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sabato 23 gennaio 2021

L’Arcivescovo di San Francisco «Nessun cattolico in buona coscienza può favorire l’aborto»

Riprendo con mie ineludibili chiose, nella nostra traduzione da National Catholic Register, un articolo sulla presa di posizione dell'arcivescovo Cordileone nei confronti del presidente della Camera Nancy Pelosi sull'aborto (anche se poteva dire qualcosa in più: qui il documento integrale). 
Nell'occasione l'arcivescovo si è rivelato anche tra i sostenitori del documento di Gomez [qui]. La foto (che vale la pena ingrandire) l0 ritrae commosso durante la celebrazione della 'Messa delle Americhe' nel Rito Antico [qui].
Ora il testo della Lettera dell’arcivescovo José Gomez al presidente Biden è apparso sul sito della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. Nei giorni scorsi era invece girata la notizia da noi pubblicata [qui] di una censura vaticana, anche se nel frattempo la Lettera era apparsa sui siti di alcune diocesi. È un fatto che sconcerta e mostra l'ingravescente disgregazione nella Chiesa visibile. La vicenda, incentrata sulle dichiarazioni contro l’agenda abortista di Biden, pone il serio problema della della libertas docendi dei vescovi cattolici. Solo il fatto che ci si debba porre questo problema la dice lunga sulla pesantezza della situazione ecclesiale, posto che le remore iniziali sono giunte dai vertici ecclesiali. Con la conseguenza di una desistenza dall'esercizio dell'autorità - che Romano Amerio bollava come breviatio manus Domini [1] -. Desistenza che, oggi, si manifesta nella debolezza dei vescovi che, quando non sono sviati dal modernismo imperante, non parlano più secondo verità di molti argomenti perché intimoriti in quanto controllati e proscritti.
In una trasmissione del 18 gennaio con l’ex senatrice e candidata alla presidenza Hillary Clinton, la presidente della Camera Nancy Pelosi, riferendosi all'aborto, ha affermato che il sostegno all'ex presidente Donald Trump degli elettori pro-vita è una questione che «mi dà un grande dolore come cattolica. Penso che Donald Trump sia presidente a causa della questione del diritto di scelta di una donna», sottintendendo che siano stati gli elettori pro-vita [da lei definiti 'venduti' -ndT] a portare Trump alla vittoria nel 2016. Ha aggiunto poi che questi elettori «erano disposti a buttare a mare l'intera democrazia per quell’unica questione». Lo scorso giovedì, l’arcivescovo Cordileone ha risposto sia sull’aborto che sul voto (qui il documento integrale).

Nel documento mons. Cordileone, arcivescovo di San Francisco, diocesi di origine della Pelosi afferma: «Nessun cattolico in buona coscienza può favorire l’aborto». «La nostra terra è intrisa del sangue degli innocenti e questo deve finire». Pelosi da tempo sostiene l’aborto nonostante la sua fede cattolica. Nel 2008, su Meet the Press della NBC, riguardo a quando inizia la vita, ha dichiarato: «nel corso dei secoli, i dottori della chiesa non sono stati in grado di dare questa definizione». Ha aggiunto poi che la sua fede cattolica «non dovrebbe incidere sul diritto di scegliere di una donna». L’arcivescovo Cordileone ha chiarito che «Nancy Pelosi non parla a nome della Chiesa cattolica. E sulla questione dell’uguale dignità della vita umana nel grembo materno, parla anche in diretta contraddizione con un diritto umano fondamentale che l’insegnamento cattolico ha costantemente difeso per 2.000 anni».

L’arcivescovo ha aggiunto che l’uso da parte della Pelosi della frase “diritto di scegliere” in riferimento all’aborto «è una cortina di fumo per perpetuare un’intera industria che trae profitto da uno dei mali più atroci immaginabili». Anche il precedente arcivescovo di San Francisco – l’arcivescovo George Niederauer – nel 2010 ha definito il sostegno di Pelosi all’aborto «del tutto incompatibile con l’insegnamento cattolico». Cordileone ha poi spiegato che «Ci sono molte questioni di gravissime conseguenze morali che i cattolici devono valutare in buona coscienza quando votano».

L’arcivescovo ha anche sostenuto il suo confratello Jose Gomez – presidente della conferenza episcopale degli Stati Uniti – che, nel messaggio al nuovo presidente Joe Biden, ha sottolineato aree di divergenza tra Biden e i vescovi. L’arcivescovo Gomez ha ribadito che porre fine all’aborto è “priorità preminente” per la conferenza episcopale a causa della minaccia che rappresenta per la famiglia e dell’enorme numero di vittime innocenti. A questa posizione tuttavia non sono mancate opposizioni all’interno della conferenza episcopale stessa, ad esempio dal cardinale Blasé Cupich di Chicago, che ha rilasciato una feroce critica alle parole dell’arcivescovo Gomez. Cordileone giovedì ha ringraziato Gomez per aver ribadito la priorità della conferenza aggiungendo che solo perché l’aborto è una preoccupazione “preminente” non significa che sia l'”unica” preoccupazione della conferenza stessa.

«Nel suo discorso inaugurale di ieri, il presidente Biden ha lanciato un commovente appello all’unità e alla guarigione», ha detto l’arcivescovo Cordileone, aggiungendo che le accuse di Pelosi contro i pro-vita «non erano il linguaggio dell’unità e della guarigione. Deve a questi elettori delle scuse. I cristiani hanno sempre capito che il comandamento “Non uccidere” si applica a tutta la vita, inclusa la vita nel grembo materno», ha aggiunto. «Papa Francesco conferma questo insegnamento immodificabile ». [Purtroppo Cordileone non evidenzia che il problema, quanto a Bergoglio, è che da un lato dice e dall'altro disdice... -ndT]
Maria Guarini
[Traduzione e note a cura di Chiesa e post-concilio]
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1. Estraggo l'affermazione che segue da Iota Unum. Studio delle variazioni della Chiesa Cattolica nel secolo XX, Cap.VI. (pag.141) [qui - qui], condensandone le motivazioni.
Oggi di fatto il governo della Chiesa è 'dimidiato' [dimezzato] e, per dirla biblicamente, "rimane abbreviata la mano di Dio" "breviatio manus Domini" (Is 59,1- "ecco non è troppo corta la mano del Signore da non poter salvare"), che si determina a causa:
  • conoscenza imperfetta dei mali
  • mancanza di forza morale
  • calcolo di prudenza che non pone rimedio ai mali veduti perché stima che così aggraverebbe i mali anziché guarirli [qui l'Autore nota le 'variazioni' come pecche; oggi constatiamo gli effetti delle applicazioni delle stesse 'variazioni' e cioè l'oscuramento o lo sviamento delle verità fondanti la nostra Fede -ndr]
Sostanzialmente dagli scritti di Romano Amerio si deduce che di due cose c'è bisogno per custodire la Verità. Primo: rimuovere l'errore dalla sfera dottrinale; il che avviene rifiutando gli argomenti erronei e mostrando che essi non sono convincenti. Secondo: rimuovere la persona in errore, deponendola dalla sua funzione, il che vien fatto con un atto di autorità della Chiesa. Se questo servizio papale non è esercitato [il che riguarda tutti i papi post-conciliari mentre nel pontificato attuale viene esercitato arbitrariamente], sembrerebbe ingiustificato dire che è stato usato ogni mezzo per custodire la dottrina della Chiesa: siamo in presenza della "breviatio manus Domini".
Con l'aggravante che, per obbedire alla Verità, oggi ormai risulta necessario disobbedire all'autorità. La ragione sta nelle conseguenze ingravescenti della crisi: non solo l'errore non viene più condannato, ma addirittura introdotto dalle gerarchie che dovrebbero vigilare a salvaguardia dei fedeli.

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