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mercoledì 17 marzo 2021

Mons. Philippe Bordeyne, nuovo presidente dell'Istituto Giovanni Paolo II per il matrimonio e la famiglia, è favorevole alla contraccezione e un ardente difensore di “Amoris laetitia”

Nella nostra traduzione da LifeSiteNews apprendiamo che il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia avrà un nuovo presidente: Mons. Philippe Bordeyne. Un tassello in più nello sfaldamento delle strutture ecclesiali e dell'insegnamento costante della Chiesa.
Sulle trasformazioni dell'Istituto sotto il nuovo pontificato, che hanno suscitato molto scalpore, vedi: [quiqui - qui precedente qui; sul card. Paglia qui e sulla PAV qui - qui - qui - qui]
Sul nuovo presidente estraggo da un precedente articolo [qui]: “Monsignor Philippe Bordeyne, rettore dell’Istituto cattolico di Parigi, nel suo Une philosophie de l’homme capable: le pape François et Paul Ricoeur, legge Francesco e il suo Magistero rintracciandovi una consistente eredità ricoeuriana, in particolare in sede antropologico/morale. Il padre gesuita Juan Carlos Scannone, uno dei “maestri” della teologia del pueblo, dedica pagine intense al parallelo tra l’azione in papa Francesco e la filosofia dell’azione di Blondel collocando il pensiero-azione bergogliano dentro l’eredità blondeliana, se pur reinterpretata originalmente da Francesco”.

Mons. Philippe Bordeyne, nuovo presidente dell'Istituto Giovanni Paolo II per il matrimonio e la famiglia, è favorevole alla contraccezione e un ardente difensore di “Amoris laetitia

Il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia avrà un nuovo presidente da settembre: Mons. Philippe Bordeyne, attualmente rettore dell’Institut catholique de Paris, sostenitore di Amoris laetitia, detrattore dell'Humanae vitae e difensore almeno indiretto di un approccio più accogliente nei confronti delle coppie omosessuali. La sua nomina è stata presentata in poche parole nella versione inglese del quotidiano non ufficiale dell'episcopato francese, La Croix International : “Mons. Philippe Bordeyne è stato scelto per proseguire la riforma dell'istituto creato dal defunto Papa polacco nel 1981 per promuovere il matrimonio tradizionale e la vita familiare.”

La parola chiave è infatti quella di “riforma”: negli ultimi anni, l'Istituto Giovanni Paolo II, già presieduto dal cardinale Carlo Caffarra - uno dei firmatari, ora deceduto, dei Dubia presentati a papa Francesco dopo la pubblicazione di Amoris Laetitia - è stato teatro di varie rivoluzioni che vanno dalla modifica del nome e dalla riscrittura dei suoi statuti alla sospensione improvvisa di tutti i suoi professori nel 2019 [vedi link inseriti nell'incipit -ndT], i più rappresentativi dell'era di Giovanni Paolo successivamente licenziato. Questo “colpo di stato” contro il tradizionale orientamento dell'Istituto Giovanni Paolo II è stato realizzato sotto la direzione dell'attuale Gran Cancelliere, Mons. Vincenzo Paglia (noto per il quadro omoerotico commissionato nella sua antica cattedrale di Terni). L'epurazione mira a mettere da parte l'approccio metafisico dell'Istituto originale per adottare un punto di vista più pratico e sociologico, contrapponendo le “domande reali” all'“idealismo astratto”, come afferma La Croix International.

Lo scorso lunedì Paglia ha confermato, su Twitter, la nomina di monsignor Bordeyne, specialista in teologia morale. La nomina non è ancora stata proclamata ufficialmente ma, secondo l'agenzia di stampa italiana ANSA, il 22 febbraio è stato inviato un rescritto dal cardinale Giuseppe Versaldi, prefetto della Congregazione per l'educazione cattolica, e dal suo segretario monsignor Vincenzo Zani, che ha anche firmato un lettera nella quale ringrazia l'attuale presidente dell'Istituto, Mons. Pierangelo Sequeri, 76 anni, e fa i migliori auguri a Mons. Bordeyne.

Oltre a promuovere la visione di Papa Francesco sul matrimonio e gli insegnamenti morali della Chiesa, costantemente assicurati nei suoi precedenti incaruchi, uno dei compiti più urgenti di Mons. Bordeyne sarà quello di frenare l'attuale declino dell'Istituto: secondo La Croix International, “Alcuni corsi hanno perso il 90% degli studenti, mentre altri sono stati cancellati a causa del numero insufficiente di studenti. Pertanto, la sfida più grande dell'istituto è attrarre nuovi studenti e aumentare le iscrizioni”.

Philippe Bordeyne, 61 anni, dovrebbe mettere a frutto le sue capacità di gestione. Prima di diventare sacerdote, si è laureato all'HEC di Parigi e poi per due anni ha insegnato in Camerun nell'ambito di un programma di cooperazione. Dopo l'ordinazione sacerdotale, prima di iniziare la sua carriera universitaria, Bordeyne gli fu affidato l'accompagnamento dei catecumeni e la preparazione al matrimonio nella diocesi di Nanterre, presso Parigi. Era amico [qui] di Juan Carlos Scannone, il sacerdote gesuita argentino noto come presentatore ufficiale della teologia di Papa Francesco (Scannone, poco prima della sua morta nel 2019, ha pubblicato un libro sulla “teologia del popolo” di Francesco): insieme, hanno scritto un libro dal titolo: Divorziati e risposati: cosa cambia con Francesco.

Bordeyne è stato protagonista di primo piano nel Secondo Sinodo sulla Famiglia nel 2015 in quanto nominato all'epoca da Papa Francesco tra i 23 “esperti” che consigliavano i Padri sinodali e guidavano le loro discussioni. Philippe Bordeyne ha comunicato che si stabilirà a Roma entro il 31 agosto, diversi mesi dopo l'apertura dell'Anno dell'Amoris laetitia nella festa di San Giuseppe, il 19 marzo. Il suo personale apprezzamento per questa Esortazione Apostolica non mancherà di permeare il programma e gli orientamenti dell'Istituto Giovanni Paolo II. Negli ultimi anni ha più volte espresso sui media il suo sostegno al “discernimento” voluto da Papa Francesco in merito alla “reintegrazione” dei cattolici divorziati risposati. Il 9 aprile 2014, Philippe Bordeyne ha dichiarato a La Vie :
“Nel caso dell'accesso ai sacramenti dei divorziati risposati: riprende, pur specificandola, la nozione di discernimento già nota nella cura pastorale della Chiesa e già citata al Sinodo. Ad esempio, durante il Sinodo, abbiamo esitato a definire questo cammino spirituale “cammino penitenziale”. Il Papa infine parla di “discernimento personale e pastorale” e ne specifica l'ambito: perché il discernimento sia ben condotto, i fedeli non devono essere soli, qualunque sia la loro situazione, devono essere accompagnati da pastori o persone incaricate. Il Papa specifica anche cosa significa “integrazione” nella Chiesa: il discernimento compiuto deve infatti portare a qualcosa di concreto: permettere alla persona di trovare il suo posto nella Chiesa. Ma questo posto non è indicato a priori: l'accesso alla comunione non sarà necessariamente la risposta adeguata al progresso della persona e alla sua situazione oggettiva. Può essere un impegno per i più poveri o un altro impegno ecclesiale, come la catechesi.

“Il Papa chiede soprattutto ai pastori di accogliere le persone interessate, di essere sensibili ai loro dolori, alle loro sofferenze, al loro bisogno di integrazione nella Chiesa. L'obiettivo finale è che il devoto possa trovare la pace. Il Papa quindi non indica un processo generale, ma fornisce un contesto ispirandosi alla pratica del discernimento nella Chiesa e portandovi il sigillo della sua autorità”.
Alcuni anni dopo, Bordeyne è stato intervistato su Amoris laetitia da padre Thomas Rosica, amministratore delegato (ora caduto in disgrazia per plagio) di Salt and Light TV, per la versione francese del media, "Sel et Lumière". Riassumendo il suo atteggiamento nei confronti dell'insegnamento morale, Bordeyne ha dichiarato: “Il teologo morale è prima di tutto un riparatore”, che guarda alle situazioni personali piuttosto che agli ideali morali. Rosica gli ha chiesto quale fosse il “nuovo punto” del capitolo 8 di Amoris laetitia sui divorziati risposati, specialmente quelli che hanno figli con il nuovo partner. Bordeyne ha risposto:
“Non si può chiedere alla gente l'impossibile. Non si può chiedere alle persone di separarsi, perché sarebbe un nuovo problema: si chiederà loro di costruire il futuro con Dio. E quindi di valutare la qualità di questa nuova unione”.
Il “discernimento” che potrebbe portare queste persone ad essere riammesse ai sacramenti della penitenza e della comunione, ha precisato, non dovrebbe avvenire subito dopo il nuovo matrimonio, attribuendo a papa Francesco la sapiente disposizione che deve essere fatto solo “quando le cose sono state consoliate nel tempo ...”.  E aggiunge:
“Possiamo pentirci di averlo fatto… Il realismo di Francesco, il realismo del cristiano, è guardare a ciò che Dio sta facendo nella nostra vita in modo che, mentre è irreversibile, possiamo ancora continuare ad andare avanti. (…) Il Papa dice: avremo bisogno di discernimento personale e pastorale per queste persone, devono prima guardare a quello che stanno facendo oggi per rispondere alla chiamata di Dio. Non alle chiamate impossibili di Dio! Non alla chiamata di Dio a restare fedeli alla prima unione: sono passati vent'anni da quando è morta! Ma alla chiamata di Dio oggi”.
Sì, il futuro presidente di quello che un tempo era l'Istituto Giovanni Paolo II per il Matrimonio e la Famiglia dice in sostanza che un matrimonio indissolubile può considerarsi morto e che la chiamata di Dio ad essere fedele al suo impegno irreversibile, in suo nome, verso il legittimo coniuge, o non esiste, o a un certo punto non deve essere ascoltato.

Bordeyne ha anche spiegato a Thomas Rosica di aver particolarmente apprezzato il fatto che Amoris Laetitia (paragrafi 36 e 37) “avvicini il tema della coscienza a quello dei limiti personali”, in altre parole: la nostra coscienza ci dice di cosa siamo capaci a un certo punto nella nostra vita, tenendo conto delle nostre debolezze. Suona pericolosamente come l'etica della situazione.

Per quanto riguarda l'accesso alla comunione, ha dichiarato:
“Il Papa accenna addirittura alla possibilità di una reintegrazione sacramentale, non per il matrimonio, che non si può ripetere, ma per la penitenza e per l'Eucaristia, in certi casi. Il criterio che dà è la crescita, cioè che le persone stiano davvero accogliendo la grazia di Dio, si convertano, siano in un cammino di crescita, e quindi anche se sono in fase di crescita - sono animate dalla misericordia di Dio - sono così infelici, soffrono così tanto, che questo percorso di crescita rischia di essere interrotto perché la Chiesa non ha il coraggio di fornire i sacramenti di sostegno. Penso che questi saranno casi piuttosto rari ... Penso che già il guardare positivamente tutta la quantità di amore che c'è nella loro vita e farne motivo di integrazione nella Chiesa, sia già tanto ... ”
Perché Papa Francesco non ha dato una risposta chiara sulla questione della comunione per i divorziati (civilmente) risposati? Ha chiesto Rosica. Philippe Bordeyne risponde:
“Penso che sia stato chiaro, ma è stato il più chiaro possibile quando ha dato un percorso di discernimento in situazioni particolari. Se avesse dato una parola generale, penso che non sarebbe stato fedele alla tradizione della Chiesa. E infatti, Amoris laetitia non è la disciplina sacramentale dei nostri fratelli ortodossi. (Il Papa) dice più del sinodo, ma perché le sue parole siano una guida in un'opera di discernimento”.
Vale la pena menzionare anche la visione della famiglia di Philippe Bordeyne. In un'intervista a La Croix nell'aprile 2016, citata da Riposte catholique, descrive la visione della famiglia del Papa come segue:
“Mi colpisce la sua insistenza sul carattere sociale della persona. Tradizionalmente, la Chiesa presenta la famiglia come “l'unità fondamentale della società”, una formula piuttosto astratta. Papa Francesco, da parte sua, mostra concretamente come lei sia un microcosmo dove tutti conoscono la vita sociale: attraverso la tenerezza materna, attraverso la magnanimità del padre... Le sue formule parlano da sole: “La madre che protegge il bambino con affetto e compassione, (...) Lo aiuta a vivere nel mondo". La società ha bisogno della famiglia - che non si ferma al triangolo piccolo-borghese di padre, madre e figli - perché è il luogo in cui ogni individuo cresce come persona in relazione. Disprezzare famiglie diverse sarebbe anche disprezzare questo lavoro di socializzazione”.
L'espressione “famiglie diverse” nel linguaggio attuale evoca unioni coniugali non tradizionali: famiglie miste, convivenze e coppie dello stesso sesso con figli.

Per quanto riguarda l' Humanae Vitae e l'insegnamento della Chiesa sulla contraccezione, il vescovo Bordeyne ha visioni chiaramente progressiste. Ecco una delle presentazioni delle sue riflessioni sull'enciclica di Papa Paolo VI, citata da La Croix e pubblicata il 15 settembre 2015 da Riposte catholique (sembrerebbe una trascrizione del discorso di Bordeyne durante il sinodo quando, discretamente nell'ombra, In ottobre a Roma si preparava il secondo sinodo sulla famiglia, che si è svolto presso la Pontificia Università Gregoriana nel maggio 2015, e di cui egli è stato uno dei partecipanti secondo l'elenco pubblicato dal National Catholic Register - insieme al cardinale Marx, al vescovo Georges Pontier, al vescovo Franz-Josef Bode e molti altri [sulle controverse vicende del Sinodo per la famiglia vedi]:
L'enciclica Humanae vitae insegna che sono leciti solo i metodi naturali di controllo della fertilità. Tuttavia, si deve riconoscere che si è allargata la distanza tra la pratica dei fedeli e l'insegnamento del magistero. È pura sordità ai richiami dello Spirito o frutto di un lavoro di discernimento e responsabilità tra le coppie cristiane sottoposte alla pressione di nuovi modi di vita?

“Le scienze umane e l'esperienza di coppia ci insegnano che le relazioni tra desiderio e piacere sono complesse, eminentemente personali e quindi variabili a seconda della coppia, e che evolvono nel tempo all'interno della coppia. Di fronte all'imperativo dovere morale di lottare contro le tentazioni dell'aborto, del divorzio e della mancanza di generosità di fronte alla procreazione, sarebbe ragionevole rimettere il discernimento sui metodi di controllo delle nascite alla saggezza delle coppie, ponendo l'accento sull'educazione morale e spirituale al fine di combattere più efficacemente le tentazioni in un ambiente spesso ostile all'antropologia cristiana.

“In questa prospettiva, la Chiesa potrebbe ammettere una pluralità di percorsi per rispondere alla chiamata generale di mantenere l'apertura della sessualità alla trascendenza e al dono della vita. Quando le coppie “hanno esercitato o esercitano una ragionevole e generosa paternità” (Congar, 1968) e presa consapevolezza davanti a Dio del loro dovere di decidere nascite intervallate nel tempo, un primo modo consiste nel limitare i rapporti coniugali a periodi di infertilità, per quanto è loro possibile farlo. (...)

“L'altra modalità, la cui liceità morale potrebbe essere ammessa e la scelta affidata alla saggezza degli sposi, consisterebbe nell'usare metodi contraccettivi non abortivi. Se decidono di introdurre questo strumento nella privacy della loro vita sessuale, i coniugi sarebbero invitati a raddoppiare il loro amore reciproco. Questo è l'unico in grado di umanizzare l'uso della tecnica, al servizio di una “ecologia umana riproduttiva.”
Quindi, agli occhi di Bordeyne, la contraccezione non può essere vista solo come “lecita” da un punto di vista morale, ma come una “medicina”, una “tecnologia” che può essere “umanizzata” perché le coppie cattoliche devono “amare il doppio quando la usano”. Ecco una contraddizione nell'insegnamento della Chiesa e un'inversione di valori in scala gigantesca.

Per tornare al “sinodo ombra” del maggio 2015, si è riflettuto anche su una nuova “teologia dell'amore” che aprisse la strada all'accettazione delle unioni omosessuali. A quel tempo, LifeSite ha sottolineato che Philippe Bordeyne era un membro di un gruppo fondato dal cardinale Martini, INTAMS, in particolare per lavorare in questa direzione. Philippe Bordeyne è infatti un membro del Consiglio Accademico dell'INTAMS, l'Accademia Internazionale di Spiritualità Maritale, di cui anche il Cardinale Danneels [uno dei protagonisti della mafia di San Gallo -ndT] è stato un eminente membro.

Sotto la guida di Bordeyne, in qualità di membro del consiglio accademico, INTAMS ha pubblicato nel 2019 un numero della sua rivista semestrale Marriages, Families and Spirituality sui "diritti delle coppie dello stesso sesso". Queste riflessioni sono state presentate lo scorso settembre dal mensile cattolico belga Tertio con il titolo: “Portare le famiglie arcobaleno fuori dall'ombra” (la presentazione di Tertio è disponibile qui in inglese). L'INTAMS sottolinea che in passato i bambini venivano spesso affidati ad abbazie e monasteri per essere allevati: erano “case formate da adulti dello stesso sesso (...) e questa pratica fu caldamente approvata dalla Chiesa e dalla società. “Anche se, ovviamente, ciò è molto diverso dall'educazione di lesbiche o gay oggi, lo presenta sotto una nuova luce”, scrive Tertio.

L'INTAMS si domanda anche se la condanna della Chiesa degli atti omosessuali si applichi anche “a relazioni sentimentali durature tra membri dello stesso sesso” e spiega, come altri prima, che i testi biblici in realtà “fanno riferimento al comportamento omosessuale praticato da eterosessuali”. Si tratta di proporre una modifica degli insegnamenti della Chiesa sul matrimonio, dalla capacità di procreare all'enfasi sull'impegno per la vita. L'idea è di “valorizzare le famiglie per le loro qualità interiori” e di difendere la “dignità” delle coppie dello stesso sesso, nonché di proteggerle dalla “discriminazione”.

Sebbene sia vero che Bordeyne non è l'autore di nessuno degli articoli pubblicati in questo numero di Matrimonio, famiglie e spiritualità, è ovvio che non veda alcun problema acché il suo nome sia associato a un impegno del genere.

Durante la succitata intervista a padre Rosica, Bordeyne ha affrontato con cautela la questione delle unioni tra persone dello stesso sesso, dicendo che si tratta di una questione “problematica”. Ha affermato in Francia che il dibattito sul “matrimonio” omosessuale, all'epoca delle manifestazioni del Manif pour tous, era stato “un momento difficile per la Chiesa”. Bordeyne nota le “divisioni nelle famiglie”, riferendosi alle stesse parole di Gesù: “Poiché sono venuto per separare un uomo da suo padre e la figlia da sua madre”. Ma non affermava chiaramente l'insegnamento della Chiesa che la questione può davvero provocare divisioni nel nostro tempo, perché ha aggiunto: “Fino a che punto l'episcopato può esprimere una parola che chieda ai fedeli di impegnarsi e che forse li metterà a disagio?”
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

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