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sabato 31 dicembre 2022

Papolatria

Quello che davvero mi spaventa nel cattolico di oggi, è la "papolatria". Di qualunque tipo essa sia.
Ci sono infatti i papolatri bergogliani, ovviamente i più numerosi e nefasti, che dopo il culto idolatrico della Pachamama difenderebbero Bergoglio persino se si nutrisse di carne umana, (sostenendo magari, in quel caso, che si tratta solo di un assaggino fugace). Il Papa infatti per loro non sbaglia mai, a prescindere. È un dio in terra.

Ma poiché Bergoglio è venuto a dividere il grano dal loglio, ci sono molti fedeli, una minoranza agguerrita, che giustamente e per fortuna ne rifiutano le infinite nequizie. Bravissimi. Ma puttroppo molti di loro restano "papolatri", e diventano quindi papolatri ratzingeriani: il "Papa emerito" è per loro l'unico e vero Papa (e fin qui ci può stare), ma è anche un santo a prescindere. Non esiste per loro Papa che non sia santo a prescindere. Anzi, una una sorta di dio in terra. Solo Bergoglio è escluso da questa santificazione fideista. E qui casca l'asino, vista la mentalità modernista e i gravissimi erori, ecumenici e non, compiuti anche da Benedetto XVI. Come anche da Giovanni Paolo II e da Paolo VI. Errori in parole e atti facilmente documentabili.

Insomma; l'unico modo per sfuggire alla "papolatria "del presente o del passato (che non ha nulla a che vedere con l'obbedienza a Pietro come legittima auctoritas spirituale, ma ne è semmai la grottesca deformazione) è la conoscenza della retta dottrina di sempre, la Tradizione, alla luce della quale riconoscere il Vaticano II come Anti-Sillabo (così lo definì con orgoglio scandaloso Joseph Razinger) e quindi come il cavallo di Troia del neomodernismo soggettivista, liberale e antropocentrico, che ha portato la Chiesa alla più terribile, devastante crisi della sua storia, perlomeno sul piano dottrinale e poi liturgico e dei costumi.
Il problema che è proprio la" papolatria" (del Papa presente o dei Papi del recente passato), che si nutre insaziabilmente di sentimentalismo, a velare la mente dei più nella comprensione della crisi della Chiesa. Il papolatra non bergogliano non è in questo meno ottuso del papolatra bergogliano, è solo, glielo concedo, un po' meno laido.

La crisi della Chiesa non inizia certo nel marzo 2013, come vorrebbero proprio i papolatri "conservatori", cioè wojtylian- ratzingeriani, ma molto prima.
Bergoglio non è un marziano a Roma, o un extraterrestre. Solo una Chiesa già fortemente minata da cattivi pastori poteva favorire l'ascesa irresistibile di Jorge Mario Bergoglio, un uomo che non ha mai fatto molto per nascondere le sue eresie e la sua radicale malizia .Eppure premiato, promosso e coccolato dai suoi predecessori seduti negli ultimi decenni sul soglio petrino.

In fondo qualsiasi papolatria, anche quella "conservatrice", è puro soggettivismo sentimentale, e quindi una forma di modernismo.
È inoltre il vero ostacolo alla comprensione, e quindi alla risoluzione della crisi della Chiesa. Che potrà salvarsi soltanto tornando alla sua eterna Tradizione. (Martino Mora)

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