpo di Stato falsificando il conteggio dei voti — anche con l’ausilio di frodi informatiche — nelle elezioni americane del 2020, rimuovendo così dalla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump, il cui pacifismo in politica estera è stato sempre taciuto dai mainstream media. Un pacifismo che sarà risultato molto scomodo a quanti con la guerra e con la compravendita di armi tecnologicamente sempre più sofisticate possono godere di budget miliardari.
[14] Alle informazioni già in se stesse abbastanza inquietanti riportate qui sopra su Big Tech, culti pagano-cibernetici e sorveglianza informatica aggiungiamo qui la segnalazione dell’opera di Mark Dice (se cercate informazioni su di lui su Internet, Wikipedia e altre fonti di informazione del nuovo MinCulPop cibernetico, vi diranno che è un ‘complottista’: d’altronde è anche cristiano e membro del Partito Repubblicano…), Big Brother: The Orwellian Nightmare Come True, [Il Grande Fratello: L’incubo orwelliano è diventato realtà]. In questo libro, l’autore fornisce molte informazioni documentate e inquietanti su un uso sempre più spregiudicato e sofisticato di sistemi di spionaggio ad alta tecnologia da parte della NSA (National Security Agency, Agenzia per la Sicurezza Nazionale), l'organismo del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti che, insieme alla CIA e all'FBI, si occupa della sicurezza nazionale, con l’incarico particolare di monitorare, raccogliere ed elaborare informazione e dati globali a fini di intelligence e controspionaggio esteri e nazionali. Secondo Mark Dice, la NSA sarebbe già in grado di realizzare etichette elettroniche basate sulla tecnologia RFID (Radio-Frequency Identification, Identificazione a Radiofrequenza), contenenti informazioni per l’identificazione e la raccolta di dati su oggetti, animali o persone (il processo di automatic identifying and data capture, AIDC). Impiantare sottopelle una di queste etichette contenenti i dati anagrafici, penali, bancari e sanitari di ogni cittadino in modo da sostituire le “vecchie” carte d’identità, il “vecchio” denaro (e carte di credito o debito) e i “vecchi” referti (e ricette) medici sarebbe già fattibile e farebbe parte di un programma già in vigore ma a cui non è ancora stato dato l’ordine definitivo di implementazione. Si tratta dell’apocalittico marchio della bestia (Ap 13, 16-18)? Tra la gran quantità di informazioni molto interessanti che questo libro mette a disposizione (ripeto, si tratta di dati ben documentati e non delle allucinazioni di un ‘cospiranoide’) — informazioni relative peraltro a progetti e a dispositivi scientifici, non a oscure trame di gruppi segreti reali o immaginari — consiglio anche di leggere quelle sulle sperimentazioni finalizzate all’implementazione delle BMI (Brain-Machine Interfaces, ossia Interfacce Cervello-Macchina), “sistemi elettronici che sono letteralmente, fisicamente innestati chirurgicamente all’interno del cervello umano” (p. 86) e che potranno forse consentire, in un futuro, di controllare macchine e computer per mezzo dei segnali emanati dai neuroni del medesimo. Si avvicina la realizzazione del sogno (un incubo, in realtà) di Levandowski e dei suoi pseudo-mistici amici cyberpunk di Silicon Valley?
Nel libro succitato, Mark Dice menziona, tra gli altri, anche il membro di The Way of the Future di cui parla l'articolo del Financial Times Magazine (v. supra): “Ray Kurzweil, ritenuto un eminente futurista in grado di prevedere accuratamente gli sviluppi tecnologici che avranno luogo nei prossimi decenni, ha scritto: ‘Il miglioramento delle nostre vite per mezzo di impianti neurali a livello mentale e di corpi modificati attraverso le nanotecnologie a livello fisico sarà un fenomeno popolare e attraente’. Kurzweil ritiene che intorno all'anno 2099 le interfacce neurali saranno impiantate in quasi tutte le persone e che ‘gli esseri umani che non useranno questi impianti non [saranno] in grado di dialogare in modo significativo con quanti invece li useranno’. Ciò vuol dire che secondo Kurzweil gli esseri umani avranno i loro cervelli fisicamente connessi ad Internet e diverranno una specie di cyborgs fusi coi computer” (ibidem, pp. 87-88, grassetto mio).

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