«Siamo tutti peccatori e abbiamo bisogno di Gesù, ma ora penso che ci sia un forte odio contro i valori cristiani nella nostra società». Sono le dichiarazioni rilasciate al Christian Post da Päivi Räsänen, classe 1959, medico, politica ed ex ministro dell’Interno della Finlandia finita alla sbarra per delle prese di posizione contro l’ideologia Lgbt. Come i lettori ricorderanno, la donna lo scorso marzo era poi stata assolta dal tribunale, che aveva stabilito che «difendere il concetto di famiglia e matrimonio tra un uomo e una donna» non è odio che «deve esserci una ragione sociale prevalente per interferire e limitare la libertà di espressione».
Successivamente a quel verdetto, l’accusa ha però impugnato la sentenza. Per questo la battaglia legale che ha per imputata l’ex ministro dell’Interno finlandese – vicenda che un teologo come Timo Eskola ha definito definito «l’evento più importante nella storia della Chiesa finlandese in cento anni» – continua; e per questo le parole di Päivi Räsänen, che nei giorni scorsi ha preso la parola al Summit internazionale sulla libertà religiosa di Washington, sono particolarmente importanti. La donna ha altresì fatto presente che oggi «se parli di questioni di genere – dicendo che ci sono due generi o che il matrimonio è tra una donna e un uomo – susciti odio contro di te». Sembra assurdo a pensarci, eppure le cose stanno esattamente in questi termini.
Per rendersene conto, basta riflettere sulla stessa vicenda Räsänen, che originatasi per il semplice fatto che su Twitter, nel giugno 2019, la politica finlandese molto banalmente, aveva criticato la sponsorizzazione ufficiale della Chiesa evangelica luterana di Finlandia al Pride 2019 e, nel farlo, aveva criticato l’immagine del brano biblico Romani 1:24-27. Tutto qui. Eppure alla donna – che il Timone ha già intervistato nel numero cartaceo di ottobre 2021 – essersi esposta così sui social è costato un calvario giudiziario, come si diceva poc’anzi, che non è ancora terminato; e che chissà quando finirà, se l’accanimento nei suoi confronti non cesserà.
«I miei valori e i miei convincimenti non sono cambiati», ha aggiunto ancora Räsänen commentando lo scenario attuale, «ma le cose sono cambiate molto rapidamente in Finlandia. E penso sia lo stesso anche in altri Paesi occidentali, che sono Paesi post-cristiani». Diventa difficile contestare queste considerazioni dell’ex ministro finlandese, la quale ha colto un aspetto su cui, in effetti, poco ci si è finora soffermati: quello della rapidità. L’odio anticristiano si sta diffondendo, e in parte si è già diffuso a livello occidentale, con estrema velocità.
Come mai? Le spiegazioni possibili a questa trasformazione così repentina sono almeno un paio. La prima riguarda i mezzi di comunicazione che – anche grazie ai social network – hanno guadagnato in tempestività fino a diventare, ormai, megafoni istantanei di certi messaggi. E poi, spiegazione numero due, c’è il timore degli stessi cristiani, pastori in primis molto spesso, a denunciare l’ostilità di cui sono vittime. Si preferisce così unirsi all’agenda liberal e progressista, secondo cui le uniche discriminazioni son oggi quelle ai danni delle minoranze etniche o sessuali, non vedendo – o fingendo di non vedere – che, se un odio è davvero dilagante in Occidente, e nel mondo intero, è ora quello anticristiano. - Fonte
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