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mercoledì 3 agosto 2022

Lettera aperta a Monsignor Roche • “12 Considerazioni”

Nella nostra traduzione da Corpus Christi Whatershed la Lettera aperta a Monsignor Roche • “12 Considerazioni” di Jeff Ostrowski • 26 luglio 2022. Vi invito a leggere la mia nota finale. Qui - qui - quiqui i precedenti specifici su mons. Roche. Qui l'indice dei precedenti sulla controversa vicenda della Traditionis custodes, dei Responsa ad Dubia e di Desiderio desideravi.

La seguente “lettera aperta” di Jeff Ostrowski non riflette necessariamente le opinioni di Corpus Christi Watershed (ma fa citazioni e considerazioni molto centrate -ndr)
Lettera aperta a Monsignor Roche
Con 12 punti da prendere in considerazione


Eccellenza,
Ho letto la Sua recente intervista rilasciata a Deborah Lubov (16 giugno), in cui Lei attacca il Papa Emerito Benedetto XVI. Le ingiungo di ritrattare quanto ha affermato in essa, e prego perché accetti di farlo. Il 6 luglio 2022, Papa Francesco ha detto: “Fai sentire la tua voce! Se non ti ascoltano, grida ancora più forte, fai rumore; hai tutto il diritto di dire la tua su ciò che riguarda il tuo futuro”. Papa Francesco si rivolgeva ai giovani. Dato che sono nato negli anni Ottanta, suppongo di rientrare nella categoria!
Nel Suo attacco Lei afferma che al Cardinal Joseph Ratzinger (divenuto poi BENEDETTO XVI) sono state riconosciute le qualità di brillante teologo e che egli ha preso parte al Concilio Vaticano II quando non aveva ancora vent’anni. In seguito, ha diretto il Sant’Uffizio. Nell’intervista alla Lubov, Lei condanna il papa emerito: 
“Opporsi alla [riforma liturgica degli anni '70] è un fatto abbastanza grave… Era chiaro che il Concilio, che i Vescovi del Concilio, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, stavano proponendo una nuova liturgia… e anche opporsi a cioè è [sic] qualcosa di molto serio”. (Fonte - vedi anche immagine)
In particolare, Monsignor Roche, Lei ha attaccato le seguenti dichiarazioni di Ratzinger:
| (1) Quando Ratzinger ha esaltato “il patrimonio più santo e più alto” della Chiesa;
| (2) Quando Ratzinger ci ha ricordato che “è impossibile trovare qualcosa di dannoso o di inaccettabile” nel dare il permesso a coloro che amano il Missale Vetustum di celebrare utilizzandolo;
| (3) Quando Papa Benedetto XVI ha affermato (7/7/2007) “è dovere di tutti noi preservare le ricchezze che si sono sviluppate nella fede e nella preghiera della Chiesa.”

1. In guardia!|
Con tutto il rispetto, Monsignor Roche, sotto la Sua giurisdizione abbiamo assistito ad abusi liturgici così orribili che è sorprendente che Lei non si sia dimesso. Si pensi a questa Messa (Seattle). Si pensi a questa Messa (Omaha). Si pensi a queste Messe (Italia e Filippine). Si pensi alla recente Messa celebrata in mare, in Italia, con tanto di bikini! E che dire del sacerdote della diocesi del Cardinal Cupich che schernisce l’Ostensorio con una chitarra? Abusi simili si verificano quotidianamente sotto la Sua giurisdizione, eppure, per quanto ne so io, Lei non ha fatto praticamente nulla per intervenire. Chiunque legga le citazioni autentiche del Concilio noterà che il Vaticano II ha reso obbligatoria una liturgia che non è mai stata vista dalla stragrande maggioranza dei cattolici. È il Suo solenne dovere porre fine a tutti i casi di profanazione. Invece, Lei spende le tue energie cercando di eliminare le celebrazioni nella “Forma Straordinaria”! (Ad esempio, questa lettera del vescovo Parkes mostra a che cosa Lei dedica il Suo tempo.)

2. Il Concilio non ha supervisionato…|
Lei sostiene che “i Vescovi del Concilio, sotto l’ispirazione dello Spirito Santo” hanno creato una nuova liturgia, ma ciò è falso. Il Vaticano II ha reso obbligatorio il cambiamento liturgico ma non lo ha supervisionato. In altre parole, il Vaticano II ha anticipato alcuni cambiamenti liturgici, ma la loro messa in atto è stata un progetto tutto postconciliare. I padri del Vaticano II credevano infatti che le modifiche sarebbero state apportate dalla Sacra Congregazione dei Riti. Sfortunatamente, un comitato consultivo (il “Consilium”) si è arrogato un’autorità che non aveva. Il CARDINAL ANTONELLI (Segretario della Commissione Conciliare per la Liturgia) e il CARDINAL LARRAONA (Prefetto della Sacra Congregazione dei Riti) furono “molto rattristati” da questo scippo di autorità, come emerge da quanto scritto nel diario dello stesso Cardinal Antonelli il 16 marzo 1964.

3. Lei condanna il Cardinal Lercaro|
Il responsabile di tutte le riforme liturgiche era il CARDINAL LERCARO. Il 2 marzo 1965 Lercaro pubblicò un articolo sull’Avvenire d’Italia in cui condannava fermamente gli abusi liturgici, fornendo esempi concreti di pratiche che considerava “fantasiose” e “deplorevoli” {Chiron, p. 119}. Quali erano questi deplorevoli abusi? (a) La Comunione sulla mano; (b) il Celebrante che recita il Canone con voce udibile. Inoltre, in una lettera del 25 gennaio 1966 alle Conferenze episcopali, il Cardinal Lercaro definì “una grave infrazione” anche il servizio delle ministranti all’altare. Ma oggi tutte e tre queste pratiche sono rese obbligatorie dalla legislazione postconciliare! E Lei afferma di considerare l’atteggiamento del cardinale Lercaro un peccato “piuttosto grave”? E, come se non bastasse, come può sostenere che Lercaro — il responsabile della liturgia negli anni ’70 — potesse “opporsi” al Vaticano II? Qual è il Suo verdetto, Monsignor Roche? È davvero una “cosa grave” “opporsi” a quegli elementi che Lercaro ha citato come fantasiosi, deplorevoli e “gravemente” sbagliati? Mi permetta di ribadire: proprio questi elementi sono resi obbligatori dalla legislazione odierna! La Sua posizione sembra essere quella in base alla quale qualsiasi capriccio che Le entra in testa in un dato momento sia da lodare, anche se contraddice le parole esplicite del Vaticano II… e le convinzioni dell’uomo responsabile dei cambiamenti postconciliari!

4. Lei condanna il “Custode vaticano della Fede”|
Il CARDINAL FRANJO SEPER era conosciuto come il “Custode vaticano della Fede”: era stato infatti nominato da papa Paolo VI Prefetto della Congregazione Vaticana per la Dottrina della Fede. Ma il Cardinal Seper ha reso ben chiara la sua opinione sull’ambiguità della PREGHIERA EUCARISTICA n. 2:
“Io? Non adotterò mai quel Canone”. {Chiron p. 169}
Egli, infatti, era “totalmente contrario a permettere l’adozione di nuove Preghiere eucaristiche”, {Chiron p. 170}, anche se alla fine esse furono approvate nonostante la sua opposizione. Secondo Lei, il Cardinal Seper — essendosi sempre rifiutato di utilizzare la Preghiera eucaristica n. 2 (anche dopo che essa è stata ufficialmente promulgata) — ha cercato di “resistere” allo Spirito Santo. Dobbiamo aderire tutti alla Sua condanna del Cardinal Seper per la sua presunta “opposizione” al Vaticano II? Non è invece probabile che i riformatori postconciliari abbiano pervertito ciò che i padri conciliari avevano sancito e che abbiano contraddetto costantemente la loro stessa legislazione? Non capisce che è impossibile adottare pratiche che si contraddicono direttamente l’una con l’altra? La Sua formazione in seminario includeva per caso qualche tipo di critica al “positivismo giuridico”?

5. Lei condanna Papa Paolo VI|
Lo stesso Papa San Paolo VI, il 22 gennaio 1967, tentò di intervenire, cercando di salvare il Vangelo finale {Chiron p. 134}. Il suo intervento, tuttavia, non ebbe successo e il Vangelo finale fu eliminato. Se vi state chiedendo come sia possibile che “si passi sopra” alla decisione di un papa, leggete questa spiegazione del Padre Louis Bouyer, un amico personale del pontefice. Per la cronaca, non tutto ciò che il MANIPOLO DI BUGNINI (ossia i “progressisti radicali”) desiderava è stato concesso. Ad esempio, quel gruppo ha cercato di eliminare il Mercoledì delle Ceneri {Pristas p. 120}, il triplice AGNUS DEI {Chiron p. 134} e persino parole “straniere” come “Amen” {Marini p. 184} — che Bugnini definiva un “suono senza senso” —, realtà che sono state nonostante tutto salvate. Tornando al Vangelo finale, Papa San Paolo VI riteneva che non dovesse essere eliminato. Ma a quanto pare Lei, Monsignor Roche, considera ciò una “resistenza” allo Spirito Santo e afferma che tale “resistenza” è “un fatto piuttosto grave”. (Eppure il Vangelo finale fa ancora parte della Forma Straordinaria.) Tuttavia, prendendo in esame gli ultimi cinquant’anni, non Si rende conto che i riformatori postconciliari avevano torto quando hanno insistito per ridurre la presenza della Scrittura nella Messa cattolica? Per favore, la smetta di essere così duro con i cattolici che lamentano l’epurazione della Scrittura nel Novus Ordo: (1) Il Proprium Missae biblico; (2) il Salmo 42 all’inizio della Messa; (3) il Salmo 140 durante l’incensazione dell’Altare; (4) il Salmo 25 durante la lavanda delle mani; (5) una lettura in più alla fine della Messa (spesso il primo capitolo del Vangelo di San Giovanni); e così via.

6. Lei contraddice Papa Francesco|
E perché, il 4 dicembre 2021, ha pubblicato una lettera che elenca vari modi in cui le congregazioni dovrebbero ostracizzare coloro che apprezzano il Vangelo finale? La Sua lettera afferma sostanzialmente che le parrocchie dovrebbero chiarire che le “persone che partecipano alla Forma Straordinaria” appartengono, per così dire, alla parte inferiore del totem. Con tutto il rispetto, i Suoi suggerimenti risultano assurdamente dannosi. Ad esempio, Lei esorta a non pubblicare informazioni sulla Forma Straordinaria — in cui la Seconda Persona della Santissima Trinità si fa presente sull'Altare! — nei bollettini parrocchiali. I bollettini contengono regolarmente le informazioni più banali, ma a quanto pare ciò non rappresenta per Lei alcun problema. I Suoi suggerimenti meschini contraddicono le parole di PAPA FRANCESCO, il quale ha affermato il 26 settembre 2021: “Lo Spirito Santo non vuole la chiusura; vuole apertura e comunità accoglienti dove ci sia posto per tutti”.

7. Lei condanna Papa Giovanni XXIII|
Il 22 febbraio 1962, PAPA SAN GIOVANNI XXIII — che convocò il Vaticano II (iniziato l’11 ottobre 1962) — pubblicò un’enfatica difesa del latino intitolata VETERUM SAPIENTIA. Giovanni XXIII scrisse: “Spinti dalle ragioni più gravi, siamo pienamente determinati a restaurare questa lingua alla sua posizione d’onore, e di fare tutto il possibile per promuoverne lo studio e l’uso […] per garantire che l’antico e ininterrotto uso del latino sia mantenuto e, ove necessario, ripristinato”. Il papa che ha convocato il Vaticano II ha proseguito dicendo che i vescovi “devono stare in guardia contro chi, sotto la loro giurisdizione, desideroso di cambiamenti rivoluzionari, scrive contro l’uso del latino nell’insegnamento degli studi sacri superiori o nella liturgia, o fomentando il pregiudizio prende in giro la volontà della Santa Sede al riguardo o la interpreta falsamente”. Nonostante queste forti parole di Papa Giovanni XXIII, il latino è stato de facto proibito da persone che affermano che il suo uso è contrario allo “spirito” del Vaticano II. Si continua ad avanzare questa tesi, nonostante la dichiarazione del 23 luglio 1964 della Sacra Congregazione dei Riti affermi: 
Al Concilio Vaticano II “la grande maggioranza dei Padri approvò le varie disposizioni circa un più ampio uso del volgare proprio per l’esistenza di quel primo comma [Sacrosanctum Concilium §1] che assicurava una sostanziale conservazione del latino, salvo alcuni casi particolari (salvo jure particulari), come la concessione fatta alla Cina”.
8. Lei condanna il Cardinal Albareda|
IL CARDINAL ANSELMO ALBAREDA — una persona profondamente coinvolta nelle riforme degli anni Sessanta oltre che nella Commissio Piana clandestina — si è espresso senza mezzi termini sul latino liturgico: “L’unità della lingua nella liturgia è un tesoro così grande per la Chiesa che nessun vantaggio potrebbe compensare la sua scomparsa” {Giampietro p. 249}. Anche il CARDINAL AUGUSTIN BEA — profondamente coinvolto nella riforma liturgica che risale agli anni Quaranta — affermò qualcosa di simile: “Non si dovrebbe mai fare alcuna concessione al canto dell’EXSULTET, in tutto o in parte, in volgare”. Dobbiamo condannare questi uomini — gli stessi responsabili delle riforme liturgiche! — in quanto “persone che resistono” allo Spirito Santo? Non può ammettere, Monsignor Roche, che la prassi liturgica odierna sarebbe loro irriconoscibile [insano, patetico, inadeguato il loro verbo]? Lasci da parte (per il momento) la questione se fossero fedeli al Vaticano II; ritiene forse che la Messa in Forma Ordinaria “media” somigli a quella che essi avevano immaginato? Perché non si può ammettere che la Messa tradizionale in latino è molto più vicina a quanto prescritto dal Vaticano II?

9. “La patetica creatura che abbiamo generato”|
IL PADRE LOUIS BOUYER fu uno dei principali riformatori liturgici. Con l’assistenza di Dom Bernard Botte, Padre Bouyer ha composto la PREGHIERA EUCARISTICA n. 2 {Bouyer p. 221}. Bouyer non era certamente un “tradizionalista”, come dimostra la pagina 4 della sua Liturgical Piety [Pietà liturgica] (Notre Dame Press, 1954). Tuttavia, quando osservò i risultati delle riforme liturgiche, ne rimase profondamente turbato. In effetti, definì le riforme postconciliari “la patetica creatura che abbiamo creato” e il calendario riformato “folle” {Bouyer p. 223} e “l’opera di un trio di pazzi”. Il Padre Bouyer ammette persino che i riformatori non avevano alcuna possibilità di successo, poiché il loro obiettivo era “rimodellare da cima a fondo — e in pochi mesi! — un’intera liturgia che aveva richiesto venti secoli per svilupparsi” {Bouyer p. 219}. Bouyer era personalmente vicino a Papa Paolo VI e affermò che quest’ultimo non era soddisfatto dei cambiamenti liturgici, anche se li approvava. È incontestabile che padre Bouyer fosse un teologo più rispettato di Lei, Monsignor Roche. Tuttavia, lei sostiene che Bouyer — egli stesso artefice delle riforme postconciliari — “resiste” all'opera dello Spirito Santo! Perché Lei continua a sostenere che le riforme “folli” (parole sue), “patetiche” (parole sue) e “insoddisfacenti” (parole sue) sono opera dello Spirito Santo? Ritiene che i responsabili delle riforme non siano qualificati per giudicarle?

10. “Conseguenze molto gravi”|
IL CARDINAL FERDINANDO ANTONELLI è stato nominato “Segretario Generale della Commissione Conciliare sulla Liturgia” il 4 ottobre 1962. Il cardinale è morto nel 1993 (a quasi 100 anni di età), e dopo la sua morte è stato pubblicato il suo diario. Non era certo un tradizionalista; per esempio, condivideva l’idea di Bugnini secondo cui per gran parte della storia della Chiesa i laici sarebbero stati “semplici spettatori” {Giampietro p. 148} della Messa. Come Bugnini, credeva che il “punto essenziale” del culto cattolico “purtroppo fosse andato perduto da secoli” {Giampietro p. 148}. Per il Cardinal Antonelli, chi non desiderava modifiche alla sacra liturgia, manifestava “indolenza e mancanza di sensibilità liturgica” {Giampietro p. 69}.
Tuttavia, il Cardinal Antonelli rimase molto turbato dalla riforma liturgica, soprattutto dall’estrema fretta con cui il Consilium prendeva decisioni importanti {Giampietro p. 167, 173, 179} e dal sistema di voto scandalosamente deplorevole, che deliberava “senza che nessuno contasse quanti avessero dato la loro approvazione o meno” {Giampietro p. 173, 176}. Monsignor Roche, Lei ha affermato che questa è l’opera dello Spirito Santo, ma un’affermazione del genere sembra altamente improbabile. In ogni caso, anche se per via della sua estrema lunghezza non è possibile citare l’intero diario di Antonelli, una citazione dovrà bastare:
“Nel CONSILIUM ci sono pochi vescovi con una specifica competenza liturgica, e pochissimi di loro sono veramente teologi. La carenza più grave del CONSILIUM è la mancanza di teologi. In effetti, si potrebbe dire che essi siano stati esclusi del tutto, il che è qualcosa di pericoloso. Nella liturgia, ogni parola e ogni gesto esprime un’idea che è sempre un’idea teologica. […] E ciò ha conseguenze molto gravi”.
Il Cardinal Antonelli conclude che i riformatori postconciliari “hanno saputo solo demolire e non restaurare” {Giampietro p. 192}. Sarebbe facile estrarre numerose citazioni per dimostrare che il cardinale Antonelli “si oppone” al Vaticano II — il che, secondo quanto Lei sostiene, “è una cosa abbastanza grave”. Ad esempio, il Cardinal Antonelli insiste sul fatto che — secondo il Concilio Vaticano II —alcune parti della Messa (per es. il Canone) devono rimanere in latino, mentre il volgare può essere usato per le parti della Messa “dirette al popolo”, come la preghiera dei fedeli {Giampietro p. 149}.

11. “La fede … sarà indebolita”|
Sarebbe facile elencare ulteriori citazioni di persone che sono state profondamente coinvolte nelle riforme, ma sono state in disaccordo con ciò che venne fatto allora (o sarebbe stato fatto in seguito). Ad esempio, il 28 agosto 1964 un allarmato CARDINAL JOHN HEENAN si lamentò affermando: “La Messa non è più il Santo Sacrificio ma il Pasto in cui il sacerdote fa da cameriere”. In effetti, nel 1967 si tenne in Vaticano un sinodo di vescovi e il 24 ottobre Bugnini celebrò nella Cappella Sistina una Messa per i prelati riuniti per mostrare loro il Novus Ordo (ora denominato “Forma Ordinaria”). Alcuni dei vescovi diedero il loro consenso, ma molti si opposero. Per quella sessione sarebbe stata richiesta una maggioranza di 124 “placet”. Quando si trattò di approvare la struttura generale della Messa riformata, solo 71 votanti diedero il loro “placet” {Chiron p. 131}. Altri si astennero, votarono contro l’approvazione o diedero il loro placet juxta modum (“placet a condizione che si apportino modifiche”). Per la cronaca, il segretario di Bugnini affermò falsamente che nel 2007 questa Messa riformata venne approvata dai vescovi “a larga maggioranza” {Marini p. 138}. Per quanto riguarda la “Messa sperimentale” di Bugnini, il Cardinal Heenan di Westminster si alzò e disse ai suoi confratelli vescovi: “A casa non ci sono solo donne e bambini, ma anche padri di famiglia e giovani uomini che vengono regolarmente a messa. Se dovessimo offrire loro il tipo di cerimonia che abbiamo visto ieri nella Cappella Sistina, presto rimarremmo con una congregazione composta quasi esclusivamente di donne e bambini”. Il Cardinal Heenan affermò anche che la Messa dimostrativa di Bugnini sminuiva la preghiera eucaristica, prevedendo che “la fede sia del clero che del popolo sarà indebolita” {Bitter Trial p. 102}.

12. “Per alcune preghiere e canti”|
IL VESCOVO GEORGE P. DWYER, che aveva ottenuto un doppio dottorato (filosofia e teologia) a Roma, partecipò sia ai lavori preparatori del Vaticano II che al Concilio stesso. Dwyer scrisse: “Giammai consiglierei di celebrare la Messa in lingue diverse dal latino”. Ma il vescovo Dwyer riteneva che l’uso del volgare potesse essere esteso. Nel caso della Messa, il Concilio Vaticano II ha dato al volgare un uso “ristretto” (congruus locus), mentre nel caso dei Sacramenti ha dato al volgare un uso “più ampio” (amplior locus). L’ABATE JEAN PROU partecipò al Concilio Vaticano II e fu particolarmente impegnato nell’elaborazione dei testi conciliari sulla liturgia. Il 18 novembre 1985, Dom Prou ricordò che il Concilio Vaticano II sancisce che “nei riti latini si conservi l’uso della lingua latina” (§36a); poiché il volgare “può essere di grande vantaggio per il popolo, i limiti del suo impiego possono essere estesi. Ciò varrà in primo luogo per le letture e le direttive, e per alcune preghiere e canti…” (§36b); spetta al vescovo locale “decidere se, e in che misura, si deve usare la lingua volgare” (§36c). Monsignor Roche, queste sono le parole del Vaticano II. Chiunque sia dotato di raziocinio comprende che la parola “alcuni” non significa “tutti”. Non vedo come si possa negare che il Missale Recens (come viene di solito celebrato) contraddice gli espliciti mandati del Concilio: per es. Sacrosanctum Concilium §36, §54, §89a, §100, §101, §112, §114 e §116.

* * *
La sua posizione attuale, Monsignor Roche, potrebbe essere riassunta come segue, o mi sbaglio?
“Non importa cosa ha sancito il Vaticano II. Non contano nemmeno le dichiarazioni dei veri riformatori, né contano le numerose contraddizioni dei documenti postconciliari. Solo una cosa conta: ciò che io dichiaro in un momento dato. Se domani contraddico tutta la legislazione precedente, così sia. Questa è l’opera dello Spirito Santo, e opporsi è davvero un fatto grave”.
Non sembra che le contraddizioni La infastidiscano. Lo dico perché solo qualche anno fa Lei ha affermato in un video che la Forma Straordinaria è “una valida espressione della liturgia della Chiesa”, aggiungendo che la Forma Ordinaria “deve imparare” (da quella Straordinaria) “un senso autentico di riverenza e di adorazione”. Per rivendicare che il Missale Recens sia “l’unica espressione” del Rito Romano, bisogna condannare i responsabili della sua creazione, come il Cardinal Lercaro, che definì il Canone udibile una pratica “fantasiosa” e “deplorevole”. Allo stesso modo si devono condannare i padri del Vaticano II e ripudiare gran parte della legislazione postconciliare (per es. 5 novembre 1971; 2 luglio 1988; 7 luglio 2007; 4 novembre 2009; 8 aprile 2011; 22 febbraio 2020). La legislazione postconciliare spesso iniziava condannando proprio le cose che finiva poi per esigere: chierichette, Canone udibile, Comunione sulle mani, lettrici all’interno del santuario, esclusione del latino, esclusione del canto gregoriano, e così via. Inoltre, non sono a conoscenza di una sola deficienza che lei abbia mai prospettato nei confronti della liturgia che ha nutrito santa Edith Stein, san Massimiliano Kolbe, san Giovanni Vianney, san Isacco Jogues, san Giovanni Bosco e tanti altri — non una sola cosa.
È irrilevante che i Suoi sentimenti nei confronti della Messa tradizionale siano cambiati, Monsignor Roche. Deve smetterla di criticare coloro che non sono d’accordo con Lei. Nella Sacrosanctum Concilium §37, il Concilio Vaticano II ha esplicitamente respinto la ricerca di una “rigida uniformità” nella sacra liturgia. Deve ritrattare la Sua lettera del 4 dicembre 2021 in cui esorta le parrocchie che celebrano nella Forma Ordinaria a emarginare i cattolici che possiedono quelle che papa San Giovanni Paolo II definiva “legittime aspirazioni”. Infine, deve ricordare che il 6 luglio 2022 papa Francesco ha dichiarato:
“Siate aperti all'accoglienza, e quindi al valore dell’inclusione. Non lasciatevi trascinare da ideologie miopi che vogliono designare gli altri — coloro che sono diversi da noi — come nemici”.
Considerazioni finali:  le sue azioni, vescovo Roche, manifestano il tentativo di operare con la coercizione ciò che non si può ottenere con la persuasione. Ci rifletta! Da più di cinquant'anni i fautori della “Forma Ordinaria” sono responsabili di tutte le scuole, edifici ecclesiastici, università, seminari e cancellerie. Hanno avuto il monopolio di tutti i diritti di propaganda e divulgazione, con finanziamenti quasi infiniti. Eppure la diocesi di Roma quest'anno ha ordinato un totale di tre (3) sacerdoti! Non insulterò la sua intelligenza spiegando cosa significhi.

LIBRI CITATI IN QUESTO ARTICOLO:
Yves Chiron, Annibale Bugnini: Reformer of the Liturgy (Angelico Press, 2018).
Monsignor Nicola Giampietro, The Development of the Liturgical Reform As Seen by Cardinal Ferdinando Antonelli from 1948 to 1970 (Roman Catholic Books, 2009).
Lauren Pristas, Collects of the Roman Missals: A Comparative Study of the Sundays in Proper Seasons before and after the Second Vatican Council (T&T Clark, 2013).
A Bitter Trial: Evelyn Waugh and John Cardinal Heenan on the Liturgical Changes (Ignatius Press, 2011).
The Memoirs of Louis Bouyer: From Youth and Conversion to Vatican II, the Liturgical Reform, and After (Angelico Press, 2015).
Piero Marini, A Challenging Reform: Realizing the Vision of the Liturgical Renewal (Collegeville Press, 2007).
[Traduzione per Chiesa e post-concilio di Antonio Marcantonio]
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Nota di Chiesa e post-concilio
Anche in questo articolo, come già da parte di alcuni conservatori [vedi], si obietta che il Novus Ordo in realtà si è allontanato dalla Sacrosanctum Concilium. C'è chi afferma che, più che del Concilium, esso sarebbe frutto del Consilium, partendo dal fatto che Paolo VI affidò il lavoro a uno speciale super-comitato ad hoc, il Consilium ad exsequendam Constitutionem de Sacra Liturgia, i cui progetti raggiunsero il completamento nel Rito riformato e furono da lui approvati diversi anni dopo la conclusione del Concilio. È bene precisare tuttavia che la SC oltrepassa la Mediator Dei fin dal primo paragrafo [vedi], rilevando inoltre che il n.47 della stessa Costituzione, sulla "natura del sacrosanto mistero eucaristico", passa sotto silenzio sia il fine propiziatorio (espiatorio) del Sacrificio, che il termine transustanziazione, peraltro inopinatamente assente dall'intero documento. E, se è vero che la stessa Costituzione, ad esempio, non prevedeva l'abolizione del latino e l'estromissione del gregoriano (che anzi definisce come “proprio della liturgia romana”: vedi), essa contiene - dopo affermazioni di principio condivisibili - i famigerati "ma anche" che hanno consentito tutte le eccezioni successive con l'infiltrazione di proposizioni ambigue e teologicamente sospette. Molte le abbiamo individuate e documentate nel nostro indefesso lavoro di anni. Sono queste che permettono di parlare del famoso "contro-spirito del concilio", come lo chiamava mons. Gherardini; cioè dell'innovazione subdola e neppure codificata in senso solenne, ma attraverso la prassi... Ci sono diversi spunti qui. Questo è un aspetto della ingannevole pastoralità del Vaticano II, che introduce attraverso la prassi elementi non codificati che però intaccano la dottrina e dopo aver sbandierato Urbi et Orbi l'ossimoro dell'evoluzione dei dogmi, è diventato il nuovo superdogma ineludibile...

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