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giovedì 19 ottobre 2023

Dottrina sociale: una nota di speranza dall’America Latina

Su segnalazione dell'Osservatorio Cardinale Van Thuân, una nota di speranza per l'America latina
Dottrina sociale:
una nota di speranza dall’America Latina

Stefano Fontana

Una buona notizia per la Dottrina sociale della Chiesa viene dall’America Latina. Un Rete di istituzioni cattoliche lancia l’AGENDA 2023-2033 PER LO SVILUPPO DEI POPOLI IBERO-AMERICANI. L’iniziativa è della RED LATINOAMERICANA CARDENAL VAN THUÂN PARA LA DOCTRINA SOCIAL DE LA IGLESIA.

La RETE è stata costituita nel 2015 e le sue istituzioni co-fondatrici sono l’Università Juan Pablo II (San José – Costa Rica), l’Università Popolare Autonoma dello Stato di Puebla (Puebla – Messico) e il Centro di Ricerca sull’Etica Sociale della Fondazione Aletheia (Buenos Aires – Argentina). Fin dalla sua fondazione, tale RETE è patrocinata dall’OSSERVATORIO INTERNAZIONALE CARDINALE VAN THUÂN PER LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA (Verona – Italia).

Per i giorni 2 e 3 novembre 2023 la Rete ha programmato Il PRIMO FORUM REGIONALE per la presentazione dell’Agenda.

L’AGENDA 2023-2033 PER LO SVILUPPO DEI POPOLI IBERO-AMERICANI [vedi qui il testo] è un documento programmatico in 10 punti. Esso si qualifica per ispirarsi alla autentica tradizione della Dottrina sociale della Chiesa, senza lasciare il campo a nuove interpretazioni fuorvianti o a interpretazioni ideologiche del passato (come la teologia della liberazione o la teologia del popolo) e del presente (come il nuovo paradigma ambientalista). L’Agenda 2033 è “Per il regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo, a 2000 anni dalla sua morte e risurrezione” e posta “Sotto la protezione della Vergine di Guadalupe, Patrona, Regina e Madre Celeste di tutte le Americhe, a 500 anni dalla sua apparizione (1531-2031)”.

È indicativo che al primo posto dell’Agenda ci sia la difesa della cultura e dell’identità nazionale, in contrasto con l’omologazione globalista e il rifiuto delle radici naturali, tra cui l’appartenenza ad una nazione. Come dice il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa: “Quando questa consapevolezza viene meno, gli stessi cattolici si condannano alla diaspora culturale e rendono insufficienti e riduttive le loro proposte. Presentare in termini culturali aggiornati il patrimonio della Tradizione cattolica, i suoi valori, i suoi contenuti, l’intera eredità spirituale, intellettuale e morale del cattolicesimo è anche oggi l’urgenza prioritaria”.

Coerentemente, nel secondo dei dieci punti troviamo la difesa della famiglia anche dalla nuova minaccia dell’ideologia gender. Anche a questo proposito viene ricordato cosa dice il Compendio: «Di fronte alle teorie che considerano l’identità di genere soltanto come prodotto culturale e sociale derivante dall’interazione tra la comunità e l’individuo, prescindendo dall’identità sessuale personale e senza alcun riferimento al vero significato della sessualità, la Chiesa non si stancherà di ribadire il proprio insegnamento: «Spetta a ciascuno, uomo o donna, riconoscere ed accettare la propria identità sessuale. La differenza e la complementarità fisiche, morali e spirituali sono orientate al bene del matrimonio e allo sviluppo della vita familiare».

Contro il libertarismo irresponsabile l’Agenda propone di educare alle virtù e per questo bisogna impegnarsi a riscoprire i doveri come precedenti rispetto ai diritti: “Il progresso e lo sviluppo di una nazione hanno bisogno di uomini educati alla virtù e al dovere, al contrario di ciò che suggerisce la pedagogia attuale e dominante che pone l’accento sui diritti piuttosto che sugli obblighi”.

Si passa quindi a delineare l’obiettivo di sradicare la povertà, però senza cadere nel materialismo sociologico, anzi, richiamando la Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II che dice: “Uno sviluppo, che non comprenda le dimensioni culturali, trascendenti e religiose dell’uomo e della società nella misura in cui non riconosce l’esistenza di tali dimensioni e non orienta ad esse i propri traguardi e priorità, ancor meno contribuisce alla vera liberazione”.

Anche la promozione dei diritti umani rientra negli obiettivi decennali dell’Agenda ma secondo criteri molto diversi dall’interpretazione prevalente e imposta oggi: “La fonte ultima dei diritti umani non si situa nella mera volontà degli esseri umani, nella realtà dello Stato, nei poteri pubblici, ma nell’uomo stesso e in Dio suo Creatore”.

Si passa quindi a parlare di lavoro per poi arrivare al problema ecologico. Qui, con ampie citazioni da Giovanni Paolo II, l’Agenda propone obiettivi non politicamente corretti, mantiene il concetto della superiorità dell’uomo sul creato, non concede nulla alle proposte di abolizione della gerarchia degli esseri né al recupero di forme primitive di religiosità, nessuna divinizzazione della terra o aperture a proposte ideologiche dietro le quali si nascondono i nuovi interessi green.

Gli ultimi tre punti dell’Agenda riguardano le istituzioni democratiche di cui si contesta la versione “procedurale”, la crescita economica e l’equità sociale secondo direttive di Dottrina sociale oggi scarsamente considerate come la diffusione della proprietà privata, la critica al fiscalismo statalistico, la valorizzazione del principio di sussidiarietà e il rapporto fondamentale tra economia e famiglia, infine la concordia sociale per la quale l’Agenda dice assolutamente necessaria la carità cristiana, riprendendo l’insegnamento conclusivo della Rerum novarum.

La Dottrina sociale della Chiesa non gode oggi di ottima salute, nemmeno dentro la Chiesa stessa. Ma questa iniziativa ci dona qualche speranza per il futuro.
Stefano Fontana - Fonte

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