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lunedì 14 agosto 2023

In treno verso il nulla, stranieri a casa propria / Alcune concause

Nel primo articolo Marcello Veneziani, giornalista, scrittore e filosofo di Bisceglie, racconta la società omologata dei giovani di oggi: il branco che fa sentire più forti, ma tutti apatici e privi di obiettivi. Nel secondo articolo, Roberto Bonaventura, artista napoletano, stila un elenco esaustivo delle responsabilità degli ecclesiastici attuali (certamente non le uniche ma le più incisive sul piano spirituale) circa le cause del degrado generale. Qui l'indice degli articoli sulla realtà distopica.

“In treno verso il nulla, stranieri a casa propria” 
di Marcello Veneziani

L’altra sera ho preso un treno locale tra Foggia e Bari. Ero nella mia terra, dovevo raggiungere il mio paese natale, ho preso l’ultimo regionale della sera. Non ero in prima classe, non leggevo Proust, non ero tra lanzichenecchi, come era capitato ad Alain Elkann ed ero curioso di chi mi stava intorno. Ero l’unico anziano in un treno zeppo di ragazzi, pendolari della movida, che si spostavano per andare a fare nottata in paesi vicini. Ero su una tratta che un tempo mi era famigliare, ma mi sono sentito straniero a casa mia. No, non c’erano stranieri sul treno, come spesso capita nei locali. Ricordo una volta su un locale, ero l’unico italiano tra extracomunitari, in prevalenza neri, con forte disagio perché ero pure l’unico ad avere il biglietto. Stavolta invece ero tra ragazzi dei paesi della mia infanzia e prima giovinezza, eppure mi sentivo più straniero che in altre occasioni.
Li osservavo quei ragazzi e soprattutto quelle ragazze, erano sciami urlanti che agitavano il loro oggetto sacro, la loro lampada d’Aladino e il loro totem, lo smartphone. Si chiamavano in continuazione, la parola chiave per comunicare era “Amò”, ed era un continuo chiedersi dove siete, dove ci vediamo. Era come parlare tra navigatori che si dicevano la posizione.
Le ragazze erano vestite, anzi svestite, scosciatissime, come se fossero cubiste o giù di lì, con corpi inadeguati. Era il loro dì di festa, il loro sabato del villaggio, ma in epoca assai diversa da quella in cui Leopardi raccontava l’animazione paesana che precede la domenica. Dei loro antenati forse avevano solo la stessa pacchianeria prefestiva, ma nel tempo in cui ciascuno si sente un po’ ferragnez e un po’ rockstar. Parlavano tra loro un linguaggio basic, frasi fatte e modi di dire sincopati. Mai una frase compiuta, solo un petulante chiamarsi, interrotto da qualche selfie, si mandavano la posizione e si apprestavano a incontrarsi e poi a stordirsi di musica, frastuono, qualche beverone, fumo, e non so che altro. Li ho visti in faccia quei ragazzi, erano seriali, intercambiabili, dicevano tutti le stesse cose, ciascuno in contatto col branco di riferimento. Cercavo di trovare in ciascuno di loro una differenza, un’origine, un qualcosa di diverso dal branco; ma forse erano i miei occhi estranei, la mia età ormai remota dalla loro, però non ravvisavo nulla che li distinguesse, che li rendesse veri, non dico genuini. Eppure parlavano solo di sé, si specchiavano nei loro video, si selfavano, un continuo viversi addosso senza minimamente preoccuparsi di chi era a fianco, insieme o di fronte. Sconnessi.
Magari è una fase della loro vita, poi cambieranno; magari in mucchio danno il peggio di sé, da soli sono migliori. Però non c’era nulla che facesse vagamente pensare al loro futuro e al loro piccolo passato, alle loro famiglie, ai loro paesi, al mondo circostante; tantomeno alla storia, figuriamoci ai pensieri, alla vita interiore, alle convinzioni. Traspariva la loro ignoranza abissale, cosmica; di tutto, salvo che dell’uso dello smartphone. Anche i loro antenati, mi sono detto, erano ignoranti; ma quella era ignoranza contadina, arcaica e proletaria, carica di umiltà e di fatica, di miseria e di stupore; la loro no, è un’ignoranza supponente e accessoriata, non dovuta a necessità, con una smodata voglia di piacere e vivere al massimo il piacere, totalmente immersi nel momento. Salvo poi cadere negli abissi della depressione, perché sono fragilissimi.
Mi sono detto che i vecchi si lamentano sempre e da sempre dei più giovani, li vedono sempre peggiori di loro e dei loro nonni. Però, credetemi, la sensazione più forte rispetto a loro, era un’estraneità assoluta, marziana: nulla in comune se non il generico essere mortali, bipedi, parlanti. In comune non avevamo più nulla, eccetto i telefonini. Per confortarmi mi sono ricordato di quei rari ragazzi che mi è capitato di conoscere e che smentiscono il cliché: sono riflessivi, pensanti, leggono, studiano con serietà, sanno distinguere il tempo del divertimento dal tempo della conoscenza, hanno curiosità di vita, capiscono l’esistenza di altri mondi e altre generazioni, capaci di intavolare perfino una discussione con chi non appartiene alla loro anagrafe. Però ho il forte timore che siano davvero eccezioni. E mille prove personali e altrui confermano questa impressione. Raccontava un amico che fa incontri nelle scuole che davanti a una platea di trecento ragazzi, chiese loro se leggessero giornali, o addirittura libri, se vedessero qualche telegiornale, se sapessero di alcuni personaggi, non dico storici o i grandi del passato, ma almeno importanti nella nostra epoca. Uno su cento, e poi il silenzio. Hanno perso la loro ultima piazza, il video, ognuno si vede il suo film e la sua serie su netflix o piattaforme equivalenti, segue il suo idolo, ha vita solo social.
Qualunque cosa in chiave politica e sociale, storica o culturale, non li sfiora, non li tocca, non desta il loro minimo interesse. Certo, sono sempre le minoranze a seguire attivamente la realtà o a coltivare una visione del mondo e condividerla con un popolo, un movimento, una comunità. In ogni caso non è “colpa loro”, se sono così. E’ anche colpa nostra; anzi non è questione di colpe. E l’impossibilità di comunicare con loro dipende pure da noi. Però, mi chiedo: cosa sarà tra pochi decenni di tutto il mondo che si è pazientemente e faticosamente costruito lungo i secoli, attraverso scontri, guerre, sacrifici, fede, conoscenza, lavoro, lavoro, lavoro? Nulla, il Nulla. Sono questi i cittadini, gli italiani, di domani? Sono forse diversi, e più nostrani, rispetto agli stranieri extracomunitari che sbarcano da noi a fiumi? Tabula rasa, zero assoluto, il postumano si realizza anche senza manipolazioni genetiche, robot sostitutivi, intelligenze artificiali e mostri prodotti in laboratorio. Quel treno della notte non portava da un paese a un altro, portava solo nella notte.
La Verità – 12 agosto 2023
* * *
Scuse pontifice
di Roberto Bonaventura

Il giorno in cui un Papa, umilmente, chiederà scusa ai veri cattolici per i peccati degli uomini di Chiesa, sarà un grande giorno!
Offro suggerimenti in ordine sparso:
-Per averci privati, di fatto, della meravigliosa S.Messa in Rito Romano Antico. 
-Per averci imposto, da un giorno all'altro, la "nuova" celebrazione avversando quella antica. 
-Per aver distrutto o fatto distruggere gli antichi altari maestosi e le balaustre in marmo. 
-Per officiare la new Messa su penosi tavoli da pranzo o sgorbi blasfemi, dando le spalle al Santissimo..
-Per averci privati del sacro a cui i nostri cuori anelano e al quale non pochi di loro sono palesemente avversi. 
-per il moltiplicarsi di movimenti ecclesiali che sono perniciosamente protestantizzati.
 -Per il proliferare di quelle canzonette tragiche che "animano" una liturgia tutta da "rianimare". 
-Per aver occultato i tabernacoli in luoghi reconditi delle chiese e aver sostituito le loro rosse lampade ad olio con tristissimi lumini elettrici. 
-Per aver permesso la costruzione di abominevoli edifici di una bruttezza inenarrabile: dette chiese. 
 -Per le omelie insulse e soporifere quando non eretiche. -Per non parlare più del peccato, del diavolo e dell'Inferno.
 -Per aver commissariato ordini e congregazioni religiosi, fiorenti e sane, con sfacciata “misericordia”. 
-Per vestire come dei "senza tetto", abusando di orrendi maglioncini. 
-Per aver abbandonato la talare e l'abito religioso, propinando con incredibile e ridicola convinzione l'oltraggiosa filastrocca: l'abito non fa il monaco. 
-Per aver smesso di recitare e raccomandare il santo Rosario. 
-Per non predicare più a favore della castità. 
-Per permettere a donne e uomini di entrare in chiesa e perfino servire all'Altare, abbigliati in maniera indecente e indegna. 
-Per aver trasformato moltissimi seminari in luoghi di sradicamento sistematico della fede cattolica. 
-Per il culto idolatrico e pretestuoso del Concilio Vat. II.
-Per guardare con sospetto i precedenti 20 concili dogmatici! 
-Per aver scomunicato senza scrupoli chi andava ascoltato e sostenuto e aver promosso e premiato chi andava scomunicato. 
-Per parlare di poveri materiali a ogni pié sospinto... come se la missione della chiesa non fosse la salvezza delle anime. 
-Per aver permesso la mostruosa sacrilega pratica della S.Comunione nelle mani. 
 -Per aver accettato, plaudito e asservito la dittatura sanitaria in tema di Covid. 
-Per aver abbandonato il meraviglioso catechismo di San Pio X. -Per non difendere la vita e combattere l'aborto con ogni mezzo. 
-Per avere disprezzo delle sante devozioni tradizionali cattoliche e cordiale indulgenza per i culti pagani. 
-Per aver propagandato farmaci sperimentali definendo un “atto d’amore” queste inoculazioni.
-Per aver abbandonato, in massa, le pie regole del buon confessore di S.Alfonso M. De Liguori che imponevano anche di fare domande al penitente per aiutarlo a ben confessarsi e a non commettere sacrilegi. 
-Per aver abbracciato il mondo invece di convertirlo. 
-Per odiare l’autentica Tradizione cattolica. 
-Per quella impareggiabile superbia per colpa della quale nessuno può osare correggervi e ammonirvi, con amore e spirito di verità, quando dite palesi inesattezze. 
-Per gli incalcolabili abusi liturgici non sanzionati e di fatto tollerati, se non promossi. 
-Per concedere illecite assoluzioni a buon mercato a chi non le può oggettivamente ricevere facendo proliferare i sacrilegi. 
-Per aver permesso che le nostre chiese, Case del Dio vivente, siano (ab)usate per comizi, banchetti, concertini e altre finalità profane. 
-Per guardare a Lutero con favore e oscena simpatia, e con disgusto al Beato Pio IX. 
-Per esaltare, pieni di zelo, ipotetici legami di fede con musulmani, ebrei e protestanti, ingenerando confusione ed errori.
-Per la cronica mancanza di coraggio che fa di molti preti e prelati degli omissori di soccorso spirituale.
-Per aver permesso agli infedeli musulmani di invaderci con la scusa dell'accoglienza. 
-Per aver chiesto scusa a tutto il mondo dei peccati dei cattolici e mai ai cattolici dei peccati vostri. 
Per tanti altri motivi.... che fanno sanguinare i nostri cuori e riempire l'Inferno. Chiedete - umilmente - scusa; e ravvedetevi.

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