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venerdì 19 marzo 2021

I vescovi USA contro il vaccino Johnson & Johnson

Il discorso sui vaccini va affrontato non solo sul piano teologico-morale ma anche su quello scientifico oltre che socio-antropologico. Non convinta, per diversi motivi, dalle molteplici visuali in circolazione, mi sto documentano su fonti accreditate per elaborare un'analisi tanto articolata quanto equilibrata che tenga conto dei vari ambiti e implicazioni plurime.  Spero completarla quanto prima. 
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Cresce il fronte del “no” al nuovo vaccino anti covid-19 Johnson & Johnson. A parlare ora è la diocesi di Bismarck, che definisce il vaccino «moralmente compromesso e quindi inaccettabile per i cattolici», confermando la linea dura dell’arcidiocesi di New Orleans. 
Ma non si tratta di casi isolati: anche il presidente del Comitato per la dottrina della Conferenza episcopale statunitense riapre il dibattito «sull'ammissibilità morale dell'uso di vaccini sviluppati, testati e / o prodotti con l'aiuto di linee cellulari derivate dall'aborto». 
Il 2 marzo 2021 la diocesi di Bismarck ha pubblicato un comunicato nel quale afferma: «Il vaccino recentemente approvato (FDA 2-27-2021) prodotto da Janssen / Johnson & Johnson ha utilizzato linee cellulari derivate dall'aborto nella progettazione, sviluppo, produzione e test di laboratorio».
Da ciò, consegue l’impossibilità per i cattolici, e per chi ha a cuore la difesa della vita, di accettarlo: «Questo vaccino Janssen / Johnson & Johnson è moralmente compromesso e quindi inaccettabile per qualsiasi medico o operatore sanitario cattolico da dispensare e per qualsiasi cattolico da ricevere a causa del suo collegamento diretto con l'atto intrinsecamente malvagio dell'aborto – si legge ancora nel comunicato della diocesi di Bismarck –. Nessuno dovrebbe usare o ricevere questo vaccino, ma non c'è giustificazione per nessun cattolico a farlo. Sono disponibili e possono essere utilizzati due vaccini moralmente accettabili».

La diocesi ricorda inoltre che il vaccino non può essere imposto: «Come sempre, nessuno è tenuto a ricevere questo vaccino, ma rimane una decisione individuale e informata». Il dibattito negli Stati Uniti si allarga, lo conferma la collega Elizabeth Weise sulle pagine virtuali di USA Today News.

Sempre il 2 marzo, i vescovi Kevin C.Rhoades di Fort Wayne-South Bend, presidente del Comitato per la dottrina della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti (USCCB), e Joseph F. Naumann di Kansas City in Kansas, presidente dell'USCCB Committee on Pro-Life Activities, hanno rilasciato una dichiarazione che, pur tenendo conto della Nota pubblicata dalla Congregazione per la dottrina della fede il 21 dicembre 2020, ne aumenta la restrittività: «I vaccini di Pfizer e Moderna hanno sollevato preoccupazioni perché una linea cellulare derivata dall'aborto è stata utilizzata per testarli, ma non nella loro produzione.

Il vaccino Johnson & Johnson, tuttavia, è stato sviluppato, testato ed è prodotto con linee cellulari derivate dall'aborto che sollevano ulteriori preoccupazioni morali – scrivono i vescovi –. La Congregazione per la Dottrina della Fede ha giudicato che "quando non sono disponibili vaccini Covid-19 eticamente irreprensibili ... è moralmente accettabile ricevere vaccini Covid-19 che hanno utilizzato linee cellulari di feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione." Tuttavia, se si può scegliere tra vaccini COVID-19 altrettanto sicuri ed efficaci, dovrebbe essere scelto il vaccino con il minor legame con le linee cellulari derivate dall'aborto».

Ancora una volta viene messo in discussione il concetto di «cooperazione al male remota», sul quale si basa tutta la Nota della Congregazione per approvare l’utilizzo dei vaccini testati su linee cellulari ottenute da aborti. Con un vaccino non solo testato, ma anche prodotto utilizzando queste linee cellulari, come può essere «remota» la cooperazione al male del paziente?
Non è più remota, sostengono le diocesi di New Orleans e di Bismarck, perché le linee cellulari da feti abortiti sono parte integrante del processo produttivo, non un evento lontano dal paziente nel tempo, nello spazio e, soprattutto, nella responsabilità. (Giacomo Bertoni - Fonte)

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