Parla nuovamente il vescovo Mutsaerts: uno degli interventi della pars sanior dei pastori, per quanto esigua, da non ignorare. Qui l'indice degli articoli riguardanti il Sinodo sulla sinodalità.
“Questo è il sinodo dell’oscurità.
Che cosa vuole veramente il papa?”.
Mentre in Vaticano viene presentata la relazione di sintesi della prima sessione del Sinodo sulla sinodalità, parla il vescovo olandese Rob Mutsaerts, che un anno fa aveva deciso di abbandonare l’assemblea dichiarando: “Dio è fuori da questo ignobile processo sinodale”. [vedi e qui]
Monsignor Robertus Mutsaerts, vescovo ausiliare di Den Bosch in Olanda, è un raro caso di vescovo che parla chiaro e ha il coraggio di metterci la faccia.
A proposito del Sinodo sulla sinodalità, che ha concluso la prima tappa, dice senza girarci troppo intorno: “Qualunque cosa possa significare sinodalità, i sinodi sono fatti per scoprire come dobbiamo procedere nel tempo presente per promuovere l’avvicinamento delle persone a Cristo. Il problema è che Gesù e la salvezza delle anime (che è in definitiva ciò che conta) non sono entrati quasi mai nelle discussioni di questo Sinodo. Non c’è stato alcun riferimento ai Padri della Chiesa, ai santi e ai teologi, quasi nessuno alla Bibbia e alla Tradizione. Il Papa cita principalmente se stesso, e certamente non c’è alcun pensiero filosofico. Su tutto domina il sentimento. E ciò non produce idee chiare. Se c’è una cosa che Francesco non fa è proprio questa: produrre chiarezza. Ciò risulta evidente dalle risposte ai dubia. Ma senza idee chiare rimaniamo nell’oscurità, brancoliamo nelle ombre della notte e non ci restano altro che illusioni più o meno vicine alla verità. Ma non è forse vero che è la verità che ci rende liberi? A cosa serve sottolineare l’aspetto pastorale se non lo si fonda sulla verità?”.
Monsignor Robertus (ma lui in genere si firma Rob) Mutsaerts è nato nel 1958, è un mio coetaneo. Ha quindi vissuto tutta la parabola della Chiesa postconciliare. E oggi dice: “Certamente nella Chiesa sono tutti benvenuti, ma a una condizione: che si pentano e facciano appello alla misericordia di Dio. Questo è il punto centrale della nostra religione: riconoscere che c’è una verità che ci è stata rivelata. Ecco perché andiamo in chiesa. Dobbiamo chiedere perdono e rafforzarci con la grazia di Dio utilizzando i mezzi della grazia: i sacramenti, la Parola di Dio, il sostegno della comunità di fede, con l’obiettivo della santificazione”.
Parole inusuali oggi, quando la Chiesa proclama l’accoglienza senza più ricordare il bisogno della conversione e dell’adesione alla verità.
Continua il vescovo: “Vogliono che la Chiesa cambi i suoi standard, ma non può! Gesù disse alla donna adultera: va’ e non peccare più. Qualcuno vuole invece che la Chiesa dica, per esempio, alla cosiddetta comunità LGBTQ+: va’ e continua così. Se le persone mi chiedono una benedizione per un tipo di vita che la Chiesa considera peccaminoso io ovviamente non la darò. Se ci sono persone che si sentono escluse, così sia. Gesù stesso ha escluso molte persone chiarendo che c’è chi non eredita il Regno di Dio”.
“Certo, dobbiamo amare il nostro prossimo, ma dobbiamo anche poter chiamare certe azioni per quello che sono: peccati. Risposte vaghe e poco chiare non attraggono nessuno verso la Chiesa di Cristo. Anzi, l’adattamento alle norme secolari allontana le persone da Cristo. Esse si sentono confermate nelle loro visioni secolari. Il primo comando della Chiesa da parte di Gesù non è mai stato l’ascolto, ma la missione: andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
Con l’attuale pontificato non vediamo soltanto confusione e ambiguità. Vediamo il tentativo di far nascere una nuova religione che dovrà sostituire il cattolicesimo, e il sinodo appena incominciato sarà momento privilegiato di quest’opera di sovversione.
Monsignor Mutsaerts non teme neppure di chiamare in causa direttamente Bergoglio: “Che cosa vuole veramente il Papa? Perché invita e riceve padre James Martin? Perché sceglie il cardinale Hollerich come relatore del sinodo quando Hollerich ha confermato che secondo lui alcune posizioni della Chiesa sono scientificamente e sociologicamente errate? No, caro cardinale, le posizioni che lei considera sbagliate hanno un fondamento biblico. E perché il Papa, in mezzo a tutto il trambusto sinodale, ha trovato il tempo di ricevere suor Jeannine Gramick, che crede che l’insegnamento della Chiesa sulle questioni etiche (ovviamente parliamo di questione LGTBQ+) debba essere cambiato? Perché il Papa fa spazio nella sua agenda per ricevere Whoopi Goldberg, la quale ha prontamente riferito che la visita è stata fantastica perché il papa accetta le relazioni gay ed è aperto all’ordinazione delle donne? Ciò che ha detto l’attrice e attivista americana è corretto? Il Vaticano non lo ha smentito. Noto che Whoopi Goldberg è tuttora una forte sostenitrice dell’aborto. Sarebbe questa la sinodalità? Ascoltare chiunque abbia qualcosa da dire? È perché il Papa ascolta proprio queste persone? Il Papa sostiene effettivamente queste idee? E se non le sostiene, perché crea così tanta confusione?”.
Il vescovo Rob Mutsaerts pone domande semplici e legittime. Proprio quelle domande che ormai sembrano essere tabù. E lo fa senza nascondere tristezza e disappunto.
Sentite: “La Chiesa cattolica ha la tradizione culturale più lunga e ricca del mondo. Ma oggi gli angeli piangono quando ascoltano l’attuale linguaggio ecclesiastico usato dal Sinodo: privo di significato, ipocrita, pseudo-sociologico, quasi psicologico. È come se la Chiesa avesse deciso che la sua profonda e ampia eredità, costituita dai profeti, dai primi Padri della Chiesa, dalla filosofia greca, dal diritto romano e da tutta la storia successiva dei santi e dei saggi della nostra civiltà, possa essere messa da parte per amore del camminare insieme”.
Senza contare che il Sinodo, “che sembra pensato per mettersi al passo con il mondo, è già molto indietro rispetto al mondo”. Infatti, “mentre i sinodali discutono, all’acronimo LGBTQ sono già state aggiunte molte altre lettere”. Basti pensare che “il primo ministro canadese Justin Trudeau, difendendosi dall’accusa, vera, di aver attaccato i diritti dei genitori circa l’istruzione dei figli, ha fatto riferimento alla necessità di proteggere le persone 2SLGBTQI+. Avremo presto bisogno di un altro Sinodo per affrontare questo sviluppo? E ci sono ancora molte lettere inutilizzate. E anche numeri”.
“Come cattolici – spiega il vescovo – non dobbiamo lasciarci ingannare dai trucchi ideologici. Se accettiamo con noncuranza l’uso di un termine (LGBTQ eccetera eccetera) creato per scopi ideologici, siamo molto vicini al naufragio intellettuale e morale”.
Secondo monsignor Mutsaerts occorre finirla di parlare di inclusività e diversità: “Parliamo usando termini come santo e peccaminoso, sacro e profano, divino e umano, bene e male. Per comprendere veramente l’homo sapiens abbiamo bisogno di buona filosofia e buona teologia cristiana. E, nel nostro tempo, soprattutto abbiamo bisogno di coraggio”.
Il relatore del sinodo, il cardinale Hollerich, ha più volte affermato che l’assemblea non ha l’autorità di prendere decisioni: quello che può fare è solo discernere. Ma questa, commenta monsignor Mutsaerts, è una furbata, perché già il modo in cui si discute è una sorta di decision-making su cosa è importante e cosa non lo è, su cosa si può e non si può affrontare, su come dovrebbe essere la futura governance della Chiesa. In breve, si lascia intendere che cosa significa essere cattolico al giorno d’oggi. E poi si aggiunge che tutto ciò è stato ispirato dallo Spirito Santo! Certo, il Papa potrebbe decidere di ignorare tutto. Ma il fatto è che proprio lui e i suoi più stretti alleati hanno organizzato le cose in questo modo”.
A.M.V. – Fonte
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