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giovedì 18 marzo 2021

Bergoglio rivisita la “salvezza del mondo” e promuove il “nuovo ordine mondiale” dei suoi desideri

Nella nostra traduzione dal blog di Jeanne Smith, un assaggio de «Dio e il mondo che verrà» un mondo che non sarà più come prima. Lo dice Papa Francesco a La Stampa, che propone alcuni brani del nuovo libro-intervista, in una conversazione con Domenico Agasso, vaticanista del quotidiano. «La via per la salvezza dell'umanità passa attraverso il ripensamento di un nuovo modello di sviluppo», afferma Bergoglio che auspica una «svolta economica verso il verde».
Siamo purtroppo al culmine dell'ormai consolidata visione orizzontale antropocentrica che ha espunto il soprannaturale e sostituito alla conversione a Dio quella ecologica... L'abbiamo stigmatizzata in più occasioni; ma questo è un ulteriore tassello verso la dissoluzione ormai inesorabilmente velocior. Il nostro aiuto è solo nel Signore e nel nostro permanere nella fedeltà...

Papa Francesco rivisita la “salvezza del mondo”
e promuove il “nuovo ordine mondiale” dei suoi desideri
Non si saprebbe dare un'approvazione più esplicita ai concetti, alle aspettative e ai desideri del nuovo ordine mondiale promossi dai partigiani di un globalismo che non ha (più) niente del complotto, anche se sopra le nostre teste esistono visioni vicine o concorrenti di questo globalismo. Papa Francesco, in un libro-intervista col giornalista Domenico Agasso appena uscito in Italia, Dio e il mondo che verrà, presenta la sua visione del mondo “post-COVID”. I richiami alla terminologia dei sostenitori del Great Reset - il "Grande Reset" propagandato dall'ONU, dal World Economic Forum, dal Principe Carlo e pochi altri - sono molto numerosi, a giudicare dall'estratto tradotto dall'italiano pubblicato ieri dal VaticanNews nella sua edizione inglese [edizione italiana qui -ndT].
E - fermo restando quello che può contenere il resto del libro - notiamo in questi “fogli sciolti” la totale assenza del considerare il significato della Redenzione, dell'evangelizzazione, dei fini ultimi. C'è anche una discrepanza sul più grande dei comandamenti, di cui parlerò più avanti.

Ma tra le tante affermazioni che interpellano, in questi estratti volutamente scelti dal libro co-curato dalla Libreria Editrice Vaticana, questa mi colpisce come la più sconvolgente: “La via per la salvezza dell'umanità passa attraverso la creazione di un nuovo modello di sviluppo, che indubbiamente punta sulla convivenza tra i popoli in armonia con il Creato”.

E io che credevo che la salvezza dell'uomo, la salvezza dell'umanità, fosse la Redenzione a così caro prezzo acquisita dal sacrificio del Figlio di Dio, morto sulla croce per il perdono dei nostri peccati ... Questa salvezza che viene offerta gratuitamente e per amore gratuito!

“Non possiamo più accettare allegramente le disuguaglianze e gli inquinamenti ambientali”, affermava Francesco proprio prima di questa dichiarazione sulla salvezza. Nuova moralità. Nuovo paradigma. Senza dubbio ancora ci preoccupiamo delle offese contro Dio con i nostri atti di orgoglio, pigrizia, lussuria, le nostre bugie e la nostra cattiva iracondia e via dicendo. Con i nostri atti di idolatria e di della grazia. Ma l'essenziale è politico: la lotta alle disuguaglianze (peraltro feconde quando non sono spropositate) e per il pianeta, che comunque è un bene finito.

Come ci si arriva? Papa Francesco riprende con ragguardevole frequenza le parole che ascoltiamo fin dall'inizio della crisi dai grandi leader mondiali.

* * *
Antologia
(i miei commenti sono in corsivo):
“Il mondo non sarà più lo stesso”.
“Dobbiamo essere consapevoli che ogni singola azione non rimane isolata, nel bene e nel male, ma ha delle conseguenze per gli altri, perché tutto è connesso tutto! Cambiando gli stili di vita che spingono milioni di persone, soprattutto bambini, alla morsa della fame, saremo in grado di condurre un'esistenza più austera che renderà possibile un'equa distribuzione delle risorse”.
È una piccola rilettura della Comunione dei Santi o non ci capisco niente. Cosa dovrebbe assillarci sul nostro destino per l'eternità e su quello dei nostri fratelli nell'umanità lontani dal conoscere tutti il vero Dio e la buona novella della salvezza. Significa che non dovremmo preoccuparci o cercare di porre rimedio alle ingiustizie e alle sofferenze? Ovviamente no. Ma noi conosciamo la via: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia”. E questo regno non è di questo mondo.
«Oggi stanno già tentando di promuovere queste nozioni e operazioni vari movimenti popolari “dal basso”, ma anche alcune istituzioni e associazioni. Provano a concretizzare un modo nuovo di guardare la nostra Casa comune: non più come un magazzino di risorse da sfruttare, ma un giardino sacro da amare e rispettare, attraverso comportamenti sostenibili. E poi, c’è una presa di coscienza tra i giovani, in particolare nei movimenti ecologisti. Se non ci tiriamo su le maniche e non ci prendiamo cura immediatamente della Terra, con scelte personali e politiche radicali, con una svolta economica verso il “verde” e indirizzando in questa direzione le evoluzioni tecnologiche, prima o poi la nostra Casa comune ci butterà fuori dalla finestra. Non possiamo più perdere tempo.»
Ritroviamo qui il fascino di Papa Francesco per i "movimenti popolari", in totale coerenza con la sua "teologia del popolo" derivata dalla teologia della liberazione, e che vede nel "popolo" come categoria un "luogo teologico", quindi fonte di verità trascendente. E poi: qual è la causa delle nostre disgrazie, il peccato originale e i nostri peccati individuali e collettivi (attraverso la "cultura della morte" in particolare), che offendono Dio, o le nostre mancanze (reali o presunte) riguardo al "giardino sacro"?
Quanto alle "scelte politiche radicali", si allineano qui con l'economia "verde" in pratica sinonimo di socialismo e perdita di libertà.
“Nello stato in cui si trova l'umanità è scandaloso continuare a finanziare industrie che non contribuiscono all'inclusione degli esclusi e alla promozione dei più indigenti, e che penalizzano il bene comune inquinando il Creato”.
Il problema, qui, non viene dal desiderio di moralizzare e umanizzare la finanza e l'industria, ma nella definizione che diamo di "inclusione degli esclusi" - perché nel linguaggio globalista sappiamo che questo focalizza in particolare i migranti, gli LGBT +, le minoranze etichettate. Sappiamo però che il Papa sostiene gli Obiettivi di sviluppo delle Nazioni Unite, che definiscono in questo senso le azioni da intraprendere al riguardo.
“Per ora, si tratta di ricostruire dalle macerie”.
Quali macerie? Quelle create dal nulla dai confinamenti su scala globale, che hanno privato così tanti esseri umani del loro sostentamento e delle libertà fondamentali, inclusa quella del culto pubblico a Dio, e specialmente al vero Dio?
“Ciò che sta succedendo può svegliare tutti. È tempo di porre fine all'ingiustizia sociale e all'emarginazione. Se prendiamo la prova come una opportunità, possiamo preparare il domani all'insegna della fratellanza umana, a cui non c'è alternativa, perché senza una visione d'insieme non ci sarà futuro per nessuno”.
In altre parole, il mondo deve andare avanti di concerto verso lo stesso traguardo definito in comune, in questa "fratellanza umana" che si definisce - nello spirito dello stesso Papa - attraverso l'affermazione che la diversità delle religioni è una saggia volontà di Dio [qui - qui - qui].
“Teniamo tutti a mente che c'è qualcosa di peggio di questa crisi: il dramma di sprecarla”.
Lo abbiamo sentito da qualche parte, in modo più o meno identico: l'espressione churchilliana è stata ripetuta molte volte, in sostanza, da un principe Carlo (Abbiamo un'occasione d'oro per ottenere qualcosa di buono da questa crisi: le sue onde d'urto senza precedenti potrebbero rendere le persone più ricettive a grandi visioni di cambiamento), un Klaus Schwab ("La pandemia rappresenta una rara ma ristretta finestra di opportunità per riflettere, reimmaginare e resettare il nostro mondo"), un Emmanuel Macron che parla della "bestia dell'evento". La domanda è, ovviamente, cosa farne: qui la crisi è chiaramente vista come un bene e un'opportunità ma, un anno dopo, la sua gestione alla fine abbastanza simile in tutto il mondo ha prodotto i risultati catastrofici che ben conosciamo sulle libertà, sulla salute mentale, sull'impoverimento di un gran numero...
E per non sprecare questa crisi, cosa fare?
Guarisci l'ingiustizia costruendo un nuovo ordine mondiale”.
Almeno, è chiaro. Ecco la citazione completa:
“D: Quale atteggiamento da parte nostra la sprecherebbe?
«Chiudendoci in noi stessi. Invece, edificando un nuovo ordine mondiale basato sulla solidarietà, studiando metodi innovativi per debellare prepotenze, povertà e corruzione, tutti insieme, ognuno per la propria parte, senza delegare e deresponsabilizzarci, potremo risanare le ingiustizie. Lavorare per offrire cure mediche a tutti. Così, praticando e manifestando coesione, potremo risorgere».
Si tratta quindi di un suggerito rifiuto delle scelte nazionali, di soluzioni prese a livello globale, anche se attuate localmente, da un sistema di assicurazione sanitaria unificato, universale e obbligatorio.
«Non è più sopportabile che si continuino a fabbricare e trafficare armi, spendendo ingenti capitali che dovrebbero essere usati per curare le persone, salvare vite. Non si può più far finta che non si sia insinuato un circolo drammaticamente vizioso tra violenze armate, povertà e sfruttamento dissennato e indifferente dell’ambiente. È un ciclo che impedisce la riconciliazione, alimenta le violazioni dei diritti umani e ostacola lo sviluppo sostenibile. Contro questa zizzania planetaria che sta soffocando sul nascere il futuro dell’umanità serve un’azione politica frutto di concordia internazionale. Fraternamente uniti, gli esseri umani sono in grado di affrontare le minacce comuni, senza più controproducenti recriminazioni reciproche, strumentalizzazioni di problemi, nazionalismi miopi, propagande di chiusure, isolazionismi e altre forme di egoismo politico.»
Il Papa condanna così ancora una volta la fabbricazione di armi, nella sua visione irenica e utopica di un'umanità unita dall'alto, ad esclusione, necessariamente, dell' "unica internazionale che regga" come diceva Maurras. È il sogno sovranazionale che nega la diversità delle nazioni che Dio, certamente, ha voluto nella sua saggezza, e che gli apostoli hanno ricevuto come missione non di unire, ma di battezzare.
* * *

Il Papa ha poi alcune considerazioni pratiche - spesso simpatiche - sul dovere di rimboccarsi le maniche per riparare i danni attuali, sulle virtù del gioco familiare ...
Ma dice anche:
“Dio ha reso l'uomo capace e disposto a conoscere, a lavorare e ad amare. “Amerai il tuo prossimo come te stesso”: non c'è comandamento più grande di questo, disse Gesù ai suoi discepoli.
C'è un'omissione qui, tanto che manca l'essenziale. Rileggiamo il Vangelo di Marco: «Il primo di tutti i comandamenti è questo: Ascolta, Israele; il Signore nostro Dio è l'unico Dio; e amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutte le tue forze. Questo è il primo comandamento. Il secondo è simile: amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più grande di questi.» Senza dubbio, è Dio che deve essere amato prima di tutto, molto più di noi stessi. 
Allora perché aver fatto sparire Dio dall'equazione?
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

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