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sabato 27 marzo 2021

Reazioni al “Responsum” dell’ex Sant’Uffizio 15 marzo. L'approvazione di Bergoglio è più formale che fattuale?

La Santa Sede, con il Responsum della Dottrina della fede datato 22 febbraio - festa della Cattedra di San Pietro - pubblicato il 15 marzo, ha chiarito che non è consentita la benedizione delle coppie omosessuali. 
Due le firme in calce, quella del prefetto della Congregazione, il cardinale gesuita Luis Ladaria (nominato nel 2017 in sostituzione del cardinale Gerhard Ludwig Müller) e quella del segretario della stessa, mons. Giacomo Morandi.
Una tempistica attendibilmente rapportabile agli esiti del “percorso sinodale” in Germania e a quei vescovi che ammettono la benedizione.
Passaggio importante da ricordare:
“La Chiesa non dispone, né può disporre, del potere di benedire unioni di persone dello stesso sesso nel senso sopra inteso. Il Sommo Pontefice Francesco, nel corso di un’udienza concessa al sottoscritto segretario di questa Congregazione, è stato informato e ha dato il suo assenso alla pubblicazione del suddetto responsum ad dubium, con annessa Nota esplicativa”.
Doppiamente importante perché proprio da domenica scorsa, anche per via di alcune frasi pronunciate prima dell’Angelus, pullulano indiscrezioni secondo cui Bergoglio sarebbe propenso ad una presa di distanza dalle affermazioni del Responsum.  Risulta degli articoli di due autorevoli giornalisti, molto accreditati a Santa Marta, Elisabetta Piqué1 e Gerard O’Connell2 [qui].

Espressi verbis, la Piqué, corrispondente della Nación, afferma: “il Papa ha criticato il documento della congregazione che lunedì scorso ha creato grande scalpore nel mondo”. 
O’Connell fornisce la stessa lettura per America [qui], la rivista dei gesuiti statunitensi. E così vi si esprime secondo quanto riprendo di seguito : 
“...significativo che Francesco abbia invitato i cristiani e la chiesa a dare testimonianza di Gesù “non con condanne teoriche ma con gesti d’amore” e che parli di “incomprensioni, difficoltà o persecuzioni o pretese di legalismo o moralismo clericale” come “terreno sterile”. Molte persone hanno letto il documento della C.D.F. come giudicante o condannatorio e lo hanno visto come segnato da molto “legalismo e clericalismo”, lontano dallo spirito pastorale di Francesco, anche se il documento ha anche aspetti positivi. Le fonti hanno suggerito che con le sue osservazioni odierne, Papa Francesco sembra prendere in qualche modo le distanze dalla dichiarazione della C.D.F., alla cui pubblicazione ha dato “l’assenso” prima della sua visita in Iraq”. 
Lo stesso Austen Ivereigh3, biografo del Pontefice, ritiene che quel Responsum non sarà l’ultima parola di Bergoglio sul tema: 
“La cornice e il linguaggio di quel documento non sono suoi. Qualcosa è andato storto durante il processo di approvazione e consultazione”. “Non sarei sorpreso se proprio in questo momento il Papa stesse studiando il modo per riparare il danno”. E aggiunge che “per gli omosessuali cattolici sarebbe necessario ascoltare direttamente la sua posizione”
Ormai le variazioni reiterate hanno ampiamente debordato: i  vescovi nell'orbe già cattolico (non solo quelli tedeschi) - salve rarissime eccezioni - tacciono o addirittura prendono le distanze dal responsum, mentre non mancano i sacerdoti che non obbediranno e lo dichiarano, oltre a dimostrarlo, apertamente. 
Scrive Phil Lawler su Catholic Culture [qui]:
“La maggior parte dei vescovi cattolici del mondo sembra accontentarsi di assorbire passivamente gli insulti riversati sulla Chiesa dagli attivisti omosessuali, senza dire nulla pubblicamente per difendere la dichiarazione del Vaticano o per rimproverare i suoi critici surriscaldati... Ma confesso di non essere affatto sorpreso dal silenzio dei vescovi che hanno giurato di difendere gli insegnamenti della Chiesa. Lo schema è fin troppo familiare. I liberali urlano indignati e contestano l'espressione della semplice dottrina cattolica. I vescovi tacciono. E come può dire qualsiasi avvocato, il silenzio implica il consenso.”
Come ulteriore e purtroppo abituale contraddizione tra documenti del magistero e parole e azioni di Bergoglio, desta non poche perplessità, proprio a ridosso di questi fatti, la nomina, il 24 marzo, di Juan Carlos Cruz a membro della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori. Cruz, un cileno dichiaratamente gay coinvolto in vicende di abusi sessuali clericali, farà parte della commissione vaticana per tre anni. Nel 2018 ha avuto con Papa Francesco un incontro che ha fatto scalpore, dichiarando in un'intervista: “Mi ha detto 'Juan Carlos, che sei gay non importa. Dio ti ha fatto così e ti ama così e non mi interessa. Il Papa ti ama come sei, devi essere felice di quello che sei”. 

Dire e contraddire: uno schema fin troppo consolidato. Basta ricordare le numerose incongruenze di "Amoris laetitia" e successive giravolte [qui], nonché il crescendo di nefandezze successivo. (Maria Guarini)
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Note di Chiesa e post-concilio
1. Elisabetta Piqué, giornalista argentina (e biografa del papa), nota per aver rivelato, nel libro “Francesco. Vita e rivoluzione”, l’annullamento della quinta votazione per le famose due schede attaccate. La stessa Piqué che ha firmato una lunga intervista al papa confermando la sua versione su “La Nacion” nel recensire il libro di Socci: Non è Francesco [qui]. E nemmeno è stata smentita la tesi che proprio il papa, che non è vincolato al segreto, sia stato la fonte della giornalista argentina. Nota anche per essere la giornalista preferita da Bergoglio, alla quale è concessa una corsia di preferenza nei contatti col papa.
2. O'Connell è vaticanista da 30 anni, ma la sua importanza è ora al culmine dato che è sposato con Elisabetta Piqué.
3. Quanto ad Austen Ivereigh, interessanti osservazioni in ordine al suo libro Il grande riformatore qui. Interessante anche l'aggancio di quanto emerge con l'attività della mafia di San Gallo [qui - qui]

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