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mercoledì 27 ottobre 2021

La saggezza di Bernardo di Chiaravalle. “La vera religione non ha nulla a che fare con un atteggiamento di servilismo”.

Nell’articolo che segue nella nostra traduzione, pubblicato su First Things, registriamo un duro commento di Charles J. Chaput, OFMCap., arcivescovo emerito di Filadelfia, in ordine ad un articolo di Austen Ivereigh, biografo di Papa Francesco [qui - qui]. L’arcivescovo non risparmia i suoi strali neppure nei confronti di Massimo Faggioli [1], docente alla Villanova University e di Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica.

La saggezza di Bernardo di Chiaravalle
“La vera religione non ha nulla a che fare con un atteggiamento di servilismo”.


Bernardo di Chiaravalle, il grande santo del XII secolo e dottore della Chiesa che ha rinnovato la tradizione monastica occidentale, aveva avvertito che “Il pericolo più grave per qualsiasi papa sta nel fatto che, circondato com’è da adulatori, non ascolta mai la verità sulla propria persona e finisce per non volerla ascoltare”.

Ogni pontificato ha i suoi cortigiani. Quello attuale non fa eccezione; anzi il contrario. Così, nel leggere un recente articolo di Austen Ivereigh per la rivista America, mi sono venute agevolmente in mente le parole di San Bernardo. Ivereigh ha affermato che “negli ultimi otto anni, un potente insieme eterogeneo di media statunitensi ha usato la sua formidabile ricchezza e potere per mettere una gran parte del popolo di Dio contro Roma e il suo attuale occupante. E, in buona misura, contro le riforme chiave del Concilio Vaticano II».

Cose terrificanti; quindi da dove potrebbe scaturire questa malvagità muscolare: Comcast? Facebook? Le Fondazioni della Open Society di George Soros? No. Lo spirito di scisma odierno — Ivereigh lo descrive come “il diabolos, e chiamarlo diversamente sarebbe solo imbiancare un sepolcro [è il senso dell'espressione gergale utilizzata -ndT]” — è il lavoro di quei diavoli iniqui di ... EWTN. Sì, questa è la rete fondata da quell’arci-piantagrane e religiosa, Madre Angelica, e finanziata prevalentemente da decine di migliaia di piccole donazioni di individui e famiglie cattoliche ordinarie e fedeli.

A dir la verità, l’articolo di Ivereigh non fa altro che elaborare i recenti commenti di Papa Francesco ai gesuiti in Slovacchia. Egli non ha nominato l’organizzazione mediatica incriminata, ma come hanno subito confermato i giornalisti, si riferiva a EWTN. È sorprendente sentire un papa così pubblicamente e personalmente sensibile alla cattiva volontà percepita da alcuni commentatori in una rete modesta (secondo gli standard laici) con sede in un altro continente. Il conflitto, in gran parte, sia all’interno che all’esterno della Chiesa, deriva dal lavoro di ogni vescovo. Il vescovo di Roma non è esonerato da quell’infelice fardello. E Raymond Arroyo di EWTN, che Ivereigh sembra considerare uno strumento speciale del diabolos, non rappresenta per la Chiesa la stessa temibile minaccia, ad esempio, del cinese Xi Jinping (vedi questione sino/vaticana). O figure significative nell’attuale leadership americana.

Ivereigh ha ragione nel ritenere velenoso per l'unità della Chiesa un certo criticismo ecclesiale. Ma potrebbe preoccuparsi delle sue stesse parole esaminando alcuni dei suoi lavori passati. Inoltre, in una famiglia, non tutte le critiche sono malintenzionate, sleali o imprecise. Un certo sdegno, anche lo sdegno contro l’autorità legittima, è giusto. La virtù dell’obbedienza cristiana ha il suo fondamento nel dire la verità – con amore, ma con franchezza e fermezza – e la vera religione non ha nulla a che fare con un atteggiamento di servilismo.

Come membro del consiglio di amministrazione di EWTN per molti anni prima di andare in pensione, conosco bene le carenze della rete. Può sempre migliorare. Ma è riuscita a servire il Vangelo ormai da decenni con abilità e perseveranza dove molti altri hanno fallito. Pertanto, è difficile leggere i critici della rete senza avvertire anche il loro peculiare sentore di finta pietà, gelosia e risentimento. I risultati di EWTN meritano lodi e meritano orgoglio. Ammiro la dedizione dei suoi responsabili e del personale. Sono grato per il servizio della rete alla Parola di Dio. E qualsiasi insinuazione che EWTN sia infedele alla Chiesa, al Concilio Vaticano II o alla Santa Sede è semplicemente falsa e vendicativa.

Ivereigh è un valido scrittore – mi ha fatto piacere appoggiare il suo primo (e migliore) libro, The Great Reformer, dal titolo grandioso e con una leggera punta di sarcasmo, ma che val la pena leggere – e Papa Francesco è un argomento complesso e avvincente per ogni biografo onesto. Ivereigh dovrebbe, ma probabilmente non succederà, provare imbarazzo per il suo articolo su America. Il ruolo di cortigiano non gli si addice. Ma poi non è certo il solo in questa attività durante l’attuale pontificato.

La mitigata valutazione di Massimo Faggioli di Joe Biden e dell’apparente terreno comune con Papa Francesco – il suo libro recente è Joe Biden e il cattolicesimo negli Stati Uniti – certamente lo qualifica nello status di cortigiano, nonostante il suo testo sia stato rudemente fatto a pezzi dall'esperto giornalista religioso Ken Woodward in un articolo critico pubblicato su Religion News Service. L’incessante commento del prof. Faggioli sugli Stati Uniti, sui cattolici americani e molto altro – è arrivato nel nostro Paese nel 2008, ma a quanto pare sa tutto di noi e attualmente insegna alla Villanova University – compensa in sorprendente ampiezza ciò che manca di profondità. Nel dicembre dello scorso anno, Faggioli ha suggerito che “il parallelo tra [Biden] e il defunto papa italiano [Giovanni XXIII] offre certamente speranza da un punto di vista storico”. O forse non così tanto. Qualsiasi parallelo tra i due uomini potrebbe essere una novità per il santo papa morto, dal momento che il Partito Democratico ha effettivamente sacramentalizzato l’aborto, sterminato la testimonianza cattolica pro-vita nelle sue file – lo si chieda all’ex deputato Dan Lipinski – e il nostro presidente “cattolico” ha aderito pienamente alla campagna di piazza pulita del partito.

Né Ivereigh né Faggioli sono all’altezza, però, di quello zenit di melodramma e malanimo raggiunto nel 2017 da Antonio Spadaro e Marcelo Figueroa. Scrivendo su La Civiltà Cattolica – “Fondamentalismo evangelico e integralismo cattolico: un ecumenismo sorprendente” [qui] – gli autori forniscono una versione da libro da colorare per bambini delle relazioni cattolico-evangeliche negli Stati Uniti, un ritratto che è allo stesso tempo ampio e maldestro, intriso della normale puntigliosità europea e latinoamericana verso il colosso yankee. L’ironia è che l’articolo avrebbe potuto essere davvero penetrante e molto efficace nella sua critica. Ma ciò avrebbe richiesto più lavoro, più umiltà ed equilibrio e meno risentimento.

Nessun pontificato è ben servito quando i suoi promotori mostrano disprezzo e belligeranza verso i nemici percepiti. Questo tipo di slealtà produce semplicemente più, e anche più determinati, critici che in effetti si elidono in nemici. Si può sperare che papa Francesco lo capisca. Nel frattempo, vale la pena sottolineare che gli ultimi attacchi a EWTN sono sia brutti che ingiusti, e chiamarli qualcos’altro è, per prendere in prestito un pensiero dal signor Ivereigh, “solo mettere il rossetto su un maiale”.
[Traduzione a cura di Chiesa e post.concilio]
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Nota di Chiesa e post-concilio
(da un precedente)
1. Se oggi la Messa antica è confinata in spazi sempre più esigui, non è neppure più concesso professare quella Fede che, per la stessa essenza della liturgia, è coerente e necessaria espressione della lex orandi. In sostanza, la Traditionis custodes ha reso evidente la contradictio in terminis che, nel legittimare la cosiddetta forma straordinaria, l’ha strappata alla sua radice dottrinale, che manifestamente si oppone all’ecclesiologia ed alla dottrina conciliare. Lo conferma in forma breviore anche Massimo Faggioli, uno degli intellettuali progressisti emergenti dopo l’avvento di Bergoglio: «Con la sua decisione a proposito della Ecclesia Dei [allora eravamo all'abolizione chde già preludeva TC], Papa Francesco dice ai tradizionalisti: se potete avere la liturgia preconciliare, non potete avere la dottrina pre (e anti) -Vaticano II» [qui].

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