Pagine di rilievo

giovedì 24 giugno 2021

Dopo aver letto l'articolo a doppia firma di CR contro mons. Viganò

Estraggo senza commentare. Il testo è già asciutto ed essenziale com'è  giusto che sia.
Dopo aver letto l'articolo a doppia firma di CR contro mons. Viganò
Si divide in due parti.
Prima c'è la cosiddetta "analisi stilometrica" che vorrebbe individuar elementi stilistici negli interventi di Viganò, tali da far apparire questi interventi come prodotti di una penna altrui, quella del supposto "Baronio". Ebbene, non sono un esperto, ma quest'analisi mi sembra piuttosto superficiale. Le espressioni scelte non provano nulla in quanto le possiamo ritrovare nel linguaggio comune oggi alla c.d. galassia tradizionalista, quando si occupa polemicamente del Concilio, della riforma liturgica, etc. La terminologia imputata sarebbe quella che usa termini come : "controchiesa", "setta conciliare", "novatori" riferiti tutti ai progressisti (quante volte Amerio usa il termine "novatori" in Iota Unum e altrove? l'ha reso comune lui, riprendendolo da un cardinale fedele alla tradizione). Ci sarebbero poi: offertorio talmudico" per indicare l'offertorio montiniano (Viganò) e "preghiera giudaica" (Baronio): modo di indicare l'offertorio del NO piuttosto diffuso tra chi lo ha criticato appunto perché modellato su una preghiera rabbinica [vedi].
Se poi mons. Viganò ha trovato motivo di ispirazione stilistica da qualche intervento del cosiddetto Baronio sulla liturgia o sulla crisi della Chiesa, non vedo come la cosa in se stessa possa rappresentare una colpa. Di ispirazione dal suddetto o da altri. Nel primo articolo contro mons. Viganò, il prof. De Mattei ricordava esser sempre stata prassi nella Chiesa da parte di vescovi, cardinali, papi, quella di servirsi di "ghost-writers" per le bozze dei loro documenti, non avendo essi il tempo materiale di condurre ricerche specifiche. Potrà esser stata una prassi poco elegante, da un certo punto di vista, ma si è trattato di una prassi sempre ammessa.
Il punto essenziale non è questo e non potrebbe esserlo, data la sua intrinseca debolezza. È invece rappresentato da quella che dovrebbe essere una rivelazione la cui evidente intenzione sembra quella di affossare mons. Viganò: l'essersi affidato (se questo è il caso) ad un collaboratore privato che avrebbe una personalità ambigua, addirittura gay-friendly, si vuol far intendere. Eccolo, dunque, messo alla gogna il fustigatore dei vizi del clero e "il nemico" di Papa Francesco!
La personalità del supposto collaboratore di mons. Viganò è esposta in dettaglio, con un'analisi che non è certo "stilometrica". Un'analisi di diverso tipo, che, se abbiamo letto bene, si basa anche sui "si dice". Sulle fonti di questa documentazione così negativa per il personaggio contro cui è diretta, gli autori dell'articolo non ci illuminano.
Naturalmente, se abbiamo letto bene.
Tutti si possono sbagliare, nel leggere, nell'interpretare.
Su una cosa tuttavia temiamo di non sbagliarci: quest'attacco così feroce e gratuito a mons. Viganò difficilmente porterà bene a chi l'ha sferrato.  (Philologus)

1 commento:

  1. Quello che ad ogni costo bisogna evitare è un nuovo colpo di maestro di Satana. Monsignor Viganò e il Professor de Mattei, due rispettabili personalità del mondo cattolico devono risolvere le loro divergenze con il dialogo.

    RispondiElimina