Com'è noto il gen. Vannacci ritiene che una caratteristica precipua dell’oggi sia il muoversi della società in senso antitetico rispetto alla razionalità e al sentire comune: da qui il titolo del libro Il mondo al contrario. Minoranze organizzate – spiega il Generale – stanno sovvertendo tutto ciò che la maggioranza considera(va) normalità. Il testo presenta molti elementi condivisibili insieme a sue personali vedute non del tutto valide secondo i nostri principi. Tuttavia resta il fatto che il suo caso rappresenta una limitazione della libertà d'espressione. Indice degli articoli sulla realtà distopica.
Perché anche il libro di Vannacci ci aiuta
a cogliere il vero volto della democrazia
Al di là dell'eventualità che il generale Vannacci, in realtà, altro non possa essere se non l'ennesimo "gatekeeper" del sistema, a mio sommesso avviso, il successo del suo libro sta a sottolineare un'obiettiva situazione di ben più amplia portata. Ovvero il fatto che, a seconda del suo solito schema, il sistema democratico, ugualmente in Italia, abbia saputo produrre l'effetto di farci dominare e governare, da parte di un gruppo, oligarchico ed elettoralmente minoritario, il quale vuole imporci a tutti i costi: ideologie, assetti sociali e stili di vita che la maggioranza della popolazione, nel profondo della propria coscienza, assolutamente non si sente di condividere, in quanto, più o meno razionalmente, ne avverte l'effettiva sostanza di elementi forieri di gravissimi danni materiali e di un aspro nocumento morale.
Le tattiche utilizzate per consolidare questa forma di assetto sociale appaiono abbastanza note ed evidenti. Per coronare il buon esito del mantenimento di questa esiziale situazione di fatto, posto che si deve pur fingere che la reale volontà di questa maggioranza dissenziente debba poter contare almeno qualcosa, necessita così la spendita di una martellante ed ossessiva attività di propaganda ─ dal profilo illogicamente emotivo e razionalmente del tutto pericolante ─ intesa a convincere del contrario la pubblica opinione; ovvero, per persuaderla del fatto di come, in realtà, sia proprio questa maggioranza medesima a dover volere quel che crede di non volere, giacché, pur genuinamente volendolo, non sa di volerlo e quando poi, per caso, la risultanza del suffragio si manifestasse dissonante, rispetto a quanto si era inteso far praticamente concludere con l'adozione di una tale costruzione dialettica, ecco che, per perseguirsi il bene di questa ignava maggioranza, ogni misura di sostanziale correzione, ovvero di pratica nullificazione, della volontà da quest'ultima espressa, dovrà comunque considerarsi come un provvedimento necessario, doveroso e moralmente giustificato (purtroppo, in svariati campi, l'attuale Esecutivo ce ne sta offrendo una lampante dimostrazione).
In fondo, "nihil sub sole novi", giacché si tratta soltanto della solita "dittatura pedagogica" di ascendenza roussoviana che, ordinariamente, si pone alla base di ogni sistema democratico, nascondendosi sotto la foglia di fico di un vacuo "pluralismo" di mera facciata, pronto a scomparire d'incanto, ogni qual volta le libere opinioni dei cittadini si discostino appena di un poco, rispetto al solco tracciato da quella vulgata che, nell'intenzione di quell'oligarchia che domina incontrastata sul corpo sociale, si intende far passare per "l'indiscutibile verità": questo, purtroppo, bene ce lo mostra (ed, ahinoi, ancor meglio ce lo insegna!) la dittatura del pensiero dispiegata dall'assolutizzante criterio della "politically correcntess"...
Eppure, parrebbe proprio che l'inganno che reca in sé di questo particolare (e falso) "pluralismo", declinato in una sua singolarissima versione democratica, nonostante le molteplici esperienze pregresse ne dimostrino la totale fallacia, seguiti incessantemente ad attrarre molti pesci nel fitto delle proprie reti ed, infatti, fra le altre cose, continua ad essere spacciato per moneta corrente quel vieto luogo comune secondo cui il sistema sopra accennato potrebbe essere corretto, od addirittura persino scongiurato, semplicemente ricorrendo all'espediente di nuove elezioni ...
Ragion per cui, con tutta evidenza, si deve proprio concludere costituire un veritiero argomento l'osservazione del fatto che: «Vulgus vult decipi», come, già a suo tempo, aveva avuto ad asserire lo stesso Quintilliano, ed è così che, nel frattempo, Roussau, insieme a tutti i suoi epigoni dell'era presente, può ridersela di vivo cuore e continuare a dormirsene sonni tranquilli, poiché sopravvivono ancora quei troppi, che non sono riusciti a ben distinguere i fili di quell'ordito, intessuto degli spietati sussurri della sua ideologica menzogna ... (Michele Gaslini)
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